miguel angel tarditti
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domenica 21 febbraio 2016
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nazismo? memoria?...memoria!
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“Remember”film de Atom Egoyan
Producción de Canadá y Alemania 2015
Como funciona nuestra memoria? Porqué a veces nos traiciona y a veces nos instiga hasta la culpa? Porqué a veces es transparente y amiga y otras oscura y rebelde?
De eso nos habla la psicología, su ciencia especifica, que nos “recuerda” esa capacidad del cerebro de conservar informaciones a modo de recuerdos.
De eso también se ocupó Sigmund Freud cuando descubrió el inconsciente como forma de remoción. Memoria de cosas que duelen, que se niegan, o que tienen que ser sepultadas porque hablan de muertes que lastiman.
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“Remember”film de Atom Egoyan
Producción de Canadá y Alemania 2015
Como funciona nuestra memoria? Porqué a veces nos traiciona y a veces nos instiga hasta la culpa? Porqué a veces es transparente y amiga y otras oscura y rebelde?
De eso nos habla la psicología, su ciencia especifica, que nos “recuerda” esa capacidad del cerebro de conservar informaciones a modo de recuerdos.
De eso también se ocupó Sigmund Freud cuando descubrió el inconsciente como forma de remoción. Memoria de cosas que duelen, que se niegan, o que tienen que ser sepultadas porque hablan de muertes que lastiman.
Ausencias. O presencias. Agradables. O dolorosas. Tiempo. Memoria u olvido. Como un juego inmanejable que nos inquieta, que nos ayuda en el conocer, que nos ayuda a compartir, a ser felices, a orientarnos, a sufrir.
Este “Remember”, sufre de memoria, y la memoria recuerda un pasado, una historia de holocausto, pero con nubes que se interponen como placebo no buscado para no revivir el horror.
Egoyan produce un film que recuerda a Hitchcock, maestro del suspenso, suministra información de a poco, paso a paso, con un misterio seductor, y sumamente inquietante, como es el misterio de la ausencia de memoria provocada por la enfermedad senil.
Nos provoca además la desagradable presencia de la memoria del nazismo, que si bien va recordado va también olvidado por atroz.
Cristhopher Plummer y Bruno Ganz, en su inesperado final de thriller nos recordaran el otro misterio, el del actor que es quien no es, de la mágica capacidad de convencernos, que en medio de esa memoria de la que habla el film, estamos comprometidos nosotros también. Excelentes.
Es un juego ambiguo el del film, que nos propone la ausencia de la memoria y la presencia del recuerdo que la cancela.
Muy interesante. Atrapa. Recuerda que a veces nos resistimos a recordar, y entonces convocamos el olvido. El olvido, que nos provoca como diciendo “igual estoy en vos, en tus viseras, en tus sienes, en el numero que te grabaron en tu brazo allá en el horrendo Auschwitz. Porque soy tu historia, porque soy tu memoria”.
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enzo70
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martedì 16 febbraio 2016
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un lungo ed intenso viaggio nella memoria
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Remember è un lungo ed intenso viaggio nel ricordo in nome della vendetta. Nella ricorrente cinematografia sul nazismo questo bel film del regista canadese Atom Egoyan si caratterizza per una forte carica innovativa ed emotiva allo stesso tempo. Il protagonista è un uomo affetto da demenza senile, da poco rimasto vedovo, che intraprende un lungo viaggio alla ricerca dell’uomo che ad Auschwitz si è reso colpevole della strage della sua famiglia.
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Remember è un lungo ed intenso viaggio nel ricordo in nome della vendetta. Nella ricorrente cinematografia sul nazismo questo bel film del regista canadese Atom Egoyan si caratterizza per una forte carica innovativa ed emotiva allo stesso tempo. Il protagonista è un uomo affetto da demenza senile, da poco rimasto vedovo, che intraprende un lungo viaggio alla ricerca dell’uomo che ad Auschwitz si è reso colpevole della strage della sua famiglia. Alle spalle del progetto c’è Zev, anch’esso anziano ed anch’esso internato ad Auschwitz e mente pensante del progetto di vendetta; che non può eseguire in quanto è costretto su una sedia a rotelle. Il resto non ve lo dico, perché il film alla fine è una sorta di ricerca dell’identità perduta e svelare la trama significa diminuire l’interesse in questo bel film. Come detto, questo film si caratterizza per una importante intensità narrativa che sovrasta il ritmo, giustamente, lento del film; Remember è un film composto da una serie di tasselli di un mosaico che si ricompone solo alla fine della proiezione. Christopher Plummer è perfetto nell’interpretazione del difficile ruolo di Zev, il protagonista del film.
