stefano capasso
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domenica 22 gennaio 2017
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la poesia è nel saper ascoltare e vedere
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È Lunedi e come ogni mattina Paterson si sveglia intorno alle 6:15 di mattina per andare a lavorare. Saluta sua moglie Laura, e poi si avvia col suo taccuino alla rimessa degli autobus di Paterson, New Jersey, dove prenderà l’autobus di linea che guiderà per il resto della giornata. Nei momenti di pausa trova momenti di ispirazione per scrivere sul suo taccuino poesie ispirate da quello che vede davanti a sé. Alla sera, torna a casa, e dopo cena porta a spasso il suo cane per poi fermarsi al bar per una birra. Tutti i giorni lo stesso copione, ogni giorno storie diverse.
Jim Jarmusch affronta il tema della poesia in questo film molto bello; bello nella fotografia, nei contenuti e nella modalità espressiva eterica e allo stesso tempo concreta.
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È Lunedi e come ogni mattina Paterson si sveglia intorno alle 6:15 di mattina per andare a lavorare. Saluta sua moglie Laura, e poi si avvia col suo taccuino alla rimessa degli autobus di Paterson, New Jersey, dove prenderà l’autobus di linea che guiderà per il resto della giornata. Nei momenti di pausa trova momenti di ispirazione per scrivere sul suo taccuino poesie ispirate da quello che vede davanti a sé. Alla sera, torna a casa, e dopo cena porta a spasso il suo cane per poi fermarsi al bar per una birra. Tutti i giorni lo stesso copione, ogni giorno storie diverse.
Jim Jarmusch affronta il tema della poesia in questo film molto bello; bello nella fotografia, nei contenuti e nella modalità espressiva eterica e allo stesso tempo concreta.
E’ questa la visione della poesia che ci offre il regista: la poesia è presente in ogni attimo della vita, è necessario saperla vedere. Anche nella ripetizione assoluta degli eventi è possibile cogliere in ogni momento quelle differenze che arricchiscono me rendono interessante la quotidianità, come sa fare il protagonista grazie alla sua capacità di ascolto e di vedere, di essere sempre presente nel momento. E quello che è importante, sono tutte le cose che è ancora possibile vedere e cogliere, e che danno il vero senso di continuità del ciclo della vita
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fabiofeli
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venerdì 27 gennaio 2017
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piccole (o grandi?) cose
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Non ci sono eventi eccezionali nella vita di Paterson (Adam Driver) che vive nella omonima cittadina del New Jersey. Si sveglia ogni mattina accanto a sua moglie che sogna di avere due gemelli o inventa un nuovo look per sé o per la casa alla ricerca di nuove illusioni creative; si reca al lavoro di autista di autobus di linea (e chi può guidare meglio di un driver?), che gli permette di orecchiare il chiacchiericcio dei passeggeri con la stessa pacata indulgenza che rivolge alle lamentele di un collega di lavoro indiano; al ritorno a casa c’è la sorpresa delle modifiche prodotte dal pennello della moglie, e c’è Marvin, un dispettoso bulldog inglese con opinioni e gelosie tutte sue, da portare a spasso; poco male: il cane fornisce a Paterson l’occasione per una birra serale nel consueto bar.
