eric_beat
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mercoledì 24 aprile 2019
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il mondo del calcio come non è mai stato raccontato
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"Il campione" apre una finestra su un 'mondo' che fino ad oggi, è sempre stato snobbato dal cinema italiano. Il film è molto chiaro e lineare nel suo sviluppo ed arriva esattamente dove vuole arrivare: al cuore dello spettatore. Stefano Accorsi è una garanzia e Andrea Carpenzano si riconferma dopo l'ottima prova nel film "Tutto quello che vuoi".
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lau30
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mercoledì 24 aprile 2019
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un coming of age dalla trama solida e originale
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Un coming of age dalla trama solida e originale, un film ben scritto che riflette sul rapporto di un calciatore giovane e ribelle che ha tutto dalla vita e un professore schivo alla ricerca della voglia di ricominciare. Come questi due mondi, forzati a stare insieme, riusciranno a "salvarsi" a vicenda? Beh... Andate al cinema! Consigliatissimo.
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jl
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lunedì 22 aprile 2019
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storie di (quasi) ordinaria follia
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Christian è un giovane fuoriclasse della Roma che dopo essere stato redarguito più volte per le continue bravate extra calcistiche, viene minacciato da una società che da lui pretende un comportamento esemplare. Valerio è un professore di filosofia e lettere, digiuno di calcio, ed è l’uomo al quale la Roma affida Christian nel tentativo di fargli raggiungere una maturità anche morale.
Fra le mura del centro tecnico di Trigoria si srotola la vita di due personaggi tra loro molto differenti. Da un lato un giovane campione, Andrea Carpenzano nel suo ennesimo ruolo di coatto di borgata, originario del Trullo e romanista da sempre, avvezzo a scene che con il calcio hanno ben poco a che fare, circondato da una pletora di approfittatori di varia specie a cominciare da un padre ripresentatosi alla sua porta non appena il figlio ha firmato un contratto a sei zeri.
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Christian è un giovane fuoriclasse della Roma che dopo essere stato redarguito più volte per le continue bravate extra calcistiche, viene minacciato da una società che da lui pretende un comportamento esemplare. Valerio è un professore di filosofia e lettere, digiuno di calcio, ed è l’uomo al quale la Roma affida Christian nel tentativo di fargli raggiungere una maturità anche morale.
Fra le mura del centro tecnico di Trigoria si srotola la vita di due personaggi tra loro molto differenti. Da un lato un giovane campione, Andrea Carpenzano nel suo ennesimo ruolo di coatto di borgata, originario del Trullo e romanista da sempre, avvezzo a scene che con il calcio hanno ben poco a che fare, circondato da una pletora di approfittatori di varia specie a cominciare da un padre ripresentatosi alla sua porta non appena il figlio ha firmato un contratto a sei zeri. E dall’altra parte Valerio, ex professore di liceo che non frequenta lo stadio e le chiacchiere da bar, se non quando gioca la nazionale, e che desidera mantenere il più grande riserbo nei confronti di un passato difficile da dimenticare. La prima pellicola di D’agostini, scritta da un duo di sceneggiatrici (Antonella Lattanzi e Giulia Steigerwalt), è capace di dare un taglio molto intimista alle vicende di un borgataro con il talento di un campione, riuscendo a scardinare le convinzioni di chi pensa che sport e cinema siano, esattamente come i due protagonisti, difficilmente conciliabili. Ogni aspetto della vita dell’atleta, e la solitudine con la quale si approccia alla sua professione, che prima di tutto è un gioco, dimostra quello che da sempre afferma Francesco Totti, che ha riconosciuto come il film sia la peretta sintesi della vita di un giovane atleta, ovvero come ormai giocare ad alti livelli non ti consenta di fare gruppo con i tuoi compagni di squadra a causa di insane abitudine extra calcistiche che ti fanno pensare di essere divo ancor prima che sportivo. Un film sul calcio dove lo sport passa immediatamente in secondo piano e dove l’aspetto della presa di coscienza del protagonista è rappresentato sia da un docente problematico come Valerio, impersonato superbamente da Stefano Accorsi, ma anche da Ludovica Martino che impersona Alessia, una studentessa di medicina, e una ragazza alla quale Christian si lega perché esterna al suo giro di conoscenze e per questo capace di farlo riflettere grazie alla sua neutralità. Complimenti ai due registi e produttori Sibilia e Rovere che dopo aver segnato gli ultimi anni con pellicole vincenti come la trilogia di Smetto Quando Voglio e Veloce come il vento, nella quale evoluiva lo stesso Accorsi, sono riusciti a credere in un progetto vincente e ben confezionato di un regista esordiente.
