elgatoloco
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lunedì 18 maggio 2020
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king arthur, what?
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"King Arthur. Legend of the Sword"(Guy Ritichie, anche co-autore della sceneggiatura, 2017)è un film ispirato all'opera del 1400 di Thomas Mallory, ma anche, pesantemente, alla tradizione superonmistico-da "Superheroes"oggi dominante. Con un ritmo scatenato, decisamente travolgente in certi momenti, con l'uso anche assolutamente trash di mostri e relativi effetti specciali, Ritchie riesce a coinvolgere soprattutto quando mostra King Arthur, o meglio il futuro"King", per ora solo Arthyr, che riaccede al trono, sconfiggendo "vilains"e streghe e maghi di ogni tipo. Charile Hunman e Astrid Bergès-Frisbey sono certamente in parte, nella loro"altercatio"tra Bene e Male, Eric Bana e altri altrettanto, Jude Law as Vortigern non si discute, in certo senso, ma ci si può legittimamente interrogare sulla finzione di un film come questo, egregiamente realizzato soprattutto(ma lo si è detto prima, repetita juvant ma rischiano di annoiare.
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"King Arthur. Legend of the Sword"(Guy Ritichie, anche co-autore della sceneggiatura, 2017)è un film ispirato all'opera del 1400 di Thomas Mallory, ma anche, pesantemente, alla tradizione superonmistico-da "Superheroes"oggi dominante. Con un ritmo scatenato, decisamente travolgente in certi momenti, con l'uso anche assolutamente trash di mostri e relativi effetti specciali, Ritchie riesce a coinvolgere soprattutto quando mostra King Arthur, o meglio il futuro"King", per ora solo Arthyr, che riaccede al trono, sconfiggendo "vilains"e streghe e maghi di ogni tipo. Charile Hunman e Astrid Bergès-Frisbey sono certamente in parte, nella loro"altercatio"tra Bene e Male, Eric Bana e altri altrettanto, Jude Law as Vortigern non si discute, in certo senso, ma ci si può legittimamente interrogare sulla finzione di un film come questo, egregiamente realizzato soprattutto(ma lo si è detto prima, repetita juvant ma rischiano di annoiare...)a livello spettacolare, ma dove per es.il tema, pur accennato della"Rounde Table", con tutte le sue implicazioni, anche"democratiche"(verrà la"MAgna Carta", peraltro non nascendo da e neppure dal nulla) non non viene analizzato adeguatamente. Complessivamente, un prodotto(la definizione non la intendo in senso spregiativo)che può servire, modestamente, a introdurre al tema adolescenti e in genere persone vogliose(o meno, chissà)di apprendere qualcosa riguardo a questo ambito, che sta tra storia e leggenda, ma che comunque influenza in modo determinante anche la cultura della modernità, visto, appunto, che"King Arthur"è ben diverso dal classico"re"(ma anche dal concetto imperiale)dominante, divenendo di volta in volta paladino degli oppressi(ma allora"Ivanhoe"e"Robin Hood"non snono da meno, anzi valgono probabilmente di più, sono più adeguati come"emblemi")per chi sia già passato attraverso letture e film esminate/i criticamente, forse a tratti proverà un poìdi fastidio. Anche l'inserzione, very american style, di persnaggi di culture diversissime(Africa, Cina)considerando la difficoltà dei viaggi all'epoca, appare complessivmanete come pretestuosa, ma lo richiede, forse il box office... A metà strada tra volontò di riscoprire elementi di cultura, popollar ee non e mero spettacolo, "king Arthur"(o meglio questo nuovo film ispirato alla saga arturiana)rischia di rimanere quasi"incagliato". El Gato
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julesv
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domenica 25 novembre 2018
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il solito ritchie, ma non al suo meglio
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Guy Ritchie ci riprova, e dopo aver dato la sua interpretazione del mito di Sherlock Holmes, ci propone anche la sua visione del leggendario mondo del ciclo di Artù. Peccato che le analogie con il film sul dectective più famoso di sempre finiscano qui; è infatti solo il desiderio di riadattare un classico il ponte tra le due pellicole, visto che il risultato è completamente diverso in questo caso. Se il contesto e il "mood" del film sono piuttosto azzeccati e in linea con lo stile e la poetica di Ritchie, non si può non notare un certo pressapochismo nella costruzione della storia. A partire dall riadattamento del mito, che non viene affatto approfondito e che per questo lascia l'amaro in bocca, visto che le premesse iniziali facevano sperare in qualcosa di nuovo e creativamente interessante; sembra quasi che al regista non interessi gran che il contesto fantasy e che questo sia invece solo un pretesto narrativo per far fare ai suoi personaggi scontri mirabolanti (che sarebbero altrimenti fuori luogo) funzionali per poter sfoggiare tutta la tecnica e la CGI di cui è a disposizione.
