enzo70
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giovedì 3 marzo 2016
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genovese degno del miglior scola
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Paolo Genovese centra ancora il segno, con un film intelligente, sempre al limite tra il comico e la narrazione. Quattro amici si incontrano a cena; tre di loro, Giallini, Leo e Mastandrea, con le mogli, Battiston da solo. Una bella casa, un bel terrazzo, amicizie ed amori solidi ed un eclisse di luna in arrivo. Gli ingredienti perfetti per una cena perfetta, ma poi un’idea, un gioco trasformano la serata in un incubo. Mettiamo i telefonini al centro del tavolo e facciamoli parlare al posto nostro; loro sì che diranno la verità. E dietro le amicizie e gli amori ci sta l’infinità meschinità dell’uomo, fatta di tradimenti e di bugie. E anche amicizie storiche e sedimentate traballano dietro la verità della vita.
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Paolo Genovese centra ancora il segno, con un film intelligente, sempre al limite tra il comico e la narrazione. Quattro amici si incontrano a cena; tre di loro, Giallini, Leo e Mastandrea, con le mogli, Battiston da solo. Una bella casa, un bel terrazzo, amicizie ed amori solidi ed un eclisse di luna in arrivo. Gli ingredienti perfetti per una cena perfetta, ma poi un’idea, un gioco trasformano la serata in un incubo. Mettiamo i telefonini al centro del tavolo e facciamoli parlare al posto nostro; loro sì che diranno la verità. E dietro le amicizie e gli amori ci sta l’infinità meschinità dell’uomo, fatta di tradimenti e di bugie. E anche amicizie storiche e sedimentate traballano dietro la verità della vita. Genovese ricorda in questo film Scola, il ritmo colloquiale, discorsivo e mai noioso è perfettamente in linea con la lezione del maestro da poco scomparso. L’idea di mettere al centro del racconto il simulacro dei tempi moderni, il telefonino, con i suoi strani suoni, le sue applicazioni, codici segreti impossibili da infrangere è stata geniale. E d’altronde il successo di pubblico dimostra che lo spettatore quando il film vale al cinema ci va; nonostante quello che dicono i critici.
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addolorata croce
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domenica 12 giugno 2016
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la tristezza a specchio del cinema italiano
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Un film claustrofobico, chiuso dentro un appartamento e con pochi scorci in esterno non è la prima volta che viene proposto. Il regista però non è Polansky, ne Bergman ne tanto meno Alfred Hitchcock o Quentin Tarantino, così come gli attori non sono di sicuro il meglio in circolazione, anche se purtroppo sono quelli che lavorano più di altri. E' una scivolata graduale verso l'inferno e le "parole non dette" altro tema iper abusato fino al midollo con tanto di lezioncine moralizzatrici scritte da qualche fautore delle leggi civili. Un non cinema assoluto, dove il successo commerciale fa ritrovare sullo schermo persone che incontri tristemente nella vita di tutti i giorni. E se cerchi evasione ritrovarteli protagonisti di una storia insulsa non è il massimo.
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Un film claustrofobico, chiuso dentro un appartamento e con pochi scorci in esterno non è la prima volta che viene proposto. Il regista però non è Polansky, ne Bergman ne tanto meno Alfred Hitchcock o Quentin Tarantino, così come gli attori non sono di sicuro il meglio in circolazione, anche se purtroppo sono quelli che lavorano più di altri. E' una scivolata graduale verso l'inferno e le "parole non dette" altro tema iper abusato fino al midollo con tanto di lezioncine moralizzatrici scritte da qualche fautore delle leggi civili. Un non cinema assoluto, dove il successo commerciale fa ritrovare sullo schermo persone che incontri tristemente nella vita di tutti i giorni. E se cerchi evasione ritrovarteli protagonisti di una storia insulsa non è il massimo. Tra le attrici qualitativamente superiori alle facce maschili si stacca considerevolmente la Foglietta, anche se a non portare le mutande è l'intero inutile impianto tirato su per narrare il nulla. Tutto troppo "telefonato" e prevedibile ripropone le solite "facce da schiaffi" sinistroidi e "parioline" convinte di suscitare simpatia ed ilarità in maniera del tutto gigionesca, centralità di un Impero romano che non trova più la sua ragione di essere in Cinecittà ma nel contributo della Regione lazio. D'altronde queste congreghe di piccole eroi praticano esasperato onanismo per bearsene insieme un giorno, magari seduti davanti al balbuziente e sopravvalutato (da se stesso) Marco Giusti per l'afosa serata estiva di una Rai 2 manchevole da decenni dei successi di Arbore.
