massenzio99
|
domenica 3 febbraio 2019
|
orgoglio nazionale
|
|
|
|
Ieri ho visto al cinema il primo re, con grandi aspettative, viste le recensioni positive su alcuni siti internet. Devo dire che le mie aspettative sono state pienamente soddisfatte, penso che sia il film di cui il cinema italiano avesse bisogno. Viene raccontata la leggenda di Romolo e Remo, quest'ultimo interpretato magistralmente da Alessandro Borghi, anche sé ormai non è una sorpresa viste le sue maestose interpretazioni in Sulla mia Pelle e nella serie Suburra. Grazie anche alla coraggiosa scelta della lingua latina, il film ti porta nel 753a.c, riuscendo a farti immergere nella realtà e nelle vicende dei personaggi. Costumi,musiche e recitazione perfette. Pochi dialoghi ma pungenti, in particolare l'ultima scena durante il funerale di Remo.
[+]
Ieri ho visto al cinema il primo re, con grandi aspettative, viste le recensioni positive su alcuni siti internet. Devo dire che le mie aspettative sono state pienamente soddisfatte, penso che sia il film di cui il cinema italiano avesse bisogno. Viene raccontata la leggenda di Romolo e Remo, quest'ultimo interpretato magistralmente da Alessandro Borghi, anche sé ormai non è una sorpresa viste le sue maestose interpretazioni in Sulla mia Pelle e nella serie Suburra. Grazie anche alla coraggiosa scelta della lingua latina, il film ti porta nel 753a.c, riuscendo a farti immergere nella realtà e nelle vicende dei personaggi. Costumi,musiche e recitazione perfette. Pochi dialoghi ma pungenti, in particolare l'ultima scena durante il funerale di Remo. Matteo Rovere si supera ancora dopo Veloce come il Vento, con un film inedito ma necessario per il cinema italiano, esempio da seguire per tutti gli altri registi. Scene action spettacolari, degne di un film hollywoodiano, ma qui c'è di più rispetto a film estremamente peggiori come Immortals ed Exodus. Questo film trasuda epica da tutti i pori e non si concentra solo sulla fisicità e la forza dei protagonisti come spesso accade nei film ''epici'' americani,ma al contrario cerca di farti capire le loro emozioni, dando più contenuto alla storia. Difficile trovarne dei difetti, forse uno potrebbe essere la leggenda che non viene rispettata pienamente, con Remo che viene reso come un semi dio, mentre Romolo sembra più debole, cosa che in base a ciò che sappiamo non è assolutamente vera. Un piccolo errore che però non cambia la qualità della pellicola, quindi vi consiglio di andarlo a vedere, il cinema italiano ne ha bisogno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a massenzio99 »
[ - ] lascia un commento a massenzio99 »
|
|
d'accordo? |
|
loland10
|
domenica 3 febbraio 2019
|
acqua e fango
|
|
|
|
“Il Primo Re” (2019) è il quarto lungometraggio del regista-sceneggiatore-produttore romano Matteo Rovere.
‘Un Dio che può essere compreso non è un Dio’
(frase incipit dello scrittore drammaturgo britannico William Somerset Maugham).
Ecco che una frase minima ma fondamentale che appare in basso sullo schermo, arcaicamente, prefigura l’indice di un paganesimo religioso e di una forza interiore di un uomo prossimo al comando.
Ecco che il Re va avanti senza volerlo con il vigore del fuoco come un Dio e la bellezza cruda di una veggente che è itinerante con il destino che apre una storia che nessuno conosce.
[+]
“Il Primo Re” (2019) è il quarto lungometraggio del regista-sceneggiatore-produttore romano Matteo Rovere.
‘Un Dio che può essere compreso non è un Dio’
(frase incipit dello scrittore drammaturgo britannico William Somerset Maugham).
Ecco che una frase minima ma fondamentale che appare in basso sullo schermo, arcaicamente, prefigura l’indice di un paganesimo religioso e di una forza interiore di un uomo prossimo al comando.
