onufrio
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mercoledì 18 marzo 2015
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the palmer family
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L'improvvisa morte della madre, pone Hank Palmer, avvocato di successo, a fare ritorno nella cittadina d'origine dove i rapporti col padre, giudice quarantennale in quella contea, non sono proprio idilliaci. Il ritorno nel paese è tutto secondo previsione, a parte il gradevole incontro con l'ex fiamma nell'età giovanile (Samantha), i rapporti col padre sono sempre gli stessi; Hank è pronto ad andare via subito dopo la cerimonia funebre della madre, ma una strana vicenda penale coinvolge suo padre, dando così il via ad una convivenza forzata fra padre e figlio, riaffiorando vecchie ferite e qualche piacevole ricordo.
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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un dramma familiare avvincente e imprevedibile
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Henry “Hank” Palmer è un avvocato difensore il cui unico obiettivo è evitare il carcere a tutti i malfattori e truffatori che chiedono i suoi servizi. Privo di moralità e con un’idea di giustizia a dir poco particolare, Hank vive in una splendida villa a Chicago con la sua bellissima moglie e la figlioletta. Ma quella che sembra una vita da sogno si rivela presto per quello che è davvero: un castello di sabbia pronto a crollare. Infatti, mentre il suo matrimonio va a rotoli, suo fratello lo chiama per informarlo della morte della madre.
Harry è allora costretto a tornare nella nativa Carlinville, cittadina dell’Indiana, dalla quale è fuggito trent’anni prima.
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Henry “Hank” Palmer è un avvocato difensore il cui unico obiettivo è evitare il carcere a tutti i malfattori e truffatori che chiedono i suoi servizi. Privo di moralità e con un’idea di giustizia a dir poco particolare, Hank vive in una splendida villa a Chicago con la sua bellissima moglie e la figlioletta. Ma quella che sembra una vita da sogno si rivela presto per quello che è davvero: un castello di sabbia pronto a crollare. Infatti, mentre il suo matrimonio va a rotoli, suo fratello lo chiama per informarlo della morte della madre.
Harry è allora costretto a tornare nella nativa Carlinville, cittadina dell’Indiana, dalla quale è fuggito trent’anni prima. Qui si trova davanti suo padre Joseph, l’incorruttibile giudice della città, tanto amato dai concittadini, quanto odiato dal figlio.
Proprio mentre si prepara a tornare a Chicago, Hank scopre che suo padre è accusato d’omicidio. Combattuto tra la rabbia nei confronti di un uomo che gli ha negato amore e sostegno nel momento del bisogno e il senso di dovere per quello che resta comunque suo padre, Henry decide di restare in città per aiutarlo.
Dietro l’apparente legal movie si nasconde una storia drammatica e complessa.
The Judge racconta un dramma familiare che non attanaglia solo Joseph ed Hank, ma l’intero clan Palmer. E’ però il rapporto tra i primi due che viene maggiormente analizzato, un rapporto fatto di vecchi rancori e continui rimorsi. E se da un lato abbiamo un figlio che accusa suo padre di averlo abbandonato, dall’altro troviamo un padre frustrato consapevole di aver fallito nel suo compito più importante.
La sceneggiatura è ben sviluppata e a tratti imprevedibile, nella quale si intrecciano momenti particolarmente intensi ad altri genuinamente comici. Ma l’ottima riuscita del film non sarebbe stata possibile senza l’abilità dei due attori protagonisti, capaci di gestire con straordinaria maestria i diversi registi su cui si snoda l’intera storia.
Quella di Robert Duvall è una performance sottile e raffinata, dura e aggressiva in alcuni tratti e delicata e commuovente in altri.
Chi sorprende davvero è lui, Robert Downey Jr, che finalmente si spoglia dell’armatura di Iron Man e si mostra per ciò che è realmente: un attore di straordinario talento, carismatico e sfacciato, capace di regalare al pubblico un’interpretazione intensa tanto diversa da quelle a cui ci aveva abituato.
The Judge è una pellicola avvincente ed intrigante e sicuramente uno dei più bei film del 2014.
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nicol�_c
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sabato 28 febbraio 2015
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onore o opportunismo per l'onore
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La riscoperta del passato di tutti e un evento che ci vincolerà per sempre...
Hank Palmer è un avvocato di successo, il quale sarà costretto a riscoprire un belissimo passato che ha sempre cercato di dimenticare, per poi doversene legare per sempre.
The Judge possiede un bellissimo tema iniziale comicissimo che man mano si andrà sempre più avanti muterà in più triste per terminare con un bellissimo finale drammatico. The Judge è un film che presenta la difficile contrapposizione dei temi dell'opportunismo volto a favorire l'onore e l'onore, è un film che mette in contrapposizione due caratteri opposti che dopo una lunga astinenza possono finalmente sfogarsi uno sull'altro.
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liuk!
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martedì 17 febbraio 2015
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poco convincente come legal thriller
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The Judge è una via di mezzo tra un film drammatico ed un legal thriller che si sviluppa per 2 ore e 20 attorno alla rapporto padre/figlio, avvocato/giudice.
