mimmo fvcg
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venerdì 20 maggio 2022
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24 ore di applausi
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La migliore recensione e risposta ad un film patetico , servile ad un politicamente corretto semplicemente imbarazzante e vomitevole
BRAVISSIMO
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la nera
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venerdì 31 luglio 2020
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si
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fedenisi
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mercoledì 22 luglio 2020
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periferia cruda e... pura
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Molto interessante e veritiero...
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boffese
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giovedì 16 novembre 2017
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de paolis alla ken loach
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Opera seconda, del regista De Paolis , anche se e' come se fosse un esordiente , visto che il suo primo film Alice , credo l abbiano visto si e no in 3 sale italiane. E' vero , come alcuni dicono , e' una tematica vista e rivista , ma credo sia opportuno sottolineare che i due personaggi sono ben costruiti e che il cinema realista alla Ken Loach e' molto spesso cinema di conoscenza sociale e in questo mondo non e' mai troppo se fatto bene e in modo istruttivo. Regia un po pressante , che in alcune scene funziona , in altre meno. Opera vedibilissima. Voto 7
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gianleo67
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martedì 26 settembre 2017
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agnese di dio
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Agnese e Stefano si conoscono per caso: lei ruba un telefono cellulare in un centro commerciale, lui la lascia andare dopo averla inseguita. Quando si reincontrano Stefano fa il custode del parcheggio avendo perso il lavoro all'interno del centro commerciale, lei è impegnata con la madre come volontaria di un gruppo cattolico nel vicino campo Rom. La loro tormentata storia d'amore deve superare le difficoltà del carattere di lui ed il voto di castità della devozione di lei. La nouvelle vogue minimalista del cinema d'autore italiano torna a confrontarsi con il naturalismo dell'ambientazione suburbana, la scottante attualità di contingenti tematiche sociali e l'accorato intimismo di un turbamento esistenziale sospeso tra slanci ideali e pulsioni dell'istinto.
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Agnese e Stefano si conoscono per caso: lei ruba un telefono cellulare in un centro commerciale, lui la lascia andare dopo averla inseguita. Quando si reincontrano Stefano fa il custode del parcheggio avendo perso il lavoro all'interno del centro commerciale, lei è impegnata con la madre come volontaria di un gruppo cattolico nel vicino campo Rom. La loro tormentata storia d'amore deve superare le difficoltà del carattere di lui ed il voto di castità della devozione di lei. La nouvelle vogue minimalista del cinema d'autore italiano torna a confrontarsi con il naturalismo dell'ambientazione suburbana, la scottante attualità di contingenti tematiche sociali e l'accorato intimismo di un turbamento esistenziale sospeso tra slanci ideali e pulsioni dell'istinto. Niente di male quindi se siamo dalle parti di un progetto che ripercorre i modelli collaudati del racconto di formazione alla Giovannesi (Alì ha gli occhi azzurri, Fiore) se questi sono declinati attraverso una profondità di scrittura che sa calare l'astrazione del livello simbolico (l'aspirazione a valori più elevati) nella concretezza di una realtà umana che deve confrontarsi con le difficoltà della vita, facendo emergere le contraddizioni di una dialettica degli opposti che trova nei turbamenti dello spirito e nei sussulti della carne la sua mirabile sintesi. Nel parallelo ideale di due realtà emblematiche che sembrano ricapitolare altrettanti spaccati sociali (la figlia già grande ancora accudita dalla madre single, il figlio andato