no_data
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sabato 17 marzo 2018
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un film che sposta più avanti il cinema!
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Il fim certamente si sarà meritato tutti i premi ricevuti e le entusiastiche recensioni. Ma avete proprio ragione voi! Questo film " sposta più avanti il cinema".
Bisogna che il cinema si faccia carico anche degli spettatori. Infatti non e' possibile lasciarli così sulle poltrone senza un minimo di confort. Il cinema poteva almeno distribuire cuscini ed un po' di coperte. E chè diamine! E poi quelle poltrone scomodissime. Mi sarò svegliato almeno sei o sette volte! Speriamo che i cinema che lo proiettano raccolgano il vostro invito e " spostino più avanti il confort" dei malcapitati spettatori.
P.
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Il fim certamente si sarà meritato tutti i premi ricevuti e le entusiastiche recensioni. Ma avete proprio ragione voi! Questo film " sposta più avanti il cinema".
Bisogna che il cinema si faccia carico anche degli spettatori. Infatti non e' possibile lasciarli così sulle poltrone senza un minimo di confort. Il cinema poteva almeno distribuire cuscini ed un po' di coperte. E chè diamine! E poi quelle poltrone scomodissime. Mi sarò svegliato almeno sei o sette volte! Speriamo che i cinema che lo proiettano raccolgano il vostro invito e " spostino più avanti il confort" dei malcapitati spettatori.
P.S. Piccola nota a margine tra uno sbadiglio e l'altro: gli abiti saranno anni '50, ma sono francamente brutti. Avete una idea, dei Valentino, Dior, Givenchy, Ferre' .....
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camillalavazza
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giovedì 15 marzo 2018
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raffinato e profondo
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“Il filo nascosto” è un capolavoro di sottigliezza psicologica, una costruzione perfetta, curata in modo maniacale in ogni particolare, come un abito d’alta moda, ma non si limita all’apparenza di una superba confezione, arriva a scavare nella profondità di dinamiche relazionali complesse e ossessive (altro che le 50 sfumature! e senza mostrare nemmeno una scena di sesso) con assoluta credibilità, pur nell’eccezionalità di tali comportamenti.
A qualcuno la storia parrà sconcertante e, forse, ai più giovani ed inesperti della varietà delle relazioni umane, certi comportamenti potrebbero apparire risibili, qualche signora potrebbe tenere a mostrare ad alta voce di dissociarsi (siamo pur sempre in epoca post-Weinstein e sembra poco chic - non uso questo termine a caso - immedesimarsi e parteggiare per una donna - a prima vista - succube di un uomo anaffettivo fino alla crudeltà mentale).
Il film induce invece a riflettere sulla natura dei sentimenti, sul filo (eccolo qui) sottile che separa l’amore dal controllo, il gioco dalla realtà.
È lui il più forte? Non fa che affermarlo per tutto il tempo e di certo lo è, per cultura, stato sociale, denaro, consapevolezza del valore della propria arte, ma siamo ben oltre il rapporto tra il pigmalione e la sua creatura.
Non voglio svelare il colpo di scena, ma penso di non rovinare il finale evidenziando un indizio di come poi si svilupperà il loro rapporto nel momento in cui lei, “più realista del re”, va a recuperare l’abito indossato indegnamente da una riccona ubriaca, sfilandoglielo senza tante cerimonie, mentre lui, che pure avrebbe voluto farlo ma non ne ha avuto il coraggio, rimane sulla soglia. D’altronde è un uomo che scarica le proprie amanti tramite la sorella (interpretata da una magnifica Lesley Manville) ben contenta di intrattenere con lui un rapporto privilegiato, per quanto anche per lei il fratello rimanga un mistero inaccessibile.
È in seguito a questa prova assurda, sopra le righe, a questa reazione che pare spropositata (ma non lo è) che lui le dice un semplice ma preziosissimo “grazie”, per poi ricominciare a maltrattarla come prima.
Ma un segnale è stato lanciato. Lui predilige il silenzio, il suo isolamento rimane impenetrabile, tra loro prevale il non detto, ma non bisogna dimenticare che è un uomo che cuce i suoi segreti nelle fodere delle giacche, nei risvolti degli abiti, in piccole etichette che recano messaggi nascosti, destinati a rimanere tali per tutti, fuorché per colei che è capace di cogliere la sfida.