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Non ci sono eventi eccezionali nella vita di Paterson (Adam Driver) che vive nella omonima cittadina del New Jersey. Si sveglia ogni mattina accanto a sua moglie che sogna di avere due gemelli o inventa un nuovo look per sé o per la casa alla ricerca di nuove illusioni creative; si reca al lavoro di autista di autobus di linea (e chi può guidare meglio di un driver?), che gli permette di orecchiare il chiacchiericcio dei passeggeri con la stessa pacata indulgenza che rivolge alle lamentele di un collega di lavoro indiano; al ritorno a casa c’è la sorpresa delle modifiche prodotte dal pennello della moglie, e c’è Marvin, un dispettoso bulldog inglese con opinioni e gelosie tutte sue, da portare a spasso; poco male: il cane fornisce a Paterson l’occasione per una birra serale nel consueto bar. Il locale è un luogo metafisico che inscena le partite a scacchi del barista contro se stesso, i rimbrotti della moglie di costui e il dramma di un giovane innamorato rifiutato dalla donna che ama da sempre. Metafisico è anche il paesaggio che Paterson seduto su una panchina rimira appena può farlo: un ponte sul fiume che sembra una astrazione ideale, nitida ed essenziale come un dipinto di Edward Hopper. Dai piccoli fatti quotidiani l’autista trae ispirazione per gradevoli poesie minimaliste che fluiscono rapide dalla sua penna senza ripensamenti e correzioni andando a riempire il suo taccuino, ma …
Il film di Jarmush, autore a suo tempo del memorabile Daunbailò con Benigni, un bianco e nero tratteggiato in un bar americano, è leggero e cattivante, forse anche troppo, nella continua ricerca delle piccole cose di ogni giorno quasi fossero eventi irripetibili. Una vita senza scosse, se non un falso tentato suicidio da sventare o una inattesa avaria del bus; la distruzione del fatidico taccuino è l’unica “tragedia”: chiunque scrive poesie e racconti sa bene che non troverà mai più le parole perfette della prima stesura e patisce per una perdita irrimediabile che nuovi fogli bianchi da riempire non riusciranno a colmare. La pellicola fila liscia, anche troppo – ripetiamo –, nello scorrere di sequenze pacate e ripetitive. In un mondo dove tutti urlano assordanti la propria opinione, errata o giusta che sia, come fosse una verità assoluta forse parlare o scrivere o filmare a toni bassi, sommessamente, può essere una via di uscita. Forse. Non ne siamo sicuri, ma può essere proprio qui il limite del film. Anche da parte di chi pure è affascinato dal minimalismo non resta che dire al minimalista Jarmush, come al Sam di Woody Allen: riprovaci ancora, perché la vita è anche gremita di scosse e deviazioni memorabili. Resta comunque un film da vedere per la poesia che gli fornisce sostanza; e non è poco.
Valutazione ***
FabioFeli
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flyanto
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giovedì 5 gennaio 2017
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solo le passioni risollevano dalla routine
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Se si parla di routine e di ambizioni occorre dire che il regista Jìm Jarmusch nel suo ultimo film "Paterson" ha perfettamente reso l'idea, presentando la vita quotidiana e quanto mai abitudinaria e piatta del protagonista, un giovane autista di bus. Egli convive con una ragazza, ogni mattina si sveglia presto, alla stessa ora, per andare a lavorare e condurre il bus per la città di Paterson, dove egli vive, poi torna a casa, cena e parla (con scarso entusiasmo) con la compagna e, mentre porta fuori il cane per i suoi bisogni, si ferma a bere una birra un poco al pub gestito da un uomo di colore con cui conversa del più e del meno. Le sue giornate sono intervallate soltanto dal suo "isolarsi" nei pochi momenti liberi che il giovane ha a disposizione, scrivendo versi di poesie che gli scaturiscono improvvisamente nella mente ed annotarli in un quaderno che si porta sempre con sè e che custodisce gelosamente.
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Se si parla di routine e di ambizioni occorre dire che il regista Jìm Jarmusch nel suo ultimo film "Paterson" ha perfettamente reso l'idea, presentando la vita quotidiana e quanto mai abitudinaria e piatta del protagonista, un giovane autista di bus. Egli convive con una ragazza, ogni mattina si sveglia presto, alla stessa ora, per andare a lavorare e condurre il bus per la città di Paterson, dove egli vive, poi torna a casa, cena e parla (con scarso entusiasmo) con la compagna e, mentre porta fuori il cane per i suoi bisogni, si ferma a bere una birra un poco al pub gestito da un uomo di colore con cui conversa del più e del meno. Le sue giornate sono intervallate soltanto dal suo "isolarsi" nei pochi momenti liberi che il giovane ha a disposizione, scrivendo versi di poesie che gli scaturiscono improvvisamente nella mente ed annotarli in un quaderno che si porta sempre con sè e che custodisce gelosamente. La sua aspirazione artistica e la sua passione è costituita, infatti, da questo dedicarsi alla composizione scritta, lenta e a tratti nel corso delle proprie monotone giornate, soltanto osservando ciò che gli sta intorno, se il personaggio abbia un qualche talento o meno, poco importa saperlo .....
