diabolik
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lunedì 2 luglio 2018
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mio marito mi ha proibito di cucinare funghi!!!!!!
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scherzi a parte questa ex cameriera che si insinua nella vita di questo stilista sarto narciso maschilista come non mai, risolve i suoi problemi di coppia e relazionali con un giretto nel bosco col cestello in cerca di funghi velnosi coi quali risolvere la situazione
ho assistito a queste due scene basita
il film descrive una storia amorfa, girando intorno al rapporto malato del progranista con le donne, rimasto ingabbiato nel ricordo della madre senza capire bene il perchè dato che apparentemente era una madre normale e nella subalternità alla sorella, regista della sua professione e della sua vita, fino all'apparire di alma
la quale alma, non bellissima nè affascinante, a volte irritante, conquista il ruolo di moglie in cui riesce a sopravvivere con artifizi a dir poco discutibili
unico apprezzamento a daniel che amo dall'"insostenibile leggerezza dell'essere".
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scherzi a parte questa ex cameriera che si insinua nella vita di questo stilista sarto narciso maschilista come non mai, risolve i suoi problemi di coppia e relazionali con un giretto nel bosco col cestello in cerca di funghi velnosi coi quali risolvere la situazione
ho assistito a queste due scene basita
il film descrive una storia amorfa, girando intorno al rapporto malato del progranista con le donne, rimasto ingabbiato nel ricordo della madre senza capire bene il perchè dato che apparentemente era una madre normale e nella subalternità alla sorella, regista della sua professione e della sua vita, fino all'apparire di alma
la quale alma, non bellissima nè affascinante, a volte irritante, conquista il ruolo di moglie in cui riesce a sopravvivere con artifizi a dir poco discutibili
unico apprezzamento a daniel che amo dall'"insostenibile leggerezza dell'essere". grandioso
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redscreen
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domenica 13 maggio 2018
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ok ma quando "parte" il film?
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Bravi gli attori, curata la fotografia. Ma quando "parte" il film? Chi, come me, era in attesa, dopo il lungo preambolo, che il film decolasse da qualche parte rimarrà deluso. Il preambolo continua fino alla fine del film e uno si chiede ma era questo che voleva il regista? Probabilmente sì. Contento lui ma scontanto chi voleva rilassarsi e vedere un film che in qualche modo catturasse l'attensione.
La scelta delle musiche la trovo molto discutibile. Non dico che ogni regista deve avere un attensione maniacale per le musiche come Stanley Kubrick, ma qui sembra che a scelta sia stata fatta in modalità "random".
In conclusione: un film che (purtroppo) non mi ha dato nulla se non il rimpianto di non essere rimasto a casa.
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tiz
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domenica 22 aprile 2018
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purtroppo deludente
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Daniel day lewis, attore troppo perfezionista. Il suo perfezionismo è l suo limite. Il film purtroppo assai deludente. Superficiale, ripetitivo, noioso e una seconda parte intellettualistica. Un film inutile. Apparentemente europeo. Terribilmente americano.
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vittorio
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mercoledì 18 aprile 2018
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tanta noia per nulla
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Lento, inverosimile e noioso al massimo...Un film che finisce senza lasciare una traccia....Delusione evidente!! Si grida al capolavoro, ma di cosa? Di buono c'è solamente la fotografia
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jackmalone
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giovedì 12 aprile 2018
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il bisbetico domato
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Nella fodera di un vestito si può nascondere tutto: frasi, monogrammi, persino ciocche di capelli della mamma morta per portare sempre con sé un ricordo della persona amata, come fa il burbero, anaffettivo e ossessivo sarto raffinato e talentuoso dell'alta società londinese. Il filo nascosto è il dolore intimo ed inespresso di una personalità disturbata che non sempre si riesce a nascondere nella trama di una stoffa di lusso. E' il dolore di chi non sa condividere, godere di se stessi e di chi gli sta intorno, di chi sa solo prendere e non riesce a dare nulla agli altri, di chi riempie la sua vita solo delle proprie inutili routines. Quando questo se stesso diventa ridondante il dolore deve venire fuori; si deve mostrare perché è la parte della natura umana più indispensabile alla sopravvivenza, ma per il bisbetico e maniacale sarto serve un espediente: da solo non può farcela.
