gaecup
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martedì 23 febbraio 2016
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una vorticosa roulette russa
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I panni sporchi si lavano in famiglia,si sa. Ma anche in quel surrogato di famiglia che è costituito da un gruppo di amici storici, che decidono non di lavare i panni sporchi ma di correre il rischio di farlo, il che è ancora peggio, perche davvero non si sa cosa quale tipo di sporco potrebbe apparire nell acqua . Una roulette russa: Quei telefoni poggiati sul tavolo somigliano vagamente a pistole che possono sparare a vuoto o in maniera mortale e non si sa se il prossimo messaggio, what s up, telefonata e mail potrebbe essere innocuo o diventare la pallotolla che uccide. Bisogna anmetterlo, forse ogni spettatore potrebbe sedersi al tavolo insieme a quei 7 come un convitato di pietra, assistendo alla scena dal di dentro, immedesimandosi perché là, a tavola, ci poteva essere era in fondo chiunque , chiunque col suo piccolo grande segreto da nascondere col suo piccolo grande terrore che venisse scoperto.
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I panni sporchi si lavano in famiglia,si sa. Ma anche in quel surrogato di famiglia che è costituito da un gruppo di amici storici, che decidono non di lavare i panni sporchi ma di correre il rischio di farlo, il che è ancora peggio, perche davvero non si sa cosa quale tipo di sporco potrebbe apparire nell acqua . Una roulette russa: Quei telefoni poggiati sul tavolo somigliano vagamente a pistole che possono sparare a vuoto o in maniera mortale e non si sa se il prossimo messaggio, what s up, telefonata e mail potrebbe essere innocuo o diventare la pallotolla che uccide. Bisogna anmetterlo, forse ogni spettatore potrebbe sedersi al tavolo insieme a quei 7 come un convitato di pietra, assistendo alla scena dal di dentro, immedesimandosi perché là, a tavola, ci poteva essere era in fondo chiunque , chiunque col suo piccolo grande segreto da nascondere col suo piccolo grande terrore che venisse scoperto. È
un film corale, non solo perché ogni spettatore può parteciparvi appieno, ma anche perché non c è solo uno ma ben 7 prorogatoisti, 7 personaggi scolpiti a tutto tondo, con caratteri definiti e personalità chiare, 7 personaggi che un autore l'hanno trovato, quel Paolo Genovese che da una eccezionale prova di maturità cofirmando anche la sceneggiatura. Già,la scemggiatura: tutto in una sera, tutto in una stanza, ma anche tutto in 2 o 3 dialoghi chiave, quello sulla coppia e l'utilità della psicoterapia su tutti. Armonici completi e simmetrici come terzine dantesche in cui ogni parola è insostituibile. Un film che corre veloce come un eurostar -quanti hanno guardato l'orologio durante la proiezione?- poteva correre il rischio di impantanarsi in un finale irrisolto o, peggio, prevedibile. E invece un grande colpo di teatro, non originale ma comunque geniale, ha dissolto il nostro dispiacere per le esistenze rovinate da quel rito catartico che, in realtà, se cosi ci piace pensare,non c è stato. Un conto è quello che poteva essere,un conto quello che è stato. Ma, in fondo, non è sempre così?
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orione95
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giovedì 18 agosto 2016
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rappresentazione cruda e brutale della società
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Dal regista di "Immaturi" e "Tutta colpa di Freud" Paolo Genovese ecco una commedia drammatica più che mai attuale, capace di trattare i più discussi cliché dell'odierna società (i matrimoni di comodo, l'asservimento ai telefoni cellulari, i comuni e torbidi tradimenti tra marito e moglie, l'intolleranza, ecc.) senza mai cadere nello scontato e nel "già visto". E questo è solo uno dei meriti del regista romano. Genovese, infatti, riesce con un espediente semplicissimo, una comune cena tra amici (espediente questo insolito ma non innovativo), a coinvolgere direttamente lo spettatore, il quale non può che vedersi anch'egli seduto attorno a quel tavolo, con il proprio cellulare (la "scatola nera della sua vita") dinanzi agli occhi, pronto a vibrare da un momento all'altro.