La poesia del protagonista, ma qualunque altra passione che anima un individuo (come, per esempio, l'aspirazione a suonare la chitarra od il piacere di preparare dolci che si riscontrano nella compagna del protagonista) sono, secondo Jarmusch, l'unica ragione di vita che aiutano gli essere umani a sopportare e superare la propria esistenza quotidiana, tanto più quando questa si manifesta banale, monotona all'inverosimile e, magari, se si ha anche un'occupazione che non soddisfa affatto. Anche la vita di coppia rappresentata nella pellicola, viene descritta dal regista in maniera piuttosto piatta e riflettente un rapporto che sembra andare avanti per per abitudine che sincera passione amorosa. Per quanto i protagonisti si vogliano bene, soprattutto da parte del giovane uomo che non esterna mai un'atteggiamento di entusiasmo od anche di collera, Jarmusch dimostra chiaramente quanto anche la routine sentimentale conduca ad una vita noiosa in cui l' unica via di fuga o, per lo meno, di necessaria sopportazione, è costituita, appunto, dal perseguire con entusiasmo le proprie passioni, a prescindere dal proprio talento o meno. Solo i propri desideri, il crederci e l'inseguirli fervidamente, aiutano a vivere al di là della pura e semplice sopravvivenza e, pertanto, a salvare un individuo dal baratro della noia e dell'alienazione in cui rischia di cadere o è caduto. Jarmusch, ribadisco, attraverso anche lo scandire tutta la durata del film esattamente nei sette giorni della settimana vissuti dalla coppia in questione, trasmette allo spettatore quanto mai efficacemente la sensazione dell' esistenza "trascinata" e quasi subita in cui si può incorrere e che è vissuta dal protagonista.
Consigliabile ma solo per chi ama e comprende Jarmusch.
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maurizio meres
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venerdì 6 gennaio 2017
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la quarta dimensione di paterson
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Il tempo scandito da poesie che rappresentano la vita di tutti i giorni,tutto si colloca in una dimensione quasi surreale in un astrattismo ripetitivo di una persona qualunque,Paterson questo è il suo nome,così come è il nome della cittadina in cui vive,la sua vita è fatta di semplici gesti quotidiani,la sua calma rasenta l'immaginabile per chi vive in una città frenetica,è autista di un autobus,sua moglie,mai la contraddice,ogni giorno subisce il suo fascino della creatività artistica,ramificata in tutti i campi che ella possiede,un cane Marvin splendido attore,conosce i sentimenti dei suoi padroni,riempie la casa,così come una terza persona.
La poesia è l'estratto esistenziale del pensiero,il regista bravissimo riesce a farla fuoriuscire,attraverso Paterson,nei gesti,dagli sguardi quasi sempre increduli,dai dialoghi statici mai frenetici,attraverso una bellissima ambientazione,di una città semplice,complice dei natali di grandi poeti,dove l'aria che si respira diventa complice.
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Il tempo scandito da poesie che rappresentano la vita di tutti i giorni,tutto si colloca in una dimensione quasi surreale in un astrattismo ripetitivo di una persona qualunque,Paterson questo è il suo nome,così come è il nome della cittadina in cui vive,la sua vita è fatta di semplici gesti quotidiani,la sua calma rasenta l'immaginabile per chi vive in una città frenetica,è autista di un autobus,sua moglie,mai la contraddice,ogni giorno subisce il suo fascino della creatività artistica,ramificata in tutti i campi che ella possiede,un cane Marvin splendido attore,conosce i sentimenti dei suoi padroni,riempie la casa,così come una terza persona.