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florentin
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domenica 8 gennaio 2017
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cose vecchie.
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(Rivisto in tv)
Insomma:
alla fine -le corna fra etero sono di routine ormai e non interessano più nessuno, a parte, forse, chi le subisce- viene fuori la solita storia del gay incompreso.
Che palle, se proprio si vuole commentare al di là del bon ton di maniera.
L'unico frame interessante è quando una si alza la gonna per far vedere che le mutande non le porta (come aveva detto in chat demenziale a un suo liker-sic), e che poi tornata a casa se le mette,che mi chiedo cosa vorrà mai dire: se le ritoglie poi davanti al marito ormai inerte in quel senso?
Un altro regista, più coraggioso, avrebbe fatto partecipare anche noi alla scena, ma non ci sono più i registi di una volta ahimé...è tutto virtuale,diventata tale anche 'quella cosa' lì pare; tutti su youporn, ma de visu no: anche qui cosa vorrà dire? Timidezza? Femminilizzazione progressiva del genere umano una volta ricco di testosterone non solo a parole?
Poi un altro (più o meno) dice indicando lo smartphone: "Abbiamo concentrato tutta la nostra vita in questa cosa qui (no, non 'quella cosa là',cosa avete capito)".
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(Rivisto in tv)
Insomma:
alla fine -le corna fra etero sono di routine ormai e non interessano più nessuno, a parte, forse, chi le subisce- viene fuori la solita storia del gay incompreso.
Che palle, se proprio si vuole commentare al di là del bon ton di maniera.
L'unico frame interessante è quando una si alza la gonna per far vedere che le mutande non le porta (come aveva detto in chat demenziale a un suo liker-sic), e che poi tornata a casa se le mette,che mi chiedo cosa vorrà mai dire: se le ritoglie poi davanti al marito ormai inerte in quel senso?
Un altro regista, più coraggioso, avrebbe fatto partecipare anche noi alla scena, ma non ci sono più i registi di una volta ahimé...è tutto virtuale,diventata tale anche 'quella cosa' lì pare; tutti su youporn, ma de visu no: anche qui cosa vorrà dire? Timidezza? Femminilizzazione progressiva del genere umano una volta ricco di testosterone non solo a parole?
Poi un altro (più o meno) dice indicando lo smartphone: "Abbiamo concentrato tutta la nostra vita in questa cosa qui (no, non 'quella cosa là',cosa avete capito)"...che poi invece si sa salvo eccezioni che è 'quella cosa là' che muove il mondo.
Oggi invece è lo smartphone il giocattolo imprescindibile che verrebbe da dire se uno proprio volesse sdrammatizzare certi comportamenti demenziali di dipendenza da quell'aggeggio ormai di mass... attento però ,che quando tu fantastichi giochicchiando con quell'aggeggio qualcuno ti potrebbe scopare la moglie davvero, e non sulla 'nuvola'.
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folignoli
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mercoledì 17 febbraio 2016
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un’inutile gioco al massacro
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Davvero un bel film. Quando si hanno le idee giuste, basta poco per realizzare un ottimo lavoro. Molto simile ad un’opera teatrale, girato esclusivamente in interni ( il 95% del film si svolge durante la cena), basato solamente sui dialoghi , senza nessuna scena di movimento, senza nessuna scenografia naturale, senza paesaggi mozzafiato. Solo la bellezza di una sceneggiatura fatta di dialoghi azzeccatissimi e attori (quasi tutti) in gran forma. Su tutti si erge Valerio Mastrandrea, una spanna sopra a tutti. Ottimo pure Battiston soprattutto nel tener il gioco di Mastrandrea, gioco che poi condurrà al disastro totale. Sottotono la Smutniak e la Rohrwacher, quasi fuori luogo, impacciate in quel contesto di personaggi disinvolti.
