Non è affatto un documentario bensì un improbabile horror apocalittico psicologico con una catastrofe imminente annunciata che incombe sulla sola Svizzera. Opera velleitaria, cerebrale e banale di ben dieci giovani registi, Lisa Blatter in testa, che con un paradosso infantile vogliono dimostrare come le cose potrebbero capovolgersi ed i cittadini del Paese più ricco del mondo trovarsi nella situazione dei poveri cristi del terzo mondo. Il tentativo di una narrazione corale della paura collettiva per la gigantesca tempesta in arrivo attraverso diverse storie che si alternano finisce per disperdere l’attenzione dello spettatore. Più che il ciclone sullo schermo incombe la noia sul pubblico, che, complice un doppiaggio in italiano impossibile da ascoltare, lasciando perdere la traduzione, non tarda ad arrivare rendendo l’abbiocco irresistibile.