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Guy Ritchie ci riprova, e dopo aver dato la sua interpretazione del mito di Sherlock Holmes, ci propone anche la sua visione del leggendario mondo del ciclo di Artù. Peccato che le analogie con il film sul dectective più famoso di sempre finiscano qui; è infatti solo il desiderio di riadattare un classico il ponte tra le due pellicole, visto che il risultato è completamente diverso in questo caso. Se il contesto e il "mood" del film sono piuttosto azzeccati e in linea con lo stile e la poetica di Ritchie, non si può non notare un certo pressapochismo nella costruzione della storia. A partire dall riadattamento del mito, che non viene affatto approfondito e che per questo lascia l'amaro in bocca, visto che le premesse iniziali facevano sperare in qualcosa di nuovo e creativamente interessante; sembra quasi che al regista non interessi gran che il contesto fantasy e che questo sia invece solo un pretesto narrativo per far fare ai suoi personaggi scontri mirabolanti (che sarebbero altrimenti fuori luogo) funzionali per poter sfoggiare tutta la tecnica e la CGI di cui è a disposizione. Inoltre, nel tentativo di dare un impronta personale, alcune parti solitamente centrali nel cinema di questo genere (come ad esempio il viaggio di formazione in solitaria dell'eroe) sono messe in secondo piano per focalizzarsi invece su scene di diverso tipo, e soprattutto nella prima ora, per caratterizzare le due figure principali del protagonista e dell'antagonista, operazione riuscita solo in parte visto che non si parla di nulla di nuovo (anzi, di materiale ben noto ai più) e che comunque ci priva di quelli che potevano essere gli spunti più interessanti che il film aveva da offrire. Solo lo zio e il nipote protagonisti hanno una caratterizzazione psicologica (superficiale, e anche un po' troppo banale, riuscita solo grazie alle interpretazioni dei due interpreti), dote di cui tutti gli altri personaggi, senza eccezioni, sono del completamente sprovvisti. Ci sono sicuramente anche scene riuscite (come il prologo) e spunti interessanti (i poteri conferiti dalla spada sono in tutto e per tutto simili a quelli di un supereroe da cinecomic, e il tutto è reso molto bene dagli effetti), ma sono dei momenti singoli e quasi privi di un vero contesto in cui essere inseriti, dato che poi si sprofonda inevitabilmente nei clichè e "topos" del genere. L'azione è ben girata e divertente, molto da videogame (o meglio, da gameplay su youtube), e intrattiene volentieri, ma non basta, per una pellicola molto superficiale e sotto la media nella produzione del regista sotto quasi tutti i punti di vista. E comunque l'essere l'ennesima riproposizione di una storia ormai arci-nota non aiuta. Ma per incipit e tono da film che non si vuole prendere troppo sul serio c'erano grandi potenzialità, che non sono però state sfruttate neanche lontanamente appieno, peccato.
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superfaby
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giovedì 8 febbraio 2018
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spettacolare!!!!
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attori perfetti, musiche stupende, effetti speciali assurdi, una storia trita e ritrita stravolta e modificata in un modo meraviglioso, ritmo incalzante e il protagonista che sa davvero emozionare,....le giuste battute spiritose senza cadere nel ridicolo e nella demenzialità come accade nei film marvel......diverte appasiona ed emoziona.......filmone......grande guy ritchie!!!!