Ottimo il cast di attori ed interessante la storia, almeno come idea.
Purtroppo ci si sofferma troppo sul lato drammatico e sui rapporti personali, sacrificando la parte legale che era decisamente l'aspetto più interessante.
Nel complesso la pellicola mi è apparsa lenta e spesso noiosa.
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vaalee
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venerdì 6 febbraio 2015
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padre e figlio/ giudice e avvocato
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Robert Downey Jr. nei panni di un avvocato di successo, difensore degli indifendibili con un passato da giovane scapestrato che grazie ai metodi duri del padre è riucito a migliorare laureandosi con il massimo alla facoltà di legge. Duvall, padre severo, giudice dalla moralità indistruttibile, accusato di omicidio. Sarà proprio il figlio che vive lontano e ormai non vede da anni a doverlo difendere e cercare intanto di risolvere i rancori passati.
Un Robert Downey Jr. che si toglie i panni di Iron Man ed emoziona, Duvall più invecchia più diventa bravo. Un film drammatico ma non troppo, una buona regia, un'ottima sceneggiatura e una storia nella quale potrebbe ritrovarsi facilmente chiunque.
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Robert Downey Jr. nei panni di un avvocato di successo, difensore degli indifendibili con un passato da giovane scapestrato che grazie ai metodi duri del padre è riucito a migliorare laureandosi con il massimo alla facoltà di legge. Duvall, padre severo, giudice dalla moralità indistruttibile, accusato di omicidio. Sarà proprio il figlio che vive lontano e ormai non vede da anni a doverlo difendere e cercare intanto di risolvere i rancori passati.
Un Robert Downey Jr. che si toglie i panni di Iron Man ed emoziona, Duvall più invecchia più diventa bravo. Un film drammatico ma non troppo, una buona regia, un'ottima sceneggiatura e una storia nella quale potrebbe ritrovarsi facilmente chiunque. Meritate 4 stelle!
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lisa costa
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mercoledì 21 gennaio 2015
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aspettative che aderiscono fin troppo al risultato
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Le previsioni:
la classica storia del figliol prodigo, diventato uno squalo senza grossi valori nella grande città, che viene richiamato dove è cresciuto -nella profonda provincia americana- per la dipartita di un genitore. Lo scontro con l'altro, rimasto solo ma sempre burbero, con cui il rapporto non è mai stato di quelli significativi, si fa inevitabile sul piano morale e con il passato che mai viene dimenticato e sempre tirato in ballo per poi esserci spiegato solo nel finale.
Di mezzo devono per forza esserci una famiglia particolare, un amore di gioventù che torna a bussare alle porte del cuore, e una svolta che possa permettere a padre e figlio di confrontarsi, battersi, venirsi incontro e infine perdonarsi.
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Le previsioni:
la classica storia del figliol prodigo, diventato uno squalo senza grossi valori nella grande città, che viene richiamato dove è cresciuto -nella profonda provincia americana- per la dipartita di un genitore. Lo scontro con l'altro, rimasto solo ma sempre burbero, con cui il rapporto non è mai stato di quelli significativi, si fa inevitabile sul piano morale e con il passato che mai viene dimenticato e sempre tirato in ballo per poi esserci spiegato solo nel finale.
Di mezzo devono per forza esserci una famiglia particolare, un amore di gioventù che torna a bussare alle porte del cuore, e una svolta che possa permettere a padre e figlio di confrontarsi, battersi, venirsi incontro e infine perdonarsi.
Qualche frase ad effetto qua e là, un po' di malattia che non fa mai male, e un bel happy end finale.
Il risultato:
la classica storia del figliol prodigo, Hank Palmer, diventato un avvocato di successo a Chicago che viene richiamato nella natale cittadina nel profondo Indiana per la morte improvvisa della madre. Qui lo scontro con il padre Joseph, burbero, con cui il rapporto non è mai stato di quelli significativi, si fa inevitabile, anche sul piano morale visto il rispetto per la giustizia di uno (giudice integro e integerrimo da 42 anni) e dell'altro (abituato a difendere i colpevoli e dar loro l'assoluzione per cavilli tecnici).
Di mezzo c'è una famiglia particolare fatta di un fratello con deficit mentale e un altro cresciuto nello stretto ruolo di fratello maggiore con troppi pesi sulle sue larghe spalle, e c'è un amore di gioventù che torna a bussare alle porte del cuore presentandosi pure con una figlia di cui non si conosce il padre.
Arriva poi la svolta, per la precisione un incidente che coinvolge il giudice Palmer, accusato di aver investito un poco di buono appena rilasciato (e da lui 20 anni prima condannato) che permette a padre e figlio di confrontarsi in aula, con Hank che difende come può un padre che sembra non volere una difesa.
Senza spoilerare troppo, si verranno incontro, si capiranno, il grande tormento del passato verrà finalmente a galla, e ci sarà un happy end.