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no_data
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lunedì 15 febbraio 2016
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che storia, che film, che attori !!!!
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la critica è stitica , delle stelle, personalmente, ne ho visto almeno 4.
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maurizio meres
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domenica 14 febbraio 2016
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la memoria e la vendetta
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Questo film che ritengo personalmente riuscito,esce fuori dai normali schemi di racconti di quello che fu il nazismo,in quanto la ricerca di chi è stato diventa un processo a se stesso,vittime della loro arroganza non fecero i conti con l'inesorabile decadenza psicofisica della vecchiaia.
Nella trama ci sono riferimenti inequivocabili di come i nazisti nel mondo camuffarono la loro identità,e come a tutt'oggi qualcuno riesce ancora a nascondersi,ma l'aspetto più inquietante riguarda la loro prole che pur non sapendo,o far finta di non sapere,sono riusciti attraverso una ricchezza insanguinata,ereditata dai loro padri,ad emergere nel mondo economico finanziario.
Nel film il figlio di Otto vive in una villa da sogno,lui non sa chi era il padre, addirittura tutta la famiglia di Otto è diventata anzi cresciuta con una fede Ebraica,quanti ancora e quanti ce ne saranno,forse calcolando i migliaia di nazisti scampati dai processi per crimini di guerra,sono diventati chissà di quale fede religiosa,occupando sicuramente cariche di rilievo,manovrando a loro piacimento la vita sociale.
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Questo film che ritengo personalmente riuscito,esce fuori dai normali schemi di racconti di quello che fu il nazismo,in quanto la ricerca di chi è stato diventa un processo a se stesso,vittime della loro arroganza non fecero i conti con l'inesorabile decadenza psicofisica della vecchiaia.
Nella trama ci sono riferimenti inequivocabili di come i nazisti nel mondo camuffarono la loro identità,e come a tutt'oggi qualcuno riesce ancora a nascondersi,ma l'aspetto più inquietante riguarda la loro prole che pur non sapendo,o far finta di non sapere,sono riusciti attraverso una ricchezza insanguinata,ereditata dai loro padri,ad emergere nel mondo economico finanziario.
Nel film il figlio di Otto vive in una villa da sogno,lui non sa chi era il padre, addirittura tutta la famiglia di Otto è diventata anzi cresciuta con una fede Ebraica,quanti ancora e quanti ce ne saranno,forse calcolando i migliaia di nazisti scampati dai processi per crimini di guerra,sono diventati chissà di quale fede religiosa,occupando sicuramente cariche di rilievo,manovrando a loro piacimento la vita sociale.
Film con una cadenza del racconto interessante il regista trasforma la ricerca in un thriller politico sociale,con un intreccio bellissimo ma tutto nella logica delle parti,alla fine del film ripensando a dei frammenti delle sequenze il quadro diventa chiarissimo cito solo una frase " un uomo prigioniero ad Auschwitz non può amare Wagner "
Attori tutti datati ma bravissimi,con il solito Plummer sempre più carismatico per questo genere di film.
Film sicuramente da vedere perché la storia non dimentica mai e giudica sempre attraverso il pensiero umano.
Quanti ancora massacri di massa sono nascosti,tanti, il nazismo seppur recente non fu nascosto o camuffato perché Hitler nella sua pazzia amava la storia e volle documentare tutto,ma quanti nei secoli passati non sono mai emersi,e quanti ancor oggi ce ne sono.