Inutile dire che solo dei grandissimi interpreti potevano rendere ogni sfumatura di personalità tanto articolate e che tutti ne sono stati pienamente all’altezza.
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opidum
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giovedì 15 marzo 2018
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lento lento lento lento
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visto ieri sera all'ugc di moncalieri
non mi sono addormentato ma non è stato semplice
il filo nascosto è un lungo tutorial di 130 minuti su come si fa un vestito d'alta sartoria e con danyel day lewis che fa l'eccentrico ricco.
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visto ieri sera all'ugc di moncalieri
non mi sono addormentato ma non è stato semplice
il filo nascosto è un lungo tutorial di 130 minuti su come si fa un vestito d'alta sartoria e con danyel day lewis che fa l'eccentrico ricco.
voto 5
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ruzzante
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mercoledì 14 marzo 2018
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tanta noia ... ma con stile
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Film ben diretto, ben recitato, buoni i dialoghi e la sceneggiatura ma ... parecchio lento, diciamoci la verità. Per come la vedo io i romanzi, i film, devono raccontarci una storia, che può essere condita bene o male, presentata bene o male, addobbata in modo più o meno ricco, ma insomma la materia prima è la storia. Puoi essere lo chef più geniale del pianeta, ma con un pezzo di salsiccia e un etto di piselli non riuscirai a creare un capolavoro.
Lo stilista eccentrico, scapolo impenitente, conosce una cameriera e la lascia entrare lentamente nella sua vita e nel suo cuore, come lei fa con lui. Ma non sembrano fatti l'uno per l'altra.
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Film ben diretto, ben recitato, buoni i dialoghi e la sceneggiatura ma ... parecchio lento, diciamoci la verità. Per come la vedo io i romanzi, i film, devono raccontarci una storia, che può essere condita bene o male, presentata bene o male, addobbata in modo più o meno ricco, ma insomma la materia prima è la storia. Puoi essere lo chef più geniale del pianeta, ma con un pezzo di salsiccia e un etto di piselli non riuscirai a creare un capolavoro.
Lo stilista eccentrico, scapolo impenitente, conosce una cameriera e la lascia entrare lentamente nella sua vita e nel suo cuore, come lei fa con lui. Ma non sembrano fatti l'uno per l'altra. Va bene, una "relazione complicata" raccontata con stile, sullo sfondo di pizzi e merletti, poca miseria e molta nobiltà ... ma c'è abbastanza materia per tirare fuori oltre due ore di riprese? Secondo me no, e la noia la fa da sovrana, infatti
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writer58
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mercoledì 14 marzo 2018
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frammenti di un discorso amoroso
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Raramente ho visto un film che presenta valori estetici così alti e, nel contempo, pare creare una barriera all’identificazione dello spettatore, quasi fosse un meccanismo che seduce l’occhio e respinge il cuore. La sensazione è identica a quella suscitata da alcuni film di Greenaway –peraltro molto differenti e non assimilabili all’ultima fatica di Paul Thomas Anderson-: scenografie impeccabili, costruite con uno stile raffinato, una fotografia satura, inquadrature pittoriche, esterni dai colori chiari e interni dove predominano le tonalità bordeaux e i colori caldi dei mobili e dei vestiti.
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Raramente ho visto un film che presenta valori estetici così alti e, nel contempo, pare creare una barriera all’identificazione dello spettatore, quasi fosse un meccanismo che seduce l’occhio e respinge il cuore. La sensazione è identica a quella suscitata da alcuni film di Greenaway –peraltro molto differenti e non assimilabili all’ultima fatica di Paul Thomas Anderson-: scenografie impeccabili, costruite con uno stile raffinato, una fotografia satura, inquadrature pittoriche, esterni dai colori chiari e interni dove predominano le tonalità bordeaux e i colori caldi dei mobili e dei vestiti.