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sabato 6 gennaio 2018
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essere troppo sicuri di sé te la fa far fuori dal vaso
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Mi immagino un Guy Ritchie alla fine della proiezione del film che si auto-applaude. Praticamente onanismo Ritchiano. Pregnante del "''Piatto che funziona'' (Sherlock Holmes) questo film ti riporta in tavola lo stesso piatto con l'aggiunta di ingredienti che ci stanno come l'ananas sulla pizza. Qui é il King Arthur Indahouse, del ghetto. Da un momento all'altro ti puoi aspettare un Tristano che se ne esce con un "Hey fratello! Quella spada strippa!''. E per caritá! Se vai a vedere un film di Ritchie, sai cosa vai a guardare: il suo marchio di fabbrica é il Ganzo style. Solo che in Sherlock l'autore non si era spinto cosí tanto. Anzi! In Sherlock la trama non veniva caotizzata dai flashfoward usati ossessionatamente in questa pellicola.
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Mi immagino un Guy Ritchie alla fine della proiezione del film che si auto-applaude. Praticamente onanismo Ritchiano. Pregnante del "''Piatto che funziona'' (Sherlock Holmes) questo film ti riporta in tavola lo stesso piatto con l'aggiunta di ingredienti che ci stanno come l'ananas sulla pizza. Qui é il King Arthur Indahouse, del ghetto. Da un momento all'altro ti puoi aspettare un Tristano che se ne esce con un "Hey fratello! Quella spada strippa!''. E per caritá! Se vai a vedere un film di Ritchie, sai cosa vai a guardare: il suo marchio di fabbrica é il Ganzo style. Solo che in Sherlock l'autore non si era spinto cosí tanto. Anzi! In Sherlock la trama non veniva caotizzata dai flashfoward usati ossessionatamente in questa pellicola. Le scene di combattimento rallenty, le inquadrature fisse sul volto durante la fuga etc etc. sono il piatto forte del regista, ma se per queste sacrifichi la narrazione, ecco che esse divengono il frutto del niente invece che un valore aggiunto teso a rafforzare l'efficacia del film. Quello che resta alla fine é la sensazione di un'occasione decisamente mancata.
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nove
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martedì 21 novembre 2017
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no dai scherziamo
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Ci sono rimasto malissimo Sembra un frullato di film di serie b Interpretato da personaggi improbabili con nomi assurdi intermezzato da video musicali e girato modi serie tv Ditemi che è uno scherzo
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kyotrix
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domenica 10 settembre 2017
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americanata con stile
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Pensavo di dovermi assorbire la solita storia del re arthur, invece ci si trova davanti ad un film fantasy mooolto action, con alcune scene particolari, ma soprattutto in 2/3 scene il potere dela spada mi ha "gasato". Non è un film che commuove o emoziona per sentimenti, ripeto, è un action, ma fatto con stile.
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liuk!
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venerdì 4 agosto 2017
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peggior montaggio di sempre
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Tralasciando la pessima trama di cui si è già scritto a sufficienza, dimenticando la terribile prestazione del cast, non soffermandosi sulle scenografie plasticose con effetti speciali da B Movie, cosa rimane da commentare? Il montaggio! Si fermiamoci su quello perchè va preso come esempio di come non si deve montare una pellicola. Enormi parti della narrazione sono "saltati" con un fast motion arricchito da musichetta di sottofondo veramente irritante; e parliamo di parti della storia rilevanti, non secondarie. L'intera giovinezza di Artù, la sfida contro i demoni della foresta e molte altre situazioni da sviluppare per intero, sono state girate e poi tagliate con questo sotterfugio, con un risultato finale imbarazzante.
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Tralasciando la pessima trama di cui si è già scritto a sufficienza, dimenticando la terribile prestazione del cast, non soffermandosi sulle scenografie plasticose con effetti speciali da B Movie, cosa rimane da commentare? Il montaggio! Si fermiamoci su quello perchè va preso come esempio di come non si deve montare una pellicola. Enormi parti della narrazione sono "saltati" con un fast motion arricchito da musichetta di sottofondo veramente irritante; e parliamo di parti della storia rilevanti, non secondarie. L'intera giovinezza di Artù, la sfida contro i demoni della foresta e molte altre situazioni da sviluppare per intero, sono state girate e poi tagliate con questo sotterfugio, con un risultato finale imbarazzante. A voi il giudizio finale, io mi astengo.
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gustibus
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martedì 1 agosto 2017
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una vera cantonata!