Inviato da iPad
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megliosenza
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sabato 13 febbraio 2016
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non per tutti
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Bello, OK,
però vedere solo ottuagenari per tutto il film, fa un po' venire il magone (o il disagio).
Una volta (intendo dire negli anni '50 e '60) le commedie, o i film drammatici, avevano dei guizzi di trama, da restare incollati allo schermo; delle trovate comiche, da spanciarsi dalle risate; dei drammi da piangere vere lacrime.
Oggi remember, come tutti gli altri film in circolazione, non ha un decimo di queste intensità, originalità, drammaticità.
Però trasmette un senso di lentezza e vecchiaia che ci fanno felici di non essere né vecchi, né stanchi.
Per cui, non tanto per i pochissimi guizzi di trama, ma per questo sprofondare nell'odore della quarta età, si può dire che il film si salvi e sia "bello", però non è per tutti.
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Bello, OK,
però vedere solo ottuagenari per tutto il film, fa un po' venire il magone (o il disagio).
Una volta (intendo dire negli anni '50 e '60) le commedie, o i film drammatici, avevano dei guizzi di trama, da restare incollati allo schermo; delle trovate comiche, da spanciarsi dalle risate; dei drammi da piangere vere lacrime.
Oggi remember, come tutti gli altri film in circolazione, non ha un decimo di queste intensità, originalità, drammaticità.
Però trasmette un senso di lentezza e vecchiaia che ci fanno felici di non essere né vecchi, né stanchi.
Per cui, non tanto per i pochissimi guizzi di trama, ma per questo sprofondare nell'odore della quarta età, si può dire che il film si salvi e sia "bello", però non è per tutti.
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flyanto
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lunedì 8 febbraio 2016
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una vendetta ben congegnata
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Il regista Atom Egoyan affronta il tema della Shoah in un contesto del tutto nuovo, creando un'opera alquanto originale.
In un ricovero per anziani vi sono due anziani ebrei che, nonostante siano emigrati negli Stati Uniti e qui si siano ricostruiti un'esistenza nuova, non sono riusciti a dimenticare gli orrori del lungo e doloroso periodo trascorso nel campo di concentramento di Auschwitz. Nel corso degli anni presso il ricovero in cui hanno fatto la reciproca conoscenza, i due anziani hanno deciso di vendicarsi, uccidendolo, sul comandante tedesco delle forze delle SS, anch'egli trasferitosi ormai negli Stati Uniti sotto falso nome, che sterminò loro la famiglia durante il periodo di prigionia ad Auschwitz.
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Il regista Atom Egoyan affronta il tema della Shoah in un contesto del tutto nuovo, creando un'opera alquanto originale.
In un ricovero per anziani vi sono due anziani ebrei che, nonostante siano emigrati negli Stati Uniti e qui si siano ricostruiti un'esistenza nuova, non sono riusciti a dimenticare gli orrori del lungo e doloroso periodo trascorso nel campo di concentramento di Auschwitz. Nel corso degli anni presso il ricovero in cui hanno fatto la reciproca conoscenza, i due anziani hanno deciso di vendicarsi, uccidendolo, sul comandante tedesco delle forze delle SS, anch'egli trasferitosi ormai negli Stati Uniti sotto falso nome, che sterminò loro la famiglia durante il periodo di prigionia ad Auschwitz. Così uno di loro scappa dall'istituto dove risiede e, seguendo letteralmente le istruzioni scrittegli dal compagno su di un foglio, per lui assai utili in quanto sofferente di un'avanzata forma di demenza senile, va alla ricerca del tanto ricercato carnefice. La ricerca non sarà semplice e condurrà l'anziano uomo a vagare per varie città degli Stati Uniti, ma alla fine riuscirà a raggiungere l'obiettivo prefissato....
L'originalità di questa pellicola è costituita non solo dalla trama in sè, un poco diversa nel suo svolgersi da quelle trattanti solitamente il tema della Shoah, ma sopratutto per ciò che concerne il finale, che rivela un colpo di scena inaspettato rendendola quanto mai avvincente e poco scontata. Se nel complesso la vicenda risulta di per sè, appunto, come un viaggio teso principalmente al conseguimento della vendetta, il finale fa capire quanto il dolore ed il ricordo delle terribili sofferenze non si siano mai sopiti arrivando ad ordire un piano vendicativo altamente congegnato nei minimi particolari.
