
Omaggio a un pioniere della videoarte, ideatore di performances, spettacoli teatrali, opere pittoriche e partiture sonore. Al cinema.
di Rossella Farinotti
Dedicare la propria esistenza all’arte è una scelta di vita radicale. È un atto d’amore, come sostiene Michele Sambin (Padova, 1951). Ma si tratta soprattutto di una scelta un po’ obbligata, poiché personaggi come Sambin non avrebbero potuto fare altro se non vivere delle proprie creazioni in relazione con il mondo.
“Perché lei fa questa cosa?” Chiede dal pubblico un signore diretto all’artista, durante una performance musicale registrata su tre canali video. “E tu, papà, perché credi in Dio?”, gli risponde Sambin.