deborah
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mercoledì 16 marzo 2016
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molto molto bello!
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Premetto che non apprezzo molto spesso i film italiani, ma per questa pellicola mi sono proprio dovuta ricredere! Credo che sia stata sviluppata davvero molto bene.. i dialoghi sono continui, non lasciano spazio a tempi morti o a banalità! Tra un discorso e l'altro (si parla di moltissimi argomenti: lavoro, figli, matrimonio, omosessualità, analisi..ecc) c'è spazio sia per qualche risata che per qualche riflessione.. a volte un po' amara, ma purtroppo ci si rende conto che è un po' questa la vita vera.. e non quella che molti film ci vogliono far credere! Non voglio spoilerare nulla, quindi non vado oltre..
comunque davvero ben fatto.. sorprendente, a tratti profondo, con colpi di scena e con molte risate! Una speranza per la commedia italiana.
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Premetto che non apprezzo molto spesso i film italiani, ma per questa pellicola mi sono proprio dovuta ricredere! Credo che sia stata sviluppata davvero molto bene.. i dialoghi sono continui, non lasciano spazio a tempi morti o a banalità! Tra un discorso e l'altro (si parla di moltissimi argomenti: lavoro, figli, matrimonio, omosessualità, analisi..ecc) c'è spazio sia per qualche risata che per qualche riflessione.. a volte un po' amara, ma purtroppo ci si rende conto che è un po' questa la vita vera.. e non quella che molti film ci vogliono far credere! Non voglio spoilerare nulla, quindi non vado oltre..
comunque davvero ben fatto.. sorprendente, a tratti profondo, con colpi di scena e con molte risate! Una speranza per la commedia italiana...
Ottimo lavoro!
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goldy
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domenica 10 aprile 2016
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rpensamento
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Il film nella prima parte sembra essere un'apologia dell'ipocrisia, nel
senso che senza è impossibile vivere. . Nella seconda, toccato un fondo dal
quale sembra impossibile risalire, la magia della parola fa affiorare verità
e opera il miracolo. Eva (psicologa) che finalmente scopre di avere un
marito come si deve. Mastrandrea è bravo nel coprire l'amico omosessuale e
prova sulla sua pelle cosa vuol dire essere gay in questa società.Cosimo,
marito della Rowacher , è il più squallido e la moglie ha perso le sue
sicurezze nel loro matrimonio. Peppe il gay è finalmente felice per il suo
outing che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare da solo.
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Il film nella prima parte sembra essere un'apologia dell'ipocrisia, nel
senso che senza è impossibile vivere. . Nella seconda, toccato un fondo dal
quale sembra impossibile risalire, la magia della parola fa affiorare verità
e opera il miracolo. Eva (psicologa) che finalmente scopre di avere un
marito come si deve. Mastrandrea è bravo nel coprire l'amico omosessuale e
prova sulla sua pelle cosa vuol dire essere gay in questa società.Cosimo,
marito della Rowacher , è il più squallido e la moglie ha perso le sue
sicurezze nel loro matrimonio. Peppe il gay è finalmente felice per il suo
outing che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare da solo. Mi era
sembrato di capire che la chiarificazione ottenuta attraverso l'effetto
terapeutico della parola avesse fatto affiotrare una verità liberatoria.
Qui, per me film poteva chiudersi. Ma il regista vuole strafare e in una
sua intervista dice che il film non poteva terminare con il massacro :Volevo
che il film non finisse dentro il film ma fuori. addosso allo spettatore. Se
finiva là dentro e vedevi il massacro finale. il pubblico si sarebbe alzato
rassicurato.
Sono totalmente in disaccordo. Il finale accomodante molti non l'hanno
capito e pertanto rimangono con dubbi insoluti che non portano a nulla. Chi
lo ha capito dice che allora il film è solo l'esibizione di un'abile
sceneggiatura e tutto finisce lì mentre il film, volente o nolente solleva
problemi seri Un regista meno egocentrico e più rispettoso del pubblico
avrebbe preferito un finale aperto. .
Interessante sarebbe fare ora un film che partisse dalla nuova realtà che
i sette hanno scoperto e vedere come si è modificato il loro quotidiano.
