A casa tutti bene

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valterchiappa mercoledì 28 febbraio 2018
il fallimento della famiglia borghese Valutazione 3 stelle su cinque
33%
No
67%

“Tutto bene?”. La formula della più convenzionale conversazione diventa un leit motiv nel nuovo film di Gabriele Muccino. Tutti continuamente a chiederlo, tutti prontamente a rispondere “Tutto bene, grazie”.
In “A casa tutti bene” il regista torna, dopo la parentesi americana, alle sue usuali tematiche spingendo alle estreme conseguenze il suo pessimismo sociologico. Non è la Muccino-generation ad essere sbagliata, ma l’albero di cui è frutto: la famiglia borghese.
In un’isola non meglio precisata ne racchiude tutte le possibili declinazioni. Su richiamo del vecchio patriarca (Ivano Marescotti), ristoratore arricchito, che celebra (malvolentieri) le nozze d’oro con la moglie succube (Stefania Sandrelli), accorrono figli, nipoti, ex mogli e parenti vari in una miscela che si preannuncia da subito esplosiva.
Vari spaccati familiari, tutti deprimenti. Carlo (Pierfrancesco Favino) si dibatte tra la nuova moglie (Carolina Crescentini), insicura e isterica, la ex (Valeria Solarino), inopportunamente invitata e le due figlie, una per matrimonio. Sara (Sabrina Impacciatore) cerca illusoriamente di tenere legato a sé il marito (Giampaolo Morelli), simpaticone e impenitentemente fedifrago. Beatrice (Claudia Gerini) combatte con la difficoltà di convivere con un uomo malato di Alzheimer (Massimo Ghini). Paolo (Stefano Accorsi) è l’artistoide giramondo, che fa invaghire la cugina Isabella (Elena Cucci), sognatrice relegata in una grigia vita di provincia con un marito assente. Riccardo (Gianmarco Tognazzi) è il figlio scapestrato, con un figlio in attesa e in cerca disperata di soldi.
Tutto dovrebbe durare il tempo di una cerimonia. Ma il mare grosso ferma i traghetti e costringe questa varia umanità ad una convivenza forzata. Parole di circostanza (“Tutto bene?”), qualche canzone per far finta di essere felici; ma l’ipocrisia ha durata breve. Rancori di ogni sorta si incrociano in tutte le possibili combinazioni, i modi affettati sono sostituiti da pianti, urla, scenate. Dopo il climax insostenibile torneranno così come sono venuti: soli e rassegnati alla loro triste condizione, perché tacere, non vedere, sopportare è sempre la soluzione più semplice.
Si dirà: il solito Muccino. Ma Muccino è questo: prendere o lasciare. I suoi film continuano ad essere come una rivista patinata e di fascia alta, ma comunque destinata a piacere a una fascia di pubblico più estesa possibile; o come un ristorante tradizionale che ambisce a riempire centinaia di coperti: tutto buono, ma nessuna specialità.
Ma non se ne possono discutere intanto i valori tecnici. In “A casa tutti bene” si apprezzano il montaggio serrato, la cura nelle inquadrature, l’orchestrazione dei personaggi. Solo qualche sbavatura di sceneggiatura, in un crescendo drammatico che talora procede a scatti troppo repentini. Funziona poi come un orologio la sua squadra di all stars, che ben asseconda con interpretazioni di mestiere il target del regista. I picchi arrivano comunque, forse inattesi, da un Gianmarco Tognazzi perfettamente nella parte e da Massimo Ghini, insolitamente tenero e toccante.
Si dirà ancora che Muccino non racconta nulla di nuovo. Fissato l’obiettivo sullo spicchio di società che conosce meglio, denuncia ancora una volta i falsi valori del benessere e delle ipocrite buone maniere su cui è stata costruita una generazione fallimentare: tutto noto e stranoto. Vero. Ma lo racconta bene. Spietatamente.
Forse qui si spiega la contraddizione di un regista che puntualmente realizza incassi da record e riceve contemporaneamente critiche spietate. Perché noi siamo come loro, i suoi personaggi. Ci riconosciamo fin troppo facilmente nelle sue storie, ma non sopportiamo che il re venga messo a nudo. Potremmo tollerare la metafora, non la cruda verità. Perché anche noi, come loro, i suoi vogliamo tornare a casa e dire a noi stessi convinti: “Tutto bene”.

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antatta martedì 27 febbraio 2018
assolutament no Valutazione 1 stelle su cinque
50%
No
50%

Non ho provato niente, nessuna emozione, nessun sorriso. L ho seguito come si potrbbbe seguire un documentario sui pinguini. Un finto dramma, una finta commedia con un miscuglio di personaggi che a turno avevano l'inquadratura perché toccava a loro sconnessi l'uno dall'altro. Se c'era qualcosa da cogliere io proprio non ho colto (tipo la fede persa da Ghini e ritrovata dalla Sandrelli). Se invece il film doveva raccontare qualcosa, questo raccomto è stato banale e insignificante.

