lucaronchi
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martedì 13 marzo 2018
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bella domanda
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La sto cercando anche io ma ancora non ho capito qual è.
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emanuele1968
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domenica 11 marzo 2018
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pungente
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Mi ricordava un po il film << è solo la fine del mondo >> , fortunatamente questo piu leggero, con stile Italiano, pungente; comunque sono sempre piu convinto che quel che vediamo nella vita non e cio che appare hai nostri occhi, magra consolazione purtoppo........
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giovedì 8 marzo 2018
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la coralità delle solitudini.
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Ho visto, semplicemente, la vita.La vita per quello che è.Alti,bassi, parole troppo taciute, paranoie troppo urlate, infelicità camuffate e felicità inaspettate.E ho visto i rapporti. Perché, lo sappiamo, i rapporti perfetti e meravigliosi non esistono.Esistono solo i rapporti.Talvolta meravigliosi nella loro imperfezione,talaltra dolorosi nella loro apparente perfezione... rapporti che attraversano fasi che si alternano e si rincorrono fino a ripetersi, rapporti capaci, tuttavia, di sopravvivere alla vita e in qualche modo di cavalcarla,nonostante tutto. E le ho viste, queste cose,affidate ad una coralità che manca completamente del dolce sapore della convivialità. Muccino, al contrario, utilizza la coralità a suo uso e consumo sí da sottolineare per stridente contrasto e in maniera ancora più esasperatamente drammatica le solitudini individuali di ognuno.
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Ho visto, semplicemente, la vita.La vita per quello che è.Alti,bassi, parole troppo taciute, paranoie troppo urlate, infelicità camuffate e felicità inaspettate.E ho visto i rapporti. Perché, lo sappiamo, i rapporti perfetti e meravigliosi non esistono.Esistono solo i rapporti.Talvolta meravigliosi nella loro imperfezione,talaltra dolorosi nella loro apparente perfezione... rapporti che attraversano fasi che si alternano e si rincorrono fino a ripetersi, rapporti capaci, tuttavia, di sopravvivere alla vita e in qualche modo di cavalcarla,nonostante tutto. E le ho viste, queste cose,affidate ad una coralità che manca completamente del dolce sapore della convivialità. Muccino, al contrario, utilizza la coralità a suo uso e consumo sí da sottolineare per stridente contrasto e in maniera ancora più esasperatamente drammatica le solitudini individuali di ognuno. E lo fa a suo modo, con una narrazione senza veli né ipocrisie, senza piaggeria né accuse,senza colpevolizzazioni né giudizio alcuno, ma anzi con uno sguardo di humana pietas nei confronti di questi uomini così deboli, così infinitamente fragili e umani. Si spazia da un Massimo Ghini strepitoso e commovente nella sua straordinaria bravura a una Gerini, la cui interpretazione e il cui mondo interiore sono concentrati tutti nello sguardo finale che gli dedica. Una Sabrina Impacciatore tenerissima nel fragile e consapevolmente disperato attaccamento al suo uomo. Una Crescentini emblema perfetto delle folli paranoie femminili, dell'incapacità di tante donne (troppo spesso le peggiori nemiche di se stesse!) di essere felici davvero! E alla fine,finanche quella storia che all'inizio ti era apparsa stucchevole e un tantino insulsa,riesce invece a regalarti un sorriso..il sorriso dolce della favola,del primo amore che nn si scorda mai,di quei 20 minuti durante i quali tutti ci siamo emozionati e che cerchiamo con fatica di rivivere e mantenere vivi! Perchè,seppur conosciamo e riconosciamo bene la realtà, da vulnerabili umani quali appunto siamo,nn disdegnamo,anzi aneliamo alla balsamica carezza della favola! La Sandrelli e il marito riassumono magistralmente nelle loro figure tutte le altre,i loro personaggi perfettamente incesellati possiedono tutte le sfaccettature che gli altri possiedono,invece, solo in parte.Ma è giusto che sia cosí: perché il loro è un rapporto che, nonostante tutto, l'ha cavalcata la vita.E, perché, nella serenità della colazione mattutina finale, nel silenzio della ritrovata calma piena di luce e di natura dell'isola, troviamo un po' di conforto tutti noi.
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gian08
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martedì 6 marzo 2018
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canzone elettra finale
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Per caso hai trovato il titolo?