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Dal regista di "Immaturi" e "Tutta colpa di Freud" Paolo Genovese ecco una commedia drammatica più che mai attuale, capace di trattare i più discussi cliché dell'odierna società (i matrimoni di comodo, l'asservimento ai telefoni cellulari, i comuni e torbidi tradimenti tra marito e moglie, l'intolleranza, ecc.) senza mai cadere nello scontato e nel "già visto". E questo è solo uno dei meriti del regista romano. Genovese, infatti, riesce con un espediente semplicissimo, una comune cena tra amici (espediente questo insolito ma non innovativo), a coinvolgere direttamente lo spettatore, il quale non può che vedersi anch'egli seduto attorno a quel tavolo, con il proprio cellulare (la "scatola nera della sua vita") dinanzi agli occhi, pronto a vibrare da un momento all'altro. L'unità di luogo, squisitamente teatrale, pensata e rappresentata dal Genovese è un qualcosa di sopraffino: nonostante il film si svolga solo ed unicamente attorno ad un tavolo non v'è traccia alcuna di un qualsivoglia momento di stanca, il contesto rimane divertente ed avvincente dai titoli di apertura a quelli di coda. Nulla è rimesso al caso, né una singola tra le scene (che come frammenti di un puzzle vanno via via incastrandosi tra di loro), né un'apparente situazione di circostanza, come un'eclissi lunare, che ben presto si rivela essere di più che un mero espediente narrativo, scoprendosi vera e propria allegoria: in un primo momento infatti i personaggi si mostrano all'occhio dello spettatore limpidi e puri come una luna perfettamente piena che brilla alta nel cielo, ma col proseguire della serata mostreranno via via le loro inettitudini e loro vera natura, eclissandosi all'ombra di fantasmi presenti e passati.
Passando al comparto più strettamente tecnico ritengo che la regia sia tra le migliori mai viste in una delle numerose commedie italiane contemporanee. La sceneggiatura poi, così semplice ma al contempo geniale, si sposa alla perfezione con la recitazione degli attori protagonisti, tra i quali spiccano, regalando performance di rara intensità, Marco Giallini, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher.
In conclusione Genovese riesce su tutta la linea, mettendo a nudo (nel modo più crudo e brutale possibile) la fragilità degli uomini e le tante angosce dell'attuale società, dimostrando (in modo quasi pirandelliano) come, nonostante le persone possano pensare di conoscere tutto di chi sta loro accanto, come partner o come migliore amico, in realtà nel profondo saranno sempre l'uno per l'altro perfetti sconosciuti.
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no_data
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mercoledì 2 marzo 2016
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col binocolo al contrario
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Pensavo di annoiarmi, ed invece no. Certo la vicenda fa cadere le braccia, ebbasta con queste cene fra amici dove succede di tutto! Per fortuna qui ci sono signore piacenti, bravi attori ed una idea non male che viene ai protagonisti: rendere pubblici i messaggi e le conversazioni che arrivano ad ogni smartphone (nessuno ha più l'onesto cellulare, sono rimasto l'unico al mondo?). Uno scambio di aggeggi causa un disastro epocale.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Giganteggia il Battiston, qui un po' sotto tono ma comunque estremamente comunicativo nel suo brodo amarognolo.
E' un film furbo, perchè il regista sa benissimo che è il finale a fare il film, e dunque si è ingegnato a trovare un inghippo Machiavellico, che però non funziona, e ricorda quei B movie in cui il povero protagonista viene proiettato in tali e tante assurdità che l'unica soluzione è farlo svegliare ansante e sudato.
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Pensavo di annoiarmi, ed invece no. Certo la vicenda fa cadere le braccia, ebbasta con queste cene fra amici dove succede di tutto! Per fortuna qui ci sono signore piacenti, bravi attori ed una idea non male che viene ai protagonisti: rendere pubblici i messaggi e le conversazioni che arrivano ad ogni smartphone (nessuno ha più l'onesto cellulare, sono rimasto l'unico al mondo?). Uno scambio di aggeggi causa un disastro epocale.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Giganteggia il Battiston, qui un po' sotto tono ma comunque estremamente comunicativo nel suo brodo amarognolo.