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Nella fodera di un vestito si può nascondere tutto: frasi, monogrammi, persino ciocche di capelli della mamma morta per portare sempre con sé un ricordo della persona amata, come fa il burbero, anaffettivo e ossessivo sarto raffinato e talentuoso dell'alta società londinese. Il filo nascosto è il dolore intimo ed inespresso di una personalità disturbata che non sempre si riesce a nascondere nella trama di una stoffa di lusso. E' il dolore di chi non sa condividere, godere di se stessi e di chi gli sta intorno, di chi sa solo prendere e non riesce a dare nulla agli altri, di chi riempie la sua vita solo delle proprie inutili routines. Quando questo se stesso diventa ridondante il dolore deve venire fuori; si deve mostrare perché è la parte della natura umana più indispensabile alla sopravvivenza, ma per il bisbetico e maniacale sarto serve un espediente: da solo non può farcela.
Non riuscirà da solo ad acquistare consapevolezza di se stesso; non mostrerà mai il suo lato umano e senza quello nessuno è degno di essere amato. L'amore ha bisogno di fragilità, di complicità, di dipendenza dalla persona amata. Così la compagna, stufa di essere solo una musa ispiratrice , sempre un passo indietro al grande couturier, si affranca dal suo ruolo e, determinata a diventare una vera compagna di vita, comincia a somministrargli piccole dosi di veleno: non troppo; l'amato non deve morire , deve solo star male : vomitare, sentirsi debole, rimanere un pochino di più a letto trascurando il lavoro. Poi guarirà: lei lo curerà amorevolmente, gli dedicherà tutta se stessa , gli farà capire quanto è importante e che , senza di lei potrebbe non farcela. E se questo dura solo per il breve tempo del malessere, fino alla prossima somministrazione di veleno, poco importa. Si ha quasi la sensazione che il sarto stesso abbia capito e accetti consapevolmente questo espediente e che alla fine gli piaccia diventare un pò più umano.
Ambientazioni magnifiche e attori eccellenti ma soprattutto doppiatori eccezionali, specialmente per il ruolo del protagonista in cui il biascicare e l'espressione del linguaggio sempre a denti stretti riproduce perfettamente il filo nascosto.
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antoniapo
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mercoledì 11 aprile 2018
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bellooo
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Non voglio raccontare la trama( rispetto chi deve vedere ancora il film).Mi è piaciuto moltissimo .Soprattutto Lui,gelido ma, terribilmente affascinante.Ottima l'attrice che impersona la sorella.Altrettanto gelida ma estremamente brava l'attrice e convincente il personaggio.
Non mi è piaciuta molto Alma,in quella parte avrei visto meglio un'altra attrice più carismatica e meno sciapa.Ma forse la scelta del regista aveva quel fine.
La visione di questo film non mi ha annoiata,e non mi sono neanche accorta della sua lunghezza.Dunque lo consigluio vivamente a tutti quelli che si lasciano emozionare.
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corebo
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domenica 1 aprile 2018
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discreto
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Nonostante, la critica, il pubblico e la notte degli oscar, la storia tutto sommato voleva essere originale, ma in effetti non è lei, infatti segue la scia del film lenti e oscuri del tipo: "Quando fionisce il giorno". Nonostante tutto DanielDay-Lewis, Viky Krieps e Lesley Manville, fanno la differenza e se recitassero anche la classica sceneggiata napoletana la farebbero diventare un capolavoro. Concludo mi è piaciuto ma senza entusiasmarmi.