Ciò che dà pregio al film è dovuto anche all'ottima interpretazione dei due attori principali. Christopher Plummer e Martin Landau nel ruolo dei due anziani ebrei, con una menzione però particolare per Plummer che spicca notevolmente su tutti col suo personaggio sofferente e svanito su cui si basa tutta la pellicola per ben 90 minuti. Un' esempio di pregevole ed ammirevole recitazione.
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luigi chierico
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lunedì 8 febbraio 2016
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un sorprendente capolavoro
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Ritengo che sia indispensabile essere consapevoli quale genere di film si va a vedere per apprezzarlo,in tale consapevolezza è necessario assistere a questo poderoso film, assolutamente nuovo e geniale nella sua costruzione,nel suo svolgersi dei fatti per giungere ad un epilogo:giustizia è fatta,in nome della memoria,Remember:“Sì mi ricordo”. Una storia,perché di Storia si tratta,di soli uomini,non per soli uomini ma per il mondo intero,per l’umanità direi che ha subito l’inaudita violenza e cattiveria,la brutalità del nazismo al punto da non accorgersi poi di averli anche in casa sotto falso nome.Non una sola parola di questa vicenda che sorprende anche il più attento osservatore. Tutti i protagonisti sono di gran bravura ma i due soggetti principali che hanno architettato la vendetta perché “per certe colpe non ci si può chiedere perdono”sono di una bravura eccezionale.
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Ritengo che sia indispensabile essere consapevoli quale genere di film si va a vedere per apprezzarlo,in tale consapevolezza è necessario assistere a questo poderoso film, assolutamente nuovo e geniale nella sua costruzione,nel suo svolgersi dei fatti per giungere ad un epilogo:giustizia è fatta,in nome della memoria,Remember:“Sì mi ricordo”. Una storia,perché di Storia si tratta,di soli uomini,non per soli uomini ma per il mondo intero,per l’umanità direi che ha subito l’inaudita violenza e cattiveria,la brutalità del nazismo al punto da non accorgersi poi di averli anche in casa sotto falso nome.Non una sola parola di questa vicenda che sorprende anche il più attento osservatore. Tutti i protagonisti sono di gran bravura ma i due soggetti principali che hanno architettato la vendetta perché “per certe colpe non ci si può chiedere perdono”sono di una bravura eccezionale.Soltanto in teatro,ricordando Randone, Gassmann,Albertazzi e l’inglese Oliver,è possibile assistere ad una recitazione della portata di Christopher Plummer, nella parte di Zev Guttman,e di Martin Landau,nella parte di Max Zucker.Lo spettatore è invitato a partecipare alla tristezza e allo squallore a cui conduce la vecchiaia soprattutto se accompagnata dalla senilità precoce.E’ consapevole del disagio di questo male e pare voglia accompagnare il protagonista Max Zucker nel suo lento andare,a compiere la sua missione,una caccia all’uomo che si nasconde sotto il nome Rudy Kutlander.Max e’un automa,non è più lui,lo accompagna il ricordo sovente di Ruth,sua moglie, già morta che crede di vedere durante il suo pellegrinare. Una missione difficile la sua, ma che deve compiere,così come è scritto e stabilito. Non sfugge l’accompagnamento di una colonna sonora che ricorda,nei momenti più salienti,le sirene che lugubri suonavano ad Auschwitz,per dare l’allarme allorché qualche prigioniero rimaneva imbrigliato o fulminato vicino alla rete,allorché in un anelito di libertà tentava la fuga dall’inferno.Non manca neanche la presenza dei cani lupo, a ricordare la ferocia nei campi di sterminio:uomini bestie, homo homini lupus. In film pieno di avvenimenti,di incontri,in una continua suspense ed alternarsi di successi e delusioni prima di arrivare in un giardino ricco di fiori,là fuori casa,dove in una splendida giornata di sole nel Nevada,si farà luce e buio per tutti,protagonisti e spettatori.Un autentico capolavoro accompagnato sul finire da un brano di Wagner eseguito al pianoforte da Max Zucher perché “La musica non la si può odiare”. Quando si resta al buio in sala si scorgeranno proiettate sullo schermo, a fare da sfondo alla coda della pellicola, le immagini dei morti ad Auschiwitz,o di quello che è restato di loro,nomi che non possono e non devono essere dimenticati neanche da chi di loro è stato colpito dalla senilità precoce.