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Davvero un bel film. Quando si hanno le idee giuste, basta poco per realizzare un ottimo lavoro. Molto simile ad un’opera teatrale, girato esclusivamente in interni ( il 95% del film si svolge durante la cena), basato solamente sui dialoghi , senza nessuna scena di movimento, senza nessuna scenografia naturale, senza paesaggi mozzafiato. Solo la bellezza di una sceneggiatura fatta di dialoghi azzeccatissimi e attori (quasi tutti) in gran forma. Su tutti si erge Valerio Mastrandrea, una spanna sopra a tutti. Ottimo pure Battiston soprattutto nel tener il gioco di Mastrandrea, gioco che poi condurrà al disastro totale. Sottotono la Smutniak e la Rohrwacher, quasi fuori luogo, impacciate in quel contesto di personaggi disinvolti. Si salva per il rotto della cuffia la Foglietta, ma senza mai riuscire ad imprimere un’accelerazione al suo personaggio. Giallini sempre bravo, ma costretto ad inibire la sua platealità, più adatta a scene esterne, dove la gestualità ha un effetto superiore. Leo è bravo, spontaneo e credibile. Si affloscia un po’ dal momento in cui se la prende con l’amico gay: poco credibile la sua reazione violenta.
L’unico neo del film è che lo scambio di cellulari (attuato per non far vedere alla moglie di Mastrandrea il selfie della sua amante) poteva essere tranquillamente ristabilito durante una pausa della cena, quando tutti vanno sul terrazzo. Sarebbe bastato un attimo per ricollocare i due cellulari (uguali) di Mastrandrea e Battiston al loro posto, senza poi arrivare alle gravissime conseguenze finali, frutto dello scambio del telefono. Ma chiaramente la bellezza del film, sta in gran parte in quello scambio del cellulare e sulla necessità a dover fino all’ultimo portare avanti una pantomima, che via via si complicherà sempre più.
Nel finale vero e proprio, c’è il piccolo colpo di scena (già citato il film Sliding Doors) in cui ci accorgiamo che in realtà tutto quello che si è visto non è mai successo, perché uno dei partecipanti ha fatto una scelta diversa, rispetto a quella vista in fase di apertura del film. Questo colpo di scena, rivolta la situazione e ci porta diritti ad un lieto fine in cui tutti se ne vanno felici (cornuti e felici). Forse sarebbe stato più bello un finale più amaro, del resto la vita è fatta pure di amarezze e perché no, grandi compromessi.
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dabar
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mercoledì 24 febbraio 2016
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finalmente la commedia che non fà solo ridere...
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Una volta affidavamo i nostri più cari segreti ad un diario dotato di un lucchetto e una chiave. Nell’era moderna, dove tutto é diventato digitale, é il nostro cellulare ad essere diventato il custode del nostro vero “io”, quello che forse non avremmo il coraggio di mostrare a nessuno.
Ma non solo, forse l’avvento dei social network ci ha resi un po’ tutti esibizionisti, al punto da non saper più distinguere tra ciò che può essere condiviso con gli altri e ciò che dovrebbe rimanere privato.
La pellicola in questione ci pone davanti ad un quesito di grande attualità:’’Pensiamo di essere davvero così trasparenti da non avere niente da nascondere alle persone con cui dividiamo la nostra quotidianità (amici, partner, parenti) oppure, in fondo, in ognuno di noi si cela un lato oscuro che vogliamo nascondere a tutti i costi per proteggere noi stessi (o chi amiamo)?”
Ma non basta, il film va oltre il tema principale sopra citato, offrendo altri spunti di riflessione secondari, ma non per questo meno importanti:
• Il difficile rapporto tra una madre e una figlia adolescente
• Il tema dell’omosessualità
• La capacità di alcune persone di vivere pIù vite parallelamente
• Il saper fare molte volte un passo indietro per il bene della coppia e l’essere disposti a mettersi in discussione per non perdere la persona amata
• La monotonia di un rapporto di coppia che può spingere a cercare in rete un momento di evasione
• La precarietà del lavoro
FILM IMPERDIBILE CON FINALE A SORPRESA.
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Una volta affidavamo i nostri più cari segreti ad un diario dotato di un lucchetto e una chiave. Nell’era moderna, dove tutto é diventato digitale, é il nostro cellulare ad essere diventato il custode del nostro vero “io”, quello che forse non avremmo il coraggio di mostrare a nessuno.