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maricanoemi
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venerdì 30 marzo 2018
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sconsigliato
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Assolutamente sopravvalutato dalla critica. Il film si estende per un tempo lunghissimo privo di una vera e propria trama e non c’entra nulla con il titolo che gli è stato affibbiato. Infatti, di questo fantomatico filo nascosto che dovrebbe essere il fulcro del film, non si parla praticamente mai; d’altronde se la critica ha premiato questo barbosissimo film per la sua originalità (cosa che veramente ha sconcertato me e tutte le persone di mia conoscenza che l’hanno visto) questa forse si può notare solo nella bravura dei due attori protagonisti, non certo in una trama senza logica, senso e interesse. Per concludere vi dico che in sala, durante la visione di questo “bellissimo” film, dopo 20 minuti appena già diverse persone russavano (non sto scherzando).
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Assolutamente sopravvalutato dalla critica. Il film si estende per un tempo lunghissimo privo di una vera e propria trama e non c’entra nulla con il titolo che gli è stato affibbiato. Infatti, di questo fantomatico filo nascosto che dovrebbe essere il fulcro del film, non si parla praticamente mai; d’altronde se la critica ha premiato questo barbosissimo film per la sua originalità (cosa che veramente ha sconcertato me e tutte le persone di mia conoscenza che l’hanno visto) questa forse si può notare solo nella bravura dei due attori protagonisti, non certo in una trama senza logica, senso e interesse. Per concludere vi dico che in sala, durante la visione di questo “bellissimo” film, dopo 20 minuti appena già diverse persone russavano (non sto scherzando). Spendete 2 ore della vostra vita a vedere un film migliore, visto che c’è ne sono molti.
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fabiofeli
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giovedì 29 marzo 2018
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la trama del filo dell'inganno
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Anni ’50. Il sarto della nobiltà britannica, Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis), sta liquidando – è il caso di usare tale termine irriguardoso – la sua ultima fiamma. Non c’è più intesa tra i due; la sorella del sarto, Cyril (Lesley Manville), assiste al non-dialogo con apparente indifferenza. Intanto lo stuolo di donne in divisa che aiutano il sarto si sono distribuite lungo i tre piani di scale che si arrampicano nella dimora. A pranzo Reynolds si imbatte in una giovane e garbata cameriera, Alma (Vicky Krieps), che lo serve con gentilezza e arrossisce ai complimenti di lui.
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Anni ’50. Il sarto della nobiltà britannica, Reynolds Woodcock (Daniel Day-Lewis), sta liquidando – è il caso di usare tale termine irriguardoso – la sua ultima fiamma. Non c’è più intesa tra i due; la sorella del sarto, Cyril (Lesley Manville), assiste al non-dialogo con apparente indifferenza. Intanto lo stuolo di donne in divisa che aiutano il sarto si sono distribuite lungo i tre piani di scale che si arrampicano nella dimora. A pranzo Reynolds si imbatte in una giovane e garbata cameriera, Alma (Vicky Krieps), che lo serve con gentilezza e arrossisce ai complimenti di lui. Una nuova avventura amorosa? Anche; ma l’invito alla giovane donna nella casa di campagna serve solo a prendere le misure al suo corpo, che appaiono perfette per una mannequin; i due dormiranno ognuno nella sua stanza. Reynolds non sa che lo attende un duro confronto con Alma per stabilire chi guiderà il rapporto tra loro …
