tommy86
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martedì 26 novembre 2024
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la memoria e la vendetta
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Rimasto da poco vedovo e malato di demenza senile, Zev decide di andare alla ricerca del carnefice della sua famiglia ad Auschwitz per vendicarsi. A guidarlo una lettera scritta da Max, suo compagno di prigionia e ritrovato nella casa di riposo in cui vive. Ma la caccia all’ex nazista si rivela essere molto complicata perché vi sono almeno quattro sospettati. Egoyan riflette sul tema della memoria macchiata dalla malattia, e quindi sul rischio di poter essere colpevolmente dimenticata, e sullo spirito di vendetta che non riesce ad attenuarsi nonostante il passare del tempo. Sorretto dalla bella sceneggiatura del debuttante Benjamin August, il film non ha bisogno di intuizioni estetiche o di montaggio (come ci aveva in passato abituato il regista), per riuscire a coinvolgere lo spettatore.
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Rimasto da poco vedovo e malato di demenza senile, Zev decide di andare alla ricerca del carnefice della sua famiglia ad Auschwitz per vendicarsi. A guidarlo una lettera scritta da Max, suo compagno di prigionia e ritrovato nella casa di riposo in cui vive. Ma la caccia all’ex nazista si rivela essere molto complicata perché vi sono almeno quattro sospettati. Egoyan riflette sul tema della memoria macchiata dalla malattia, e quindi sul rischio di poter essere colpevolmente dimenticata, e sullo spirito di vendetta che non riesce ad attenuarsi nonostante il passare del tempo. Sorretto dalla bella sceneggiatura del debuttante Benjamin August, il film non ha bisogno di intuizioni estetiche o di montaggio (come ci aveva in passato abituato il regista), per riuscire a coinvolgere lo spettatore. Ricco di suspence, anche grazie alla notevole musica di Mychael Danna che è perfetta nell’accompagnare i vari risvolti presenti nel film, “Remember” si trasforma in un inaspettato road movie tra America e Canada nella ricerca del carnefice tedesco, passando da momenti più commoventi (l’abbraccio con l’ebreo omossessuale) a quelli di denuncia su una mai sopita passione per svastiche e razzismi (l’incontro con il figlio di un ex nazista). Il regista armeno-canadese gira in maniera estremamente classica fino al sorprendente e significativo colpo di scena finale che riesce a ribaltare tutto, interrogandoci su chi siano i veri buoni e cattivi. Prova straordinaria da parte di Plummer, perfetto nell’interpretare anche con il solo sguardo tutta l’incertezza e insicurezza del suo personaggio. Estremamente efficace nel mostrare la facilità di poter possedere un’arma da fuoco negli Stati Uniti, la scena in cui l’anziano Zev acquista la pistola.
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giovedì 30 marzo 2023
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la grammatica è importante..
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Buongiorno Marzia Leggo spesso le tue recensioni, e le trovo spesso interessanti, sicuramente ricche di spunti e di riferimenti. Sono però colpito negativamente dalla disinvoltura con cui utilizzi i verbi, forzandoli in usi impropri: per fare un esempio, trasformando in transitivi verbi che non lo sono. Le licenze poetiche, che possiamo concedere anche in una recensione, devono però essere eccezioni, e partire da una piena consapevolezza della lingua. Due casi specifici in questa recensione: - <> Riemergere è un verbo intransitivo, non può essere usato con un complemento oggetto. Non si può riemergere qualcosa, al limite si può far riemergere.
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Buongiorno Marzia Leggo spesso le tue recensioni, e le trovo spesso interessanti, sicuramente ricche di spunti e di riferimenti. Sono però colpito negativamente dalla disinvoltura con cui utilizzi i verbi, forzandoli in usi impropri: per fare un esempio, trasformando in transitivi verbi che non lo sono. Le licenze poetiche, che possiamo concedere anche in una recensione, devono però essere eccezioni, e partire da una piena consapevolezza della lingua. Due casi specifici in questa recensione: - <> Riemergere è un verbo intransitivo, non può essere usato con un complemento oggetto. Non si può riemergere qualcosa, al limite si può far riemergere. - <> Di nuovo, basire è un verbo intransitivo, e comunque ha un signifcato lontano da quello inteso qui, sicuramente derivato (erroneamente) dal participio passato basito, unica forma veramente in uso nella lingua attuale.
