carolinamarsic
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lunedì 6 marzo 2017
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apprezza la bellezza collaterale
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La storia era ben strutturata. L'ho trovato geniale, aiuta parecchio a riflettere anche se a mio parere la trama poteva essere sviluppata in modo più chiaro. Grande cast e grande risultato, il finale mi ha gettato in lacrime. E poi che dire, la colonna sonora è fantastica.
Non è di immediata comprensione, ma merita una seconda visione.
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alvi
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domenica 5 marzo 2017
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non sempre chi studia cinema coglie quanto si può cogliere
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Credo che questo film (peraltro bellissimo) abbia dato modo ai recensori ed alla critica di giustificarsi uno stipendio. Un cast di attori eccezionale che in questo film si prendono lo spazio che meritano senza esigere forzatamente la loro parte di mattatori. Un tema importante come la morte trattato con tatto e leggera superficialità a volte come a saper scaricare la tensione. Spaesato e passivo a volte è solamente il giudizio di chi non comprende la trama nel suo senso più profondo, nel guardare oltre i bigliettini di Natale e di cogliere la vera bellezza collaterale fatta anche dalla semplicità di una regia che gioca molto su elementi umani ed umili. Umiltà che manca del tutto a chi si arroga il diritto di pensare che un cast stellare deve recitare sempre in primo piano.
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Credo che questo film (peraltro bellissimo) abbia dato modo ai recensori ed alla critica di giustificarsi uno stipendio. Un cast di attori eccezionale che in questo film si prendono lo spazio che meritano senza esigere forzatamente la loro parte di mattatori. Un tema importante come la morte trattato con tatto e leggera superficialità a volte come a saper scaricare la tensione. Spaesato e passivo a volte è solamente il giudizio di chi non comprende la trama nel suo senso più profondo, nel guardare oltre i bigliettini di Natale e di cogliere la vera bellezza collaterale fatta anche dalla semplicità di una regia che gioca molto su elementi umani ed umili. Umiltà che manca del tutto a chi si arroga il diritto di pensare che un cast stellare deve recitare sempre in primo piano. Non ho studiato cinema. Ma ho studiato. E se il film mi ha colpito significa che almeno una parte del bersaglio l'ha colpita. Invito i critici che hanno "insultato" Collateral Beauty, a giudicare un film e la sua sceneggiatura senza dover forzatamente ricorrere ad ingranaggi mentali criptici e fintamente esotici per guadagnare il loro status di terapeuta e psicologo del cinema. Un consiglio, vedete il film quando siete nel giusto stato emotivo. Non è la regia esigente. È la critica ad accontentarsi delle poche nozioni che conosce per vomitare parole a caso... Consiglio il film. Un semplice capolavoro che richiede attenzione e l'accettazione di accontentarsi, fino alla fine. E di riflettere sul ruolo (volutamente teatrale) di alcuni tra gli attori in questione.
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giovedì 23 febbraio 2017
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collateral beauty
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Mi chiamo Roberta, ho visto questo film, non capisco come mai la critica è stata così poco intelligente, suppongo abbia problemi verso l'argomento la MORTE. Non è nemmeno nelle Nomination, è MOLTO MOLTO MOLTO più bello, interessante, recitato BENE di quello dal titolo La La . Brutto, senza capo ne coda, attori rigidi, dialoghi banali o inesistenti, insomma BRUTTO BRUTTO. COLLATERAL BEAUTY bello, molto Ben Recitato, argomento interessante, trattato con delicatezza e curiosità. Questo si merita Più e Più OSCAR!
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scavadentro65
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martedì 14 febbraio 2017
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soddisfatto collateralmente
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Ci sono film che ci soddisfano pienamente, pazialmente o per niente. Questo film mi ha soddisfatto collateralmente. Ho cioè preso in considerazione il corpus principale (la sceneggiatura) che effettivamente è banale e scontata (grande dolore, grande vuoto esistenziale, crollo economico, catarsi finale) con un incedere sinceramente prevedibile (ovvio che gli attori ingaggiati per interpretare morte, tempo e amore siano in definitiva incarnazione degli archetipi invocati). Ciò premesso, come accennato, mi ha portato a ricercare la bellezza collaterale e i lati gradevoli del lungometraggio. Orbene è innegabile la prova d'attore di Elen Mirren ed Edward Norton (la Winslet invece decisamente fuori luogo) , la fotografia, l'intensità di Will Smith.