Ma non solo, forse l’avvento dei social network ci ha resi un po’ tutti esibizionisti, al punto da non saper più distinguere tra ciò che può essere condiviso con gli altri e ciò che dovrebbe rimanere privato.
La pellicola in questione ci pone davanti ad un quesito di grande attualità:’’Pensiamo di essere davvero così trasparenti da non avere niente da nascondere alle persone con cui dividiamo la nostra quotidianità (amici, partner, parenti) oppure, in fondo, in ognuno di noi si cela un lato oscuro che vogliamo nascondere a tutti i costi per proteggere noi stessi (o chi amiamo)?”
Ma non basta, il film va oltre il tema principale sopra citato, offrendo altri spunti di riflessione secondari, ma non per questo meno importanti:
• Il difficile rapporto tra una madre e una figlia adolescente
• Il tema dell’omosessualità
• La capacità di alcune persone di vivere pIù vite parallelamente
• Il saper fare molte volte un passo indietro per il bene della coppia e l’essere disposti a mettersi in discussione per non perdere la persona amata
• La monotonia di un rapporto di coppia che può spingere a cercare in rete un momento di evasione
• La precarietà del lavoro
FILM IMPERDIBILE CON FINALE A SORPRESA.
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giuliog02
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domenica 29 maggio 2016
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commedia all'italiana surrealmente sadica
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Bei tipi i personaggi, decisamente ben recitati. Discreta ambientazione con una fotografia che inquadra bene le scene e dà dimensione e movimento ai personaggi. Soggetto surrealmente farlocco e
francamente sadico. Nella realtà nessuna padrona di casa, a meno che non sia demente, potrebbe pensare di organizzare un così pessimo scherzo come quello dei telefonini su cui si basa la narrazione.
Non é nemmeno credibile che umani tra i quaranta ed i cinquanta siano così privi di personalità e senso dell'identità da accettare di prestarsi ad un gioco, potenzialmente pericolosissmo, e che, come minimo,
potrebbe portare qualcuno dei partecipanti ad una misera figura.
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Bei tipi i personaggi, decisamente ben recitati. Discreta ambientazione con una fotografia che inquadra bene le scene e dà dimensione e movimento ai personaggi. Soggetto surrealmente farlocco e
francamente sadico. Nella realtà nessuna padrona di casa, a meno che non sia demente, potrebbe pensare di organizzare un così pessimo scherzo come quello dei telefonini su cui si basa la narrazione.
Non é nemmeno credibile che umani tra i quaranta ed i cinquanta siano così privi di personalità e senso dell'identità da accettare di prestarsi ad un gioco, potenzialmente pericolosissmo, e che, come minimo,
potrebbe portare qualcuno dei partecipanti ad una misera figura. La recitazione collettiva é buona, e si avverte subito il crescere della tensione nei partecipanti. Di positivo ci vedo solo la critica allo stato di
sudditanza da parte di molti alla tecnologia, che da strumento utile diviene - per alcuni - un moloch. A parte alcuni sorrisi, il film lascia l'amaro in bocca e finisce in modo ambiguo.
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giovanni
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lunedì 9 gennaio 2017
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un dramma tragicomico da dimenticare
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Qualche sera fa, durante il consueto zapping, sono incappato in questo film acclamato dal pubblico italiano e dalla critica italiana. Sin dalle prime battute, il tema della incomunicabilità tra esseri umani e della fortuità dell’esistenza mi è sembrato un “déjà vu” apprezzato in altri film come “Cena tra amici” dei francesi Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte del 2012 e “Sliding doors” dell’inglese Peter Howitt del 1998. Il cast di attorini e attricette, cani e cagne, tanto per intenderci, con l’unica eccezione del bravo Marco Giallini, mi si è subito imposto all’attenzione per l’innaturalezza della recitazione, resa ancora più drammatica da una sceneggiatura che sembrava scritta da un principiante allo sbaraglio.