Un elogio solenne al regista Atom Egoyan che ha saputo coniugare il passato col presente senza mostrare nulla del passato ma facendoci vivere in un presente, che per Zev Guttman non è il giorno della Memoria, ma la Memoria di una vita che si porta dietro: “Hanno sterminato la mia famiglia”.Se per il Fuhrer “La coscienza è un affare da ebrei” come ricorda Davd Grossman nel suo bellissimo libro “Vedi alla voce amore”, non è così per Zed per il quale “certe colpe non si possono perdonare”. Immedesimandosi nella psicologia dell’animo e nella sofferenza della malattia dei protagonisti,lasciando i morti in sala,si esce in silenzio,attoniti ma entusiasti.
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flaw54
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lunedì 8 febbraio 2016
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un drammatico ricordare
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Il film inizia in modo monotono e ripetitivo e sembra non avere sbocchi, ma improvvisamente vira in modo drammatico fino al colpo di scena finale. Nel complesso un' opera interessante nella quale il significato del ricordare si rovescia in modo tragico e del tutto inaspettato. Ottima la recitazione di Plummer, mentre Landau pur essendo la mente di tutto, rimane sfocato, in secondo piano, in un ruolo assai limitante per lui.
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fabiofeli
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lunedì 8 febbraio 2016
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ricordo ... ora ricordo
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Zev Gutman (Christopher Plummer) è un uomo anziano che vive in una casa di riposo negli USA ed è affetto da demenza senile. Sul braccio destro porta tatuato un numero che testimonia che è stato in un lager nazista. Non ricorda che la moglie è morta da una settimana e che ha fatto una promessa a Max (Martin Landau), un anziano correligionario con gravi problemi respiratori, scampato anche lui ad Auschwitz: dopo la morte della moglie deve scovare l’uomo che ha distrutto le loro famiglie nel campo di sterminio ed ha cambiato nome nell’espatrio. Max gli dà precise istruzioni in una lettera accompagnata dal denaro necessario a compiere il suo compito sull’aguzzino da cercare.
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Zev Gutman (Christopher Plummer) è un uomo anziano che vive in una casa di riposo negli USA ed è affetto da demenza senile. Sul braccio destro porta tatuato un numero che testimonia che è stato in un lager nazista. Non ricorda che la moglie è morta da una settimana e che ha fatto una promessa a Max (Martin Landau), un anziano correligionario con gravi problemi respiratori, scampato anche lui ad Auschwitz: dopo la morte della moglie deve scovare l’uomo che ha distrutto le loro famiglie nel campo di sterminio ed ha cambiato nome nell’espatrio. Max gli dà precise istruzioni in una lettera accompagnata dal denaro necessario a compiere il suo compito sull’aguzzino da cercare. Il nome Zev in ebraico significa lupo e il vecchio si mette in movimento come un cacciatore, anche se ha bisogno della lettera per rammentare continuamente quello che deve fare. Solo lui, forse, può riconoscere il persecutore, anche se sono passati 70 anni. E’ un “lupo” piuttosto malandato, dal passo stentato e con vuoti di memoria, quello che si mette sulle tracce di Rudy Kurlander: questo è il nome adottato dal nazista e che negli Usa e in Canada portano anche altre tre persone. La ricerca comincia mentre il figlio di Zev ne denuncia la scomparsa dalla casa di riposo. La ricerca rimane infruttuosa per vari tentativi e infine sembra raggiungere il suo scopo. Ma non è lecito svelare il finale …
La storia è costruita come un “thriller” alla Hitchcock, come altre opere di Egoyan, e scorre come un meccanismo perfetto: si impernia su memoria e rimozione, faccia speculare del ricordo. I ricordi individuali troppo brucianti e dolorosi vengono rimossi perché pericolosi per la stabilità mentale. Ma non è lecito cancellare i ricordi, individuali e/o collettivi, come racconta anche il recente film Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli. La recitazione di Plummer è notevole: rende perfettamente credibile il personaggio. Ma anche Landau e lo stesso Bruno Ganz, a suo tempo impegnato interprete del cinema della “neue Welle” tedesca, forniscono una buona prova. Il finale è sconvolgente. Da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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[+] la memoria tra dolore e importanza
(di antonio montefalcone)
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vanessa zarastro
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sabato 6 febbraio 2016
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memoria o rimozione?