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uranya78
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sabato 20 febbraio 2016
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una commedia brillante che brilla davvero
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Una cena tra amici, tra storie vissute, sorrisi e lacrime. Al tavolo, degli ospiti particolari: gli smartphone di ognuno di loro. Si comincia a mangiare e fino alla fine della serata, messaggi e chiamate in vivavoce: tutti leggeranno e tutti ascolteranno. È da questa specie di esperimento sociale che nasce una commedia brillante dove trovano spazio il sentimento, l'equivoco, il dramma, la riflessione, in perenne sospensione tra l'amaro e il goliardico. Quanto conosciamo chi ci sta accanto? La verità è sempre necessaria? Queste nuove "scatole nere" stanno realmente inghiottendo i rapporti umani? Sceneggiatura semplice ma orchestrata alla perfezione in ogni minimo dettaglio.
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Una cena tra amici, tra storie vissute, sorrisi e lacrime. Al tavolo, degli ospiti particolari: gli smartphone di ognuno di loro. Si comincia a mangiare e fino alla fine della serata, messaggi e chiamate in vivavoce: tutti leggeranno e tutti ascolteranno. È da questa specie di esperimento sociale che nasce una commedia brillante dove trovano spazio il sentimento, l'equivoco, il dramma, la riflessione, in perenne sospensione tra l'amaro e il goliardico. Quanto conosciamo chi ci sta accanto? La verità è sempre necessaria? Queste nuove "scatole nere" stanno realmente inghiottendo i rapporti umani? Sceneggiatura semplice ma orchestrata alla perfezione in ogni minimo dettaglio. Evoluzione mai banale e dialoghi fluidi e convincenti. Nonostante l'intero film si giochi quasi completamente in un unico ambiente, il regista riesce a dinamizzare la trama con espedienti interessanti e senza mai cadere nel luogo comune di facile presa. Cast impeccabile.
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garfy
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lunedì 7 marzo 2016
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un film falso e superficiale
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Mettiamola così: quattro sceneggiatori (dico quattro tanto per dire) si mettono a tavolino e, con lo scopo di far ridere di più (ma con la malcelata ambizione anche di dire anche cose profonde) creano una trama irreale e banale, inscenando una cena tra amici (così si risparmia anche sugli esterni, che non servono). Ognuno degli amici ha qualcosa da nascondere agli altri in un intreccio che riguarda le loro vite e quelle di altri. Ebbene, raramente ricordo di aver visto un film così insulso, banale e superficiale. E la mia rabbia è tanto più forte se penso che il regista (e gli sceneggiatori) hanno anche l'ambizione di parlare di massimi sistemi (la privacy, l'uso dei telefonini come appendici esterne del sé, la sincerità, il rapporto tra coniugi, tra genitori e figli.
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Mettiamola così: quattro sceneggiatori (dico quattro tanto per dire) si mettono a tavolino e, con lo scopo di far ridere di più (ma con la malcelata ambizione anche di dire anche cose profonde) creano una trama irreale e banale, inscenando una cena tra amici (così si risparmia anche sugli esterni, che non servono). Ognuno degli amici ha qualcosa da nascondere agli altri in un intreccio che riguarda le loro vite e quelle di altri. Ebbene, raramente ricordo di aver visto un film così insulso, banale e superficiale. E la mia rabbia è tanto più forte se penso che il regista (e gli sceneggiatori) hanno anche l'ambizione di parlare di massimi sistemi (la privacy, l'uso dei telefonini come appendici esterne del sé, la sincerità, il rapporto tra coniugi, tra genitori e figli.ecc.). Putroppo la superficialità arriva anche agli interpreti, che non vorrei giudicare per le loro qualità intrinseche ma soltanto in relatione a una trama esile e a dei dialoghi scontati e banali, arrivando a inficiare le loro performance (anche quella di Alba Rochwahler, che forse teoricamente potrebbe essere la più dotata tra i presenti). Sono costernato: al cinema c'è stato alla fine qualcuno che ha tentato di applaudire: ebbene, non mento se dico che in tanti anni di "nuovo" cinema italiano considero questo uno dei film peggiori proprio perché non vuole soltanto (malamente) far ridere (e fin qui sarebbe persino scusabile) ma perché pretende di avere una morale più alta da raccontare. Putroppo il cinema italiano è molto debole ma io continuo a cercare qualcosa e ogni tanto, di quando in quando, si vede anche. Per esempio, proprio nei giorni scorsi ho visto "Lo chiamavano Jeeg Robot", un film certo non eccelso ma che ha almeno un'orginalità nella trama e per fortuna anche negli attori, meno visti e rivisti e scontati di quelli di "Perfetti sconosciuti". Consiglio a tutti coloro che hanno dato di questo film giudizi entusiastici di andare a riguardarsi non soltanto i classici del cinema italiano del dopoguerra ma anche a quelle commedie dolci-amare che ci hanno lasciato indimenticabili ricordi ma anche una storia della nostra filmografia che vivrà per sempre. Così facendo, avranno anche un termine di paragone su cui misurare tentativi stonati e cacofonici come quello di "Perfetti sconosciuti".