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Guy Ritchie ma cosa hai combinato?Si E'VERO protagonista e'la spada nella roccia,ma non aspettatevi una roccia!Non aspettatevi Re Artu'protagonista,meglio ancora Merlino.Ritchie ha diretto alla sua maniera la storia di Camelot,Artu',Mordred pensando di avere l'esploit dei Sherlok Holmes..macche'!una vera cantonata.La storia cosi'stravolta e con i flashback rituali al regista non ha retto le 2ore di visione a meta'film ci si annoia pure!Secondo me e'un vero tremendo flop,ma il pubblico sembra diviso anche in mymovies,vedremo.La scena più bella?l'inizio del film che non racconto,per salvare un qualcosa.Vale una sola visione.
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ashtray_bliss
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giovedì 6 luglio 2017
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l'artù 2017 delude fortemente.
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A parte gli indiscutibili gusti personali, stento a comprendere le valutazioni positive che si è guadagnata questa, ennesima, rivisitazione del mito di re Artù, da parte di pubblico e critica. Tralasciando anche la mia totale incomprensione verso i reboot di vario genere, di un'altra pellicola su King Arthur non se ne sentiva la mancanza dato il numero, abbondante, di opere cinematografiche di diverso spessore che hanno ampiamente coperto il mito in tutte le sue sfumature. Da Excalibur del '81 al omonimo King Arthur del 2004 passando per il Destino di un Cavaliere con Richard Gere e Julia Ormond, il cinema è ormai saturo di questo bellissimo e intramontabile mito.
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A parte gli indiscutibili gusti personali, stento a comprendere le valutazioni positive che si è guadagnata questa, ennesima, rivisitazione del mito di re Artù, da parte di pubblico e critica. Tralasciando anche la mia totale incomprensione verso i reboot di vario genere, di un'altra pellicola su King Arthur non se ne sentiva la mancanza dato il numero, abbondante, di opere cinematografiche di diverso spessore che hanno ampiamente coperto il mito in tutte le sue sfumature. Da Excalibur del '81 al omonimo King Arthur del 2004 passando per il Destino di un Cavaliere con Richard Gere e Julia Ormond, il cinema è ormai saturo di questo bellissimo e intramontabile mito.
Guy Ritchie decide invece di riproporlo e rilanciarlo, riscrivendo il mito e adattandolo alla sua personalissima ottica, creando quindi un ibrido tra un film d'azione e un fantasy che vorrebbe riecheggiare il Signore degli Anelli. Tuttavia, non mi è chiaro se il regista intenzionalmente volesse riproporre la mitologia di Artù in chiave post-moderna e tamarra, con palesi anacronismi storici (a Londinium figura nientemeno che il Colosseo) e linguistici (in originale il protagonista si rivolge ai suoi compagni d'avventura come "mate"), proponendo un re al quale ci si affeziona poco, e il quale è circondato da personaggi che sembrano raccolti da una periferia urbana inglese. Oppure, se aspirasse semplicemente a rilanciare la storia, rimodernandola nel tono e filtrandola attraverso il genere fantasy. In ogni caso il risultato è fallimentare e ben sotto le aspettative.
I lati negativi del film sono talmente tanti che fatico a trovare anche dei singoli elementi positivi, che mi siano veramente piaciuti, durante la visione di questo prodotto sul grande schermo. Diciamo che alcune scene sono ben confezionate e si respira la grandiosità del momento (su tutte la scena d'estrazione della spada, e quella subacquea).
Aggiungo nei meriti l'indiscutibile performance di Jude Law che anche in film mediocri (o peggio) riesce comunque a ricordarci il suo valore e spessore artistico donando delle ottime performance recitative. Il suo villain è l'unico personaggio interessante della storia e quello che andava maggiormente approfondito. Invece, come ogni film di portata commerciale che si rispetti, non ha tempo da dedicare all'introspezione psicologica dei suoi personaggi. Anzi, quest'ultima viene puntualmente sacrificata per dare ampio spazio agli effetti speciali, ad una regia virtuosa ma a volte troppo frenetica, e a molte -troppe- scene di battaglia mal gestite. Le battaglie aprono e chiudono il film ma sono girate in modo imbarazzante ed approssimativo. Non si capisce nulla di quello che stia succedendo, la camera è sempre in movimento e impedisce allo spettatore di capire cosa stia succedendo, a cosa si stia assistendo; e riesce solamente a procurare dei corposi capogiri e mal di testa.
