Io, Daniel Blake

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luanaa domenica 5 marzo 2017
molto costruito Valutazione 3 stelle su cinque
57%
No
43%

MI RIFACCIO ALL'OTTIMA RECENSIONE DI MAUMAUROMA, CHE SPIEGA MOLTO BENE LE SUE PERPLESSITA'. NON VOGLIO ESSERE TROPPO POLEMICA MA MI E' PARSO UN PHAMPLET CONTRO LA POVERTA' E LE INGIUSTIZIE BUROCRATICHE MA NON SOLO AD ESSA COLLEGATE, IN UNA SOCIETA' CHE NON CONSIDERA PIU' L'INDIVIDUO, LA PERSONA. DICIAMO CHE GLI INGREDIENTI CI SONO TUTTI MA FRANCAMENTE LA SCENA DELLA MENSA DOVE LA RAGAZZA APRE UNA SCATOLA DI SUGO E SE LA BUTTA GIU' E' FRANCAMENTE ESAGERATA COME LA SCENA DELLA BOMBOLETTA SPRAY.  ARRIVIAMO ALE NOTE POSITIVE CHE HO VISTO. 1) LA COOPERAZIONE TRA GIOVANI E MENO GIOVANI, PROBABILMENTE TIPICA DELLA CULTURA INGLESE 2) LA NEVROSI DEL FIGLIOLETTO A CUI MANCA UNA FIGURA PATERNA DI RIFERIMENTO E CHE TROVA IN DANIEL. [+]

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degiovannis giovedì 19 gennaio 2017
sulla dignità dell'essere umano Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
100%

Ha ragione Zappoli quando parla di mancanza di artificio, anche se la mancanza di artificio è a sua volta un artificio. Mi riferisco per es. all'assenza di musica in questo film, né tragica, né melanconica, nè romantica. La scelta d'altra parte si accompagna anche all'assenza di attori di grido che avrebbero potuto attirare il pubblico indipendentemente dal contenuto del film.
Il primo commento che mi è venuto alle labbra tutte e due le volte che ho visto il film (2 volte per verificare se la prima impressione poteve essere confermata) è stato una sola parola: asciutto! Infatti non si spreca una sola inquadratura e non si concede al gusto popolare nemmeno una sequenza. [+]

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sergio dal maso domenica 1 gennaio 2017
la dignità di un cittadino in un film necessario Valutazione 5 stelle su cinque
54%
No
46%

In un momento storico in cui una famiglia su quattro ha un tenore di vita prossimo alla povertà o addirittura all’indigenza e al sud un cittadino su due rischia l’esclusione sociale per la mancanza di lavoro o per la precarietà salariale, Io Daniel Blake, l’ultimo capolavoro del maestro Ken Loach, non può che essere un film necessario.
Per la verità l’ottantenne regista inglese racconta storie di disoccupati, di lavoratori sfruttati e di emarginati da almeno cinquant’anni, sempre coerente con i suoi valori e intransigente con i principi di eguaglianza e di solidarietà per i quali è conosciuto come “Ken il rosso”. [+]

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francesco izzo domenica 27 novembre 2016
un film semplicemente stupendo Valutazione 5 stelle su cinque
40%
No
60%

E' un film stupendo. Dopo aver annunciato che Jimmy's Hall sarebbe stato il suo ultimo film, Ken Loach torna invece alla grande sul grande schermo per raccontarci la storia di ordinaria follia di un povero falegname cardiopatico letteralmente schiacciato dalla cieca burocrazia di una cittadina dell'Inghilterra contemporanea.
Bellissima e commovente la storia, toccante la magistrale interpretazione dei protagonisti. Sono al solito curati i minimi particolari, e ci sono scene (la povera donna fuggita da Londra che apre la scatola di fagioli alla Banca del Cibo, l'umanità persino del direttore del Supermarket in cui ha rubato, il rapporto che si crea tra il falegname, la donna e i suoi piccoli figli, le parole scritte nell'ultima lettera del falegname e tante altre) che davvero toccano il cuore e fanno capire allo spettatore di non essere solo ad indignarsi per certe vergogne della società attuale. [+]

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riccardo tavani sabato 26 novembre 2016
la bomboletta di daniel contri il muro dello stato Valutazione 3 stelle su cinque
33%
No
67%

Serena l’arte e tremenda la vita: in questo contrasto si può riassumere la forza di I, Daniel Blake, il film che strappa la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2016. La serenità è nella forma che l’autore conferisce alla sua opera. Alle inquadrature, alla sequenza delle scene, al montaggio, ai dialoghi. Tutto scorre sullo schermo di luce pulita, con toni drammatici, cromatici e acustici discreti, ma proprio questo fa salire meglio – poco alla volta e da dentro l’immagine stessa – la tremenda crudeltà amministrativa dell’assistenza sociale capitalistica, qui nella sua versione più formale, ossia più squisitamente british. Una scelta stilistica, quella di Loach, che gli consente una tale internità alla realtà da sfumare davvero i confini tra questa e il cinema, come mera riproduzione fotografica esterna. [+]

