ghisi
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mercoledì 10 marzo 2021
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un mondo di donne al confine con il canada
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“Blow the Man Down” è una commedia noir al limite del grottesco dove sembra che siano solo le donne a gestire le varie attività. Siamo a Easter Cove, un piccolissimo villaggio portuale nel Maine, al confine con il Canada, dove l’economica prevalente è, dunque, la pesca. Gli uomini nel film sono appena abbozzati: sono rappresentati con barbe lunghe, salopette e volti avvizziti dalla salsedine e dal vento.
La signora Connolly, mamma delle sorelle Priscilla e Mary Beth (interpretate da Sophie Lowe e Morgan Saylor), gestiva la pescheria che porta il suo nome e muore dopo una lunga malattia.
Le ragazze si trovano sole e in difficoltà economiche e Mary Beth, la più giovane e irrequieta, non vuole vivere lì e desidera andar via.
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“Blow the Man Down” è una commedia noir al limite del grottesco dove sembra che siano solo le donne a gestire le varie attività. Siamo a Easter Cove, un piccolissimo villaggio portuale nel Maine, al confine con il Canada, dove l’economica prevalente è, dunque, la pesca. Gli uomini nel film sono appena abbozzati: sono rappresentati con barbe lunghe, salopette e volti avvizziti dalla salsedine e dal vento.
La signora Connolly, mamma delle sorelle Priscilla e Mary Beth (interpretate da Sophie Lowe e Morgan Saylor), gestiva la pescheria che porta il suo nome e muore dopo una lunga malattia.
Le ragazze si trovano sole e in difficoltà economiche e Mary Beth, la più giovane e irrequieta, non vuole vivere lì e desidera andar via. Priscilla è più posata e matura, non le dispiace quel posto, né quel tipo di vita, anche se è piuttosto dura.
Dalla notte del funerale in poi le due sorelle saranno testimoni (e partecipi) di tutta una serie di vicende, compresi vari segreti occultati dall’apparente perbenismo del paesino.
La voce di David Coffin, con un gruppo, canta una ballata folk, una sorta di coro greco che commenta le avventure. Assieme cantano blow the man down che, in gergo marinaro, significa picchiare senza esclusioni di colpi. Sembra proprio che le due ragazze siano costrette ad applicare questo metodo per sopravvivere in quella località.
Le due registe esordienti - Bridget Savage Cole e Danielle Krudy - mostrano un ambiente freddo, duro, una natura ostile ma affascinante con le rocce a strapiombo sull’oceano. Su questo sfondo sono accuratamente tratteggiate varie figure di donne: forti, dure e ciniche imprenditrici.
È una vita dove i sentimenti sono assenti, i piaceri esclusi, mentre il sesso riguarda solo gli uomini ed è anch’esso uno strumento utile per far girare i soldi. Anni addietro, l’alcool, il duro lavoro e la droga hanno fatto sì che alcune donne-pioniere aprissero il bordello Oceanview per i marinai e per tutti quelli che arrivavano nel porto. In tal modo salvaguardavano le proprie figlie da eventuali molestie maschili.
Le pioniere oggi sono tutte nonne, mentre una nuova generazione sta venendo su anche se non tutti hanno voglia di continuare a vivere lì inseriti in quell’ambiente grigio, brumoso e raramente assolato. L’ubicazione delle riprese è realmente nel Maine a Cundys Harbor, in una delle isole dell’arcipelago Harpswell.
Le registe sono molto brave a non cadere mai nella vignetta, a dirigere le attrici in modo contenuto, le quali non sono mai sopra le righe nonostante, a volte, i personaggi interpretati siano a limite del paradosso. Brave anche le attrici note ai seguaci di serie televisive: Sophie Lowe (Proscilla) è Alice nella serie “C’era una volta nel Paese delle Meraviglie”, e Morgan Saylor (Mary Beth) è nota per l’apparizione in “Homeland – Caccia alla spia”. Margo Martindale, invece, è una famosa caratterista statunitense che nel film interpreta Edit Nora Devlin, la tenutaria del bordello.
“Blow the Man Down” può essere definito un prodotto artigianale “di nicchia”. È un film che si auto-esclude dalla lista dei blockbuster, e si affida prevalentemente a sceneggiatura, trama e montaggio.È stato molto apprezzato al Tribeca Film Festival, ed è ora disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video.
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achab50
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mercoledì 10 marzo 2021
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qualcosa di incompiuto
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In un paesino del Maine che vive di pesca due giovani ragazze appena rimaste orfane restano coinvolte in un omicidio e decidono di far sparire il cadavere; in realtà la vicenda è di scavo in una società chiusa in sè stessa, dove vige una specie di spectre di signore molto anziane che alla prova dei fatti risultano gestire un bordello. Straordinaria la recitazione della Maitresse, più che apprezzabile quella delle due ragazze, di cui una tentata di abandonare questo luogo ristretto e conoscere il mondo. Non manca un piccolo tesoro conteso, che poi si scopre essere il perno della vicenda.
Il racconto è in sè affascinante ma pecca la sceneggiatura che costringe lo spettatore ad immaginare più che seguire la trama.