Spero che queste osservazioni ti possano servire; immagino ti basti trovare un "proofreader" esperto in italiano che sappia intercettare e correggere certe forzature prima di pubblicare la recensione.
Buona fortuna, e buon lavoro. Davide
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carloalberto
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domenica 12 settembre 2021
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un viaggio per ritrovare sè stesso
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Un film sulla memoria e sulla responsabilità che nasce dalla memoria e senza la quale siamo tutti innocenti, ma non più uomini. Un drammatico, che prende le mosse da un fatto storico, la caccia ai criminali nazisti, iniziata nell’immediato dopoguerra e durata fino ai nostri giorni, costruito come un thriller avvincente, con tanto di colpo di scena finale, che ha come protagonista il vecchio leone dal ruggito ancora imponente, un anziano Christopher Plummer, nei panni di un sopravvissuto alla shoah, colpito da demenza senile, nel suo viaggio solitario sulle tracce di uno dei tanti boia di Auschwitz, colpevole di aver sterminato la sua famiglia. E’ un lungo viaggio alla ricerca di sé stesso.
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Un film sulla memoria e sulla responsabilità che nasce dalla memoria e senza la quale siamo tutti innocenti, ma non più uomini. Un drammatico, che prende le mosse da un fatto storico, la caccia ai criminali nazisti, iniziata nell’immediato dopoguerra e durata fino ai nostri giorni, costruito come un thriller avvincente, con tanto di colpo di scena finale, che ha come protagonista il vecchio leone dal ruggito ancora imponente, un anziano Christopher Plummer, nei panni di un sopravvissuto alla shoah, colpito da demenza senile, nel suo viaggio solitario sulle tracce di uno dei tanti boia di Auschwitz, colpevole di aver sterminato la sua famiglia. E’ un lungo viaggio alla ricerca di sé stesso. L’interpretazione di Plummer è magistrale, cattura l’attenzione dello spettatore e lo coinvolge nella storia creando un’empatia con il personaggio che dura fino alla penultima sequenza, quando la sorpresa finale disorienta il pubblico imponendo una ricostruzione a posteriori della vicenda vista da una nuova prospettiva. La bravura del cast, nel quale figurano, tra gli altri, attori del calibro di Bruno Ganz e di Martin Landau, sopperisce in parte alla impaginazione filmica, che, in molte inquadrature e sequenze, risulta quasi telefilmesca. Sorge, tuttavia, il dubbio che non sia una pecca di questo film, bensì lo stile cinematografico che contraddistingue Egoyan, in quanto già visto in The Captive, un discreto thriller dell’anno precedente.
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elgatoloco
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venerdì 26 febbraio 2021
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film extra-ordinario
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"Remember"(ATom Egoyan, scritto da Benijamin August, 2015)è un fiklm assolutamentextraordinario, giò nel plot: un anziano, degente per"demenza senile"in una casa di riposo in Nordamerica, in quanto Ebreo tedesco di orgine, già detenuto ad Auschwitz, da cui è riuscito a fuggire(perdendovi la famiglia)viene incaricato da un altro degente, anch'egli Ebreo , di uccidere un criminale nazista, "Blockfu"hrer"nello steso lager; ma dvrà percorrere una lunga strada, tra USA e Canada, affrontando i guiai dell'età e dlela malattia(Altzheimer), trovando vari omonimi, fino alla terribile scoperta finale... Con il colpo di scena finale, che è il rovesciamento dialettico totale, Egoyan, sensibile e geniale autore canadese di origine chairamente armena, mostra -da Armeno, dunque storicamente.
