Il ritorno di Casanova

L'arte, l'amore e il tempo che passa: Servillo regista in crisi per Salvatores

Un giorno di diversi anni fa, durante una lunga intervista che volgeva al termine, chiesi a Edgar Reitz, il grande regista tedesco autore dell'epopea di «Heimat» (la saga-capolavoro che ha fan assoluti come Nanni Moretti e davanti a cui Bernardo Bertolucci confessò di «stare in ginocchio») se, alla fine, aveva capito se era più importante l'arte o l'amore: «L'amore - rispose senza alcuna incertezza -: ma l'ho compreso troppo tardi». Non so, invece, cosa risponderebbe oggi alla stessa domanda Gabriele Salvatores, i 70 superati, un Oscar che usa come reggi libri (dopo averlo tenuto in bagno a lungo): prolifico narratore di un cinema spesso ma non sempre come Dio comanda, l'autore sull'arte e l'amore - e il fascino e il terrore della vita vera, là fuori - ora ha girato addirittura un film, senza porgere, nel labirinto senza uscita delle frasi fatte, l'altra guancia allo schiaffo del tempo che, implacabile, passa, Un gioco di specchi riflessi, «Il ritorno di Casanova», di inganni con cui si finisce di imbrogliare solo se stessi, là dove il regista fa suo lo stallo dell'autore che mette in scena, a sua volta costretto a riconoscersi nei tormenti del libertino protagonista del film che non riesce a ultimare. [...]

di Filiberto Molossi, articolo completo (3220 caratteri spazi inclusi) su La Gazzetta di Parma 1 aprile 2023