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In un paesino del Maine che vive di pesca due giovani ragazze appena rimaste orfane restano coinvolte in un omicidio e decidono di far sparire il cadavere; in realtà la vicenda è di scavo in una società chiusa in sè stessa, dove vige una specie di spectre di signore molto anziane che alla prova dei fatti risultano gestire un bordello. Straordinaria la recitazione della Maitresse, più che apprezzabile quella delle due ragazze, di cui una tentata di abandonare questo luogo ristretto e conoscere il mondo. Non manca un piccolo tesoro conteso, che poi si scopre essere il perno della vicenda.
Il racconto è in sè affascinante ma pecca la sceneggiatura che costringe lo spettatore ad immaginare più che seguire la trama.
Una lode alla fotografia, praticamente tutta giocata sui primi e primissimi piani, con effetti a volte Caravaggeschi.
Colonna sonora straordinaria ritmata dal canto corale dei pescatori, un vero godimento.
La votazione dubitativa è dovuta al retrogusto di incompiuto che lascia allo spettatore a fine proiezione, ed al finale che vorrebbe essere aperto ma dà lo stesso effetto di una lucertola senza coda.
Gozzanianamente è una rosa non colta, una cosa che poteva essere e non è stata.
Con questi limiti è un film che si può guardare e non ha cadute di tensione.
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carloalberto
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martedì 9 giugno 2020
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sarcastico noir moraleggiante
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Buttiamo giù l'uomo, noir sarcastico che non è facile catalogare in un genere preciso, è scritto, diretto e interpretato da donne, con un soggetto che parla di donne, giovani e sprovvedute, e donne anziane, con un passato indicibile, mentre gli uomini sono superficiali, sia nel bene che nel male, se non stupidi e inetti, come il poliziotto, che ha un cognome italiano e somiglia molto al commissario dei Simpson, oppure sono relegati nella parte del coro, in questo caso di pescatori, che fa da colonna sonora al film, oltre ad una musica di sottofondo straniante, che accompagna ritmicamente le azioni delle due protagoniste, che si susseguono velocemente secondo una pianificazione degli eventi, che, iniziata dal caso, si inscrive a poco a poco in un disegno, che si scopre destinato a rivelare il mistero custodito da questo piccolo paese in riva all’oceano Atlantico.
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Buttiamo giù l'uomo, noir sarcastico che non è facile catalogare in un genere preciso, è scritto, diretto e interpretato da donne, con un soggetto che parla di donne, giovani e sprovvedute, e donne anziane, con un passato indicibile, mentre gli uomini sono superficiali, sia nel bene che nel male, se non stupidi e inetti, come il poliziotto, che ha un cognome italiano e somiglia molto al commissario dei Simpson, oppure sono relegati nella parte del coro, in questo caso di pescatori, che fa da colonna sonora al film, oltre ad una musica di sottofondo straniante, che accompagna ritmicamente le azioni delle due protagoniste, che si susseguono velocemente secondo una pianificazione degli eventi, che, iniziata dal caso, si inscrive a poco a poco in un disegno, che si scopre destinato a rivelare il mistero custodito da questo piccolo paese in riva all’oceano Atlantico. Niente affatto scontato il finale, anche se tutto ciò che accade prima non può che condurre a quell’esito, che perciò non sorprende, ma conferma il teorema che si vuol dimostrare fin dall’inizio ed è contenuto nel titolo. Si tratta forse di un rito di iniziazione matriarcale, ispirato tuttavia a paradigmi maschili, con passaggi obbligati, come se fossero prove di sopportazione del dolore, dalla perdita della madre al delitto, alla violenza, alla familiarità con il sangue, che non è sempre e soltanto quello del merluzzo da pulire, per appartenere alla società degli adulti. Il cast è perfetto nonostante sia formato da attori non molto noti. Brava June Squibb, già vista nella parte della moglie del protagonista nel bellissimo Nebraska. Il suggestivo canto dei pescatori rimarrà di sicuro nella memoria di chi guarda questo film, associato al colore cinerino del mare e al grigio scuro di quelle quattro case che si stagliano sotto un cielo plumbeo, così comuni all’apparenza che sembrano voler dire che il male è presente laddove non te lo aspetteresti mai e non ha sempre la faccia dell’orco cattivo. Sotto traccia il tema tardo femminista della violenza organizzata come unico antidoto alla violenza prevaricatrice del maschio, con la moralizzante conclusione che su questo terreno, nello scontro ad armi pari, ci si confonde col nemico, fino ad assumerne i comportamenti e perfino la mentalità. Alla fine nessun riscatto per le giovani, ma la stessa omertosa complicità che contraddistingue il mondo maschile, che resta invisibile e minaccioso sullo sfondo.
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ganesh
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venerdì 3 aprile 2020
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l'eleganza del giusto
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Due giovani cineaste hanno creato un prodotto elegante e appassionato in cui il cinema indipendente mostra come con poco denaro e un cast televisivo ma in parte si possa creare un thriller coinvolgente e non banale, la storia delle due ragazze e del gineceo di questo piccolo porto del Maine scruta gli animi e riserva sorprese inaspettate
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