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"Remember"(ATom Egoyan, scritto da Benijamin August, 2015)è un fiklm assolutamentextraordinario, giò nel plot: un anziano, degente per"demenza senile"in una casa di riposo in Nordamerica, in quanto Ebreo tedesco di orgine, già detenuto ad Auschwitz, da cui è riuscito a fuggire(perdendovi la famiglia)viene incaricato da un altro degente, anch'egli Ebreo , di uccidere un criminale nazista, "Blockfu"hrer"nello steso lager; ma dvrà percorrere una lunga strada, tra USA e Canada, affrontando i guiai dell'età e dlela malattia(Altzheimer), trovando vari omonimi, fino alla terribile scoperta finale... Con il colpo di scena finale, che è il rovesciamento dialettico totale, Egoyan, sensibile e geniale autore canadese di origine chairamente armena, mostra -da Armeno, dunque storicamente.ed essistenzialmen ete sensibile ai drammi storici , dell 'etnocidio e della Shoah-, su una sceneggiatura a dir poco geniale come l'astuzia della storia(un concetto che pervade la riflessione umana, da Machiavelli a Marx, passando per quella tappa fondamentale che è la dialettica hegelaina)possa giocare beffe terribilmente crudeli a chi crede di aver compreso in sé e interiorizzato tutto. Con uno stile mosso ma al tempo stesso attentissimo ai tempi drammaturgici, Egoyan ha creati un film veramente nuovo e originalissimo in tema di memoria(Remember, dove il lemma è semanticamente plurale-ambiguo, riferendosi sia al taccuino che all'anziano malato era stato scritto per"guidarlo"sia alla memoria storica nel suo complesso), nel quale, oltre allo straordinario protagonista, grandissimo interprete canadese Christopher Plummer(scomaprso, tra l'altro, appena tre settimane fa), Martin Landau,quale Max Rosenbaum, che lu guioda nella sua impresa, Dean Norris, fanatico agente americano ma figlio di un nazista"imcolpevole"di Aushwitz, a sua volta pià fanatico del padre, Bruno Ganz, altro omonimo del massacratore, Jurgen Prochnow, personaggio invece che si rivela colui che dà il"La"alla terribile scoperta che Zev, l'anziano incaricato della"missione"fa alla fine del suo viaggio"terreno", in una vera e propria sinfonia(e non a caso la componente musicale del film è notevole, non solo a livello di"presenza fisica"ma di reale sigoificanza, dove il protagonista, nononstante gli acciacchi condizionati dall'età, è ancora un provetto pianista.... El Gato
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ennio
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sabato 25 gennaio 2020
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il filone nazi si dimostra sempre più esausto
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Oltre a un ottimo Cristopher Plummer, "remember" è una pellicola del tutto dimenticabile. I luoghi comuni sul nazista sempre cattivissimo (e nel tempo sempre più cattivo) si sprecano. Il presupposto del film, un vecchio 90enne che cerca di vendicarsi di un altro 90enne che 70 anni prima in tempo di guerra gli aveva sterminato la famiglia (non si specifica come, ma si immaginano le peggiori barbarie), è di per sè inverosimile. Nessuna vendetta attecchisce così a lungo in un essere umano, non serve essere S.Agostino o Freud per capirlo.
L'altra retorica insopportabile che Egoyan riprende è quella della vittima la quale, in quanto vittima, ha diritto di vita e di morte su chiunque gli si pari davanti, anche uccidendo un poliziotto che non c'entrava nulla con la sua vicenda personale, ma era sufficientemente antipatico e odioso, che tutto sommato, perchè non ucciderlo? Sono una vittima quindi posso fare ciò che voglio, anche commettere nefandezze.
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Oltre a un ottimo Cristopher Plummer, "remember" è una pellicola del tutto dimenticabile. I luoghi comuni sul nazista sempre cattivissimo (e nel tempo sempre più cattivo) si sprecano. Il presupposto del film, un vecchio 90enne che cerca di vendicarsi di un altro 90enne che 70 anni prima in tempo di guerra gli aveva sterminato la famiglia (non si specifica come, ma si immaginano le peggiori barbarie), è di per sè inverosimile. Nessuna vendetta attecchisce così a lungo in un essere umano, non serve essere S.Agostino o Freud per capirlo.
L'altra retorica insopportabile che Egoyan riprende è quella della vittima la quale, in quanto vittima, ha diritto di vita e di morte su chiunque gli si pari davanti, anche uccidendo un poliziotto che non c'entrava nulla con la sua vicenda personale, ma era sufficientemente antipatico e odioso, che tutto sommato, perchè non ucciderlo? Sono una vittima quindi posso fare ciò che voglio, anche commettere nefandezze. Mondo crudele!