E' un film furbo, perchè il regista sa benissimo che è il finale a fare il film, e dunque si è ingegnato a trovare un inghippo Machiavellico, che però non funziona, e ricorda quei B movie in cui il povero protagonista viene proiettato in tali e tante assurdità che l'unica soluzione è farlo svegliare ansante e sudato. Ebbasta anche di questo!
Per questo mi permetto di leggere il finale imbracciando il binocolo al contrario: dopo lo tsunami che ha messo a nudo le debolezze di ognuno, tutti decidono che sia meglio, molto meglio, rientrare nella commedia di tutti i giorni. Di verità e sincerità ne bastano due ore. (bellissima la frase "ho fatto (la figura de) il frocio per due ore, e mi è bastato".
La verità, come la bellezza, può farci liberi o ci fa sfracellare contro il muro della nostra vera essenza, che disprezziamo e rinneghiamo. Tutti; è l'enigma dell'esistenza.
Amen
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lbavassano
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venerdì 12 agosto 2016
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sorprendentemente ben scritto
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Sempre approfittando della rassegna estiva sono andato a vedere "Perfetti sconosciuti" di Paolo Genovese, opera, nata sulla scia del meritatissimo successo de "Le Prénom", più che discreta, a differenza dell'insulso remake di Francesca Archibugi. Merito degli interpreti. Merito soprattutto degli sceneggiatori, caso rarissimo nella cinematografia italiana degli ultimi decenni, sia nella parte iniziale veloce e brillante che nella seconda progressivamente drammatica. Ancor più nel finale, in realtà ben più amaro di quanto non possa apparire, autentico falso lieto fine.
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Sempre approfittando della rassegna estiva sono andato a vedere "Perfetti sconosciuti" di Paolo Genovese, opera, nata sulla scia del meritatissimo successo de "Le Prénom", più che discreta, a differenza dell'insulso remake di Francesca Archibugi. Merito degli interpreti. Merito soprattutto degli sceneggiatori, caso rarissimo nella cinematografia italiana degli ultimi decenni, sia nella parte iniziale veloce e brillante che nella seconda progressivamente drammatica. Ancor più nel finale, in realtà ben più amaro di quanto non possa apparire, autentico falso lieto fine.
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marce84
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mercoledì 4 gennaio 2017
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una cena al massacro
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Perfetti Sconosciuti è un bellissimo film corale interpretato da un cast di attori italiani in ottima forma. Il film riprende il filone già visto di recente ed in particolare nel fortunato Il nome del figlio in cui un gruppo di amici si ritrovano a cena e in una sera esplodono conflitti, rancori, ipocrisie, contrasti sino a quel momento solamente repressi e nascosti. Il motore in questo film è il gioco di rendere pubbliche le comunicazioni che arrivano sul proprio cellulare: un oggetto tecnologico a cui a volte, forse diamo troppa importanza, e a cui affidiamo forse con troppa superficialità informazioni, segreti, i “famosi scheletri nell’armadio”.
