Esordio alla regia di Sorkin, già apprezzatissimo sceneggiatore, dietro, solo per citare l’ultimo in ordine di tempo, allo Steve Jobs di Boyle, Molly’s Game è un film perfettamente riuscito che contiene tutti i suoi marchi di fabbrica già presenti nelle sceneggiature dirette da altri: poca azione, tanti dialoghi, spesso arguti e taglienti, personaggi ben definiti e caratterizzati (in questo caso interpretati da attori strepitosi).
Basato sul libro della stessa protagonista, Molly’s Game è un film che ha molto meno a che fare col poker di quanto non ne abbia con la voglia e la capacità di descrivere la vita, fatta di solitudine, di una donna che cerca di realizzarsi in un mondo di uomini, e finisce per rincorrere solo il denaro, diventare schiava della droga e venir abbattuta e abbandonata da quel sistema al quale si era solo illusa di poter sfuggire. Nonostante sia scritto da un uomo, grazie anche al materiale d’origine, il film si dimostra insomma in grado di tratteggiare un finissimo ritratto delle tribolazioni a cui va incontro una donna in un mondo, fondamentalmente, maschilista. Una donna che vuole essere libera, indipendente, e non soggiogata al potere di un uomo, di cui non crede di aver bisogno per realizzarsi e avere successo.
Seppur, come qualcuno ha notato, il film, in alcune sue parti, si possa definire "poco cinematografico", rimane comunque una storia interessante, anche avvincente, raccontata in maniera egregia per mezzo di uno script come al solito iperdialogato ma che riesce ad evitare la saturazione e la noia, mantenendo invece ben alta la tensione per oltre due ore di durata (cosa che si deve, comunque, anche all’apporto reso poi in fase di post-produzione da ben tre montatori, che sono riusciti a mantenere il ritmo serrato e conciso).
Già questo non è cosa da poco. Ma come se non bastasse ad alzare di livello il film sono anche, senz'altro, come già accennato, le eccellenti prove degli attori (non solo la Chastain, che dopo Miss Sloane, tratteggia mirabilmente un nuovo personaggio femminile forte e indipendente, ma anche, almeno, Elba).
La costruzione narrativa è solida e non cede quasi mai (salvo, talvolta, nei flashback riguardanti il rapporto col padre, e in particolare, nell’incontro finale con lo stesso, un po' troppo melenso e strappalacrime). Ma, essendo il film basato su una storia vera, anche la lieta fine, altrimenti assolutamente improbabile, un po' inaspettata, non appare troppo forzata.
A conti fatti, un buon esordio che suggerisce un nuovo brillante futuro per l’autore in veste di regista-sceneggiatore.
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astromelia
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sabato 5 maggio 2018
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recensione centrata
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ottima recensione,concordo su tutto,è un gran bel film,sceneggiatura coinvolgente,chastain ineccepibile come sempre,la storia stupefaciente
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antoniomontefalcone
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domenica 6 maggio 2018
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una donna che ha messo sempre in gioco se stessa
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Esordio alla regia di Aaron Sorkin, già sceneggiatore di 'The social network'(premiato con l'Oscar), 'L'arte di vincere' e 'Steve Jobs', il film è il ritratto di una donna forte e indipendente, scrutata nella psiche e nei lati oscuri. Tratto dal romanzo omonimo autobiografico, l'opera ripercorre a ritroso la parabola di Molly Bloom, nota organizzatrice di partite clandestine di poker a Los Angeles. La pellicola, al netto di una regia acerba, ha i suoi punti di forza nell'interpretazione di Jessica Chastain, nel montaggio serrato, nei dialoghi e in uno script efficace, interessato alla determinazione di questa donna alla ricerca del successo e in lotta contro tutto e tutti. Vera protagonista di un ambiente maschile che tiene sempre in pugno, non perdendo mai femminilità e dignità.
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Esordio alla regia di Aaron Sorkin, già sceneggiatore di 'The social network'(premiato con l'Oscar), 'L'arte di vincere' e 'Steve Jobs', il film è il ritratto di una donna forte e indipendente, scrutata nella psiche e nei lati oscuri. Tratto dal romanzo omonimo autobiografico, l'opera ripercorre a ritroso la parabola di Molly Bloom, nota organizzatrice di partite clandestine di poker a Los Angeles. La pellicola, al netto di una regia acerba, ha i suoi punti di forza nell'interpretazione di Jessica Chastain, nel montaggio serrato, nei dialoghi e in uno script efficace, interessato alla determinazione di questa donna alla ricerca del successo e in lotta contro tutto e tutti. Vera protagonista di un ambiente maschile che tiene sempre in pugno, non perdendo mai femminilità e dignità. Ma anche simbolo di contraddizione: il voler restar integri moralmente pur perseguendo (e pur restando dentro) un sistema illegale. Amaro riflesso di un'America divisa tra sano individualismo e derive morali.
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