Il regista, Paul Thomas Anderson, descrive con minuzia, degna del miglior James Ivory, tutte le manie di Reynolds. A cominciare dal legame profondo con la madre defunta, che ancora gli appare nel vestito delle seconde nozze, cucito dal figlio allora 16enne, per finire alle elaborate e complicate colazioni; ed è in plastica evidenza il ritratto delle dame della nobiltà inglese, dedite al possesso ed allo sfoggio di abiti sfarzosi confezionati in modelli unici che interpretano ed aderiscono come una seconda pelle alla personalità di chi li indossa. Il tema principale, il filo nascosto della trama, è il confronto-scontro tra due personalità egocentriche ed accentratrici, appartenenti a due differenti strati sociali; solo una delle due la spunterà, piegando l’altra con uno stratagemma stregonesco. D’altro canto fili e ordito servono per cucire nodi e intrecci, trappole e inganni. Erbe e funghi influiscono sul corpo e sulla personalità; non sempre la cultura e la razionalità la spuntano sull’arcano e la “magia”, che trascinano su un terreno infido e insondabile l’intelligenza, agendo sulle pulsioni nascoste dell’animo umano. Una grande fotografia e una padronanza ineccepibile del mezzo tecnico. Una recitazione ad alto livello dei tre protagonisti, sensibili e calati perfettamente nella parte: svetta Daniel Day-Lewis – che ha annunciato il suo ritiro dalle scene, ma poi si vedrà … -, un Reynolds insofferente e sarcastico, prepotente come un tiranno infantile; ma le due attrici, Krieps e Manville, non sono da meno, apparentemente accomodanti, ma non meno di carattere, chiuse nella loro enigmaticità travestita da dolcezza. La venatura di “giallo” della storia è un pizzico di curry con paprica, una spolverata di Hitchcock sul piatto raffinato e godibile di questo ottimo film, già carico di prestigiosi premi (Oscar, BAFTA, Golden Globe …). Da non mancare.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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filmicus
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martedì 27 marzo 2018
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amor omnia vincit
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Lasciamo stare la parte elogiativa,svolta ampiamente e giustamente nei commenti, e fermiamoci sul contenuto ideologico del film.Il rapporto uomo-donna è un rapporto "velenoso" anzi avvelenato nella misura giusta,tuttavia, per evitare l'esito esiziale.Alla volontà di dominio,di imposizione dell'uomo la donna non riesce a contrapporre validamente nessuna cura intima ed amorosa: non si raggiunge l'equilibrio.Occorre un ulteriore mezzo,antico come il mondo,il filtro amoroso,la pozione magica:la calibrata dose di funghi velenosi.L'uomo comprenderà il senso dell'amore solo dinanzi al proprio crollo,alla visione della morte.Così al protagonista apparirà, in un vestito bianco di sposa, l'immagine della madre,dell'unica donna che ha potuto e voluto dargli amore senza venefici correttivi.
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Lasciamo stare la parte elogiativa,svolta ampiamente e giustamente nei commenti, e fermiamoci sul contenuto ideologico del film.Il rapporto uomo-donna è un rapporto "velenoso" anzi avvelenato nella misura giusta,tuttavia, per evitare l'esito esiziale.Alla volontà di dominio,di imposizione dell'uomo la donna non riesce a contrapporre validamente nessuna cura intima ed amorosa: non si raggiunge l'equilibrio.Occorre un ulteriore mezzo,antico come il mondo,il filtro amoroso,la pozione magica:la calibrata dose di funghi velenosi.L'uomo comprenderà il senso dell'amore solo dinanzi al proprio crollo,alla visione della morte.Così al protagonista apparirà, in un vestito bianco di sposa, l'immagine della madre,dell'unica donna che ha potuto e voluto dargli amore senza venefici correttivi.L'equilibrio è raggiunto:a questo punto sarà l'uomo a volere un po di funghetti sospetti nella frittatina quotidiana e la vita riprende ed anzi continua nella elegante carrozzina per neonati nel verde parco londinese.Amor omnia vincit.Non sappiamo se nel passeggino vi è un maschietto o una femminuccia ma il giuoco dei rapporti uomo-donna inevitabilmente continuerà.Può piacere o no ma il succo del film è questo e gli artisti,come certo è il regista del fim, la fanno in barba a tutti i progressisti del mondo che cercano, giustamente e con fatica, di creare un mondo nuovo per uomini e donne.Ovviamente non intendiamo entrare nelle personali idee del regista che sul punto non conosciamo o potremmo fraintendere.Oltretutto il film potrebbe anche essere una pièce sottilmente ironica,nascosta sotto uno smagliante corredo scenografico ed interpretativo.
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