Enorme

Un film di Sophie Letourneur. Con Marina Foïs, Jonathan Cohen, Jaqueline Kakou, Ayala Cousteau Titolo originale Énorme. Commedia, durata 101 min. MYMONETRO Enorme * * 1/2 - - valutazione media: 2,88 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Claire, gestante a sua insaputa

di Fabio Ferzetti L'Espresso

Il primo probabilmente fu Marcello Mastroianni nel film più sfortunato del grande Jacques Demy, "Niente di grave suo marito è incinto". Ma era il 1973, un secolo fa, perfino in Francia l' aborto era ancora illegale. E quella commedia basata sul ribaltamento dei ruoli, cui per giunta venne imposto un finale rassicurante, malgrado il bel paradosso iniziale finiva per incartarsi su se stessa. Oggi tutto è diverso. L' unica pancia che cresce in "Enorme" di Sophie Letourneur, classe 1978, è quella di Claire, celebre pianista e gestante inconsapevole (la sempre straordinaria Marina Foïs). Dietro quella gravidanza imprevista infatti ci sono le manovre segrete di Frédéric (l' esilarante Jonathan Cohen), che oltre a essere il marito della pianista è il suo agente, il suo segretario, il suo factotum, il suo sex toy. Un partner sempre attento, servizievole, inappuntabile. E felicissimo di esserlo. Come una volta si supponeva fossero le mogli dei grandi. Magari un poco petulante, ma fiero della consorte e sempre pronto a trattare date e compensi. O a dondolarsi sul lettone in boxer leopardati per distrarla. Fino a quando, per puro caso, non assiste a un parto. E ne diventa talmente ossessionato da mettere in atto una complicata macchinazione per diventare padre. O meglio "madre" per interposta persona, vista l' immedesimazione totale con cui vive la gestazione e poi la preparazione al parto. Mentre la povera pianista, che non aveva nessuna intenzione di fare figli, presiede quasi da spettatrice (attonita) ai rituali medici, alle aspettative sociali, alle conseguenze familiari dell' evento. Peccato che in sottofinale, con l' avvicinarsi della nascita, "Enorme" perda un po' la bussola e compia un azzardato salto di registro. Mettendo la sordina al tono grottesco-surreale che invece rende memorabile questa commedia femminista nata da uno spunto autobiografico. Resa ancora più efficace dalla scelta di affiancare ai protagonisti dei non attori (puerpere, compagni delle puerpere, dottoresse, avvocatesse) che interpretano sostanzialmente se stessi (anche l' irresistibile, in tutti i sensi, "jewish mama" del protagonista, è la vera madre dell' attore). Di questi tempi, comunque, una benedizione. Su Mubi, benemerita piattaforma d' autore. Così seria e rigorosa che i film, evviva, si possono vedere solo sottotitolati.
Da L'Espresso, 24 gennaio 2021


di Fabio Ferzetti, 24 gennaio 2021

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