charles kane
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lunedì 14 settembre 2015
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mappazzone!
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Dispiace scriverlo, ma il nuovo film di Bellocchio è decisamente un buco nell'acqua: tra suore ninfomani, vampiri e atmosfere da peggior sceneggiato Rai, si dipana una trama caotica e, a tratti, involontariamente comica.
Dispiace pure vedere coinvolti in questo caos attori del calibro di Timi e Herlitzka (rispettivamente nei panni di un pazzo e del conte/vampiro): 50 anni dopo "I Pugni In Tasca" (da poco restaurato), il confronto tra il primo film di Bellocchio e l'ultimo risulta impietoso.
Secondo il mio parere, da evitare decisamente!
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brian77
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domenica 13 settembre 2015
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bellissimo
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Grande Bellocchio, purissimo cinema, sempre intensissimo in ogni immagine. Che è quello che conta. E che andando al cinema troviamo sempre più raramente.
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freerider
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domenica 13 settembre 2015
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scarsissimo...
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Un film davvero mediocre: prima parte ambientata nel seicento molto modesta (dialoghi poveri, spiegoni continui, l'episodio delle due sorelle imbarazzante, gli approcci amorosi tra Federico e Bendetta maldestri, costruzione drammatica elementare), seconda parte totalmente fuori controllo, le pretese considerazioni sulla società odierna sono di una banalità inaccettabile. Con Bellocchio la critica non osa mai sbilanciarsi ma prima o poi qualcuno dovrà pur avere il coraggio di dire che il re è nudo.
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marcello1979
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sabato 12 settembre 2015
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non mi stupisce più
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Ormai non mi stupisce più..
Allineato al Sorrentino-Style si salva per la la regia ,sempre in luce naturale, e per la capacità di osare..
In dIsaccordo su l'utilizzo di Timi, a mio parere sa scrivere e fare teatro ma il cinema non è per lui, e su tutta la famiglia Bellocchio a monopolizzare il set...
Apprezzo la sua capacità di far riflettere il pubblico su temi attuali; dopo la Bella addormentata colpiscer ancora la chiesa, ottima scelta..
Film da vedere perchè si tratta comunque di Bellocchio ma credo che una svolta sia necessaria, non si può campare di rendida...
Ni..
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venerdì 11 settembre 2015
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sconclusionato e irritante
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Ho avuto la fortuna (?!?!) di vedere questo film in sala grande a venezia. E non è educato uscire dalla sala con il cast presente. Quindi ho dovuto vederlo proprio tutto tutto. Si, proprio fino alla fine.
La mancana di coerenza tra i racconti (che passano con voli pindarici dal medioevo a oggi al medioevo di punto in bianco) e i dialoghi isolati e sconnessi di questa non-storia infastidisce e lascia 'basito' lo spettatore (reazione comune a tutti i presenti con cui ho avuto modo di confrontarmi).
La presenza delle due donne accessorrie nel medioevo o la giovane per quanto carina figlia del regista nella parte di storia contemporanea, riempiono dei vuoti che potevano rimanere tali, e anche il povero timi pare infilato a forza nella parte impazzita di se stesso.
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Ho avuto la fortuna (?!?!) di vedere questo film in sala grande a venezia. E non è educato uscire dalla sala con il cast presente. Quindi ho dovuto vederlo proprio tutto tutto. Si, proprio fino alla fine.
La mancana di coerenza tra i racconti (che passano con voli pindarici dal medioevo a oggi al medioevo di punto in bianco) e i dialoghi isolati e sconnessi di questa non-storia infastidisce e lascia 'basito' lo spettatore (reazione comune a tutti i presenti con cui ho avuto modo di confrontarmi).
La presenza delle due donne accessorrie nel medioevo o la giovane per quanto carina figlia del regista nella parte di storia contemporanea, riempiono dei vuoti che potevano rimanere tali, e anche il povero timi pare infilato a forza nella parte impazzita di se stesso.
Non ho mai amato Bellocchio ma ho sempre rispettato un suo stile lento e nostalgico che ne hanno fatto un nome.
La sensazione è che Bellocchio abbia preso diversi cortometraggi dei frequentatori dei suoi workshop bobbiesi e li abbia messi insieme senza alcun nesso logico.
Al massimo, per salvare qualcosa, prendiamo il dialogo-monologo di herlitzka (che tanto ammiro) e facciamone un cortometraggio intitolato "Dal dentista".