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Ci sono film che ci soddisfano pienamente, pazialmente o per niente. Questo film mi ha soddisfatto collateralmente. Ho cioè preso in considerazione il corpus principale (la sceneggiatura) che effettivamente è banale e scontata (grande dolore, grande vuoto esistenziale, crollo economico, catarsi finale) con un incedere sinceramente prevedibile (ovvio che gli attori ingaggiati per interpretare morte, tempo e amore siano in definitiva incarnazione degli archetipi invocati). Ciò premesso, come accennato, mi ha portato a ricercare la bellezza collaterale e i lati gradevoli del lungometraggio. Orbene è innegabile la prova d'attore di Elen Mirren ed Edward Norton (la Winslet invece decisamente fuori luogo) , la fotografia, l'intensità di Will Smith. I tempi del narrato sono indovinati, con un ritmo equilibrato e un piano di lettura teso a coinvolgere lo spettatore nella vicenda strappando lacrime ma non privo di una ironia latente. Un esempio di pessimismo ottimistico che indulge si nel lieto fine ma certo amarognolo.
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emanuele1968
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sabato 11 febbraio 2017
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bravo regista
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Voto 4,8 in alcuni tratti mi perdevo, ed in alcune cose man lasciato un << non ho capito? >> comunque bravo il regista, sapientemente mette il dido nella piaga, oppure tocca nervi scoperti, situazioni tratte sicuramente da fatti che purtroppo accadono....... film indubbiamente non per tutti.
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mrsgandhi
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lunedì 30 gennaio 2017
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non il solito dramma
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"Bellezza collaterale".
Cosa ci potrà mai essere di bello nella perdita di una figlia di 6 anni, portata via da una rara forma di tumore? Cosa c'è di positivo nel perdere la voglia di vivere, nel ridursi quasi ad uno "zombie" e non avere più speranza o uno scopo nella vita ?
Sembra essere la tipica trama di un dramma strappalacrime in pieno stile americano, in cui Will Smith, protagonista del nuovo film di David Frankel, si cala perfettamente fin dai tempi delle collaborazioni con Muccino; in questo caso, però, il regista è riuscito a dare alla pellicola una sfumatura più leggera, incrociando la storia del protagonista con quella dei suoi 3 colleghi (Kate Winslet, Edward Norton e Michael Pena), i quali ingaggiano degli attori professionisti per impersonare le tre astrazioni che governano ogni cosa: il Tempo, l'Amore e la Morte, alle quali il loro amico (nonché capo dell'agenzia che rischia di fallire) aveva scritto delle lettere di protesta.
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"Bellezza collaterale".
Cosa ci potrà mai essere di bello nella perdita di una figlia di 6 anni, portata via da una rara forma di tumore? Cosa c'è di positivo nel perdere la voglia di vivere, nel ridursi quasi ad uno "zombie" e non avere più speranza o uno scopo nella vita ?
Sembra essere la tipica trama di un dramma strappalacrime in pieno stile americano, in cui Will Smith, protagonista del nuovo film di David Frankel, si cala perfettamente fin dai tempi delle collaborazioni con Muccino; in questo caso, però, il regista è riuscito a dare alla pellicola una sfumatura più leggera, incrociando la storia del protagonista con quella dei suoi 3 colleghi (Kate Winslet, Edward Norton e Michael Pena), i quali ingaggiano degli attori professionisti per impersonare le tre astrazioni che governano ogni cosa: il Tempo, l'Amore e la Morte, alle quali il loro amico (nonché capo dell'agenzia che rischia di fallire) aveva scritto delle lettere di protesta. Poco a poco, Howard (Will Smith) viene spronato ad affrontare il lutto della figlia, grazie anche all'aiuto di una donna che organizza incontri terapeutici per genitori che hanno perso i propri bambini, ed è proprio lei ad esplicitare il misterioso titolo e il suo significato. La bellezza collaterale, infatti, è tutto ciò che inzialmente non si riesce a vedere, perché troppo offuscati dal dolore o dai pensieri negativi per poterla cogliere,ma quando ciò accade, allora il mondo acquista di nuovo significato: c'è bellezza in un padre che cerca di riconquistare l'affetto di una figlia, in una donna che aspetta il suo momento per crearsi finalmente la famiglia che sogna, in un uomo che non riesce a confessare di essere malato per paura di far soffrire chi gli sta accanto e in un uomo tenta di trovare di nuovo un senso alla sua esistenza.