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[+] secondo me non hai capito il film!!
(di ska82)
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[+] secondo me gli rode ;)
(di stellab)
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lucrezia
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mercoledì 14 novembre 2018
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in quale mondo?
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Sto guardando il film e non l'ho ancora finito. Ora magari alla fine mi risulterà gradevole, ma ci sono cose che io non ammetto, soprattutto in un film realistico e non fantasy o di genere surreale. La premessa di questo film è un gioco che inizia in una serata tra amici, in pratica cellulari in mezzo alla tavola e ci si fa i fatti degli altri e si leggono in diretta i messaggi che arrivano. Ora in quale mondo? Chi è che farebbe una cosa del genere? Quali amici sadici hanno? E soprattutto ma farsi i fatti altrui in questo modo e trovarlo divertente? Non ha alcun senso. Sarà che sono Piemontese vivo a Torino e qui le persone sono riservate per cultura ma una trama del genere non sta in piedi, oppure in questo film si analizza il gruppo più assurdo di amici che si possa immaginare, perchè io in mille serate un'idea così bislacca non è mai venuta a nessuno, al massimo a un capodanno si è usata la palla 8 della verità.
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Sto guardando il film e non l'ho ancora finito. Ora magari alla fine mi risulterà gradevole, ma ci sono cose che io non ammetto, soprattutto in un film realistico e non fantasy o di genere surreale. La premessa di questo film è un gioco che inizia in una serata tra amici, in pratica cellulari in mezzo alla tavola e ci si fa i fatti degli altri e si leggono in diretta i messaggi che arrivano. Ora in quale mondo? Chi è che farebbe una cosa del genere? Quali amici sadici hanno? E soprattutto ma farsi i fatti altrui in questo modo e trovarlo divertente? Non ha alcun senso. Sarà che sono Piemontese vivo a Torino e qui le persone sono riservate per cultura ma una trama del genere non sta in piedi, oppure in questo film si analizza il gruppo più assurdo di amici che si possa immaginare, perchè io in mille serate un'idea così bislacca non è mai venuta a nessuno, al massimo a un capodanno si è usata la palla 8 della verità. Ora posso imaginare il proseguimento in cui OVVIAMENTE si riveleranno fatti privati di ognuno, però tutti consenzienti a partecipare a questo "gioco" del cavolo. Il cinema italiano davvero oramai è di uno squallore unico.
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lollomaggi
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sabato 13 febbraio 2016
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un quadro su quello che siamo e potremo non essere
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Recensione “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese
Che si tratti di amici, di una coppia giovane appena sposata e piena di ambizioni, che sia una famiglia in cui il matrimonio dura da anni, o che le coppie siano etero o omosessuali , l'intento di Paolo Genovese è sempre il medesimo: dimostrare quanto i nostri rapporti, per quanto apparentemente autentici e privi di segreti, possano essere messi in discussione, e talvolta distrutti , da un semplice SMS letto dalla persona sbagliata, e vuole allo stesso tempo farci notare quanto l utilizzo di questi oggetti, ormai scatole nere della nostra vita, sia radicato nella nostra quotidianità.
La tecnologia diventa parte della vita di un uomo, e la vita di un uomo parte della tecnologia.
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Recensione “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese
Che si tratti di amici, di una coppia giovane appena sposata e piena di ambizioni, che sia una famiglia in cui il matrimonio dura da anni, o che le coppie siano etero o omosessuali , l'intento di Paolo Genovese è sempre il medesimo: dimostrare quanto i nostri rapporti, per quanto apparentemente autentici e privi di segreti, possano essere messi in discussione, e talvolta distrutti , da un semplice SMS letto dalla persona sbagliata, e vuole allo stesso tempo farci notare quanto l utilizzo di questi oggetti, ormai scatole nere della nostra vita, sia radicato nella nostra quotidianità.