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lunedì 22 aprile 2019
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molti bello
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Fatto molto bene complimenti a tutti
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linaker2000
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lunedì 22 aprile 2019
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secondo tempo da incubo
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Dai, il primo tempo la squadra tiene... Vabbe', Carpenzano ha tutto meno che le phisique du role ool passo a papera e una faccia intelligente, però con l'effettaccio sul palleggio iniziale gli dai pure credito... Accorsi sembra in perenne affanno nello sforzo di capire più qual è il suo posto nel film che nella supervilla del ragazzo. Però c'è l'idea del metodo mirato al dislessico che un suo senso ce l'ha. Ma l'errore di sceneggiatura più grossolano è che l'esperimento ottiene subito il suo risultato e allora lì il film non sa più dove andare, sbanda come la magica nei secondi tempi di Di Francesco. Il protagonista da coatto rimbecillito assume improvvisamente l'espressione severa di un iscritto a Yale.
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Dai, il primo tempo la squadra tiene... Vabbe', Carpenzano ha tutto meno che le phisique du role ool passo a papera e una faccia intelligente, però con l'effettaccio sul palleggio iniziale gli dai pure credito... Accorsi sembra in perenne affanno nello sforzo di capire più qual è il suo posto nel film che nella supervilla del ragazzo. Però c'è l'idea del metodo mirato al dislessico che un suo senso ce l'ha. Ma l'errore di sceneggiatura più grossolano è che l'esperimento ottiene subito il suo risultato e allora lì il film non sa più dove andare, sbanda come la magica nei secondi tempi di Di Francesco. Il protagonista da coatto rimbecillito assume improvvisamente l'espressione severa di un iscritto a Yale. Vuole per sé come minimo una laureanda, mica una sciacquetta, abbraccia solo chi gli parla di Bismark, dribbla che pare Bolle... Ma poi..., un gran pasticcio tra magliette vendute all'asta e corse coi sacchi, un casino di uscite e rientri tra squadra, salotto del prof. e abitacolo della Lamborghini... ti aspetti lo sbadabàm finale ma in realtà è già lì sotto i tuoi occhi: il film si è schiantato. Disastro. E l'ultima scena ne è la fotografia più imbarazzante, di una credibilità pari a una puntata dell'orso Masha. "Pensa..." dice una scritta sul muro nell'epico finale. Un bell'invito. Speriamo lo facciano proprio gli sceneggiatori.
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goldy
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lunedì 22 aprile 2019
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un mondo intoccabile
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Un film cpace di parlare e di farsi capire diretto a un pubblico che normalmente si preferisce nutrire di niente. Ma mi pare che toccare il mondo del calcio con occhio critico dia fastidio a molti. Le curve vanno riempite di tifosi acefali e tutto ciò che può indurre a una riflessione diventa oggetto di scherno,. Il film è bello, sifnificativo , e mai banale. e poi Accorsi e sempre Accorsi.
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ritalamantia
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domenica 21 aprile 2019
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mediocre e poco originale
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Dialoghi terribili, attori mediocri, trama mediocre. Bel soggetto, pessima resa in sceneggiatura. Certi pezzi sembrano tratti da Boris (vedi scena tra Accorsi e Caprioli), altri dai soliti film italiani drammatici, ma senza immedesimazione. Per non parlare delle - pessime - battute. Ma perché in Italia bisogna necessariamente scrivere e girare film così? La prossima volta ingaggiate un bravo sceneggiatore e un bravo regista, piuttosto che improvvisarvi tali!
