Io, Daniel Blake |
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Un film di Ken Loach.
Con Dave Johns, Hayley Squires, Dylan McKiernan, Briana Shann.
continua»
Titolo originale I, Daniel Blake.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 100 min.
- Gran Bretagna, Francia 2016.
- Cinema
uscita venerdì 21 ottobre 2016.
MYMONETRO
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Gli affreschi di Loach
di robroma66Feedback: 3301 | altri commenti e recensioni di robroma66 |
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domenica 30 ottobre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono grata a Ken Loach anche se i suoi film sono un pugno nello stomaco. Se non ci fosse lui nessuno darebbe voce così forte e chiara alle persone stritolate dagli effetti tossici di capitalismo e burocrazia. La povertà costituisce il rimosso dei nostri tempi e Loach la racconta come fosse un pittore realista, Courbet o Guttuso. Daniel Blake è un carpentiere di 59 anni, vedovo e senza figli. Ha una crisi cardiaca e il medico gli proibisce di lavorare. Per la prima volta nella vita è costretto a chiedere un sussidio statale. Ma la burocrazia oltre a essere sorda e cieca è anche ottusa: il suo medico dice che non può tornare al lavoro ma le norme lo obbligano a cercare lavoro -pena una severa sanzione- mentre aspetta che venga approvata la sua richiesta di indennità di malattia. Nel frattempo incontra Kate, giovane madre single con due figli piccoli e senza lavoro. Daniel e Kate, stretti nella morsa delle aberrazioni amministrative della Gran Bretagna di oggi, stringono un legame di amicizia e solidarietà per sostenersi mentre tutto sembra remare contro di loro. Io, Daniel Blake è un film politico e di denuncia. Il suo punto di debolezza -se l'ottica è quella del realismo- è nella ostinazione manichea di Loach, nella fede utopica nella solidarietà tra proletari, nella compattezza ideologica di matrice novecentesca. Oltre i due protagonisti, ci sono bagliori di spessore umano anche nelle feroci istituzioni (come Ann, l'unica impiegata di cuore e di testa nell'algido centro per l'impiego) e nella società (i due giovani vicini di casa -traffichini ma solidali- o il responsabile del supermercato che lascia andare Kate che ha rubato qualche prodotto) ma il film è costruito sull'idea che buono e cattivo siano due insiemi che non si intersecano. Oggi tutto è tremendamente più fluido e meno netto. Essere diventati consumatori -e non più persone, o cittadini, o membri di una comunità- ha cambiato la nostra antropologia e rende obsoleto l'inquadramento dicotomico di Loach. Ma naturalmente non importa e va bene così: a un film non si deve chiedere fedeltà al reale, quasi fosse un documentario.
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