Probabilmente alcune tematicheavrebbero potute essere sviluppate più a fondo, alcune questioni sono state risolte in maniera troppo sbrigativa, come il finale inaspettato e un po' fuori dalle righe,chedà quasi un lieto fine alla storia, ma in fin dei conti è stata una scelta abbastanza attinente all'atmosfera del film, che lascia gli spettatori con delle riflessioni da fare, senza appesantirli inutilmente con il solito dramma.
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gabrykeegan
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domenica 29 gennaio 2017
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occasione mancata
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Il film iper pubblicizzato del regista Davide Frankel non delude le aspettative, ma di certo non le conferma appieno.
I tre attori ingaggiati dai soci di Howard per impersonare Morte (Brigitte/Helen Mirren), Tempo (Raffi/ Jacob Latimore) e Amore (Aimee/Keira Knightley) sono all’altezza del loro compito sia nella finzione che nella realtà e di certo non sfigurano rispetto ai loro quattro colleghi corrispettivi. La figura centrale è ovviamente quella di Will Smith, protagonista inevitabile, che con l’espressione costantemente triste e gli occhi che quasi scoppiano per le lacrime, esalta ancora una volta la sua vena drammatica e porta lo spettatore nella disperazione infinita di un padre che ha perso troppo presto la sua unica figlia.
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Il film iper pubblicizzato del regista Davide Frankel non delude le aspettative, ma di certo non le conferma appieno.
I tre attori ingaggiati dai soci di Howard per impersonare Morte (Brigitte/Helen Mirren), Tempo (Raffi/ Jacob Latimore) e Amore (Aimee/Keira Knightley) sono all’altezza del loro compito sia nella finzione che nella realtà e di certo non sfigurano rispetto ai loro quattro colleghi corrispettivi. La figura centrale è ovviamente quella di Will Smith, protagonista inevitabile, che con l’espressione costantemente triste e gli occhi che quasi scoppiano per le lacrime, esalta ancora una volta la sua vena drammatica e porta lo spettatore nella disperazione infinita di un padre che ha perso troppo presto la sua unica figlia. Come vediamo all’inizio, in mezzo e alla fine, però, la trama è metaforicamente rappresentata dal domino, l’unica cosa che sembra placare le ansie e i pensieri di Howard. Il gioco, apparentemente senza uno scopo (“Non c’è né un tabellone, né una palla o un canestro”), è invece la sintesi della storia raccontata, dei tre elementi e della vita stessa. Un atto di creazione, di costruzione, per cui ci vuole tempo, attenzione e cura, fatto di singoli tasselli che cadono uno dopo l’altro fino alla distruzione finale. Un piccolo tocco col dito scatena quindi una serie di emozioni che non si possono fermare, di bugie che non si possono più nascondere, di inevitabile scontro con la realtà che fa male, con cui bisogna fare i conti per trovare la pace. Ecco che quindi il filo conduttore sono i tre elementi: l’inizio è la morte della bambina che è stata amata e non ha avuto abbastanza tempo, ma poi c’è ancora la vita, ci sono ancora le preoccupazioni di tre padri, di una donna che vorrebbe essere madre, di una malattia, dell’amore che finisce col divorzio o prosegue nelle difficoltà, ma in realtà è in ogni cosa, mentre il tempo scorre inesorabile e fa da tramite tra la nascita e la fine, tra il sentimento corrisposto o meno e il non capire come tutto possa rompersi. Già proprio come il domino, che non si comprende perché bisogna costruirlo con pazienza, se poi tutto deve finire con i tasselli che cadono e sembrano rendere vano tutto il lavoro fatto usando il prezioso tempo. Però, mentre tutto si distrugge, le tessere creano un gioco di colori e si scopre che attraverso la caduta si forma uno splendido mosaico, un movimento fluido e regolare…e finalmente si ha la sensazione che un senso quella cosa ce l’abbia: eccola, la bellezza collaterale. Non è un caso quindi che si crei un