fedenisi
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mercoledì 22 luglio 2020
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bah
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Una vergogna.. quanto sarà costato questo scempio?!?
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jezacit
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martedì 12 maggio 2020
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un gioiellino
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bravi tutti,
Muccino non sbaglia mai
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xcacel
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domenica 3 maggio 2020
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un sottile velo di ghiaccio
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"A casa tutti bene" è un film a due facce.
Nella prima parte, ci sembra di assistere ad una commedia leggera, simpatica, brillante, con lo sfondo di inquadrature di squarci davvero suggestivi di Ischia (la villa in cui si svolge gran parte del film, poi, è uno spettacolo). Pacche sulle spalle, battute, con Stefano Accorsi un po' intrappolato nel suo ruolo di eterno ragazzo alle prese con un flirt, e la frenesia organizzativa di Isabella (la Impacciatore), sempre un po' ansiogena. C'è anche il tempo di ammirare un bel piano sequenza di due o tre minuti vicino alla piscina, e la classica inquadratura dall'alto, ortogonale (pieno stile Muccino) al momento del pranzo.
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"A casa tutti bene" è un film a due facce.
Nella prima parte, ci sembra di assistere ad una commedia leggera, simpatica, brillante, con lo sfondo di inquadrature di squarci davvero suggestivi di Ischia (la villa in cui si svolge gran parte del film, poi, è uno spettacolo). Pacche sulle spalle, battute, con Stefano Accorsi un po' intrappolato nel suo ruolo di eterno ragazzo alle prese con un flirt, e la frenesia organizzativa di Isabella (la Impacciatore), sempre un po' ansiogena. C'è anche il tempo di ammirare un bel piano sequenza di due o tre minuti vicino alla piscina, e la classica inquadratura dall'alto, ortogonale (pieno stile Muccino) al momento del pranzo. Carino.
Nella seconda parte, è un altro film. Un po' come in "Perfetti Sconosciuti" di Genovese, si tratta solo di un velo sottile di ghiaccio. Pian piano si sgretola, e poi si rompe definitivamente, all'improvviso, e affondano tutti. La trasformazione di Isabella è rappresentativa, quando va a mettere la bimba a letto, con la voce falsamente calma, ma tremante, i capelli arruffati, l'ultimo straccio di apparenza normale prima di lasciarsi andare, chiusa in bagno, davanti allo specchio. Proprio il personaggio della Impacciatore (che ha collaborato alla sceneggiatura) è tra i più riusciti, a me sembra così autentico. In questa situazione di progressivo disfacimento, tutti gli scheletri vengono tirati fuori dall'armadio, e l'apparente unità di una famiglia "per bene" si sgretola in maniera inesorabile. Bravissimo Massimo Ghini, davvero commovente il suo personaggio (Sandro), e molto bravo anche Gianmarco Tognazzi, il "cugin prodigo", che, nonostante la disperazione finanziaria, suona al pianoforte per tutti.
Forse un po' troppo didascaliche le musiche di Piovani (ma sono gusti), e forse un po' noiosi gli scorci degli amori adolescenziali (come a dire "copriamo tutte le fasce di età"), ma per il resto, a mio parere, un bel film.
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enricodanelli
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lunedì 1 aprile 2019
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l'amore ai tempi del benessere ...
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... si scioglie come neve al sole. Se si deve ricercare un leit motive in questo film (volutamente) caotico dove si fa fatica a capire l'intreccio delle storie, mi sembra lo si possa trovare nelle uniche due coppie che resistono alle traversie sentimentali e che sono accomunate da grossi problemi economici o di salute. Queste due coppie manifestano ancora sentimenti di reciproco amore, mentre le altre coppie si disfano per gli immancabili tradimenti o le assenze causa lavoro o la scarsa convinzione nel rapporto di coppia. A differenza dei due capostipite (che sono self made man) e che hanno costruito una fortuna, perdonandosi reciproci tradimenti, le giovani coppie letteralmente scoppiano perchè non hanno più il collante di qualcosa da realizzare insieme (anche i figli sembrano un grosso impiccio).