La poesia è l'estratto esistenziale del pensiero,il regista bravissimo riesce a farla fuoriuscire,attraverso Paterson,nei gesti,dagli sguardi quasi sempre increduli,dai dialoghi statici mai frenetici,attraverso una bellissima ambientazione,di una città semplice,complice dei natali di grandi poeti,dove l'aria che si respira diventa complice.
Citazioni,come Dante,Petrarca rendono il film universale nella conoscenza poetica,degno tributo ad un Italia culturalmente sempre presente nel pensiero di grandi registi.
Tutti gli attori senza tralasciare nessuno recitano tutti con grande duttilità,ogni ruolo è studiato,incastonato in un quadro all'apparenza astratto,ma pieno di sentimento,dove il buonismo di tutti,rende perfetta ogni sequenza.
Ottimo cinema contemporaneo,d'apprezzare,da vedere e non giudicare perché bisogna sempre sapere quando si va al cinema ciò che si guarda.
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parte ripario
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lunedì 9 gennaio 2017
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dirò tre cose
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Del film dirò tre cose. La prima è che vorrei sapere come si chiama la doppiatrice che impresta la voce alla protagonista, ché vorrei chiederle se ha già impegni per la prossima vita.
La seconda è che vorrei sapere dall'attrice protagonista se ha già preso impegni per la prossima vita.
La terza cosa che dirò è una poesia. Ma attenzione, è una poesia che in questo film poetico sulla poesia non c'è. La so per conto mio e la riporto qui.
Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
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Del film dirò tre cose. La prima è che vorrei sapere come si chiama la doppiatrice che impresta la voce alla protagonista, ché vorrei chiederle se ha già impegni per la prossima vita.
La seconda è che vorrei sapere dall'attrice protagonista se ha già preso impegni per la prossima vita.
La terza cosa che dirò è una poesia. Ma attenzione, è una poesia che in questo film poetico sulla poesia non c'è. La so per conto mio e la riporto qui.
Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
È una poesia di Pessoa e - ripeto - nel film non c'è. Nel film ce ne sono altre. Ma se l'avete letta e se vi è piaciuta come è piaciuta a me, allora anche il film vi piacerà come è piaciuto a me. Non saprei in quale altro modo potrei dirvelo.
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[+] doppiatrice
(di kimkiduk)
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enrico danelli
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domenica 15 gennaio 2017
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il più bel film di guerra ...
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... che abbia mai visto. Incipit: una fotografia su un comodino accanto al letto. Un marines in alta uniforme pluridecorato. Solo questo sappiamo del passato di Paterson. Basta per capire il resto del film che prende la poesia come uno spunto fra i tanti (poteva benissimo essere la passione per la pittura o la fotografia) e ci racconta la reazione di un uomo che per dimenticare gli orrori della guerra si infila in una esistenza grigia e monotona. Il regista non fa flash back con cruente scene di guerra e l'unico riferimento è la fotografia sul comodino accanto al letto, oltre alla scena nel bar (un uomo con una pistola che viene disarmato da Paterson con una abile mossa) che rimanda a piene mani a "History of violence", quando l'interprete (Viggo Mortesen) risolvendo una situazione pericolosa in un bar con modi paramilitari rivela la sua natura e il suo passato, come in questo film fa Paterson.