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Perfetti Sconosciuti è un bellissimo film corale interpretato da un cast di attori italiani in ottima forma. Il film riprende il filone già visto di recente ed in particolare nel fortunato Il nome del figlio in cui un gruppo di amici si ritrovano a cena e in una sera esplodono conflitti, rancori, ipocrisie, contrasti sino a quel momento solamente repressi e nascosti. Il motore in questo film è il gioco di rendere pubbliche le comunicazioni che arrivano sul proprio cellulare: un oggetto tecnologico a cui a volte, forse diamo troppa importanza, e a cui affidiamo forse con troppa superficialità informazioni, segreti, i “famosi scheletri nell’armadio”. La riflessione che fa il film è molto amara: in particolare il cellulare conosce meglio noi stessi, di quanto ci conosca la nostra partner oppure i nostri amici. Inoltre, altra riflessione importante è che a volte le relazioni si basano sulla protezione dell’altro, proteggerlo da verità scomode, da ferite e delusioni, cosa che non viene assolutamente compresa dai personaggi del film. L’opera è orchestrata molto bene perché all’inizio i conflitti sono solamente sopiti e pronti ad esplodere, prima che questo avvenga nella seconda parte. Il messaggio è molto amaro, cinico perché sostiene che ogni relazione si regga su ipocrisie, su mezze verità, su cattiverie spesso gratuite e suggerisce che quella sera, se non ci fosse stato il gioco, non sarebbe successo niente. A differenza de Il nome del figlio, che è il suo parente più prossimo, Perfetti Sconosciuti è incentrato sulla disillusione tipica dei nostri tempi, sulla crudeltà delle convenzioni e delle ipocrisie tra persone. Ben diverso è il messaggio de Il nome del figlio, in cui viene descritta l’amicizia a tutto tondo, con forti contrasti, rancori, gelosie, ma anche con momenti di tenerezza, malinconia, amicizia vera. Lì il gruppo decide di volersi bene, nonostante tutto. Qui invece, gli amici e le coppie rimangono tali perché non sanno tutto dell’altro. Nella sua crudeltà e tristezza è un’opera eccellente, ma lascia tanto amaro in bocca
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raffele
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lunedì 14 marzo 2016
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tappatevi il naso e chiamatevi amore
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è il film più realistico e drammatico che abbia mai visto: realistico perché è tutto vero, drammatico perché pesa come la pietra dura d’un significato spietato: la lealtà fra le persone è una finzione quotidiana, e questa finzione non necessita di circostanze supreme che ci mettano a dura prova: si nutre delle tentazioni leggere di tutti i giorni per l’appunto. Unico afflato fra le persone è la complicità del momento, l’appoggio, il puntello che si offre all’amico solo nell’attimo in cui si incrociano gli occhi, quando sei costretto, come si suol dire, a metterci la faccia; ma non scegli questo o quello per maggiore stima o amicizia: è casuale. Sei solidale col gruppo che fa capannello in quel momento, vai controcorrente se credono di colpire un altro col quale hai scambiato il telefonino rivelatore e senza saperlo colpiscono te.
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è il film più realistico e drammatico che abbia mai visto: realistico perché è tutto vero, drammatico perché pesa come la pietra dura d’un significato spietato: la lealtà fra le persone è una finzione quotidiana, e questa finzione non necessita di circostanze supreme che ci mettano a dura prova: si nutre delle tentazioni leggere di tutti i giorni per l’appunto. Unico afflato fra le persone è la complicità del momento, l’appoggio, il puntello che si offre all’amico solo nell’attimo in cui si incrociano gli occhi, quando sei costretto, come si suol dire, a metterci la faccia; ma non scegli questo o quello per maggiore stima o amicizia: è casuale. Sei solidale col gruppo che fa capannello in quel momento, vai controcorrente se credono di colpire un altro col quale hai scambiato il telefonino rivelatore e senza saperlo colpiscono te. In uno scenario come questo ben tre personaggi puri (Rocco, Peppe e Bianca) sembrano alternarsi più come riferimenti ad una ipotetica limpidezza che è l’eccezione, non la norma. Bianca si spiega perché è timida e ingenua, Peppe vive il travaglio di una identità incerta. Rocco, pur di sesso maschile, nonché professionista affermato e dal piglio sapiente, non ha amanti. Ha imparato a “disinnescare” il viluppo di un litigio in piena crisi di coppia, è illuminato da un pacato buon senso, sa guadagnarsi le confidenze di una figlia diciassettenne: un mostro.