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... si scioglie come neve al sole. Se si deve ricercare un leit motive in questo film (volutamente) caotico dove si fa fatica a capire l'intreccio delle storie, mi sembra lo si possa trovare nelle uniche due coppie che resistono alle traversie sentimentali e che sono accomunate da grossi problemi economici o di salute. Queste due coppie manifestano ancora sentimenti di reciproco amore, mentre le altre coppie si disfano per gli immancabili tradimenti o le assenze causa lavoro o la scarsa convinzione nel rapporto di coppia. A differenza dei due capostipite (che sono self made man) e che hanno costruito una fortuna, perdonandosi reciproci tradimenti, le giovani coppie letteralmente scoppiano perchè non hanno più il collante di qualcosa da realizzare insieme (anche i figli sembrano un grosso impiccio). Sceneggiatura molto reale anche se a tratti caricata: uno spaccato di società italiana piuttosto ampio, assai poco radical e molto poco chic. il livello culturale dei personaggi è infatti piuttosto basso, nonostante il palpabile benessere. Il film mette quindi efficacemente in scena la crisi di tante famiglie che è sotto gli occhi di tutti senza nessun rimpianto per i bei tempi andati: questa assenza di nostalgia (almeno da parte dei vecchi del film) forse è l'unica vera grossa nota stonata se il film vuole essere rappresentativo di una vera situazione "italiana".
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felicity
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martedì 19 marzo 2019
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il declino inesorabile dell'ideale della famiglia
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Non stanno tutti bene i personaggi di Muccino. Anzi, stanno tutti peggio. Pieni di collera, di astio. In un cinema impeccabile e insieme detestabile. Che certamente può attrarre e trascinare dentro la sua spirale. Qui si avverte una reazione respingente.
Il grande freddo di Muccino appare come un incontro di boxe dove tutti sono contro tutti. Quasi sempre il cinema serve per evadere dalla realtà, per sognare, per vedere mondi vicini o lontani. Oppure per vedere anche il nostro presente, la nostra realtà. Che non ci piace, anche se ci piace nel film. E ci scuote.
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no_data
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giovedì 14 marzo 2019
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niente di nuovo
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Solito film Mucciniano con personaggi isterici e dalla doppia vita che quando si ritrovano esce la verità e scoppia il caos.
Molto bravo Tognazzi, Accorsi grandi sorrisi e poco credibile.
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franceschinn
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venerdì 1 febbraio 2019
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ti consiglio the martian
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lì c'è un solo attore, così non ti confondi e riesci a seguire
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lunedì 26 novembre 2018
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ansia totale
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Non riesco a dire che sia un brutto film ma posso dire per certo che trasmette tanta ansia addosso e personalmente non lo rivedrei per evitare di andare a letto con un peso al petto colmo di ansia. L'unico messaggio o cmq la cosa che più sensibilizza è l'interpretazione e la verità che trasmette il personaggio di Massimo Ghini, il migliore a mio avviso. Al contrario della Impacciatore che come in ogni film sembra esasperi il personaggio a prescindere da ciò che interpreti.
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albertolanfernini
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lunedì 10 settembre 2018
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il disincanto del radical chic sulla famiglia
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Si salvano solo gli attori. Il film è una eccessiva disincantata lettura della famiglia "tradizionale", con fini ideologici neanche troppo velati.
La pretesa di interpretare l'amore dalla malizia dei sedicenni a tutti i possibili percorsi matrimoniali, salvo quello dell'amore e della fedeltà. UNa coppia di anziani che alla fine del film mangia tranqullamente nello splendido terrazzo e che ignora le vicende accadute (drammatiche, e spesso squallide) e non fa nulla per cercare di unire i figli e le loro famiglie. Si parla di verginità davanti a una ragazzina di 9 anni, un'altra bimba urla vedendo l'adulterio incestuoso della mamma, una bella biondina che va a letto con il cugino scrittore; un vero squallore da telefono azzurro.
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Si salvano solo gli attori. Il film è una eccessiva disincantata lettura della famiglia "tradizionale", con fini ideologici neanche troppo velati.