La tecnologia diventa parte della vita di un uomo, e la vita di un uomo parte della tecnologia.
Ma Genovese va oltre. Non si limita ad una semplice denuncia del ruolo della tecnologia, e del nostro sempre più profondo isolamento ed affidamento ad essa, ma dipinge sullo schermo il quadro di una realtà vera, come una fotografia domestica , di una realtà resa precaria dalla superficialità dei mezzi di comunicazione. La privacy viene meno proprio a coloro che si sentono al sicuro nel riporre le proprie informazioni, le proprie abitudini in un device personale.
Temi molto di attualità e universalmente sentiti come l' amicizia ,l'amore e l'omosessualità, l'adolescenza, la tecnologia e il suo effetto sui rapporti sociali , potenzialmente messi in crisi da un “whatsapp”, capace di distruggere famiglie e dividere coppie, sono messi in scena con un nuovo espediente che rende il tutto molto familiare a qualunque spettatore ,mettendolo in relazione com qualcosa a lui noto, una situazione molto comune e semplice come quella di una cena tra amici. Con questa pellicola Genovese ci fa sentire veramente parte della realtà da lui colta ed è quindi uno spunto di riflessione per vedere le persone che ci circondano in modo diverso da come le abbiamo sempre conosciute. Per quanto riguarda la struttura, il racconto è una commedia che rispetta in un certo senso le tre unità aristoteliche in quanto ha luogo interamente in un appartamento romano, la narrazione ha la durata della cena e la trama,e i suoi intrecci ,ruotano tutti intorno allo stesso tema.La fotografia non è un elemento che salta all’occhio in modo particolare. Il finale inaspettato è l elemento che conclude universalmente il messaggio di Genovese, regista che in questo film ha dimostrato di essere capace di apportare novità positive al cinema italiano con attori fedeli al loro ruolo in ogni momento della loro drammatica cena ricca di colpi di scena.
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megliosenza
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sabato 13 febbraio 2016
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ve lo consiglio
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Il film ha uno schema ben noto (cena fra amici, molti dialoghi e in una sera succede di tutto) e una trama scontata (con il cellulare si scoprono gli altarini degli altri), però è ben fatto: sono andato al cinema senza nessuna aspettativa, anzi con aspettative bassissime, invece mi è piaciuto e basta.
Lo si segue con curiosità ed è ben costruito il crescendo emotivo: senza strappi, si arriva al centro del dramma.
Recitato SENZA le urla inutili dei "bravi" attori italiani come il "bravo", anzi "bravissimo" Stefano Accorsi (che ce lo siamo finalmente e si spera per sempre levato dai c******i) delle commedie finte colte come l'ultimo bacio, questo film con attori che non urlano e basta, vi farà passare una bella serata.
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Il film ha uno schema ben noto (cena fra amici, molti dialoghi e in una sera succede di tutto) e una trama scontata (con il cellulare si scoprono gli altarini degli altri), però è ben fatto: sono andato al cinema senza nessuna aspettativa, anzi con aspettative bassissime, invece mi è piaciuto e basta.
Lo si segue con curiosità ed è ben costruito il crescendo emotivo: senza strappi, si arriva al centro del dramma.
Recitato SENZA le urla inutili dei "bravi" attori italiani come il "bravo", anzi "bravissimo" Stefano Accorsi (che ce lo siamo finalmente e si spera per sempre levato dai c******i) delle commedie finte colte come l'ultimo bacio, questo film con attori che non urlano e basta, vi farà passare una bella serata.
Bravo Battiston, ovviamente, che è il miglior attore italiano in circolazione, ma che non ha girato nessuno spot, non è amico di Fazio e non è un figo come quell'altro "bravo", "bravissimo" attore di Raoul Bova, quindi sembra un attore secondario e non se lo caga nessuno, ma bravo.
Si salva Mastandrea che in una sola espressione, una sola, sembra recitare (in realtà, probabilmente è autentico e se stesso - quindi non recita), nelle altre è fisso come al solito. Ha guadagnato qualcosa in spessore, invecchiando, cioè restando fisso sembra stare dicendoti qualcosa, ma poi parla e capisci di no. Si salva, però: prestazione passabile, anche per merito del personaggio che ne dice di divertenti.
Per fortuna, la cricca romana del cinema degli amici cari, questo giro, ha prodotto qualcosa di ben fatto.