Ecco che il Re va avanti senza volerlo con il vigore del fuoco come un Dio e la bellezza cruda di una veggente che è itinerante con il destino che apre una storia che nessuno conosce.
Il cinema nel mito di un racconto di fratelli e della dinastia, da dei e destini, da leggende e da Enea, da Alba Longa alla città al di là del Tevere.
Romoloe Remo sono catturati dalle genti di Alba, riescono a fuggire innescando una rivolta, iniziano un percorso tra terre e boschi dove Remo conquista tutti e vuole sfidare le forze sopra di lui. Una vestale con il suo fuoco ricorda il volere degli dei e il destino di ciascuno. Il duello finale e il confine dove sorgerà la nuova città. Siamo nel 753 a. C.
Cinema di respiro, cinema di stomaco, cinema di ambientazione tra mito e storia, tra vigore linguistico e corpi sporchi, carne e sangue. La tragedia infiammata di una nascita, gli eventi primitivi di un’epopea nascosta e misteriosa.
In un mondo sconosciuto e senza segni di gloria, in una campagna spenta e boschi vergini, tra torrenti e dirupi e un Tevere da conoscere il film dipana una storia immaginifica nel reale tra i sogni violenti di molti e la rudezza viva dei due fratelli Romolo e Remo.
Un cinema ampio che spaventa per la vigoria fisico e la bramosia di non assecondare con tutti, innanzitutto per il linguaggio arcaico e poco comprensibile, quel proto-latino con sottotitoli e un seguire i dialoghi asciutti e poco coprenti l’intero film.
Sensazioni viscerali con crudeltà visive nette, poco dato al non visto e una rarefazione della luce, quasi sempre dall’alto tra le boscaglie e poca avvenente nelle aree aperte. Tutto esterni e chiuso, scomposto e incivile. Una fotografia plumbea, oscurante, polverosa, rognosa e sanguigna. Una nebbia continua e un cielo, quando si vede, chiuso, tetro e pieno di livori, umidità penetrante e pettorali in ansia tra piogge vistose e fanghi in risalto.
Ecco tutto si può dire ma che non sia una pellicola ferma e basculante: il regista ci da dentro come meglio ti aspetti. Un film di stomaco, con poca aria fritta, tra un Alejandro G. Inarritu (‘Revenant‘) e un Mel Gibson (‘Apocalypto’), volendo fare dei paragoni.Certo la teatralità è al massimo e la vigoria non leccata pare ed è il punto di partenza. Nessun compiacimento di abbellimento, nessun tono di aggiustamento e, soprattutto, nessun trucco sui volti, capelli e finzioni narrative.
Lo scontro è vivido, sprezzante, astioso, sporco, crudele, mai nascosto e poco incline alla retorica.
Un film che già dal suo linguaggio puro e non comprensibile ad oggi (chi sa vederli senza nessun sottotipo che effetto farebbe allo spettatore appassionato di cinema e a quello comune....) chiosa il succo delle viscere come suprema realtà tra un fuoco che non si deve spegnere e un amore fraterno nato dalla spada e dal suo sangue.
Il riferimento arcaico e mitologico va di pari passo ad un confronto Romolo e Remo con Caino e Abele.L’uomo riesce ad essere vivo e forte, re e grande quando uccide verrebbe da dire. L’epilogo della traccia del confine e del duello furente nella battaglia di una nuova città è una metafora che va oltre il racconto stesso e la sua storia vera.
E i titoli di coda con musica ansiosamente forzata e condensata nelle epiteto narrativo ingrandisce il mito nelle successioni avanzate di una città che doveva sorgere al di là del fiume (il Tevere).
Colonna sonora (di Andrea Farri), appunto, di grande effetto, scandita, estroversa, che sconquassa oltre il non visto. Un qualcosa che incide ancor di più il dito nella piaga della lotta.
Fotografia (di Daniele Ciprì) fangosa, radente, imbrunita, rozza è fortemente appiccicosa: il quadro in movimento in ogni set ricostruito; una bellezza dirompente al contrario. Un autunno aggrovigliato di grigi e di dee oscure, una melma scorrevole tra acque e carni addomesticate. Un sconquasso di colori s-laccati.