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fortisandro martedì 27 febbraio 2018
mediocre in tutto Valutazione 1 stelle su cinque
33%
No
67%

Un film che ha come unico motivo di esistere quello di mettere insieme tanti attori italiani"amati dal pubblico". Per il resto, è un susseguirsi di scene, stereotipi, colpi di scena e ambientazioni già visti in tutte le salse (meglio di così) decine di volte. Non si capisce perché il regista si sia accontentato di così poco quando avrebbe potuto già che c'era, impacchettare una cosetta perlomeno "carina". Invece si strilla, si piange, si ride (poco) ma emozioni vere per lo spettatore veramente zero, perché manca totalmente di energia, cuore, intelligenza. Tutto è così scontato e banale che ci si chiede come mai fra loro non si siano parlati per dirsi di provare a fare qualcosa di meglio. [+]

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nanni martedì 27 febbraio 2018
a casa tutti bene Valutazione 1 stelle su cinque
79%
No
21%

i 50 anni di matrimonio di Petro ed Olga sono l'occasione per riunire l'intera famiglia. Doveva essere una festa, sarà invece per alcuni una resa dei conti, per altri l'ennesima occasione mancata per fare chiarezza. Gabriele Muccino torna alla commedia con un lavoro che sembrerebbe avere un sapore anche vagamente autobiografico. Peccato che il suo film, però, più che una riflessione  sulle ragioni sociali, economice e culturali della crisi degli affetti e dei progetti del modello famigliare risulta, invece, essere la mera registrazione dello stato delle cose. Quelle ragioni non solo non le approfondisce ma, e questo è il suo grande limite di sempre, non sembra neanche avere lo spessore che gli consente di prevederle. [+]

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donnapa martedì 27 febbraio 2018
intrecci Valutazione 4 stelle su cinque
17%
No
83%

Mette a nudo molte problematiche delle coppie ai giorni nostri,storie che si seguono con attenzione perchè il film non è mai noioso,ci si rivede un pò con storie del nostro vissuto,bravi gli attori,bravo il regista. Da vedere.

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marezia lunedì 26 febbraio 2018
il paradiso perduto. Valutazione 5 stelle su cinque
5%
No
95%

Pellicola in cui le sfumature dell'esistenza umana si incarnano perfettamente in corpi che soffrono, si commuovono e amano con una forza che mai prima d'allora si era vista nel cinema di Muccino, dove , a volte, l'esasperazione era più un'esigenza del regista che del testo portato sulla scena. Questa volta ogni parola è pertinente e la sua resa entusiasmante tanto che fino all'ultimo istante non solo non ti chiedi "cosa c'azzecca?" ma partecipi immerso in un mondo parallelo che ti dispiace aver lasciato, una volta accese le luci. Dopo "La ricerca della felicità", CAPOLAVORO INDIMENTICABILE, salutiamo il primo, vero film sulla vita non di coppia ma di società. [+]

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marioforlani lunedì 26 febbraio 2018
lascia l'amaro in bocca ma dei soldi del bigliett Valutazione 1 stelle su cinque
83%
No
17%

tanti attori, anche bravi (in altri film) decisamente mal diretti. Brava la Gerini, bravo Tognazzi e la Michelini in parti scomode e difficili, purtroppo da soli non reggono il costo del biglietto. Resta in mente il sorriso falso di Accorsi e della Cucci che danno fastidio. Tutti danno in realtà un gran fastidio e un senso di vuoto. Questo era lo scopo? Caro Muccino, almeno potevi lasciare aperta una falsa speranza da qualche parte...invece no. Se la speranza è affidata ai due minorenni (Raimondi e la Visari), non si capisce, non centrano nulla sono fuori contesto (anche se lei è brava) e sembrano essere li per un marketing successivo. Vorrei non averlo visto

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maria domenica 25 febbraio 2018
bello fuori, triste dentro Valutazione 3 stelle su cinque
20%
No
80%



A differenza di molti non avevo grandi aspettative e il film mi ha piacevolmente sorpreso perché, dietro la bellezzal della location e della colonna sonora (splendide quanto invadenti), riesce a trasmettere tutta l'infelicita dei personaggi e uno sguardo impietoso sulla famiglia. Qualcuno ha citato Parenti serpenti che certamente ha un altro valore ma non è lo stesso tema quindi il paragone non è adeguato. Sia pure con dispersioni e alcuni cedimenti alla commedia romantica, è un film che fa riflettere, con amarezza, su molte situazioni di vita dove la finzione vive dentro schemi abitudinari anche perversi e una volta spezzati quelli, anche solo per 24 ore, crolla. [+]

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rickyrossi sabato 24 febbraio 2018
si può vedere Valutazione 2 stelle su cinque
0%
No
100%

Il film si può vedere, vale la pena ammirare alcune interpretazioni dei nostri attori italiani. Tuttavia, visto il calibro degli attori, del regista, del musicista... mi aspettavo una storia che mi coinvolgesse di più. L'ultimo bacio e Baciami ancora mi hanno coinvolto di più.
Buone inquadrature e stacchi musicali. Nel suo complesso, piacevole.

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donnapa sabato 24 febbraio 2018
esatta descrizione dei nostri giorni Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
100%

Questo film è molto piacevole,carina la storia, ottima regia, bravissimi artisti, si ride ,ci si commuove,cosa si vuole da un film se non questo?
Io lo consiglio, si trascorre del tempo con una compagnia che si fà subito tua.

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