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... che abbia mai visto. Incipit: una fotografia su un comodino accanto al letto. Un marines in alta uniforme pluridecorato. Solo questo sappiamo del passato di Paterson. Basta per capire il resto del film che prende la poesia come uno spunto fra i tanti (poteva benissimo essere la passione per la pittura o la fotografia) e ci racconta la reazione di un uomo che per dimenticare gli orrori della guerra si infila in una esistenza grigia e monotona. Il regista non fa flash back con cruente scene di guerra e l'unico riferimento è la fotografia sul comodino accanto al letto, oltre alla scena nel bar (un uomo con una pistola che viene disarmato da Paterson con una abile mossa) che rimanda a piene mani a "History of violence", quando l'interprete (Viggo Mortesen) risolvendo una situazione pericolosa in un bar con modi paramilitari rivela la sua natura e il suo passato, come in questo film fa Paterson. Paterson d'altra parte è afflitto da allucinazioni (vede gemelli che non esistono) e la sua giovane e bella moglie mediorientale (conosciuta chissà dove, mi piace pensare in missione di guerra) ha i suoi complessi (bianco e nero dappertutto). La grandezza del film sta in questo fuorviare lo spettatore, nel fargli credere che sia un film sulla poesia che vince la monotonia della vita di ogni giorno. Rendiamoci conto che la poesia di Paterson è poco più che una parodia della poesia e rasenta spesso il ridicolo. La poesia del film invece è indagare le reazioni dell'animo umano che onestamente e senza mai lamentarsi apprezza una vita pur monotona (arrivando perfino a godere delle piccole cose) in confronto a quella vita passata di guerra e orrore. (p.s. se il film fosse sulla poesia delle piccole cose si meriterebbe a stento una stelletta).
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slowfilm
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domenica 22 gennaio 2017
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dal maestro del minimalismo il film dell'anno
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Paterson è un’opera che fa ringiovanire, un ritorno al cinema che riporta alle prime emozioni legate alla scoperta di Jim Jarmusch, al minimalismo poetico e alle coincidenze che danno identità a ogni giornata, al romanticismo che l’età adulta rende ancora più ricco di incertezze.
Una settimana nella vita di Paterson, autista di autobus della città di Paterson, New Jersey, scandita dal lavoro, la passione per la poesia, la creatività della compagna e i rantoli di un bulldog inglese. Jim Jarmusch, ancora più del solito, sembra parlare di sé e del suo modo di elaborare il tempo e la vita, di definire il valore delle cose e le esperienze, in un autoritratto più asciutto e spontaneo rispetto al precedente, piuttosto didascalico, Solo gli Amanti Sopravvivono.
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Paterson è un’opera che fa ringiovanire, un ritorno al cinema che riporta alle prime emozioni legate alla scoperta di Jim Jarmusch, al minimalismo poetico e alle coincidenze che danno identità a ogni giornata, al romanticismo che l’età adulta rende ancora più ricco di incertezze.
Una settimana nella vita di Paterson, autista di autobus della città di Paterson, New Jersey, scandita dal lavoro, la passione per la poesia, la creatività della compagna e i rantoli di un bulldog inglese. Jim Jarmusch, ancora più del solito, sembra parlare di sé e del suo modo di elaborare il tempo e la vita, di definire il valore delle cose e le esperienze, in un autoritratto più asciutto e spontaneo rispetto al precedente, piuttosto didascalico, Solo gli Amanti Sopravvivono. Paterson, con i sottofondi strumentali accennati, i quadri frontali che raramente ricercano il movimento di camera, il testo di Ron Padgett scritto e recitato che compare sullo schermo, descrive la realtà e la difficoltà del doverne far parte, e incarna anche uno dei più riusciti incontri fra cinema e poesia dai tempi di Il Cielo Sopra Berlino. I protagonisti perfettamente in parte, Adam Driver ormai ricercato da ogni genere di cinema e la splendida Golshifteh Farahani, sono figure e sguardo in una sintassi filmica impeccabile nella costruzione di una distanza colma di empatia. Il montaggio ricorsivo e le scelte della narrazione ricordano come una storia universale – quella della ricerca di sé e della propria relazione col mondo, che inevitabilmente tocca tutti – possa essere raccontata attraverso l’identità dell’episodio, dei gesti, delle abitudini destinate a essere stravolte. Le grandi e piccole variazioni, le pause, i dettagli, diventano tutti significativi, sguardi attraversati dal fascino di altre esistenze.