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vepra81
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lunedì 10 aprile 2017
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sconcertante
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vivere la tragedia del nazismo senza flash back ma solo tramite suoni o immagini denota la grande potenza di questo film. Gran finale che non posso svelare. Ottimo film
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lbavassano
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venerdì 2 dicembre 2016
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i torturati percorsi della memoria
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Sorta di versione crepuscolare di "This must be the place", anche nell'insistito particolare del "bagaglio a mano", vero coprotagonista. Film particolarmente dolente, ed aspro però, sulla memoria, sulla sua dimensione intimamente privata e sui suoi inestricabili risvolti pubblici, sulle pietose bugie del dimenticare e sul costantemente rinnovato dolore del ricordare. Rappresentazione impietosa del sentimento della vendetta, dei suoi lunghissimi, tortuosi e torturati, tempi. Magistrale interpretazione di Christopher Plummer e autentico colpo di scena finale, capace di gettare una luce assolutamente diversa sull'intera storia, sul suo senso globale e su ogni suo minimo dettaglio, di donarle ulteriore profondità.
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Sorta di versione crepuscolare di "This must be the place", anche nell'insistito particolare del "bagaglio a mano", vero coprotagonista. Film particolarmente dolente, ed aspro però, sulla memoria, sulla sua dimensione intimamente privata e sui suoi inestricabili risvolti pubblici, sulle pietose bugie del dimenticare e sul costantemente rinnovato dolore del ricordare. Rappresentazione impietosa del sentimento della vendetta, dei suoi lunghissimi, tortuosi e torturati, tempi. Magistrale interpretazione di Christopher Plummer e autentico colpo di scena finale, capace di gettare una luce assolutamente diversa sull'intera storia, sul suo senso globale e su ogni suo minimo dettaglio, di donarle ulteriore profondità. Film di cui è necessario non svelare nulla, ma solo provare a consigliarne la visione.
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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uno sparo oltre il buio dell'oblio
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La rimozione, l’oblio e la negazione sono situazioni interiori tanto vicine da conglomerarsi spesso in un unico blocco psicologico e mnemonico. Tale blocco può riguardare un singolo individuo come un’intera collettività. Da fatto privato si eleva a configurazione sociale, politica, a stratificazione storica. È il tema di questo film di Atom Egoyan, nel quale l’oblio assume le forme neurovegetative della semi demenza senile, assieme a quelle di un dovere interiorizzato nella sfera più magmatica del super-io.
Questa complessa forma psicologica e narrativa assume le sembianze di un personaggio: Zev Guttman. Ricoverato in una clinica per anziani negli Usa, una mattina si dilegua alla chetichella, per assolvere il compito assegnatogli da un altro vecchio paziente su sedia a rotelle: Max Zucker.
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La rimozione, l’oblio e la negazione sono situazioni interiori tanto vicine da conglomerarsi spesso in un unico blocco psicologico e mnemonico. Tale blocco può riguardare un singolo individuo come un’intera collettività. Da fatto privato si eleva a configurazione sociale, politica, a stratificazione storica. È il tema di questo film di Atom Egoyan, nel quale l’oblio assume le forme neurovegetative della semi demenza senile, assieme a quelle di un dovere interiorizzato nella sfera più magmatica del super-io.
Questa complessa forma psicologica e narrativa assume le sembianze di un personaggio: Zev Guttman. Ricoverato in una clinica per anziani negli Usa, una mattina si dilegua alla chetichella, per assolvere il compito assegnatogli da un altro vecchio paziente su sedia a rotelle: Max Zucker. Zev deve rintracciare e uccidere Rudy Kurlander, aguzzino nel campo di sterminio di Auschwitz, per vendicare le loro famiglie massacrate. Questo Kurlander vive da qualche parte in America, o forse in Canada.
In quella clinica di cura Zev ha visto da poco morire anche la moglie, cui era legatissimo. È rimasto solo. La sua semi demenza senile sembra più un vantaggio che un ostacolo per l’attuazione del piano che scrupolosamente ha predisposto l’amico, con il quale rimane sempre in contatto telefonico per ricevere nuove indicazioni o quieti ma indiscutibili ordini.