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Mancanza di memoria o rimozione? Quando i dolori sono così stati forti e le emozioni così violente si tende a non volerci tornare su. Qualcuno cambia identità, altri perdono la memoria, altri ancora non sopravvivono. Pochissimi rielaborano ogni momento per non scordare e, magari, per fare in modo che giustizia sia fatta. Così i tre anziani personaggi accomunati dal terribile passato di Auchwitz sembrano rappresentare tre tipologie diverse. L’identità negata e l’identità con-fusa sono quelle che rappresentano la maggiore contraddizione.
C’è dunque la memoria al centro del film presentato al Festival di Venezia del 2015: il ricordarsi chi si è, cosa si è stati e cosa sia successo.
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Mancanza di memoria o rimozione? Quando i dolori sono così stati forti e le emozioni così violente si tende a non volerci tornare su. Qualcuno cambia identità, altri perdono la memoria, altri ancora non sopravvivono. Pochissimi rielaborano ogni momento per non scordare e, magari, per fare in modo che giustizia sia fatta. Così i tre anziani personaggi accomunati dal terribile passato di Auchwitz sembrano rappresentare tre tipologie diverse. L’identità negata e l’identità con-fusa sono quelle che rappresentano la maggiore contraddizione.
C’è dunque la memoria al centro del film presentato al Festival di Venezia del 2015: il ricordarsi chi si è, cosa si è stati e cosa sia successo. Molti degli emigrati in America nel secolo scorso cambiarono il nome, qualcuno per semplificarlo (i russi o gli ebrei ad esempio) altri per nascondersi (i nazisti appunto) altri ancora fecero solo delle traduzioni dei significati (come ad esempio Wolf= Zev cioè lupo).
Zev Guttman (il bravissimo Christopher Plummer) è un vedovo ebreo con palese demenza senile che viene spinto dal suo amico Max (un irriconoscibile Martin Landau) – proprietario della casa di riposo dove risiede - a cercare il responsabile dello sterminio delle loro famiglie ad Auchwitz. Secondo le ricerche Max, che aveva lavorato con Simon Wiesenthal, gli scrive varie pagine di appunti e lo sostiene anche economicamente nella ricerca. Otto Wallish è il vero nome del colpevole che ha cambiato nome e identità e ci sono 4 persone omonime in America: bisogna trovare quella giusta e ucciderla perché alla veneranda età a cui sono arrivati non ci sarebbe tempo per l’estradizione e il processo in Germania.
Le peregrinazioni di Zev tra il Canada e l’Ohio, nella periferia dell’ex industriale Cleveland, nei non-luoghi statunitensi come le stazioni dei Greyhounds, alternate agli asettici alberghi e case di riposo tutte simili, costituiscono lo scenario nel quale si aggira Zev, con sforzo sovrumano, mani tremanti e memoria alterna, in un costante spaesamento. La sua lotta contro i suoi stessi limiti può essere considerata una parabola di sopravvivenza al decadimento fisico e mentale. Zev continuerà fino ad arrivare dall’altra parte degli Stati Uniti, nel Nevada dove il finale - come spesso nei film del regista Atom Egoyan - ribalta il senso e il significato della peregrinazione, lasciando comunque un dubbio di fondo nello spettatore.
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