Non è lo svolgimento di una storia rumorosa già vista troppe volte che può incollare allo schermo, ma la sorpresa della vita e delle piccole ossessioni, ricercate e riportate con complicità da un grande narratore. Un’occasione per riscoprire la differenza tra i film che mostrano solo loro stessi e quelli che, come Paterson, sono più grandi delle singole parti, acquisiscono una definita personalità nella loro completezza, e invadono i pensieri nel mondo esterno, fuori dalla sala. Sullo schermo scorre una settimana di Paterson raccontata da Jim Jarmusch, e si rimarrebbe a guadarne altre tre.
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[+] evviva i buoni film!
(di maria f.)
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francesco2
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domenica 26 marzo 2017
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i buddha dell'occidente
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' un fascino, quello di "Paddington", somerso e (s)fuggente. E tuttavia
innegabile anche a giudizio di chi scrive, pur non considerandolo il
capolavoro cui( ha) urla(to) certa critica.
Solo i digiuni del cinema di Jarmusch possono ignorare come la poetica
dell'assurdo abbia permeato il suo cinema, almeno - e dico almeno- fin
dai tempi di "Taxisti di notte"(1992). Allora, tuttavia, esisteva forse uno
sguardo di compassione verso i suoi protagonisti, misto ad una vena
leggermente surreale. La maturità artistica successiva ( anche "Dead
man" risale ormai al 1996) l'ha spinto a creare figure trasportate e trasporta-nti in una
dimensione apertamente onirica, oppure mistica ma non trascendentale ( penso a "Ghost
Dog" (2000), i cui eroi quotidiani sono "le persone inutili" di una vecchia canzone, dei
Buddha incrollabili dell'Occidente disposti - a volte- ad immolarsi in nome di un 'ideale.
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' un fascino, quello di "Paddington", somerso e (s)fuggente. E tuttavia
innegabile anche a giudizio di chi scrive, pur non considerandolo il
capolavoro cui( ha) urla(to) certa critica.
Solo i digiuni del cinema di Jarmusch possono ignorare come la poetica
dell'assurdo abbia permeato il suo cinema, almeno - e dico almeno- fin
dai tempi di "Taxisti di notte"(1992). Allora, tuttavia, esisteva forse uno
sguardo di compassione verso i suoi protagonisti, misto ad una vena
leggermente surreale. La maturità artistica successiva ( anche "Dead
man" risale ormai al 1996) l'ha spinto a creare figure trasportate e trasporta-nti in una
dimensione apertamente onirica, oppure mistica ma non trascendentale ( penso a "Ghost
Dog" (2000), i cui eroi quotidiani sono "le persone inutili" di una vecchia canzone, dei
Buddha incrollabili dell'Occidente disposti - a volte- ad immolarsi in nome di un 'ideale.
Paterson è,non a caso, un poeta, e oltre ad incarnare il nome della sua città, potrebbe forse
rappresentare un "alter ego" dello stesso Jarmusch: non ambisce a scrivere un'opera
monumentale, o quantomeno la sua è una dimensione di artista legata al "quotidiano",
alle piccole grandi storie che compongono il suo teatro dell'assurdo: quello che ha fatto
lo stesso regista, in film minori come i "Taxisti" citati o l'ancor più discutibile "Coffee
and cigarettes" (2003). Se ci si fa caso, tale assurdo non assume quasi mai una dimensione
eclatante, tranne che una o due volte nel finale. In questo modo, il film perderebbe il suo
valore di "quaderno del quotidiano". Il finale del film potrebbe assumere una doppia lettura,
la fragilità del lavoro o della vita in generale, che improvvisamente potrebbe venire stravolta
da un avvenimentoimprevisto, ma, al contempo, la consapevolezza che ricominciare è
sempre possibile,e che forse alle cose materiali o meno?- non bisogna neanche legarsi
troppo, o comunque farne l'unica ragione della nostra esistenza. Tutti concetti detti, anzi
susurrati, senza nessuna retorica. Ma non sarebbe nello stile di quest'artista........