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eri.pucc
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lunedì 5 marzo 2018
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gran brutto film
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Gran brutto film pessima prova di regista e attori
da evitare anche in televisione
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jackmalone
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domenica 4 marzo 2018
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remake al cubo
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Sulla morte della famiglia, senza voler citare Marcuse,nella filmografia e nel teatro è stato detto tutto e il contrario di tutto: ma le uniche parole realmente significative sull'argomento rimangono quelle del grande Eduardo.Nel cinema solo Tornatore con "Stanno tutti bene " ha saputo contestualizzare la crisi dei rapporti familiari in una visione più globale della crisi dei modelli educativi e dei cambiamenti sociali che la famiglia rispecchia e dai quali viene annientata. Qui manca ogni tipo di contesto e ogni tentativo di spiegazione sociologica fallisce, nè si evidenzia alcuna analisi psicologica dei personaggi: il risultato è deludente.
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Sulla morte della famiglia, senza voler citare Marcuse,nella filmografia e nel teatro è stato detto tutto e il contrario di tutto: ma le uniche parole realmente significative sull'argomento rimangono quelle del grande Eduardo.Nel cinema solo Tornatore con "Stanno tutti bene " ha saputo contestualizzare la crisi dei rapporti familiari in una visione più globale della crisi dei modelli educativi e dei cambiamenti sociali che la famiglia rispecchia e dai quali viene annientata. Qui manca ogni tipo di contesto e ogni tentativo di spiegazione sociologica fallisce, nè si evidenzia alcuna analisi psicologica dei personaggi: il risultato è deludente. In tutti prevale un individualismo narcisistico e uno scarso autocontrollo che impediscono ad ognuno di loro di confrontarsi con l'altro, di tentare qualche pur minimo contatto reale o empatia con i membri della propria famiglia: i personaggi sembrano schegge impazzite, vittime e, contemporaneamente, carnefici di se stessi.Ripetendo un vecchio stereotipo, escono indenni da questo sfacelo solo i bambini e gli adolescenti non ancora corrotti dalla cattiveria umana, come nel mito del " buon selvaggio". Purtroppo da più di un secolo l'antropologia ci ha fatto capire che il selvaggio non è affatto buono e può diventare a volte veramente cattivo perchè ha una vita molto difficile e deve lottare quotidianamente per la sua sopravvivenza e quella del suo gruppo sociale.
Tutto ciò lo abbiamo dimenticato e cioè che la nostra esistenza dipende dalla sopravvivenza del gruppo, di cui l'anello più fragile ma più importante rimane pur sempre la famiglia in cui l'individualità non deve prevalere sulla solidarietà e la cooperazione e l'io si deve necessariamente trasformare in noi.
Diceva Eduardo in "Ma famiglia" che ogni tentativo individuale di autonomia o di scelte svincolate dal gruppo è solo un' illusione: "nessuno è libero , siamo tutti legati gli uni agli altri, come le maglie di una catena, e quando si allenta una maglia , si allentano tutte le altre".
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marce84
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sabato 3 marzo 2018
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la complessità delle relazioni umane
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Pietro e Alba festeggiano i cinquant’anni di matrimonio, invitando nella casa di famiglia su un’isola tutti i parenti più stretti: figli, nipoti, cugini. L’occasione di festa e di ritrovo si trasforma però ben presto in un incubo. Perché tutti questi personaggi si portano dietro un fardello di nevrosi, di ipocrisie e di conflitti irrisolti, ma pronti ad esplodere. Una tempesta improvvisa e l’impossibilità di ritornare indietro dall’isola, obbligherà tutti a una convivenza forzata di più giorni e sarà la scintilla per accendere l’esplosione.
Gabriele Muccino ritorna al cinema italiano e lo fa in grande stile, portando in scena una commedia sulle relazioni e sui sentimenti alla sua maniera.
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Pietro e Alba festeggiano i cinquant’anni di matrimonio, invitando nella casa di famiglia su un’isola tutti i parenti più stretti: figli, nipoti, cugini. L’occasione di festa e di ritrovo si trasforma però ben presto in un incubo. Perché tutti questi personaggi si portano dietro un fardello di nevrosi, di ipocrisie e di conflitti irrisolti, ma pronti ad esplodere. Una tempesta improvvisa e l’impossibilità di ritornare indietro dall’isola, obbligherà tutti a una convivenza forzata di più giorni e sarà la scintilla per accendere l’esplosione.