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(di giank51)
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giank51
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giovedì 10 settembre 2015
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andate a vederlo se non avete niente di meglio
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Se togliamo dal film le belle immagini di Bobbio ed una interessante ricostruzione storica di un precesso dell'Inquisizione, resta una seconda parte del film caotica, spesso poco compresibile; in sostanza un'opera pretenziosa. Resta da chiedersi come abbia ottenuto dieci minuti di applausi al Festival di Venezia. Veramente oggi basta poco per accontentare il pubblico!
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flyanto
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giovedì 10 settembre 2015
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in sintesi tutte le tematiche ed i luoghi cari a b
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Nel corso dell'ancora in corso 72esima Mostra del Cinema a Venezia, compare l'ultimo film di Marco Bellocchio, "Sangue del mio Sangue" , a dispetto dell'abbandono alla regia pronosticato dallo stesso regista tempo fa.
La storia, alquanto scollegata, almeno in apparenza, si divide nettamente in due parti: una ambientata nel 1600 e l'altra ai giorni nostri. Entrambe le vicende sono collocate nel paesino di Bobbio, in Emilia Romagna, e nella prima vi è un convento di suore di clausura che, insieme al Tribunale dell'Inquisizione, condanna una novizia come posseduta dal demonio in quanto congiuntasi carnalmente con un sacerdote, poi suicidatosi, a cui per i suddetti motivi viene negata la sepoltura in terra consacrata.
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Nel corso dell'ancora in corso 72esima Mostra del Cinema a Venezia, compare l'ultimo film di Marco Bellocchio, "Sangue del mio Sangue" , a dispetto dell'abbandono alla regia pronosticato dallo stesso regista tempo fa.
La storia, alquanto scollegata, almeno in apparenza, si divide nettamente in due parti: una ambientata nel 1600 e l'altra ai giorni nostri. Entrambe le vicende sono collocate nel paesino di Bobbio, in Emilia Romagna, e nella prima vi è un convento di suore di clausura che, insieme al Tribunale dell'Inquisizione, condanna una novizia come posseduta dal demonio in quanto congiuntasi carnalmente con un sacerdote, poi suicidatosi, a cui per i suddetti motivi viene negata la sepoltura in terra consacrata. Un suo parente, di nome Federico, si reca nel suddetto convento al fine di ottenerla.... Nella seconda parte, invece, vi è un sedicente facoltoso uomo russo che vuole comprare l'ormai disabitato (si crede tale) ex convento con le sue celle al fine di trasformarlo in un hotel od in qualcos'altro. Tutto il paese vive nell'ombra e secondo i dettami di un signore anziano (Roberot Herlitzka) che viene denominato "il Vampiro" e che si è ritirato dalla società contemporanea, limitandosi ad osservarla solo distaccatamente .....
Con questi due episodi talmente differenti e separati tra loro, Marco Bellocchio pone al centro della propria opera il borgo di Bobbio, da lui innumerevoli volte già ritratto e presentato nelle pellicole precedenti ed a lui tanto caro in quanto luogo della propria infanzia. E proprio Bobbio costituisce l'elemento di congiunzione tra i due episodi narrati e ne diventa in pratica il protagonista principale: attraverso una storia fortemente passionale, la prima, in cui si riscontrano le tematiche già ampiamente affrontate precedentemente dal regista sulla forza devastante dell'amore ("Il Diavolo in Corpo", per esempio) e sull'ottusità e sulla ristrettezza di vedute della Chiesa in generale, ed una, la seconda, in cui prevale sempre la forza del sentimento amoroso ma in una forma più contenuta, sebbene ugualmente trascinante ed affascinante. Bellocchio saluta così la propria carriera artistica, ripercorrendo, appunto le tematiche a lui care ed impersonandosi metaforicamente nella figura dell'anziano vampiro di Roberto Herlitzka che, pari all' ormai anziano cardinale del primo episodio, rimane sopraffatto dalla bellezza e dall'amore devastante per una donna.
Il film risulta molto ben girato, dalle scene traspare il sincero affetto che Bellocchio nutre per Bobbio, ma egli in "Sange del mio Sangue" non aggiunge nulla di nuovo e pertanto, a mio modesto parere, la pellicola appare come, appunto, "un già detto".
Il valore del film, e pertanto una delle motivazioni per andare a vederlo, è invece costituito dalla, come sempre, ottima interpretazione di Roberto Herlitzka, figura sublime di un anziana persona saggia ed ormai alla fine dei suoi giorni disamorata. A lui si aggiungono anche gli altri attori del cast di sempre di Bellocchio: da Alba Rohrwacher, a Lidiya Liberman, ai vari componenti della famiglia del regista stesso, sino a Filippo Timi che qui riveste solo una piccolo ruolo, e precisamente quello del pazzo, ma in una maniera alquanto efficace, sia pure, purtroppo, breve.