Un film costruito come il suo protagonista: formalmente perfetto, accurato, elegante, controllato. Il sarto Reynolds Woodcock è uno degli stilisti più rinomati dell’Inghilterra degli anni ’50: la sua casa veste esponenti della casa reale, della nobiltà e del jet set mondiale. I suoi vestiti sono un emblema e un segno distintivo dell’eleganza esclusiva. E’ un uomo perfezionista, dominato da esigenze di controllo, incapace (apparentemente) di slanci, che convoglia tutta la sua energia pulsionale nella creazione di modelli di tendenza, lasciando alle relazioni affettive solo le briciole del suo investimento. Vive relazioni effimere con donne che lascia quando richiedono maggiore impegno nella relazione.
In questo universo chiuso e autoreferenziale s’inserisce Alma, cameriera di un ristorante che viene “riscattata” da Reynolds e trasformata in una delle sue modelle. La relazione tra i due protagonisti, inizialmente con Alma in una posizione fortemente sottomessa, evolve in modo sorprendente, fino a trasformarsi in un rapporto di dipendenza in cui lo stilista si mostra inerme e indifeso, accettando di mettersi in una posizione subalterna.
Il gioco relazionale tra i due protagonisti (con la sorella di Reynolds, socia della maison, nella veste della testimone della supremazia dello stilista e, in seguito, del ribaltamento delle posizioni) è descritto in modo algido e figurativamente rigoroso. L’escamotage di Alma (che non ho intensione di spoilerare) determina un rovesciamento dei ruoli e del potere all’interno della coppia e attiva nello stilista un nucleo oscuro, una necessità di essere accudito che rivela la persistenza di un conflitto irrisolto con la figura materna.
“il filo nascosto” è un film che coniuga nel suo sviluppo il thriller psicologico con la rappresentazione della patologia amorosa. Paola Casella richiama, nella sua recensione, il film di Truffaut “La mia droga si chiama Julie”, anche se il riferimento mi pare imperfetto. Truffaut ha un approccio più romantico, più passionale, meno attento all’estetica della confezione. Il film di Anderson, anche se magnifico sul piano delle immagini, degli spazi e della tessitura –non solo dei vestiti- rimane imprigionato in una bolla che pare togliere ossigeno ai personaggi, li colloca su un terreno intermedio tra il formalismo, il narcisismo la regressione e la manipolazione, priva i protagonisti, pur eccellenti nella loro performance, di movimento e dinamicità, li confina in un esercizio di stile iconograficamente splendido ma mortifero e opaco.
In sintesi: una proposta che ha veicolato suggestioni estetiche rilevanti strameritando l'Oscar per i costumi, ma allo stesso tempo un'opera che mi ha lasciato freddo e lievemente infastidito.
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(di jackbeauregard)
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silvanobersani
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lunedì 12 marzo 2018
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difficilmente facile
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E' un'opera introspettiva, che gioca sulle situazioni e sulla personalità complessa e contradditoria dei personaggi prima ancora che sulla sottile trama narrativa, che appunto, rimane allusivamente nascosta. L'ambientazione è quindi solo un pretesto, una cornice, ed in ultima analisi è la quinta teatrale per la messa in scena di scatole cinesi di regole, paranoie, lacerazioni irrisolte e fragilità a malapena contenute. Reynold Woodcock, genio creativo e beniamino della jet society londinese, è un uomo dolorosamente diviso tra l'immagine smart che le sue clienti vogliono da lui, tra la sua apparenza fatta di certezze fondate su un cronometrico cerimoniale ed infine con la sua personalità devastata da contraddizioni edipiche e sindrome di Peter Pan.
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E' un'opera introspettiva, che gioca sulle situazioni e sulla personalità complessa e contradditoria dei personaggi prima ancora che sulla sottile trama narrativa, che appunto, rimane allusivamente nascosta. L'ambientazione è quindi solo un pretesto, una cornice, ed in ultima analisi è la quinta teatrale per la messa in scena di scatole cinesi di regole, paranoie, lacerazioni irrisolte e fragilità a malapena contenute. Reynold Woodcock, genio creativo e beniamino della jet society londinese, è un uomo dolorosamente diviso tra l'immagine smart che le sue clienti vogliono da lui, tra la sua apparenza fatta di certezze fondate su un cronometrico cerimoniale ed infine con la sua personalità devastata da contraddizioni edipiche e sindrome di Peter Pan. Ma Alma, che non ci sta a giocare con le sue regole del gioco e ad essere confinata al ruolo di ennesima vestale di questa liturgia, impone lentamente ma coerentemente le sue regole del gioco, mettendo in crisi le certezze e le sicurezze di Reynold e allo stesso tempo proponendosi come infermiera per le sue sofferenze. Ed è in questo sottile gioco di supremazia reclamata, affermata, negata e di nuovo reclamata che si dipana la vicenda del film. Che sicuramente si ispira a grandi maestri della cinematografia, ma che non rimane esente da un calligrafismo un po' di maniera.