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mamad
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domenica 8 gennaio 2017
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film lento e noioso
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Se le intenzioni del regista erano quelle di esaltare la bellezza delle piccole cose, guardando la vita del protagonista e le sue poesie questo messaggio non mi è arrivato. Non mi ha trasmesso nessuna emozione e in alcuni momenti le poesie mi sembrtavano banali.
Per tutto il film mi aspetto che si sviluppi una storia, ma non succede niente ... e ci può stare se l0intento non sia quello di raccontare una storia, ma la poesia della quiotidianità che spesso ci sfugge. Ilk problema è che questa poesia non mi è arrivata.
Ciò che mi è stato trasmetto dal protagonista, su cui si regge tutti il film, è un misto fra noia, da cui cerca di evadere scrivendo poesie (che per la verità il più delle volte non erano un granchè), indifferenza e talvolta finzione: non trasmette nessuna emozione, nè quando la moglie si entusiasma per ogni suo piccolo progetto, nè quando perde le sue poesie per colpa del cane.
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Se le intenzioni del regista erano quelle di esaltare la bellezza delle piccole cose, guardando la vita del protagonista e le sue poesie questo messaggio non mi è arrivato. Non mi ha trasmesso nessuna emozione e in alcuni momenti le poesie mi sembrtavano banali.
Per tutto il film mi aspetto che si sviluppi una storia, ma non succede niente ... e ci può stare se l0intento non sia quello di raccontare una storia, ma la poesia della quiotidianità che spesso ci sfugge. Ilk problema è che questa poesia non mi è arrivata.
Ciò che mi è stato trasmetto dal protagonista, su cui si regge tutti il film, è un misto fra noia, da cui cerca di evadere scrivendo poesie (che per la verità il più delle volte non erano un granchè), indifferenza e talvolta finzione: non trasmette nessuna emozione, nè quando la moglie si entusiasma per ogni suo piccolo progetto, nè quando perde le sue poesie per colpa del cane. Sembra quasi che finga, nei confronti della moglie le cui creazioni non apprezza ma finge di apprezzare, nei confronti del cane, che sembra malsopportare e che alla fine ammette di odiare, ma che lo porta fuori tutte le sere per il pretesto di bersi una birra.
L'impressione che il protagonista mi ha trasmesso è di una persona in alcuni momenti gentile e cordiale e in altri apatica, una persona che si emoziona e non emoziona, non di uno affascinato dalla bellezza delle piccole cose.
La moglie, benchè sia personaggio bizzarro e improbabile, appare più positivo del marito e riesce meglio di lui a comunicare emozioni e entusiasmo per le piccole cose. Ma resta un personaggio con un rilievo secondario.
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hiroaki
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sabato 14 gennaio 2017
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quello che salverei dell'anno passato
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Il primo elemento che salta all'occhio, è sicuramente la sceneggiatura entusiasmante. A lunghi tratti, è il tipico film di Jarmush, se non per alcune sequenze. Un ottimo Adam Diver e una stupenda Golshifteh Farahani, che spiccano tra tutte le interpretazioni del 2016. La struttura del film è estremamente coinvolgente, la fotografia e la regia si sposano in maniera molto interessante. L'impressione preponderante, è quella di un film fatto per il piacere del cinema, che esalta i tratti più tipici dell'underground americano. Consiglio di vederlo a tutti quelli delusi da questo anno di cinema, per poter apprezzare questa pellicola destinata ad essere ricordata e ripresentata nei cineforum l'anno prossimo.
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