Intenso schermo e scanditi tempi camuffati da antistorici; Lividi e sangue, bastoni e spade, frecce e cavalli, il ‘rebot’ anti-litteram della guerra corpo a corpo; Prima vigoria fisicità e prima statuaria Kubrickiana (‘Spartacus’); Resoconto vile e senza mezzi termini a soqquadro, Inverecondo film per un cinema non addormentato nei facili meandri; Mostri facciali che recitano senza guardarci; Omericamente un viaggio senza fissa dimora, ma da costruire; Romolo e Remo fratelli di fiato e di violenza, fratelli che arrivano oltre un sogno; E senza dire pare di aver visto una pellicola che ancora sul tempo da rimescolare.
Plutarcoe la storia di Roma: dal biografo i racconti di una città e i suoi fasti; titoli di coda alla data di inizio e l’espansione dell’Impero Romano.
Cast di impatto corporeo e esposto a tutto, mascherati da fanghi e trucidi, stanchi e impopolari.
Alessio Lapice(Romolo) in crescendo per una parte finale di grande efficacia; Alessandro Borghi (Remo) riesce a esserci con coraggio e forza mascherando la bravura sotto il fango e la recitazione. Tania Garribba (Satnei-Vestale): di rilievo il suo sguardo e le sue misure verso i due fratelli, riesce bene a ritagliarsi la parte.
Regia (e produzione) di Matteo Rovere mescolante, tremante, focosa e arditamente in prima linea. Che il gusto di un certo arieggiare e pensare in grande non abbassi il guado e superi il confine.
Voto: 7½ (***½)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a loland10 »
[ - ] lascia un commento a loland10 »
|
|
d'accordo? |
|
|
domenica 3 febbraio 2019
|
schifoso
|
|
|
|
Il più brutto film mai visto
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
enri
|
domenica 3 febbraio 2019
|
cruento, ma bellissimo
|
|
|
|
Intenso e pieno di valenza, ma nulla che non sia verosimile. Bellissima la fotografia, interpretazione degli attori eccezionale. Non sembra Italiano per quanto è ben fatto. Andate, ma sconsigliato ai più " sensibili".
|
|
[+] lascia un commento a enri »
[ - ] lascia un commento a enri »
|
|
d'accordo? |
|
fabiodg
|
domenica 3 febbraio 2019
|
annoiare con la violenza
|
|
|
|
Annoiare con due di violenza feroce non è facile. Il primo re ci riesce alla grande cercando continuamente la spettacolarità da baraccone con musica roboante, sangue e violenza senza riuscire mai a nascondere il vuoto della storia, la mancanza di idee della regia e della messa in scena. Roma merita molto di più per raccontare la sua nascita.
|
|
[+] lascia un commento a fabiodg »
[ - ] lascia un commento a fabiodg »
|
|
d'accordo? |
|
|
domenica 3 febbraio 2019
|
film spettacolare
|
|
|
|
Dall'amore di due fratelli le basi per la nascita di un grande impero!!! Film eccellente.
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
cinefoglio
|
sabato 2 febbraio 2019
|
istantanea de il primo re
|
|
|
|
Matteo Rovere ci trascina, senza fronzoli e senza retorica, indietro nel tempo, a quel 753 a.C. di terre selvagge e stato di natura, geografie in cui la città di Alba regnava incontrastata, e la sofferenza della schiavitù e del terrore trovava conforto solo nel timore del Dio-fuoco.
La pellicola ha, senza ombra di dubbio, il pregio di raccontare in immagini un mito classico della atavica fondazione della Urbe, discostandosi dalle formule poetiche e mitologiche e ricostruendo uno scenario vero, primitivo e cruento della storia dei due fratelli.
La ricerca di un’estetica forte e decisa è presente, guardando (con sequenze da tributo) alla monumentalità ed il macabro di Apocalypto (2006) ed ispirandosi all’assillo interiore delle musiche del Macbeth, più recente, di Kurzel (2015).
