Il patto della montagna

Film 2017 | Documentario +13

Anno2017
GenereDocumentario
ProduzioneItalia
Regia diManuele Cecconello, Maurizio Pellegrini
TagDa vedere 2017
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,33 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Manuele Cecconello, Maurizio Pellegrini. Un film Da vedere 2017 Genere Documentario - Italia, 2017, Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,33 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 24 aprile 2018

Nel 1944, sulle Alpi biellesi, ha luogo un evento cruciale per la democrazia italiana: viene firmato il primo accordo in Europa che sancisce la parità salariale tra uomini e donne. In Italia al Box Office Il patto della montagna ha incassato 4,7 mila euro .

Consigliato sì!
3,33/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,16
CONSIGLIATO SÌ
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Indagine sull'eredità di un capitolo che è ormai parte dell'identità nazionale e della memoria collettiva.
Recensione di Francesca Ferri
lunedì 16 aprile 2018
Recensione di Francesca Ferri
lunedì 16 aprile 2018

Nel 1944 - '45, in piena guerra, si riuniscono clandestinamente a Biella imprenditori, operai e partigiani per siglare un accordo volto a mantenere attive le fabbriche tessili e migliorare le condizioni di lavoro, affermando parità di salario a parità di lavoro. Passò alla storia come il Patto della Montagna quello che fu il primo atto in Europa con cui si stabilì la parità salariale tra uomo e donna. Oggi dalle passerelle dell'alta moda di Milano il giovane stilista, Christian Pellizzari, va a Biella, alle origini dei tessuti che usa per le sue collezioni. Lì riscopre luoghi, prodotti e protagonisti della resistenza che nella provincia piemontese era fortemente legata alla sua storia industriale. A Biella lo stilista Pellizzari incontra Nino Cerruti, l'imprenditore famoso nel mondo, figlio di chi firmò il Patto della Montagna, e Argante Bocchio, comandante partigiano, testimone di ciò che avvenne. Pellizzari e Cerruti, di due generazioni diverse ma con la creatività in comune, confezionano un abito su misura per il partigiano Argante, a tributo simbolico dell'eredità ricevuta dai firmatari del Patto. E il partigiano lo indossa per rendere omaggio ai suoi compagni caduti. 

Manuele Cecconello e Maurizio Pallegrini ricostruiscono il racconto di un evento cruciale, anche se misconosciuto, della storia italiana del Novecento nel prezioso documentario, Il patto della montagna.

Con l'aiuto della ricercatrice Sara Conforti e dello storico Claudio Dellavalle, i registi fanno incontrare il giovane stilista con i testimoni di una storia da ricordare e raccontare. Il Patto della Montagna è un miracoloso traguardo raggiunto da una terra produttiva come quella di Biella, in cui la resistenza partigiana saldò il legame tra imprenditori e classe operaia. Cecconello e Pallegrini, dunque, ci riportano nella casa in cui imprenditori, operai e partigiani firmarono il famoso documento. Nello specifico si sancivano "aumenti salariali e la garanzia del salario anche quando l'attività doveva essere sospesa per ragioni eccezionali (...), una riduzione delle ore di lavoro, che passarono da 48 a 40" e soprattutto si stabiliva "la parità di retribuzione tra uomo e donna".

Il patto fu, dunque, un primo esercizio di democrazia, come lo definisce lo storico Dellavalle, a discapito della Repubblica di Salò. L'accordo, però, non ebbe chiaramente facile realizzazione. Nell'immediato dopoguerra, in anni di ripresa economica e di guerra fredda, infatti, le conquiste del patto vennero disattese. Fu solo negli anni '60 che la conquista divenne finalmente realtà a livello nazionale ed europeo.

Davanti al paesaggio desolante delle fabbriche abbandonate e sul tono nostalgico di Argante, il racconto si fa commovente. Attraverso i suoi occhi lucidi, si rifanno vivi i ricordi delle sarte partigiane che dovevano nascondere i tessuti appena arrivavano i controlli fascisti, degli scioperi negli opifici, delle prime rivolte delle donne in fabbrica che rivendicavano "uguale salario a uguale lavoro" a costo di fermare le macchine. Il documentario, però, non vuole essere solo una nostalgica, seppur brillante ricostruzione storica, ma un'indagine sull'eredità di un capitolo che è ormai parte dell'identità nazionale e della memoria collettiva. Nella città piemontese che è ancora uno dei migliori centri tessili al mondo, il giovane stilista torna a cercare ispirazione per la sua nuova collezione. Perché ogni abito serba un racconto e le nuove generazioni devono conoscere il passato. Tra l'asprezza dei monti e la purezza dei corsi d'acqua di Biella, Pellizzari va a cercare la storia di quei tessuti che i migliori stilisti continuano a scegliere. Tra le morbide pieghe del cashmere rinasce il ricordo della tragedia della guerra, della ricerca di libertà, delle preziose conquiste da scalfire nella memoria.

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