Brava e bella, secondo me, la Foglietta.
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robert eroica
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domenica 14 febbraio 2016
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la notte della verita'
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#Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese rivela, dopo “L’abbiamo fatta grossa” di Carlo Verdone, come la commedia all’italiana sia viva e vegeta. Non abbiamo visto le precedenti fatiche di Genovese (ci dicono che “Immaturi” sia un filmino) ma questo gioco al massacro tra coppie, cerca la profondità nella leggerezza, e spesso riesce a trovarla. Il tema non è nuovo: tre coppie e l’amico single si trovano a cena e decidono di giocare a qualcosa di nuovo: ognuno di loro lascerà sul tavolo il proprio telefonino e tutti potranno leggere messaggi, mail e whatsapp.
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#Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese rivela, dopo “L’abbiamo fatta grossa” di Carlo Verdone, come la commedia all’italiana sia viva e vegeta. Non abbiamo visto le precedenti fatiche di Genovese (ci dicono che “Immaturi” sia un filmino) ma questo gioco al massacro tra coppie, cerca la profondità nella leggerezza, e spesso riesce a trovarla. Il tema non è nuovo: tre coppie e l’amico single si trovano a cena e decidono di giocare a qualcosa di nuovo: ognuno di loro lascerà sul tavolo il proprio telefonino e tutti potranno leggere messaggi, mail e whatsapp. Tanto nessuno ha nulla da nascondere, almeno in apparenza… Il rischio era quello di sfornare una sorta di gemello del pessimo “Il nome del figlio”di Francesca Archibugi, di cui tanto abbiamo parlato male lo scorso anno: un retaggio teatrale gonfio di ideologia orecchiata, luoghi comuni e ruffiane iniezioni di retorica allo stato brado. Invece “Perfetti sconosciuti” si scontra subito con questioni reali, con problematiche effettive. Tutto è materico, istintuale, tutto è struttura: si parla di lavoro, figli, sentimenti. Niente Pci e filologie storiche di parte, per fortuna. Qui si parte con una levità che pare scioccherella, ma quasi subito si capisce che si fa sul serio e pian piano si sprofonda nel baratro. Le coppie sono destinate a sfaldarsi dentro, vittima di sotterfugi, inganni, bugie. Ma continueranno ad esistere e a compattarsi nella loro ipocrita facciata borghese. Genovese sbaglia il finale e qualche battuta (Battiston che fa la predica e la coppia di anziani che guarda l’eclisse dal balcone andavano eliminati) ma spesso opera col bisturi e fa male. “Bisogna imparare a lasciarsi nella vita” dice Carlotta al marito. Mentre tutti operano per mantenere l’opposto. Anche in epoca di crisi economica e di telefonini che non salvano più alcuna vita. Meraviglioso il cast, con una particolare menzione per Anna Foglietta, Valerio Mastandrea e Marco Giallini che recita sempre ruoli da rude, ma si rivela attore sensibile, ed è a lui infatti, che viene affidata la scena più bella del film, con le parole più giuste che un padre possa dire ad una figlia. VOTO: 6/7
Robert Eroica
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[+] due dubbi
(di paolo31)
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(di annalee)
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flyanto
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martedì 16 febbraio 2016
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un gioco al massacro altamente sconsigliabile
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"Perfetti Sconosciuti" è l'azzeccatissimo titolo dell'ultimo film del regista Paolo Genovese che sta ad indicare quanto effettivamente poco si conoscano le persone ed, in particolare, i propri compagni sentimentali.
La vicenda si svolge tutta durante una sera, ad una cena organizzata nella propria casa da una coppia di benestanti professionisti: qui vi partecipano altre due coppie di amici più un uomo (Giuseppe Battiston) venuto solo in qnt malata la propria compagna. Nel corso della cena viene proposto dalla padrona di casa (Kasia Smutniak) di porre sulla tavola tutti i propri cellulari e far conoscere a tutti gli altri ogni messaggio o telefonata che arriva nel frattempo.
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"Perfetti Sconosciuti" è l'azzeccatissimo titolo dell'ultimo film del regista Paolo Genovese che sta ad indicare quanto effettivamente poco si conoscano le persone ed, in particolare, i propri compagni sentimentali.
