Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 81 minuti |
Regia di | Davide Alfonsi, Denis Malagnino |
Attori | Denis Malagnino, Tiberio Suma, Stefano Miconi Proietti, Marco Pocetta, Fabio Sperandio Alessandra Ronzoni, Cristina Morar. |
Uscita | giovedì 17 maggio 2018 |
Distribuzione | Distribuzione Indipendente |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,11 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 18 maggio 2018
Vicino a un campo rom viene rinvenuto il corpo di una donna, vittima di uno stupro. Il compagno si mette alla ricerca dei responsabili. In Italia al Box Office Il codice del babbuino ha incassato 3,6 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Denis, padre e marito in ambasce, trova sul ciglio della strada il corpo abusato di una donna. Tiberio, fidanzato impetuoso della vittima, vuole vendetta e chiede aiuto a Denis, compagno di sventura nella periferia romana. Convinto in cuor suo che i responsabili siano i rom dei campi adiacenti, Tiberio vuole incendiare le loro roulotte. Denis lo dissuade e lo convince a investigare 'a freddo'. Ma le indagini amatoriali non portano a niente almeno fino a quando Denis non coinvolge il Tibetano, boss tronfio del quartiere che risolve il caso in una notte. Una notte mai così nera che conduce i suoi passeggeri dove nessuno aveva previsto.
Molto prima della consacrazione di Sacro GRA, Leone d'oro a Venezia nel 2013, il collettivo Amanda Flor attestava con forza il ritorno al reale del cinema italiano.
Allineato alle produzioni precedenti (La rieducazione, Ad ogni costo), Il codice del Babbuino non è un sequel ma perpetua numerosi elementi (attori, spazi, oggetti e situazioni), spostando equilibri e rapporti.
A dimorare stabile è la struttura morale del racconto che piazza i suoi personaggi al centro e all'incrocio di due vie possibili: l'impegno a rigare dritto e l'impossibilità di farlo. La violenza subita dalla protagonista, presenza in assenza, rimette tutto in questione. Soprattutto le buone intenzioni e i sani principi che Denis predica a Tiberio, sognando per sé e i suoi cari una tranquillità sociale sempre rimandata. Film on the road che misura una 'città invisibile', Il codice del babbuino avanza nella notte e al volante di una vecchia automobile che accompagna il rito di passaggio di Tiberio e infila la via di fuga per Denis.
Il metodo senza rete degli autori, cifra stilistica imprescindibile, costruisce con gli attori una maniera di conversare 'al presente' che dispiega l'immaginario dei loro personaggi. Il gergo fiorito, il raccordo di sguardi e il linguaggio gestuale aggiungono una qualità unica e non riproducibile ai dialoghi, proposizioni (im)pure di cinema che rifuggono qualsivoglia artificio e innescano un'altra possibile logica del mondo. Impossibile tacere il piacere che si prova a osservare recitare senza ricatti, al naturale, un team di attori caustici, inauditi, ruvidi e ricettivi, il cui istinto risplende e li afferma singolarmente nello spazio di un primo piano.
Denis Malagnino, attore e autore, è il più impressionante, un volto sentimentale e desolato che cova una rabbia depressa, esplosa una volta e in panne per sempre. La camera allertata e il montaggio frantumato producono un dinamismo narrativo che progredisce dentro una notte indeterminata in fondo alla quale i protagonisti perdono l'equilibrio prima di essere riacciuffati dalla luce pallida del mattino. Fornendo una rappresentazione del tessuto urbano che si sviluppa a fior di strada e dove resiste una forma di marginalità della sopravvivenza, Il codice del babbuino gira (formalmente) intorno all'anello ingrato di Rosi ma non rinuncia a frequentare i codici popolari dei grandi racconti hollywoodiani: il western e il noir.
La frontiera tra due territori, l'opposizione della legge, il rapporto dell'individuo col gruppo, la tradizione, la modernità, e ancora la ribellione e l'assunzione della criminalità come resistenza all'ordine sociale. Ambientato a Guidonia, affondato nell'Agro romano e armato di un impianto mitologico, il noir rurale e nomade di Denis Malagnino e Davide Alfonsi si confronta con spazi di rovina, convertendo i limiti della provincia italiana in spazi di conquista. Ribadendo con impeto crudo la centralità della periferia.
Classica vicenda drammatica-criminale nella periferia romana ambientata nell'arco di una notte.I due registi-sceneggiatori,reduci dal collettivo Amanda Flor,riescono a strutturare bene la vicenda,con cast e dialoghi efficaci e un twist finale azzeccato.Il tutto resta a livello di un prodotto lowbudget indipendente,con i suoi pro e i suoi contro(le scene di violenza piuttosto mediocri)ma si spera [...] Vai alla recensione »
Vicino a un campo rom, viene ritrovata una donna. E' stata violentata e ora è in coma. Tiberio, fidanzato della ragazza, inizia una caccia all'uomo, nel degrado della periferia romana, con l'aiuto dell'amico Denis. Quando entra in scena il Tibetano, boss di quartiere, la nottata prende una piega diversa. Un film periferico, come la sua ambientazione, ma reale, sincero, che non fa sconti.