Interessante e per tutti coloro che ovviamente apprezzano Marco Bellocchio.
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foffola40
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giovedì 10 settembre 2015
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boh!
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sconclusionato è l'aggettivo che mi viene in mente subito dopo la visione di questo film di Bellocchio. La prima parte, quella seicentesca con il Federico a cavallo, come nelle migliori pubblicità, molto statico nelle sue espressioni, non evoca nulla tranne la sensibilità dell'ottima fotografia del paesino di Bobbio il resto è scontato e noioso. La seconda parte molto misteriosa, con i morti vivi oppure no, pare più un'esercitazione della scuola di attori che mi pare esista realmente sempre a Bobbio. Ma lo spettatore lo vogliamo rispettare ? Evviva i pugni in tasca dove senza una goccia di sangue e senza pistole dopo tanti anni è rimasto vivo il senso della tragedia familiare più violenta e assurda di altre moderne rappresentazioni.
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sconclusionato è l'aggettivo che mi viene in mente subito dopo la visione di questo film di Bellocchio. La prima parte, quella seicentesca con il Federico a cavallo, come nelle migliori pubblicità, molto statico nelle sue espressioni, non evoca nulla tranne la sensibilità dell'ottima fotografia del paesino di Bobbio il resto è scontato e noioso. La seconda parte molto misteriosa, con i morti vivi oppure no, pare più un'esercitazione della scuola di attori che mi pare esista realmente sempre a Bobbio. Ma lo spettatore lo vogliamo rispettare ? Evviva i pugni in tasca dove senza una goccia di sangue e senza pistole dopo tanti anni è rimasto vivo il senso della tragedia familiare più violenta e assurda di altre moderne rappresentazioni. foffola40
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peer gynt
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mercoledì 9 settembre 2015
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la strega e il vampiro: un non-horror sul potere
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Considerandosi a 75 anni anarchicamente libero, Marco Bellocchio esprime questa sua libertà e la sua voglia di fare cinema per puro piacere con un film che risulta slegato e rigidamente impostato. I due racconti, quello ambientato nel passato (un 17. secolo inquisitoriale) e quello contemporaneo, sembrano due binari: ognuno per la sua strada. E se lo stile narrativo del racconto in costume, per quanto sicuro, ricorda troppo da vicino l'andamento delle attuali fiction televisive (con personaggi-riempitivo come le due sorelle che ospitano Federico Mai, inutili e caratterialmente quasi imbarazzanti) e termina con un'allegoria che sembra costruita a tavolino e non riesce a farsi cinema (Benedetta, la suora murata viva e lì lasciata a pane e acqua per trent'anni, viene perdonata e liberata ed esce, nuda e più bella di prima, come fosse un'Idea che prevale sul Potere), quello dell'episodio contemporaneo risulta ancora più spiazzante per i toni da commedia grottesca mescolati a spruzzate di horror d'epoca, elementi di genere che non si legano affatto e lasciano perplesso lo spettatore.
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Considerandosi a 75 anni anarchicamente libero, Marco Bellocchio esprime questa sua libertà e la sua voglia di fare cinema per puro piacere con un film che risulta slegato e rigidamente impostato. I due racconti, quello ambientato nel passato (un 17. secolo inquisitoriale) e quello contemporaneo, sembrano due binari: ognuno per la sua strada. E se lo stile narrativo del racconto in costume, per quanto sicuro, ricorda troppo da vicino l'andamento delle attuali fiction televisive (con personaggi-riempitivo come le due sorelle che ospitano Federico Mai, inutili e caratterialmente quasi imbarazzanti) e termina con un'allegoria che sembra costruita a tavolino e non riesce a farsi cinema (Benedetta, la suora murata viva e lì lasciata a pane e acqua per trent'anni, viene perdonata e liberata ed esce, nuda e più bella di prima, come fosse un'Idea che prevale sul Potere), quello dell'episodio contemporaneo risulta ancora più spiazzante per i toni da commedia grottesca mescolati a spruzzate di horror d'epoca, elementi di genere che non si legano affatto e lasciano perplesso lo spettatore. L'autore ha di sicuro raggiunto l'età della vita in cui ci si permette di raccontare quello che si vuole, infischiandosene degli effetti, ma la maggior parte degli spettatori ancora non l'ha raggiunta, questa maturità anagrafica, e sentirà il film lontano e inadeguato. E in definitiva non riuscito.
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(di no_data)
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