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mauro
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giovedì 17 marzo 2016
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non ci abbiamo messo niente
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E' un film agghiacciante perchè scava in una realtà moderna fatta di disumanità, di egoismo, di disperato bisogno di qualcosa che non si riesce a volte nemmeno a definire e per il quale si rovinano rapporti, si mettono in discussione affetti molto veri, importanti. Questo è un film sulla gente che tutti i giorni si aspetta la botta dalla vita che non riesce ad accettare la sua naturalezza e allora si inventa casini per sentirsi vivo. L'idea è bella e fare un film in una stanza o poco più aggrappandosi ad una situazione molto statica e concettuale è sicuramente un rischio ed un'ambizione enormi. Il film è riuscito, ma è di una freddezza da far gelare il sangue nelle vene.
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E' un film agghiacciante perchè scava in una realtà moderna fatta di disumanità, di egoismo, di disperato bisogno di qualcosa che non si riesce a volte nemmeno a definire e per il quale si rovinano rapporti, si mettono in discussione affetti molto veri, importanti. Questo è un film sulla gente che tutti i giorni si aspetta la botta dalla vita che non riesce ad accettare la sua naturalezza e allora si inventa casini per sentirsi vivo. L'idea è bella e fare un film in una stanza o poco più aggrappandosi ad una situazione molto statica e concettuale è sicuramente un rischio ed un'ambizione enormi. Il film è riuscito, ma è di una freddezza da far gelare il sangue nelle vene. A mio parere calca un po' troppo la mano sulle esagerazioni, bastava anche meno per arrivare allo spettatore. Il telefonino è un diario e nel contempo un bidone della spazzatura dove qualcuno butta la parte di se stesso che non gli piace, insieme alla parte più vera però. Sì direi che il limite sia proprio l'esagerazione, ma anche trattare il tema dell'omosessualità mi pare troppo, troppa carne al fuoco. Comunque ci lascia una speranza, nel senso che ogni tot persone una senza pesanti scheletri nell'armadio esiste!
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enrico danelli
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sabato 19 marzo 2016
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perfettamente inutile, ma divertente
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Niente di nuovo. Il messaggio è trito e ritrito: vizi privati e pubbliche virtù. L'accelaratore di emozioni (cellulare, ipad, etc.) deve per forza entrare in gioco prepotentemente per far effetto sullo spettatore (soprattutto sul suo lato consciamente inconfessabile che lo porta per forza ad identificarsi nella vicenda per qualche aspetto). Il cellulare nel film da solo sembra mandare in frantumi famiglie e amicizie consolidate: è solo apparenza. Di fatto succede nè più e nè meno quello che succede da secoli, ben prima dell'avvento dei moderni aggeggi infernali: una lettera tenuta nascosta in un cassetto e ritrovata da chi non non doveva leggerla, mandava a monte fidanzamenti, accordi, relazioni di fiducia e quant'altro.
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Niente di nuovo. Il messaggio è trito e ritrito: vizi privati e pubbliche virtù. L'accelaratore di emozioni (cellulare, ipad, etc.) deve per forza entrare in gioco prepotentemente per far effetto sullo spettatore (soprattutto sul suo lato consciamente inconfessabile che lo porta per forza ad identificarsi nella vicenda per qualche aspetto). Il cellulare nel film da solo sembra mandare in frantumi famiglie e amicizie consolidate: è solo apparenza. Di fatto succede nè più e nè meno quello che succede da secoli, ben prima dell'avvento dei moderni aggeggi infernali: una lettera tenuta nascosta in un cassetto e ritrovata da chi non non doveva leggerla, mandava a monte fidanzamenti, accordi, relazioni di fiducia e quant'altro. il film che non ha nessun effetto dirompente quindi scade a simpatica commediola proposta da un ottimo regista pubblicitario che sa compiacere lo spettatore in modo facile facile, senza mai scadere nel volgare (onore al merito) e con qualche nota di poesia (la luna che si oscura sempre più in concomitanza con il deteriorarsi dei rapporti personali). Non poteva mancare l'immancabile storia lacrimosa e personale del gay incompreso ed emarginato, quasi che sia rappresentativa dei più diffusi segreti inconfessabili di oggigiorno. Recitazioni deludenti (Smutniak).