[+]
Matteo Rovere ci trascina, senza fronzoli e senza retorica, indietro nel tempo, a quel 753 a.C. di terre selvagge e stato di natura, geografie in cui la città di Alba regnava incontrastata, e la sofferenza della schiavitù e del terrore trovava conforto solo nel timore del Dio-fuoco.
La pellicola ha, senza ombra di dubbio, il pregio di raccontare in immagini un mito classico della atavica fondazione della Urbe, discostandosi dalle formule poetiche e mitologiche e ricostruendo uno scenario vero, primitivo e cruento della storia dei due fratelli.
La ricerca di un’estetica forte e decisa è presente, guardando (con sequenze da tributo) alla monumentalità ed il macabro di Apocalypto (2006) ed ispirandosi all’assillo interiore delle musiche del Macbeth, più recente, di Kurzel (2015).
Nonostante la profonda ispirazione, almeno in quei motivi storici come la lingua vernacolare, il mutismo nelle fasi di caccia e la paura devozionale verso le arti divine, il Primo Re si avvale di una sorta di patina che de-satura le immagini, quasi a voler ricreare un sogno (o degli spettatori, o delle visioni di Remo) alquanto originale.
Ciò nonostante, accostate alle buone coreografie delle sfide da arena e dei combattimenti vari (più barbarici che “da fioretto”), si è persa qualche scena nella ricerca di un’osservazione partecipativa nelle azioni in qualche passaggio aereo di troppo.
La storia è strettamente lineare e, come un Vlog, segue attentamente ogni passo di Remo, interpretato da un gladiatore Alessandro Borghi, e del fratello Romolo, a cui presta il volto Alessio Lapice.
La compagnia di ventura (che presenta volti noti) si cala perfettamente nello sforzo di ricreare degli uomini, che a conti fatti, pensavano, vivevano o cercavano di sopravvivere ben più di duemila cinquecento anni fa, le cui interpretazioni sono convincenti anche se (forse per l’altezza, forse per gli occhi chiari) non perfettamente storicizzati.
Film storico ma di guerra, a suo modo, di liberazione e di affermazione contro il potere costituito, materiale ed ideologico: la paura del nemico e il giogo degli Dei saranno gli avversari di Remo, ai quali contrapporrà la forza e la volontà di voler comandare come uomo-re, ahimè scontrandosi, in definitiva, con il fratello, ben più moderato e timoroso della sacralità.
Il Primo Re si definisce un valido esperimento, forte dal lato dell’immagine e della violenza messa in scena, carente dal lato della scrittura (già il trailer suggeriva un film più muto e devoto alla contemplazione), anche se sostenuta da una buona interpretazione.
01/02/2019
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cinefoglio »
[ - ] lascia un commento a cinefoglio »
|
|
d'accordo? |
|
alesimoni
|
sabato 2 febbraio 2019
|
italians do it better!
|
|
|
|
Gran film. Gran film ITALIANO, va detto, va urlato,e ne dobbiamo essere fieri. Grazie quindi a Matteo Rovere, che si conferma un vero alieno del nostro cinema dopo l’innovativo “Veloce come il vento”, grazie ai coraggiosi produttori. Un film dal sicuro respiro internazionale, recitato in una lingua arcaica e girato in posti bellissimi e apparentemente incontaminati. (Comunque,sempre in Lazio). Per gli attori è stata una prova dura e immersiva, ma ne è valsa la pena perché il risultato è realistico e credibile. Gran conferma per Borghi, bellissime scoperte Lapice ma soprattutto Tania Garribba con uno sguardo incredibile, veramente da strega! Infine una menzione particolare per la fotografia di Daniele Cipri’, per chi lo segue non è una sorpresa, e qui ha fatto un capolavoro degno di Inarritu.
|
|
[+] lascia un commento a alesimoni »
[ - ] lascia un commento a alesimoni »
|
|
d'accordo? |
|
mordillo
|
sabato 2 febbraio 2019
|
finalmente un film che parla della realtà.