Alla composizione felice dell'opera nuoce un po' il senso claustrofobico che induce la sequenza quasi senza soluzione di continuità di primi piani insistiti e reiterati sui due protagonisti. Magari un po' più di leggerezza nel montaggio, anche eventualmente a discapito di qualche brandello narrativo fin troppo esplicitato avrebbe giovato. Ma il film, pur non appartenendo alla categoria dei capolavori, ne esce con una sua dignità e con buone ragioni per essere visto. Belli i costumi, che giustamente si portano a casa una messe di trofei, bella la colonna sonora se pure un tantino scontata, gigantesca l'interpretazione di Daniel Day-Lewis, che ci offre una chiave attoriale sicuramente originale ed efficace. Un Oscar al doppiaggio a Massimo Lodolo: non abbiamo visto la versione originale ma siamo certi che stavolta il doppiaggio ci mette molto del suo.
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annelise
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lunedì 12 marzo 2018
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il gioco del silenzio
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Il film è,a mio avviso, all'altezza della fama e del successo. Originale e complesso porta alla concentrazione e allo stupore,in alcuni momenti . Non è un film sull'amore ma un capitolo di una storia di coppia in cui si integrano la fragilità e il potere che vengono espressi, con alternanza, dai personaggi. I ruoli non sono cristallizzati ma si alternano.
Il sarto Woodcock ,potente e raffinato,scapolo impenitente,vive con la sorella Cyril e gestisce con lei la maison ereditata dalla madre. Le clienti altolocate subiscono il fascino e le scelte del sarto, ricoscendogli estro e capacità. Le donne frequentano la vita di quest'uomo per pochi e fuggevoli rapporti e vengono rapidamente sostituite.
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Il film è,a mio avviso, all'altezza della fama e del successo. Originale e complesso porta alla concentrazione e allo stupore,in alcuni momenti . Non è un film sull'amore ma un capitolo di una storia di coppia in cui si integrano la fragilità e il potere che vengono espressi, con alternanza, dai personaggi. I ruoli non sono cristallizzati ma si alternano.
Il sarto Woodcock ,potente e raffinato,scapolo impenitente,vive con la sorella Cyril e gestisce con lei la maison ereditata dalla madre. Le clienti altolocate subiscono il fascino e le scelte del sarto, ricoscendogli estro e capacità. Le donne frequentano la vita di quest'uomo per pochi e fuggevoli rapporti e vengono rapidamente sostituite. In casa regna l'ossessione per il silenzio, la maniacalità di Reynolds,il rispetto ossequioso per la sua creatività e la sua concentrazione.
Punti fermi della presenza femminile rimangono,nella vita del personaggio, la madre defunta e la sorella algida che custodisce i riti della vita familiare.
L'incontro con Alma sembra portare scompiglio, cambiamento, rivoluzione in una casa "morta" in cui nulla deve cambiare. Alma vuole amarlo con slancio, vitalità, improvvisazione. Diventa la sua modella, la sua compagna, la commensale .
Nonostante si sposino , Reynolds ,prigioniero del suo mondo, non riesce a tollerare il cambiamento che la moglie vorrebbe fargli vivere. Alma si dedica a lui come una madre amorevole ,cerca di assecondarlo ma non riesce a tollerare la distanza emotiva che si frappone tra loro, l'esercizio di potere che lui esprime ,congelando slanci e sentimenti .
Alma, allora,sapendo di non poter vincere altrimenti, ricorre ad uno stratagemma che porterà Reynold in una condizione infantile di dipendenza dalla moglie(madre). Limiterà, in alcune fasi della loro vita, il suo potere e la sua forza, fiaccherà le sue energie, lo renderà fragile e bisognoso di cure.