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vincenzo ambriola lunedì 14 novembre 2016
un'imprevista ordalia Valutazione 0 stelle su cinque
0%
No
0%

Daniel Blake ha avuto un infarto e da quel momento deve interagire con la burocrazia britannica per ottenere un assegno di invalidità. Le sue vicende kafkiane sono un pretesto per affrontare il tema della povertà, dell'emarginazione, dell'ottusità della burocrazia. Il film scorre veloce, senza usare argomenti demagogici ma mostrando il lato umano di chi si trova a dover affrontare un'ordalia che non aveva previsto. Difficilmente traslabile nel contesto italiano, dove non esiste una vera assistenza alle persone senza lavoro, ci illumina su un futuro prossimo assai probabile.

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guazza da semifonte lunedì 14 novembre 2016
i nuovi schiavi: se la prevenzione sociale evapora Valutazione 5 stelle su cinque
60%
No
40%

Ken Loach, l'ottantenne regista britannico, stante l'età, non si tira mai indietro, memore delle sue origini di figlio del popolo, se c'è da denunciare le ingiustizie, le storture, le prepotenze che questa nostra società dal neoliberismo imperante perpetra, giorno dopo giorno, nei confronti degli ultimi, dei più indifesi fra i cittadini. In "Io, Daniel Blake" affronta il tema del crescente, silenzioso venir meno delle coperture dell' assistenza sociale nei riguardi delle classi più umili, quelle, per intenderci, figlie d' un secolo e mezzo di dure e sovente sanguinose lotte operaie. E lo fa ambientando la vicenda in un'Inghilterra relegata in un secondo piano, quasi sfocata, nella provincia più provincia, su al nord, a Newcastle quasi ai confini con la Scozia. [+]

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enzo70 domenica 13 novembre 2016
un film che va dritto al cuore (del problema) Valutazione 4 stelle su cinque
60%
No
40%

Ed eccolo, qua, il solito Ken Loach che va dritto al cuore del problema, quello della gente ai tempi dell’austerità, con un film ambientato a Newcastle, ma che pone un tema attuale senza confini nell’Europa delle paure, da Amburgo a Salonicco, da Lione a Enna; la funzione sociale dello Stato si degrada dietro i tagli dell’efficientamento e persa nei gangli di una burocrazia fine a sé stessa. Daniel Blake è un cittadino europeo, il suo significato morale va certamente oltre la Brexit, pur essendone sicuramente causa. Un infarto lo rende inabile al lavoro, ma non può percepire l’indennità di disoccupazione, in quanto non sufficiente inabile. E quando la storia di Daniel si incrocia con quella di Daisy, una giovane donna con due figli, si entra nel cuore del problema della povertà del vicino di casa. [+]

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kleber domenica 13 novembre 2016
e in italia? tutto bene? Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

Questo film, visto in Italia, ci fa seriamente interrogare sul "fino a quando" può reggere il sistema sociale italiano, esposto ad ogni abuso, per di più esteso agli immigranti irregolari, con tutele e garanzie impensabili in Gran Bretagna, Paese dal quale importiamo modelli sociali, economici e culturali, senza parlare del vecchio impero USA e del nuovo impero Cina. Questo film è più incisivo di tanti "Report" o "Piazzapulite" nostrani. E quando crollerà lo Stato sociale italiano, non avremo nemmeno quella cornice di rigore protestante, ipocrita ma con una sua cruda coerenza. Da un punto di vista del cinema "sociale", impossibile non confrontare "Daniel Blake" con l'irreale e Placido "7minuti", ove il "sociale" è poco più che una scenografia per una pièce squisitamente teatrale.

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uno sguardo sincero giovedì 10 novembre 2016
vittime dello stato Valutazione 4 stelle su cinque
62%
No
38%

La disumanità di una cieca ed esasperata burocrazia miete vittime ogni giorno, sorda alle voci di chi implora aiuto, indifferente e spietatamente impassabile davanti a chi non ne comprende la sua stupida e ferrea complessità.
Daniel Black è solo uno dei tanti che, vedendosi sbattuta la porta in faccia, bussa allo sfinimento in richiesta d'aiuto. Inutile dire che nessuno cercare di aprirla. Non sicuramente le istituzioni, che esigono il rispetto delle regole ma spesso non quello per le persone. Applicandole incondizionatamente sono  irriflessive, non vedono l'uomo e mai potrebbero vederlo . Riecheggia allora  "la banalità del male" di cui ci ha parlato la Arendt e di come la mostruosità che sta dietro "la normalità" dell'apparato burocratico sia capace delle più terribili atrocità. [+]

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