Dopo la calorosa e commossa accoglienza all’ultimo festival del cinema di Cannes, arriva nelle sale “Anna Frank e il Diario Segreto” (titolo originale: “Where is Anne Frank?”), raffinato film d’animazione firmato Ari Folman [regista israeliano candidato all’Oscar e vincitore del Golden Globe per “Valzer con Bashir” (2008) sulla guerra in Libano].
Dopo la calorosa e commossa accoglienza all’ultimo festival del cinema di Cannes, arriva nelle sale “Anna Frank e il Diario Segreto” (titolo originale: “Where is Anne Frank?”), raffinato film d’animazione firmato Ari Folman [regista israeliano candidato all’Oscar e vincitore del Golden Globe per “Valzer con Bashir” (2008) sulla guerra in Libano].
Affiancato dalla disegnatrice Lena Guberman, il regista adatta il celebre “Diario di Anna Frank” e racconta la storia di Kitty, amica immaginaria a cui Anna confida i suoi segreti e i suoi sogni. Siamo negli anni 2000 e la casa nascondiglio di Anna ad Amsterdam è ora un museo che attira visitatori da tutto il mondo.
Kitty, convinta che Anna sia ancora viva, si mette sulle sue tracce attraverso l’Europa, armata del prezioso Diario e aiutata dal suo amico Peter, che gestisce un centro di accoglienza segreto per rifugiati clandestini. Sconvolta da un mondo lacerato e dalle ingiustizie sopportate dai bambini rifugiati, Kitty decide di realizzare le intenzioni di Anna e, grazie alla sua onestà e al suo senso morale, lancia un messaggio di speranza e di generosità diretto alle generazioni future.
Dalla penna di Anna dunque, che è stata costretta a interrompere la scrittura del suo diario, a quella della voce di Kitty che, conclusa la sua missione, può tornare alla sua forma primigenia di parola scritta, affianco a chi l’ha donata al mondo. Oggetto di valore per eccellenza nel film, il diario di Anna Frank, diventa così la forte allegoria di un’agognata unione tra popoli che superi pregiudizi e discriminazioni.
Ci sono voluti otto anni per realizzare questa interessante pellicola, quasi 200 mila disegni, sculture e foto poi trasformate in personaggi in 2D, nonché set reali in 3D.
Un grande e pregevole lavoro, appassionato e accurato, che ha coinvolto quattordici nazioni, i migliori Studios e i più grandi talenti nel campo dell’animazione di stampo artigianale.
La sceneggiatura ha la lodevole particolarità di collegare il passato al presente, e, lontano dal paragonare il genocidio degli ebrei di ieri con la condizione dei rifugiati di oggi, si pone come principale intento quello di (farci) onorare il passato provando pietà e compassione per il nostro presente.
L’obiettivo didattico e pedagogico riesce così a compensarsi con l’idea di attualizzazione per meglio suscitare maggiori emozioni e riflessioni nel suo pubblico adolescente, e non solo.
Attraverso la forma narrativa del “Diario di Anna Frank” e l’aspetto allegorico del film, si descrive da parte una delle pagine più dolorose della nostra storia recente, dall’altra si invita alla ricerca morale, di vita, uguaglianza e libertà civile nel bieco, ottuso, insensibile e meschino mondo di oggi.
Lo stile di regia che compie slanci immaginifici e visionari (qui più trattenuti rispetto al passato) riesce a fondere l’umorismo e l’immaginazione tipica della famiglia Frank con il contesto reale, triste e doloroso della storia, evitando di far leva eccessivamente sia sugli aspetti commoventi e strazianti, sia su quelli più distesi e “leggeri”; e così in questo equilibrio (in vero non sempre stabile) sa offrirci tutta l’autentica umanità di personaggi e vicende.
Dedicato ai genitori del regista, il film è sorto per omaggiare il 75° anniversario della pubblicazione del “Diario di Anna Frank”, avvenuta nel 1947, e i 65 anni dopo la realizzazione del primo film sulla vicenda. Ari Folman vi ha realizzato anche un graphic novel edito in Italia da Einaudi.
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