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Qualche sera fa, durante il consueto zapping, sono incappato in questo film acclamato dal pubblico italiano e dalla critica italiana. Sin dalle prime battute, il tema della incomunicabilità tra esseri umani e della fortuità dell’esistenza mi è sembrato un “déjà vu” apprezzato in altri film come “Cena tra amici” dei francesi Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte del 2012 e “Sliding doors” dell’inglese Peter Howitt del 1998. Il cast di attorini e attricette, cani e cagne, tanto per intenderci, con l’unica eccezione del bravo Marco Giallini, mi si è subito imposto all’attenzione per l’innaturalezza della recitazione, resa ancora più drammatica da una sceneggiatura che sembrava scritta da un principiante allo sbaraglio. Durante la visione del film ho provato imbarazzo per quei poveretti di pseudo-attori, immaginando che cosa avrebbero pensato e detto i grandi attori italiani degli anni ’50, ’60 e ’70 (Mastroianni, Gassman, Tognazzi, Manfredi, Sordi, Volontè, Giannini, Magnani, Cortese, Valli, ecc.) e i grandi registi di quegli stessi anni (Fellini, De Sica, Risi, Monicelli, Antonioni, Pasolini, Visconti, Leone, Scola, Avati, Rossellini, Germi, ecc.) difronte a quello spettacolo patetico. Ho sorriso alle pietose battutine per non piangere di vergogna, per poi alzarmi disperato dal sofà al gran finale del film, che non vi anticipo, ma la cui visione non augurerei al peggior nemico, perché davvero a quel punto vorresti sprofondare in un buco nero per dimenticare i 97 minuti spesi inutilmente davanti al tubo catodico.
Per concludere vorrei dire che forse ci sarebbe un modo di apprezzare il filmetto, indossando i panni di Mario Bambea, il famoso intellettuale della sinistra italiana – frutto della mente diabolica del più brillante attore comico italiano, Corrado Guzzanti - il quale, dopo un grave incidente, inizia a lasciar spazio a un bizzarro alter ego, il comico di quart'ordine Bizio Capoccetti. Bambea saprebbe trovare le giuste parole per celebrare la fatua bravura di cani e cagne. Peccato, però, che io mi senta più vicino al suo alter ego, Capoccetti, e che come lui commentando il film risponderei: MA VATTE A DA’ ALL’IPPICA COR CAVALLO A DONDOLO!!!
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fabius62
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lunedì 15 febbraio 2016
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inizia divertente commedia poi psicodramma
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Il tema delle bugie e dei segreti esce fuori con prepotenza in un gruppo di amici e relativi partner.
In cui ad una cena si decide di fare un gioco. Per la durata della cena i cellulari saranno sul tavolo, le email lette in pubblico, le telefonate in viva voce, tutti i messaggi, sms, whatsapp o altro a disposizione degli altri.
Il film inizia come una rilassante commedia, con qualche divertente battuta, ma pian piano si trasforma in un dramma dove emergono tutte le contraddizioni di una amicizia, che probabilmente non c’è ed escono pian piano tutte gli scheletri e le parole mai dette.
Interessante come la figura interpretata da un Marco Giallini, che tipicamente interpreta sempre ruoli di uomo pressapochista e squallido, assume sempre più quello di una figura vincente, un bellissimo e vero rapporto con la figlia adolescente, che contrarissimo alle terapie psicologiche, decide comunque di intraprenderla, per capire come risollevare la sua crisi di coppia.
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Il tema delle bugie e dei segreti esce fuori con prepotenza in un gruppo di amici e relativi partner.
In cui ad una cena si decide di fare un gioco. Per la durata della cena i cellulari saranno sul tavolo, le email lette in pubblico, le telefonate in viva voce, tutti i messaggi, sms, whatsapp o altro a disposizione degli altri.
Il film inizia come una rilassante commedia, con qualche divertente battuta, ma pian piano si trasforma in un dramma dove emergono tutte le contraddizioni di una amicizia, che probabilmente non c’è ed escono pian piano tutte gli scheletri e le parole mai dette.
Interessante come la figura interpretata da un Marco Giallini, che tipicamente interpreta sempre ruoli di uomo pressapochista e squallido, assume sempre più quello di una figura vincente, un bellissimo e vero rapporto con la figlia adolescente, che contrarissimo alle terapie psicologiche, decide comunque di intraprenderla, per capire come risollevare la sua crisi di coppia.
Bello il modo (che non svelo) che Genovese sceglie per il finale, che lascia forse ancora di più un senso di profonda malinconia.
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manfredinino
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sabato 13 febbraio 2016
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foglietta mastandrea battiston super!!!!
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Bellissima commedia....attualissima ...tema doc con finale doc ed amaro...la frangibilità del bravo Giallini vince ...."meglio portarsi i segreti nella tomba che distruggere tutto"...
