L'esordio di Robin Wright (anche protagonista) è un'elaborazione del lutto en plein air. Piccolo ma solido film, doloroso e misurato. In digitale
di Lorenzo Ciofani La Rivista del Cinematografo
Esordio alla regia di una delle più carismatiche interpreti del cinema americano, Land rappresenta per Robin Wright un banco di prova come attrice prima ancora che nella nuova veste da regista. A cinquantacinque anni, dopo aver raggiunto il vero successo con la mefistofelica Claire Underwood di House of Cards, Wright sa che le eventualità di poter essere protagonista sono rare: se mancano le occasioni, dunque, meglio crearsele.
E Land, dramma indie in pieno stile Sundance (dove è stato presentato a gennaio 2021), si regge su un personaggio femminile molto stimolante per un'attrice matura e pienamente consapevole dei propri mezzi come Wright: una donna che, dopo aver vissuto una tragedia indicibile, si isola in una capanna nel deserto del Wyoming. [...]
di Lorenzo Ciofani, articolo completo (2555 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 12 ottobre 2021