Scrupolosa è anche l’attenzione del regista anche ai minimi dettagli simbolici della storia, a cominciare dai nomi. Guttman, il cognome di Zev, significa in tedesco Buonuomo, ossia uno di noi, un tranquillo, anonimo uomo comune. Zucker, il cognome dell’amico in carrozzella, significa Zucchero. Max induce, ordina, ma senza violenza, in modo dolce, suadente, eppure irrefutabile. Alla base del cognome del vecchio nazista Kurlander, c’è la radice Kur, ossia cura, terapia, e Land o Länder, Terra, Terre. Come se la vera cura, guarigione per la demenza senile di Zev fosse il mettersi in viaggio per raggiungere la terra, il campo tanto simbolico quanto concreto ove ripristinare la giustizia per le atrocità commesse nei campi nazisti. L’affermare, il ripristinare la giustizia sulla Terra è d’altronde un archetipo che si esprime proprio come movimento del credo e del pensiero ebraici.
A proposito però di memoria: quale struttura narrativa fa riemergere questo film? Indubbiamente quella di This must be the place, di Paolo Sorrentino, con Sean Penn, del 2011. Anche lì abbiamo un protagonista particolare, una bizzarra maschera di rock star inglese che va in America: prima al funerale del padre, poi alla ricerca dell’aguzzino nazista che ha vessato e umiliato il padre in un campo di concentramento.
Così mentre l’incosciente ma non demente Cheyenne di Sorrentino viaggia per andare a mettersi a faccia a faccia con ciò che non conosce, lo Zev di Egoyan abbandona la casa, fugge, erra (nel senso dell’errore e dello spostarsi, dell’errare sulla terra) per tornare a ciò che ha voluto rimuovere, obliare, negare. Il peso nella coscienza di Cheyenne è rappresentato da un trolley da viaggio che il personaggio si trascina perennemente dietro; quello di Zev un semplice borsello a mano con dentro una pistola.
Una pistola che lui impugna con mano tremante ma il cui sparo denota improvviso e con eco sconvolgente, ben oltre la fine del viaggio e del film.
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rampante
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giovedì 10 novembre 2016
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una vendetta
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Una vendetta covata per settant'anni
Atom Egiyan è un regista canadese di origine armene, nel film Ararat affronta il genocidio degli Armeni, oggi in Remember, affronta un ben più ampio genocidio, quello degli Ebrei designato con il nome tremendo di Shoah e racconta una storia in cui sono presenti tra i personaggi ex deportati ed ex aguzzini.
Max ricoverato in una casa di riposo vicino a New York affida al coetaneo ebreo Zev, sopravvissuto all'Olocausto, una lettera contenente dettagliate istruzioni per stanare l'uomo che si nasconde in America facendosi chiamare Kurlander e che settant'anni prima aveva distrutto le loro vite e quella di molti altri.
Zev evade e si mette in caccia dell'aguzzino per vendicarsi.
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Una vendetta covata per settant'anni
Atom Egiyan è un regista canadese di origine armene, nel film Ararat affronta il genocidio degli Armeni, oggi in Remember, affronta un ben più ampio genocidio, quello degli Ebrei designato con il nome tremendo di Shoah e racconta una storia in cui sono presenti tra i personaggi ex deportati ed ex aguzzini.
Max ricoverato in una casa di riposo vicino a New York affida al coetaneo ebreo Zev, sopravvissuto all'Olocausto, una lettera contenente dettagliate istruzioni per stanare l'uomo che si nasconde in America facendosi chiamare Kurlander e che settant'anni prima aveva distrutto le loro vite e quella di molti altri.
Zev evade e si mette in caccia dell'aguzzino per vendicarsi.
Max che a suo tempo aveva collaborato con Wiesenthal a rintracciare i criminali nazisti nascosti sotto falsa identità con questo sofisticato piano di vendetta porta Zev a ritrovare il suo compagno aguzzino ed a scoprire chi era veramente lui.
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thecooler
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martedì 1 novembre 2016
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quando è troppo tardi per ricordare
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La vendetta deve fare i conti con la vecchiaia , la determinazione si scontra con la debolezza degli anni passati. Ottimo film che si mantiene sempre su un livello molto alto di interesse sulla trama che scorre benissimo senza irrealismi e facendo trapelare quello che ancora oggi si cela dietro ideologie che in realtà non sono per niente superate. Un grandissimo finale mette la ciliegina su un film davvero ben fatto.
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