Perfetto lavoro di Genovese e dellasceneggiatura da premiare....ma vogliono soffermarmi sulla recitazione e , pur se tutti bravi li distinguo con una votazione ed un meritato commento perchè questo film è un film che si regge tutto sulla recitazione e su una sceneggiatura di ferro dai voti più alti ai più bassi:
1) Mastandrea : Formidabile e bravissimo, le battute più divertenti,gli sguardi e l'amarezza finale la rende questo romano attore con il piglio di un Nino Manfredi anni 2000.
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Bellissima commedia....attualissima ...tema doc con finale doc ed amaro...la frangibilità del bravo Giallini vince ...."meglio portarsi i segreti nella tomba che distruggere tutto"...
Perfetto lavoro di Genovese e dellasceneggiatura da premiare....ma vogliono soffermarmi sulla recitazione e , pur se tutti bravi li distinguo con una votazione ed un meritato commento perchè questo film è un film che si regge tutto sulla recitazione e su una sceneggiatura di ferro dai voti più alti ai più bassi:
1) Mastandrea : Formidabile e bravissimo, le battute più divertenti,gli sguardi e l'amarezza finale la rende questo romano attore con il piglio di un Nino Manfredi anni 2000...voto :9
Battiston : Formidabile e bravissimo,per aver creato il personaggio più malinconico e buono, il duo con botta e risposta con Mastandrea è prerfetto; voto :9
Foglietta: Formidabile e bravissima, nel tratteggiare il personaggio femminile più nevrotico di moglie insoddisfatta voto :9
2) Rorhwacher : Brava ma più sul drammatico che sul comico (il ruolo non diverte)... ma perfetta voto :8
3)Giallini : buona prova ....ma soffocato dal duo spumeggiante e mattatore Battiston - Mastandrea voto : 7,5
Di Leo :buona prova del doppiafaccia ...sorprende voto 7,5
4) Smutnianik : la più in sordina ...ma non male voto :7
Insomma tutti bravi ma come ha già ripetuto un'altro prima di me ...Battiston-Mastandrea e Foglietta Super...Forza Italia Abbasso Zoolander 2 se dovete andare a vedere un bel film andate a vedere questo e dimenticate Zoolander 2....
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giulyfab.65
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giovedì 18 febbraio 2016
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finalmente una commedia degna di questo nome!
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Una commedia all'italiana degna! FINALMENTE!
Un cast amalgamato, affiatato e in ottima forma.
Una sceneggiatura sempre sul pezzo con ritmi comici perfetti soprattutto nella parte iniziale della cena.
Lo scivolo finale, un finale che delude e che quasi sembra un'esaltazione dell'ipocrisia... E lì sparisce una stella...
Lo consiglio a chi vuol ridere, anche di gusto, e che, come me, non riesce proprio a ridere delle Zalonate (proprio non ci riesco anzi mi deprimono).
Non lo consiglio a chi ha scheletri nel... L'elettronica da asporto come la chiamo io.
Io che non la sopporto e non la uso il giochetto certo lo farei con grande tranquillita', anzi no SERENITA'!
Grande regia, solida sceneggiatura, una bella serata di cinema.
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Una commedia all'italiana degna! FINALMENTE!
Un cast amalgamato, affiatato e in ottima forma.
Una sceneggiatura sempre sul pezzo con ritmi comici perfetti soprattutto nella parte iniziale della cena.
Lo scivolo finale, un finale che delude e che quasi sembra un'esaltazione dell'ipocrisia... E lì sparisce una stella...
Lo consiglio a chi vuol ridere, anche di gusto, e che, come me, non riesce proprio a ridere delle Zalonate (proprio non ci riesco anzi mi deprimono).
Non lo consiglio a chi ha scheletri nel... L'elettronica da asporto come la chiamo io.
Io che non la sopporto e non la uso il giochetto certo lo farei con grande tranquillita', anzi no SERENITA'!
Grande regia, solida sceneggiatura, una bella serata di cinema.
Che dire di più...
A sì, andatelo a vedere per disintossicarvi della comicità insulsa e se avete voglia di svagarvi da quest'attualita' deprimente ed indignante!
La morale del film (i rapporti si reggono su ipocrisia e segreti) e' l'opposto della mia ed infatti il finale lo butterei!
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