La vicenda si svolge tutta durante una sera, ad una cena organizzata nella propria casa da una coppia di benestanti professionisti: qui vi partecipano altre due coppie di amici più un uomo (Giuseppe Battiston) venuto solo in qnt malata la propria compagna. Nel corso della cena viene proposto dalla padrona di casa (Kasia Smutniak) di porre sulla tavola tutti i propri cellulari e far conoscere a tutti gli altri ogni messaggio o telefonata che arriva nel frattempo. Ciò porterà inevitabilmente a scoperte sconcertanti e conseguenze determinanti ......
Quello che rende questa commedia molto pregevole, non è soltanto la trama divertente, avvincente ed intelligentemente ideata, ma soprattutto la sceneggiatura (scritta dallo stesso Genovese in collaborazione con altri) su cui poggia, appunto, tutta la pellicola, costruita con dialoghi brillanti, ironici ed arguti e mai rasentanti la volgarità e lo spirito più becero. Ogni personaggio rimbalza la battuta all'altro in perfetta sintonia scoprendo le proprie caratteristiche, qualità e difetti, e personalità, e rivelando, da parte degli autori, una psicologia profonda ed una perfetta conoscenza del genere umano e delle sue debolezze. Si parla di debolezze per non dire difetti dal momento che nel contesto nessuno si salva, ma Genovese non condanna affatto nessuno di loro ma rivela soltanto la natura umana, le relazioni sentimentali di qualsiasi genere facendo riconoscere allo spettatore stesso che anche lui/lei fa parte di questa misteriosa e complessa massa di persone. Pertanto, al di là del divertissment proposto, ciò che si evince chiaramente e direttamente dal film è che ognuno di noi ha delle zone d'ombra, tante o poche, in cui è meglio, forse, non addentrarsi troppo per non turbare equilibri stabiliti e per lasciare un poco di privacy in un'epoca, come quella appunto contemporanea dei cellulari, dove, ognuno è per lo più sempre raggiungibile, perfettamente localizzato e privato quasi del tutto della propria intimità.
Tralascio, in quanto superfluo, ogni commento favorevole sul sapientemente scelto cast degli attori composto dai molteplici nomi dell' odierna commedia italiana: Marco Giallini, Giovanni Battiston, Edoardo Leo, Valerio Mastrandrea, Kasia Smutniak, Alba Rorwacher e Anna Foglietta interagiscono perfettamente tra loro, dando vita a simpatiche ma quanto mai realistiche schermaglie.
Altamente consigliabile.
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dhany coraucci
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giovedì 25 febbraio 2016
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il cellulare, la nostra più libera... schiavitù
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Tutti siamo schiavi di qualcosa o di qualcuno ma la dipendenza che ha creato il cellulare nelle nostre vite è una forma di schiavitù che non può essere paragonata a nessun'altra perché ti induce a credere di essere libero. Libero di assumere varie identità, di osare, di giocare, di sbilanciarsi e soprattutto di non essere solo. Un'illusione, a portata di mano. Arriva nelle sale un film davvero contemporaneo che fotografa e si insinua nella nostra realtà quotidiana con grande abilità e spessore. Arriva, almeno per me, proprio in un tempo in cui mi domando quanta solitudine si cela dietro (e dentro) alla scatola nera del nostro cellulare.
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Tutti siamo schiavi di qualcosa o di qualcuno ma la dipendenza che ha creato il cellulare nelle nostre vite è una forma di schiavitù che non può essere paragonata a nessun'altra perché ti induce a credere di essere libero. Libero di assumere varie identità, di osare, di giocare, di sbilanciarsi e soprattutto di non essere solo. Un'illusione, a portata di mano. Arriva nelle sale un film davvero contemporaneo che fotografa e si insinua nella nostra realtà quotidiana con grande abilità e spessore. Arriva, almeno per me, proprio in un tempo in cui mi domando quanta solitudine si cela dietro (e dentro) alla scatola nera del nostro cellulare. Non sono solo i contenuti attuali a rendere grande questo film, è anche il ritmo (finalmente) perfetto che lo sostiene, i dialoghi straordinari, la recitazione impeccabile. E' tutto misurato e allo stesso tempo incisivo, le battute che fanno ridere, le frasi che fanno piangere, la passione che emerge e l'amarezza che ne deriva. Personalmente, poi, ho amato la sua vena pessimistica, sottolineata da un finale davvero elegante che usa l'happy end per raccontare invece la tragedia che ci attende a perseverare nella nostra schiavitù, nella nostra solitudine.
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