Gli effetti speciali sono buoni ma talvolta esagerati (rcordiamo la scena col serpente verso la fine) e fini a se stessi. Infine, arriviamo alle recitazioni: a parte Jude Law anche il resto del cast è composto da attori di tutto rispetto: Hunnam, Berges-Frisbey, Bana. Eppure nessuno riesce a spiccare come dovrebbe, incatenati in una sceneggiatura che bada poco alla caratterizzazione ma molto all'azione e allo sfoggio di sfx.
Lo humor e l'ironia sono un'altra delle caratteristiche proprie della filmografia di Guy Ritchie e ovviamente anche qui abbondano. Ma se appartengono al contesto narrativo affrontato o se fanno divertire qualcuno è un tema alquanto discutibile. Personalmente ho reputato prolisse e non ben integrate alla storia le continue battutine ironiche pronunciate dai protagonisti.
Concludendo questa recensione, ammetto che mi aspettavo molto di più da un film del genere nonostante la firma di Guy Ritchie che è noto per rimodellare a suo piacimento dei classici. Eccetto le scene sopramenzionate, non mi sono divertita e, peggio ancora, non mi sono appassionata alla storia e nemmeno ai suoi personaggi. Ho apprezzato di più soltanto il villain Mortiger ma non è abbastanza per far aumentare la valutazione complessiva del film in questione. Troppi sfx, roboanti ma fini a se stessi, regia e montaggio talvolta troppo frenetici, recitazioni mediocri nonostante il cast di prim'ordine. Dialoghi scadenti e per nulla incisivi e infine, una sceneggiatura praticamente abbozzata e inesistente.
Ricordiamo anche che questo dovrebbe essere il primo film di un'intero franchise, del quale non sentirò la mancanza. Voto finale: Insufficiente 2/5.
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scavadentro65
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mercoledì 31 maggio 2017
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sangue di jude!
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Non è sempre facile produrre un lungometraggio dignitoso e interessante affrontando temi infinite volte riportati in libri, video, canzoni, film, telefilm ecc... Il Ritchie non sementisce la sua vena registica, confezionando un pacchetto su buoni livelli, con un cast di discreta qualità e un cattivo come Jude Lowe tutto sommato verosimile in un contesto fantasioso. I puristi ovviamente saranno inorriditi nel vedere l'orfano novello Oliwr Twist che si dibatte sino al ritorno a Camelot onde affrontare lo zio usurpatore, ma oggi la spettacolarizzazione e gli effetti speciali, traslati in battaglie piene di creature simili agli animali fantastici dove trovarli sono ormai necessari per accontentare i palati giovanili che si nutrono di videogiochi, e cercano anche nel cinema i riferimenti basici delle loro passioni.
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Non è sempre facile produrre un lungometraggio dignitoso e interessante affrontando temi infinite volte riportati in libri, video, canzoni, film, telefilm ecc... Il Ritchie non sementisce la sua vena registica, confezionando un pacchetto su buoni livelli, con un cast di discreta qualità e un cattivo come Jude Lowe tutto sommato verosimile in un contesto fantasioso. I puristi ovviamente saranno inorriditi nel vedere l'orfano novello Oliwr Twist che si dibatte sino al ritorno a Camelot onde affrontare lo zio usurpatore, ma oggi la spettacolarizzazione e gli effetti speciali, traslati in battaglie piene di creature simili agli animali fantastici dove trovarli sono ormai necessari per accontentare i palati giovanili che si nutrono di videogiochi, e cercano anche nel cinema i riferimenti basici delle loro passioni. Viene giocoforza ridotto lo spazio sentimentale che però non viene ignorato e serve a creare una narrazzione bene o male coerente e tesa a aprire vari scenari, implicitamente preparando il pubblico ad ulteriori sviluppi con altre pellicole sequel a seconda del successo della prima. Innegabile l'influenza che serie ormai cult quali "il trono di spade" (ma consiglio di leggere i tomi finora usciti che meglio avvincono) hanno pesato sul filone neo fantasy o comunque epico arturiano e simile sino a Assasin Creed.Originale la scelta di porre la spada excalibur come trappola per eleiminare alla radice il problema dell'erede al trono. Certo in alcuni passaggi non si riscontra alcuna conguenza con il mondo arturiano. Cade un pochino di tono nel political correct della tavola rotonda con le varie razze cavalleresche, ma la globalizzazione impone. Non un capolavoro ma un buon film con il pregio di non annoiare nè calare di ritmo.
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