La pretesa di interpretare l'amore dalla malizia dei sedicenni a tutti i possibili percorsi matrimoniali, salvo quello dell'amore e della fedeltà. UNa coppia di anziani che alla fine del film mangia tranqullamente nello splendido terrazzo e che ignora le vicende accadute (drammatiche, e spesso squallide) e non fa nulla per cercare di unire i figli e le loro famiglie. Si parla di verginità davanti a una ragazzina di 9 anni, un'altra bimba urla vedendo l'adulterio incestuoso della mamma, una bella biondina che va a letto con il cugino scrittore; un vero squallore da telefono azzurro. Non un filo di poesia, non un filo di ricerca della propria storia familiare e personale, nessun accenno ai percorsi interiori che hanno portato a tali distastri; tantomeno è presente una autocritica, nè una critica esplicita a adulterio, abbandono delle famiglie, trascuratezza del coniuge e dei figli. Vengono riportati come normali comportamenti che minano profondamente la società. Il disincanto che percorre i personaggi del film non fa porre allo spettatore domande su come potrebbe essere possibile non arrivare a questo punto. Se ne prende atto e basta, caricaturando i personaggi (l'amante a parigi arrabbiata e antipatica, la moglie con il marito che lavora sempre fuori -e che aspetta a raggiungerlo?- il romano squattrinato che nessun familiare aiuta - ma al sud è davvero cosi'?- il nonno che odia la famiglia - ma allora perchè ha fatto 4 figli?). Insomma, niente si tiente. Il tutto condito da inutili sospiri e da uno sbofonchiamento nelle scene con rimori ambientali.
Il cinema italiano, con quesi messaggi e queste letture, sta contribuendo alla ideologia della distruzione della famiglia oltre che di se stesso.
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rob8
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sabato 7 luglio 2018
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sulle tracce del cinema corale di ettore scola
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Con questo film, Gabriele Muccino si mette consapevolmente sulle tracce di Ettore Scola, trent’anni dopo la splendida prova de “La famiglia”. E lo fa, per rendere ancor più esplicito il modello, chiamando nel ruolo di maggior rilievo Stefania Sandrelli, già figura centrale in quella pellicola, così come in “C’eravamo tanto amati” e ne “La terrazza” - qui di pari ispirazione, soprattutto nella dinamica d’insieme dei personaggi.
In tal modo, “A casa tutti bene” assume un carattere classico, sia per le tematiche trattate, care al regista: i sentimenti, l’amore, i rapporti familiari; sia per la messa in scena quasi teatrale dell’unità di luogo; sia per il voluto tono da melodramma, nel senso di tradizione culturale alta, in una cifra stilistica ben riconoscibile.
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Con questo film, Gabriele Muccino si mette consapevolmente sulle tracce di Ettore Scola, trent’anni dopo la splendida prova de “La famiglia”. E lo fa, per rendere ancor più esplicito il modello, chiamando nel ruolo di maggior rilievo Stefania Sandrelli, già figura centrale in quella pellicola, così come in “C’eravamo tanto amati” e ne “La terrazza” - qui di pari ispirazione, soprattutto nella dinamica d’insieme dei personaggi.
In tal modo, “A casa tutti bene” assume un carattere classico, sia per le tematiche trattate, care al regista: i sentimenti, l’amore, i rapporti familiari; sia per la messa in scena quasi teatrale dell’unità di luogo; sia per il voluto tono da melodramma, nel senso di tradizione culturale alta, in una cifra stilistica ben riconoscibile.
Ed è proprio questa cifra che fa di Muccino un autore: sia nella responsabilità diretta dell’impianto narrativo, sia nell’uso sapiente della macchina da presa, sia nella direzione pur spesso troppo ansiosa degli attori.
E qui è necessaria un’ultima annotazione sul cast. Detto della Sandrelli all’ennesima notevole prova, il coro si compone di voci eccellenti, tra le migliori del cinema italiano contemporaneo, nessuna delle quali stecca ed anzi intona, non solo metaforicamente, una convincente polifonia. Così che i momenti canori del film, durante i quali tutti si raccolgono attorno ad un pianoforte, rappresentano emblematicamente la riuscita corale della prova. Che pur con le forzature recitative di cui si è detto e con qualche eccessiva insistenza meta-narrativa (il temporale, il tramonto, ecc.), risulta nel complesso positiva.
Segnando un passaggio inverso di maturità (anche per il regista) da “L’ultimo bacio” di quasi vent’anni fa al “primo bacio” che si scambiano sul finire del film i due adolescenti della compagnia: simbolo, nonostante tutte le crisi scoppiate in famiglia, di fiducia nell’amore e nel futuro.
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