via di casa costretto ad accudire genitori economicamente indigenti), come nella liturgia laica di un messaggio evangelico che traccia i contorni parabolici del racconto, il rischio di un didascalismo che viene saggiamente contenuto entro il rigore naturalista della messa in scena, nello stare attaccati all'umanità di personaggi ed alla verosimiglianza di situazioni che non chiamano mai in causa il divino, che indicano la strada del possibile, che vibrano della struggente elegia della vita vissuta. La disoccupazione, il pregiudizio razziale, l'emergenza abitativa, l'impoverimento, il degrado delle periferie, la violenza sulle donne da una parte, come pure il rifugio della fede, la carità cristiana, gli obblighi della morale dall'altro, smettono quindi di essere i luoghi comuni di una retorica della modernità per trasformarsi nel contraltare necessario di uno scenario urbano di indiscutibile verità: il luogo ideale, ma anche possibile, entro cui calare una vicenda di mutua assistenza sentimentale che renda attuale e credibile il significato di un percorso spitituale più elevato. Bella l'immagine di un crocefisso tolto dal muro: il rispetto evangelico per l'altro nella manifestazione di un gesto che sembra contraddire la fede; al contrario, la vanità civettuola di un anello indossato non corrisponde al suggello fideistico di una promessa di castità difficile da mantenere. Il rispetto delle regole e le contraddizioni della fede in un amore che vuole rimanere puro ma ha bisogno del corpo dell'altro, che pretende il rispetto di se' ma si vuole donare, che contempla il sacrificio come momento reale di superamento di una regola divina che vuole trasfigurarsi nella verità dell'uomo. Il film si apre con l'affannato riconoscersi di anime braccate e si chiude magnificamente con la rabbiosa consolazione di un abbraccio d'amore. Prova di maturità per i due bravi protagonisti e solito ruolo da 'Cuore Sacro' per la madre monacale di Barbora Bobulova. Nomination alla Caméra d'or del Festival di Cannes, tre candidature ai Nastri d'argento e possibile rappresentante per l'Italia ai prossimi Academy Awards.
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enciclopediavera
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giovedì 7 settembre 2017
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la periferia romana
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Ancora una volta un film sulla periferia romana. Girato bene e con una volontà registica molto forte. La storia però non la trovo originale. O meglio ho visto prima di questo film La ragazza del mondo. Non so quale dei due è nato prima ma li ho trovati molto simili e fra i due ho preferito La ragazza del mondo.
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marocc
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mercoledì 23 agosto 2017
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c'è purezza anche nelle vite miserabili
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In un mondo cosi' duro,violento,misero e senza comprensione, nasce un sentimento dolce, autentico.Il regista ha saputo trattarlo con delicatezza,dove anche le scene di sesso sono naturali e autentiche. ,
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fabiofeli
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domenica 30 luglio 2017
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t'hanno 'mparato a rubba'?
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Agnese (Selene Caramazza) alle soglie dei 18 anni frequenta la parrocchia, dove Don Luca (Stefano Fresi, piuttosto pacato e molto diverso dal personaggio esagitato del chimico lavapiatti inventore di nuove “smart drugs” in Smetto quando voglio di Sydney Sibilia) spiega il valore dell’amore per Cristo e del sacrifico che, secondo lui, chiede ai giovani la castità e la verginità. E’ un messaggio troppo alto e difficile da seguire per ragazzi che sbocciano alla vita e si immaginano protagonisti di un rapporto amoroso. Agnese ha un gendarme in casa, una madre borghese piuttosto bigotta ed impegnata in una organizzazione cattolica che si occupa dei Rom (Barbora Bobulova); costei la sorveglia e non le permette di avere un cellulare, immaginando chissà quali peccati e relazioni pericolose possa originare.