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uppercut
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domenica 21 aprile 2019
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tre manifesti a trigoria, roma
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Primo manifesto: Paola Casella come puoi scrivere "film ben sceneggiato" de 'sta storiella con più buchi della difesa giallorossa, con i personaggi costretti a prendersi, lasciarsi, picchiarsi, abbracciarsi a seconda di come je gira al soggettista? Ma allora ai fumettisti de Lanciostory che je dai? Er Nobel? (ogni tanto scriverò in romanesco perché ho capito che mo' al cinema ce tocca de parla' tutti solo in 'sta maniera. E guai se non gridi "Forza maggica!" o non capisci la battuta sul "fratello di Falcao" perché a Roma mica semo provinciali...).
Secondo manifesto: Francesco Bruni, non andarlo a vedere. Sì, perché questo filmetto prova a rubarti proprio tutto, soggetto, protagonista, espressioni, senza neppure porsi il problema che la brutta copia di un gioiello finisce per sembrare pura paccottiglia.
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Primo manifesto: Paola Casella come puoi scrivere "film ben sceneggiato" de 'sta storiella con più buchi della difesa giallorossa, con i personaggi costretti a prendersi, lasciarsi, picchiarsi, abbracciarsi a seconda di come je gira al soggettista? Ma allora ai fumettisti de Lanciostory che je dai? Er Nobel? (ogni tanto scriverò in romanesco perché ho capito che mo' al cinema ce tocca de parla' tutti solo in 'sta maniera. E guai se non gridi "Forza maggica!" o non capisci la battuta sul "fratello di Falcao" perché a Roma mica semo provinciali...).
Secondo manifesto: Francesco Bruni, non andarlo a vedere. Sì, perché questo filmetto prova a rubarti proprio tutto, soggetto, protagonista, espressioni, senza neppure porsi il problema che la brutta copia di un gioiello finisce per sembrare pura paccottiglia. Pure se Carpenzano rimane un adorabile Carpenzano., il film fa veramente... arrabbiare.
Terzo manifesto: Michele Paradisi, ho letto che la fotografia l'hai fatta te. Ma che scherzo t'han fatto nella notturna all'Olimpico? Mo' questi per risparmia' t''han spento tre quarti dello stadio?! Ao', nun se vedeva na' mazza! Per forza che er Coso me sbaja er gol a porta vuota... Sì, perché vabbe' che la pioggia in controluce fa tanto figo ma er pallone s'ha da vede... o no?
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marilina1992
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domenica 21 aprile 2019
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una storia già vista, soltanto più drammatica
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"Il Campione" è la storia di un campione, un calciatore romano ricco, famoso, ma anche solo e ignorante, costretto dal proprio dirigente calcistico a prendere un diploma, che si imbatte in un professore sfigato che non lo riconosce neanche perché vive un po' al di fuori dei suoi tempi: non è social, non segue il calcio, sbaglia addirittura il nome del calciatore in questione. E proprio per questo viene scelto per fargli da tutor.
Questa storia è già stata creata anni fa da Massimo Morlando e appartiene anche ad uno spettacolo teatrale dal titolo "Il Campione e il Professore". Storia già vista quindi, con personaggi e situazioni molto simili.
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"Il Campione" è la storia di un campione, un calciatore romano ricco, famoso, ma anche solo e ignorante, costretto dal proprio dirigente calcistico a prendere un diploma, che si imbatte in un professore sfigato che non lo riconosce neanche perché vive un po' al di fuori dei suoi tempi: non è social, non segue il calcio, sbaglia addirittura il nome del calciatore in questione. E proprio per questo viene scelto per fargli da tutor.
Questa storia è già stata creata anni fa da Massimo Morlando e appartiene anche ad uno spettacolo teatrale dal titolo "Il Campione e il Professore". Storia già vista quindi, con personaggi e situazioni molto simili.
E, sinceramente, ho preferito di gran lunga lo spettacolo teatrale.
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martedì 7 agosto 2018
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na merda
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Film veramente scadente, trama snella e priva di contenuti! Sconsiglio vivamente anche per l'organizzazione che è alle spalle del film.... Ridicoli
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