La combinazione di personalità al limite del patologico, porterà ad una ricerca di equilibri che terranno lontana la loro separazione e che poco hanno a che vedere con il concetto di amore tradizionale
Il loro legame regge e si alimenta con una precisa strategia, della quale entrambi hanno consapevolezza, e rappresenta il filo nascosto della loro coppia.
Gli attori sono bravissimi : Daniel Day Lewis imponente e magnetico : i suoi silenzi ed i suoi sguardi rappresentano una comunicazione efficace e meravigliosa
Ambientazione elegantissima .
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ninoraffa
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lunedì 12 marzo 2018
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il filo perso
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Londra, quartieri eleganti, anni cinquanta. Reynolds Woodcock, stilista di principesse e miliardarie, tranquillamente convinto che i suoi modelli siano il centro del mondo, è una divinità superstiziosa solita nascondere capelli o cartigli talismanici nelle sue creazioni; in più si porta dentro un gigantesco complesso di Edipo verso la madre morta. Dirige con debita maniacalità la maison insieme alla sorella Cyril di cui il film dice poco, ma sufficiente a sospettarla altrettanto patologica. Ama decorarsi di belle donne, ma preso dalla perfezione dell’arte sartoriale – e dal suo ego – le cambia spesso, gratificandole di un suo abito a titolo di liquidazione.
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Londra, quartieri eleganti, anni cinquanta. Reynolds Woodcock, stilista di principesse e miliardarie, tranquillamente convinto che i suoi modelli siano il centro del mondo, è una divinità superstiziosa solita nascondere capelli o cartigli talismanici nelle sue creazioni; in più si porta dentro un gigantesco complesso di Edipo verso la madre morta. Dirige con debita maniacalità la maison insieme alla sorella Cyril di cui il film dice poco, ma sufficiente a sospettarla altrettanto patologica. Ama decorarsi di belle donne, ma preso dalla perfezione dell’arte sartoriale – e dal suo ego – le cambia spesso, gratificandole di un suo abito a titolo di liquidazione.
Reynolds incontra Alma, cameriera in un breakfast sulla costa, facendone la sua nuova musa. Come d’abitudine presto si stanca anche di lei, che però anticipa il congedo servendogli per colazione un tè ai funghi. Velenosi. Dopo una notte tra la vita e la morte, l’indomani, già in discreta salute, Reynolds cade letteralmente ai suoi piedi chiedendola in sposa.
Si pente già in luna di miele, rivolgendosi a Cyril in cerca di rimedi. Ma Alma ha sempre i funghi sottomano. Per fortuna di Reynolds, sua moglie, oltre che ottima modella, è anche un genio della farmacologia…
Premio Oscar 2018 per i costumi. Qualche spettatrice ha intravisto affinità tra un modello del sarto londinese e il guardaroba disneyano di Grimilde, ma l’ignoranza del recensore in materia ripara l’Academy da ogni critica.
Buona interpretazione dei tre protagonisti, in particolare quella di Daniel Day-Lewis, ancora una volta maestro nell’incarnare possessioni. Dopo un primo tempo senza sussulti, la seconda parte vira brusca nel thriller psicologico, con Alma follemente lucida nel manipolare il desiderio di cure materne di Reynolds, per ridurlo col suo stesso consenso alla dipendenza da lei. La sana ragazza di campagna getta la maschera acqua e sapone rivelandosi più patologica dei suoi ospiti. La miseria in cui è cresciuta – presumiamo –, le umiliazioni subite dall’amante-mentore e il mancato saluto della principessa del Belgio, suscitano la stregoneria che forse lei stessa ignorava di avere dentro. La storia tra il ricco egocentrico e la ragazza povera, assume quindi forma di gioco perverso in cui Alma cede a Reynolds la parte dell’oggetto assumendo il controllo.