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williamd
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domenica 10 luglio 2016
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i telefonini: le nostre pubbliche scatole nere
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Può una spensierata cena tra amici diventare il preludio di una catastrofe sentimentale? Ebbene questo è ciò che accade quando Eva propone ai commensali un giochetto potenzialmente intrigante: per tutta la durata della cena, i cellulari devono essere posti sul tavolo e ogni loro squillo (che sia chiamata o messaggio) deve essere condiviso con il resto del gruppo. La proposta lascia un po' perplessi Cosimo e Lele, che si trovano spiazzati e con le spalle al muro: rifiutarsi di “giocare” significherebbe apertamente avere qualcosa da nascondere; così non possono fare altro che accondiscendere ed auspicare che i loro passionali segreti non si manifestino proprio in quei momenti sugli schermi dei loro telefonini.
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Può una spensierata cena tra amici diventare il preludio di una catastrofe sentimentale? Ebbene questo è ciò che accade quando Eva propone ai commensali un giochetto potenzialmente intrigante: per tutta la durata della cena, i cellulari devono essere posti sul tavolo e ogni loro squillo (che sia chiamata o messaggio) deve essere condiviso con il resto del gruppo. La proposta lascia un po' perplessi Cosimo e Lele, che si trovano spiazzati e con le spalle al muro: rifiutarsi di “giocare” significherebbe apertamente avere qualcosa da nascondere; così non possono fare altro che accondiscendere ed auspicare che i loro passionali segreti non si manifestino proprio in quei momenti sugli schermi dei loro telefonini. Ovviamente in tal modo non accadrà, e intimi amori e timori fioccheranno uno dopo l'altro, come la neve nei più malinconici giorni d'inverno.
Il film funziona alla grande. Paolo Genovese intreccia bene le storie di ciascun personaggio, ciascuno a modo suo colpevole ma anche creditore di affetti negati. Cardini di successo del film sono sicuramente la sceneggiatura e la trama, che si svolge in pieno rispetto delle unità aristoteliche di luogo, tempo e azione. Unica pecca è il forse troppo elevato numero di segreti che vengono svelati: un numero razionale è lecito, ma che quasi tutti i personaggi siano portatori di così reconditi affetti rischia di sfociare nell'inverosimile.
Personalmente è uno di quei generi di film che adoro, perché è uno di quei film che mi piacerebbe produrre: costo zero ma risultato egregio!
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cinasky
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domenica 1 gennaio 2017
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commedia, ma non troppo a ritmo serrato
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Ci sono film che fanno bene al cinema. Perfetti sconosciuti è uno di questi. La storia semplice, ma attuale. Un gioco della verità dagli esiti imprevedibili. Una banale cena tra amici che diventa un gioco al massacro. Quello che è assolutamente coinvolgente è il tempo coi quali gli attori interagiscono. Perfetti da sembrare l'interazione di elementi di un orologio che si innesca continuamente. Questo può bastare per incuriosire. Non c'è nessuna lezione da dare, nessuna altra cosa che la triste verità di molte solitudini che si incontrano e provano a galleggiare nella mediocrità e nel nascondere la propria parte più vera. Commedia amara, recitata con la maestria di attori consumati che hanno lavorato da professionisti.
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Ci sono film che fanno bene al cinema. Perfetti sconosciuti è uno di questi. La storia semplice, ma attuale. Un gioco della verità dagli esiti imprevedibili. Una banale cena tra amici che diventa un gioco al massacro. Quello che è assolutamente coinvolgente è il tempo coi quali gli attori interagiscono. Perfetti da sembrare l'interazione di elementi di un orologio che si innesca continuamente. Questo può bastare per incuriosire. Non c'è nessuna lezione da dare, nessuna altra cosa che la triste verità di molte solitudini che si incontrano e provano a galleggiare nella mediocrità e nel nascondere la propria parte più vera. Commedia amara, recitata con la maestria di attori consumati che hanno lavorato da professionisti. Consigliatissimo.
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