|
|
|
|
Ti lascia senza fiato. Sei talmente preso dalla storia che non noti lo scorrere del tempo. Magistrale regia. Ottimo l'uso della lingua arcaica. Alcuni scenari, selvaggi, come la storia raccontata. Gli attori, tutti, senza distinzione di ruolo, sono profondamente partecipi all'evento. Non come attori, ma come espressione della storia che in ognuno di loro, come in noi, è scritta. Il genere umano sorge secondo queste dure e crude pratiche. Noi siamo il frutto di quel mondo ove, quello che ora chiamiamo " violenza", era la vita di tutti i giorni. Finalmente, la visione della storia per quello che realmente è stata. Non possiamo continuare a " fare gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia".
[+]
Ti lascia senza fiato. Sei talmente preso dalla storia che non noti lo scorrere del tempo. Magistrale regia. Ottimo l'uso della lingua arcaica. Alcuni scenari, selvaggi, come la storia raccontata. Gli attori, tutti, senza distinzione di ruolo, sono profondamente partecipi all'evento. Non come attori, ma come espressione della storia che in ognuno di loro, come in noi, è scritta. Il genere umano sorge secondo queste dure e crude pratiche. Noi siamo il frutto di quel mondo ove, quello che ora chiamiamo " violenza", era la vita di tutti i giorni. Finalmente, la visione della storia per quello che realmente è stata. Non possiamo continuare a " fare gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia". Questo duro rapporto con la vita esiste, ancora, nel nostro tempo, in quei luoghi incontaminati dalla civiltà, ove essa così si esprime, non per sadismo, ma per pura legge della sopravvivenza. Noi, addolciti da secoli di storia, non possiamo nascondere che siamo il frutto di tutto questo. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questo crudo, ma meraviglioso film.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mordillo »
[ - ] lascia un commento a mordillo »
|
|
d'accordo? |
|
massybiagio
|
sabato 2 febbraio 2019
|
fantastico, anche se migliorabile
|
|
|
|
Il Primo Re è un film assolutamente da vedere se ci piacciono il cinema italiano e la storia antica
E' un genere del tutto nuovo, non si era mai visto un film in latino antico che parlasse dell'Antica Roma
Bella la fotografia, lascia sempre in tensione lo spettatore, in puro stile Hollywoodiano, non stanca, non annoia, non è scontato, si segue bene nonostante non ci siano dialoghi in italiano.
Belle anche le ambientazioni e no, non sono troppo povere. A coloro che criticano le ambientazioni dicendo che all'epoca i guerrieri avevano spade di bronzo e scudi di bronzo, non si può rispondere dicendogli di aprire un libro di archeologia e scopriranno che è vero che c'erano armi di bronzo ma erano usate dall'aristocrazia, dei contadini, o pastori, o assassini fatti schiavi non vestivano di tutto punto, come si può vedere dei film classici sull'antica roma.
[+]
Il Primo Re è un film assolutamente da vedere se ci piacciono il cinema italiano e la storia antica
E' un genere del tutto nuovo, non si era mai visto un film in latino antico che parlasse dell'Antica Roma
Bella la fotografia, lascia sempre in tensione lo spettatore, in puro stile Hollywoodiano, non stanca, non annoia, non è scontato, si segue bene nonostante non ci siano dialoghi in italiano.
Belle anche le ambientazioni e no, non sono troppo povere. A coloro che criticano le ambientazioni dicendo che all'epoca i guerrieri avevano spade di bronzo e scudi di bronzo, non si può rispondere dicendogli di aprire un libro di archeologia e scopriranno che è vero che c'erano armi di bronzo ma erano usate dall'aristocrazia, dei contadini, o pastori, o assassini fatti schiavi non vestivano di tutto punto, come si può vedere dei film classici sull'antica roma.
Note negative: i combattimenti un po' troppo lunghi, magari fatti peer un pubblico adolescente anglosassone, ma a volte veramente superflui per lunghezza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a massybiagio »
[ - ] lascia un commento a massybiagio »
|
|
d'accordo? |
|
|