Nel complesso “Il filo nascosto” appare più estetizzante che convincente o coinvolgente, affidandosi alla bravura degli interpreti per puntellare debolezza di personaggi e trama. Alcuni passaggi psicologici sono sbrigativi, Alma rimane inspiegata, non mancano forzature e incoerenze in un storia che più verosimilmente si sarebbe conclusa con un catafalco e un patibolo. Bene la premessa edipica su Reynolds, bene l’effetto sorpresa di Alma, politicamente corretta la rivalsa sociale, obbligata in questi giorni l’inversione dei ruoli col maschio finalmente soccombente… ma l’amanita falloide come terapia di coppia non terminale sembra un’invenzione dubbia e complicata da dosare. Il regista-autore Paul Anderson lascia pure intendere che Alma e Reynolds continueranno praticare il veneficio per spezzare la routine e ritemprarsi, un po’ come per altre coppie la settimana bianca o le vacanze al mare. Il normale masochista di solito si limita a farsi ammanettare e frustare, ma, si sa, nel magico mondo della moda sono tutti un po’ strani.
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achille
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lunedì 12 marzo 2018
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c’è un filo nascosto?
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Francamente non comprendo le tante entusiastiche recensioni.
il film è costituito da una serie di scene che alla fine rendono un quadro appena abbozzato e quindi aperto a tutte le interpretazioni.
La narrazione appare come una serie di anacoluti. Alcuni esempi:
nel primo incontro tra Alma e Reynolds, tra i due corre immediatamente l’intesa. È un colpo di fulmine? Alma aveva già ‘individuato’ il famoso sarto?
Il furto del vestito alla cliente che ‘non lo meritava’.
L’invettiva sullo ‘chic’ che appare senza un prima nè un dopo.
L’apparizione della mamma in abito nuziale
Il “mai maledetta” cucito nel vestito
Il racconto di Alma che avvelena il marito ed aggiunge che se anche questi dovesse morire lei aspetterà di ritrovarlo in un altro universo.
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Francamente non comprendo le tante entusiastiche recensioni.
il film è costituito da una serie di scene che alla fine rendono un quadro appena abbozzato e quindi aperto a tutte le interpretazioni.
La narrazione appare come una serie di anacoluti. Alcuni esempi:
nel primo incontro tra Alma e Reynolds, tra i due corre immediatamente l’intesa. È un colpo di fulmine? Alma aveva già ‘individuato’ il famoso sarto?
Il furto del vestito alla cliente che ‘non lo meritava’.
L’invettiva sullo ‘chic’ che appare senza un prima nè un dopo.
L’apparizione della mamma in abito nuziale
Il “mai maledetta” cucito nel vestito
Il racconto di Alma che avvelena il marito ed aggiunge che se anche questi dovesse morire lei aspetterà di ritrovarlo in un altro universo.
Insomma due ore d’attesa che lasciano la sensazione di aver perso del tempo.
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ralphscott
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domenica 11 marzo 2018
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ahi alma,perchè tanta devozione?
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Tre o quattro stelle,poco importa. La riflessione che mi rimugina in testa da ieri è sui motivi,le leve che possano spingere una ragazza a segnare la propria esistenza per un genio della couture,certo,ma così avido di sentimenti o incapace di esprimerli. Finalmente un film che non tratta scene di sesso,ammesso che nella vita dei due protagonisti ce ne sia. Ma assente dalla messa in scena l'amore fisico,sempre sopravvalutato al cinema come nella realtà,cosa rimane a legare Alma a Reynolds? E' un genio con forbici e stoffa,un odioso,infantile,anaffettivo misantropo nei rari frangenti extra lavorativi.Sul finale,quando vittima e carnefice si fanno consapevoli complici,prevale nello spettatore l'ammirazione incredula per esser arrivati a tanto.
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Tre o quattro stelle,poco importa. La riflessione che mi rimugina in testa da ieri è sui motivi,le leve che possano spingere una ragazza a segnare la propria esistenza per un genio della couture,certo,ma così avido di sentimenti o incapace di esprimerli. Finalmente un film che non tratta scene di sesso,ammesso che nella vita dei due protagonisti ce ne sia. Ma assente dalla messa in scena l'amore fisico,sempre sopravvalutato al cinema come nella realtà,cosa rimane a legare Alma a Reynolds? E' un genio con forbici e stoffa,un odioso,infantile,anaffettivo misantropo nei rari frangenti extra lavorativi.Sul finale,quando vittima e carnefice si fanno consapevoli complici,prevale nello spettatore l'ammirazione incredula per esser arrivati a tanto. Questo è sicuramente un film spiazzante,ambizioso e inquietante.
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