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Agnese (Selene Caramazza) alle soglie dei 18 anni frequenta la parrocchia, dove Don Luca (Stefano Fresi, piuttosto pacato e molto diverso dal personaggio esagitato del chimico lavapiatti inventore di nuove “smart drugs” in Smetto quando voglio di Sydney Sibilia) spiega il valore dell’amore per Cristo e del sacrifico che, secondo lui, chiede ai giovani la castità e la verginità. E’ un messaggio troppo alto e difficile da seguire per ragazzi che sbocciano alla vita e si immaginano protagonisti di un rapporto amoroso. Agnese ha un gendarme in casa, una madre borghese piuttosto bigotta ed impegnata in una organizzazione cattolica che si occupa dei Rom (Barbora Bobulova); costei la sorveglia e non le permette di avere un cellulare, immaginando chissà quali peccati e relazioni pericolose possa originare. Agnese il cellulare lo ruba in un negozio e scappa, ma il sorvegliante, Stefano (Simone Liberati), la raggiunge; Stefano cede alla preghiera disperata di Agnese di non rovinarla e la lascia andare. L’effetto immediato è che il giovane viene “declassato” e passa a sorvegliare un posteggio di auto diviso da una rete da un insediamento Rom. Inutile dire che Agnese, al seguito della madre nel lavoro con i Rom, incontra di nuovo Stefano e nasce una storia tra i due che produrrà effetti drammatici …
Qualcuno lo ha definito un film sulle periferie romane. Forse; ma la drammaticità della vita di alcuni personaggi non evidenzia abbastanza le tensioni e il mal di vivere nelle periferie; sono accennati, certamente, il problema dello spaccio di stupefacenti e del taglieggio dei negozi di immigrati, ed anche la difficoltà di rapporto con le comunità Rom, ma tutto gira in una atmosfera ovattata, pur tra scoppi di litigi, insulti e minacce. Da un lato il personaggio di Agnese, una gattina morta oppressa dalla madre che non esita a rubare e a infrangere il diktat della verginità, salvo poi cercare di incolpare qualcuno di uno stupro mai subito (e chi se non un Rom?). Dall’altro lato il personaggio a tutto tondo di Stefano, un ragazzo maturo che cerca di lavorare per mantenersi e di aiutare i genitori sfrattati; nonostante i pregiudizi nei confronti dei Rom capisce che un bambino ha bisogno di giocare a pallone nel parcheggio che sorveglia, anche se rischia di nuovo di perdere il lavoro. Quando lo perde si piega agli amici malavitosi, ma solo per sopravvivere. Tutto sommato la recitazione a tutto tondo di Simone Liberati traina un’opera prima osannata da molti commentatori, ma tutto sommato un po’ troppo lineare, troppo “pulita”, come un teorema scritto a tavolino. Non è inquadrabile nel filone duro delle periferie degradate che già ha collezionato film buoni e meno buoni come Non essere cattivo, Suburra, o la bella favola Lo chiamavano Jeeg Robot. Come esempio di una periferia romana disperata viene da citare un film più vero, il recente Il più grande sogno di Michele Vannucci, nel quale i personaggi recitano la loro vita con risultati sorprendenti. Cuori puri raggiunge un livello comunque discreto e ci si augura una seconda opera di De Paolis più matura, meno costruita e ragionata.
Valutazione ***
FabioFeli
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mercoledì 26 luglio 2017
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misesjunior
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lunedì 3 luglio 2017
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il mondo brucia, ma chi se ne frega
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In Ucraina i russi annettono una parte del paese, in Medio Oriente l'Isis uccide migliaia di cristiani e iazidi, nello Yemen i sauditi bombardano con bombe italiane. Giovani musulmane convinti di essere protagonisti di una guerra santa contro Occidente si uccidono uccidendo. Poi abbiamo l’Europa e l'Italia drogate dalla dittatura del |politicamente corretto (compresi i film finanziati con denaro pubblico). Centinaia di miglia di giovani italiani emigrano all’estero per trovare lavoro fuggendo dal degrado (pianificato) del paese. Milioni di giovani non laureati che vorrebbero lavorare sono disoccupati sospesi nel vuoto e vedono immigrati fare lavori che si dice che loro non vorrebbero fare (ma questo dipende del livello dei salari troppo ‘africani’).
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In Ucraina i russi annettono una parte del paese, in Medio Oriente l'Isis uccide migliaia di cristiani e iazidi, nello Yemen i sauditi bombardano con bombe italiane. Giovani musulmane convinti di essere protagonisti di una guerra santa contro Occidente si uccidono uccidendo. Poi abbiamo l’Europa e l'Italia drogate dalla dittatura del |politicamente corretto (compresi i film finanziati con denaro pubblico). Centinaia di miglia di giovani italiani emigrano all’estero per trovare lavoro fuggendo dal degrado (pianificato) del paese. Milioni di giovani non laureati che vorrebbero lavorare sono disoccupati sospesi nel vuoto e vedono immigrati fare lavori che si dice che loro non vorrebbero fare (ma questo dipende del livello dei salari troppo ‘africani’). E che argomento trova il nostro sempre uguale regista italiano? Romeo e Giulietta, versione romanzetti per servette. E tutti i ‘critici’ contenti. Ma andate a imparare a fare cinema in America!
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