Gabriele Muccino ritorna al cinema italiano e lo fa in grande stile, portando in scena una commedia sulle relazioni e sui sentimenti alla sua maniera. Cioè in modo critico e mai banale, facendo trasparire amore, dolore, disperazioni, crisi nervose, ipocrisie, dolcezza. In A casa tutti bene c’è un po’ tutto questo. C’è uno spaccato di vita quotidiana, ci sono i problemi e il non detto presente in ogni famiglia e non solo nella famiglia, ma anche in ogni tipo di relazione umana. Muccino riesce a rappresentare in modo ottimale proprio la complessità delle relazioni umane, mai banali, mai in modo retorico, ma sempre in modo vero. E lo fa grazie a un cinema che ondeggia e vaga, un po’ come la sua macchina da presa, sul mondo, sui personaggi: a volte accarezzandoli, a volte indugiando sulle loro meschinità e bassezze, a volte sottolineando la loro tenerezza e desiderio d’amore. Il cast è superlativo con molti fra i migliori attori italiani, in questo caso non utilizzati come macchiette o come un qualcosa di già visto, ma sfruttati al meglio: Stefano Accorsi è il figlio che non ha ancora trovato la sua dimensione nel mondo, passa da una delusione all’altra e non riesce a diventare uomo, Pierfrancesco Favino è vessato da una nuova moglie ossessiva e gelosa che non lo lascia vivere serenamente. L’altra figlia è Sabrina Impacciatore ingenua, o forse solo fintamente ingenua, che fa di tutto per salvare un matrimonio, orami alla deriva, perché vittima di un tradimento da parte del marito. E poi ci sono Massimo Ghini e Claudia Gerini, una coppia colpita da un principio di Alzheimer di lui e dalle insicurezze e paure di lei. Valeria Solarino, l’ex moglie di Favino, apparentemente serena e forte, ma forse solamente delusa e bloccata dal passato. L’elenco sarebbe infinito. Ma sono i cugini Gianmarco Tognazzi e Giulia Michelini, coppia proletaria e spiantata economicamente, palesemente fuori contesto rispetto al resto della famiglia a far scoppiare definitivamente la deriva, perché, pur nella loro semplicità, hanno uno sguardo vero sul mondo e sui sentimenti e mettono a nudo l’ipocrisia che regna nelle altre relazioni familiari. VOTO 7.5
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sabato 3 marzo 2018
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w i film italiani
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Assolutamente attuale e realistico a tratti drammatica la riunione delle famiglie allargate ma anche divertente.Un cast incredibile tutti bravissimi nella loro interpretazione.
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antatta
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giovedì 1 marzo 2018
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nessuna emozione
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Nessuna emozione, nessun sorriso. Piatto come come vedere un documentario sui pinguini. Un finto dramma e una finta commedia dove attori (bravi) recitavano a turno davanti alla telecamera sconnessi uno dall'altro nonostante l'intento fosse l'opposto. Dialoghi concitati e urlanti. Se c'era da capire qualcosa (la fede persa da Ghini e ritrovata dalla Sandrelli) io proprio non ho colto, sarà un mio limite, se invece era solo un racconto di una famiglia come potrebbero esserne tante altre, il racconto appunto è stato banale e misero. Imbarazzante più di ogni cosa la vocina della Impacciatore quando tenta di spiegare ai bambni attraverso un pupazzetto il comportamento degli adulti.
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Nessuna emozione, nessun sorriso. Piatto come come vedere un documentario sui pinguini. Un finto dramma e una finta commedia dove attori (bravi) recitavano a turno davanti alla telecamera sconnessi uno dall'altro nonostante l'intento fosse l'opposto. Dialoghi concitati e urlanti. Se c'era da capire qualcosa (la fede persa da Ghini e ritrovata dalla Sandrelli) io proprio non ho colto, sarà un mio limite, se invece era solo un racconto di una famiglia come potrebbero esserne tante altre, il racconto appunto è stato banale e misero. Imbarazzante più di ogni cosa la vocina della Impacciatore quando tenta di spiegare ai bambni attraverso un pupazzetto il comportamento degli adulti.
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giovedì 1 marzo 2018
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soldi buttati
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Un cast d'eccezione letteralmente sprecato per una storia che definire banale risulterebbe offensiva per la banalità stessa! La solita trama fatta di tradimenti, qualche culo qua e là, una serie di lacrime a profusione, urla (perfino per passarsi l'acqua), e tanta ma tanta tristezza.
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