effetto simile quando le tre tessere portanti della storia partono da un punto unico (Howard) ma poi si dividono e vanno a finire ognuna rispettivamente nei tre amici, che hanno i loro problemi e non possono più fermare la spinta iniziale che li costringe ad avere dei faccia-a-faccia decisivi. Penso non sia un caso neanche il fatto che sia tutto ambientato a Natale - a parte il fatto che è un film uscito a dicembre negli USA - cioè la festa dell’amore, dei bambini, della nascita di un uomo che religiosamente un giorno sconfiggerà la morte e di quel Babbo Natale che sa bene come usare il tempo e in una notte fa il giro del Mondo. Questo però è ciò che scaturisce dalle mie riflessioni a proposito di temi solo abbozzati sullo scheletro narrativo, che sceneggiatori, attori e regista avrebbero dovuto far nascere mettendo qualche indizio qui e lì, inserendo piccole frasi, piccoli gesti in una trama non eccelsa e forse sviluppata poco per le potenzialità di cast e argomenti. In superficie rimane il tentativo maldestro di un intreccio formato dal mix di un classico dramma (Howard e la figlia scomparsa) e di una mezza commedia (Attori ed attori, dove Helen Mirren/Morte spicca tra i suoi colleghi). Sinceramente poteva essere il film dell’anno, un nuovo punto di riferimento per la cinematografia sentimentale, invece rimane solo una confezione natalizia da scartare con la lacrimuccia di chi si accontenta del classico maglione con le renne. In ogni caso, con delle prove attoriali così e qualche timido - e prevedibile - colpo di scena, la pellicola si guadagna a stento la sufficienza e ci ricorda che decidiamo noi se il tempo è solo un’illusione, se la morte ci fa paura e se l’amore esiste davvero, in quali forme e soprattutto con quale intensità.
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carlotta_meneghini
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sabato 28 gennaio 2017
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intenso e non banale: da vedere assolutamente!
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Avevo grandi aspettative per questo film e, seppur inizialmente mi sembrasse un po' lento, durante la fine ho capito la magia e la complessità che stava dietro a questo capolavoro. Attori favolosi che hanno saputo raccontare i tre assi portanti della vita andando in profondità senza risultare pensanti: amore, tempo e morte.
La scena "della vigilia di Natale" ritengo sia la scena madre del film dove è racchiuso il pathos più alto e dove l'immedesimazione con la coppia è d'obbligo.
Che dire di più? Andate a vederlo perchè ne vale la pena! Sicuramente è un film da rivedere più volte per capirlo veramente.
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william8x
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lunedì 23 gennaio 2017
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finalmente un film per cui vale la pena piangere.
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Questo film è davvero qualcosa di speciale. Non banale, non lento, frasi sempre messe al punto giusto. Attori bravissimi. Noi tutti ci lamentiamo durante la nostra minuscola vita di qualsisi cosa, certo non sarà un film a farci cambiare carattere e stie di vita, ma sicuro per chi ha qualche sentimento e cuore riuscira a far ragionare ed emozionare. Consigliato sicuramente. forse un piccolo piccolo gradino sotto "7 anime".
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rayamiata
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lunedì 23 gennaio 2017
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un film con spessore
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Un film veramente interessante con un argomento molto molto bello. Suggerisco a tutti che hanno interesse nella vita e scoprire la bellezza dei attimi. Will Smith ha fatto un casting molto bello.
Non lo suggerisco ad amanti di cine pannettone e mi meraviglio perché non risulta come un film ASSOLUTAMENTE Sì da vedere.
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