Perchè vedere un film che già a scatola chiusa poteva essere previsto in ogni sua mossa?
Perchè l'Academy ha voluto giocare facile, inserendo la prova di Robert Duvall tra quelle da battere nella categoria Miglior Attore non Protagonista.
Duvall sa il fatto suo, e mettendoci di mezzo l'immancabile malattia, sempre quella maledetta grande C che costringe a prove fisiche oltre che di ingegno, ha conquistato i giurati.
Conquistare me è stato molto più difficile, e al di là di interpretazioni che lasciano comunque soddisfatti (Vera Farmiga si merita senza dubbi la citazione), The Judge resta uno di quei film che si possono tranquillamente trovare sotto la definizione di "americanata" ed è anche uno di quei film costruiti a tavolino, tra frasi ad effetto, primi piani intensi e giochi che la macchina da presa si permette, flashback e uso di musiche e di colpi di scena (oh, quanta irritazione per il vocio della folla durante il processo...) piazzati alla precisione per emozionare.
La stangata finale è data da un happy end non così happy, vero, ma comunque così perfettino e preciso che che gli vuoi dire?
L'unica nota positiva nell'aver recuperato un film simile, sta nell'aver riscoperto Robert Downey Jr, che per una non avvezza agli Iron Man o ai comic movie come me, è stato un bel rivedere.
Smorfie e egocentrismo compresi.
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archipic
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mercoledì 21 gennaio 2015
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un film dal sapore "classico"
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Finalmente un film che fa riassaporare il gusto delle pellicole del passato; grandi attori, bella storia, sceneggiatura fluida e doppiaggio adeguato (oltre al sempre bravo Luca Ward che ormai rende benissimo la recitazione di Downey Jr., da segnalare un eccellente Dante Biagioni che riesce a far trasparire tutta la profondità di Duvall). Molto bella la vicenda narrata che potrebbe sembrare la solita stereotipata relazione tra padre e figlio ed invece è trattata in modo assolutamente non banale e con i giusti momenti di drammaticità, tenerezza, ironia e tristezza che i due protagonisti hanno saputo personalizzare, seppur in modo diverso, in modo magistrale. Tutto il cast ha contribuito alla riuscita del film con una recitazione misurata ma per nulla ingessata e le 2 ore e 20 non si sentono affatto scorrendo via in modo piacevolissimo.
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Finalmente un film che fa riassaporare il gusto delle pellicole del passato; grandi attori, bella storia, sceneggiatura fluida e doppiaggio adeguato (oltre al sempre bravo Luca Ward che ormai rende benissimo la recitazione di Downey Jr., da segnalare un eccellente Dante Biagioni che riesce a far trasparire tutta la profondità di Duvall). Molto bella la vicenda narrata che potrebbe sembrare la solita stereotipata relazione tra padre e figlio ed invece è trattata in modo assolutamente non banale e con i giusti momenti di drammaticità, tenerezza, ironia e tristezza che i due protagonisti hanno saputo personalizzare, seppur in modo diverso, in modo magistrale. Tutto il cast ha contribuito alla riuscita del film con una recitazione misurata ma per nulla ingessata e le 2 ore e 20 non si sentono affatto scorrendo via in modo piacevolissimo. In conclusione, un film da vedere assolutamente che lascia un retrogusto dolce e amaro allo stesso tempo.
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degiovannis
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giovedì 8 gennaio 2015
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il giudice e l'avvocato
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Il titolo non rende giustizia al film, in quanto sembra che sia la figura del giudice ad accamparsi come unica protagonista al centro della scena. In realtà i protagonisti sono due: un giudice e un avvocato, padre e figlio che si cercano da sempre senza trovarsi fino a quando la vita stessa si incarica di incrociare le loro strade e i loro destini. Ma andiamo con ordine e cominciamo dal padre, un giudice integerrimo di una cittadina dell'Indiana dove risiede e dove esercita la sua professione. E'un uomo tutto d'un pezzo che vive con la moglie che ama e da cui è riamato, e con un figlio non del tutto normale. Il figlio maggiore è sposato e fa il gommista, mentre il mezzano è andato via da giovane e fa l'avvocato in quel di Chicago, difendendo per soldi delinquenti dichiarati.
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Il titolo non rende giustizia al film, in quanto sembra che sia la figura del giudice ad accamparsi come unica protagonista al centro della scena. In realtà i protagonisti sono due: un giudice e un avvocato, padre e figlio che si cercano da sempre senza trovarsi fino a quando la vita stessa si incarica di incrociare le loro strade e i loro destini. Ma andiamo con ordine e cominciamo dal padre, un giudice integerrimo di una cittadina dell'Indiana dove risiede e dove esercita la sua professione. E'un uomo tutto d'un pezzo che vive con la moglie che ama e da cui è riamato, e con un figlio non del tutto normale. Il figlio maggiore è sposato e fa il gommista, mentre il mezzano è andato via da giovane e fa l'avvocato in quel di Chicago, difendendo per soldi delinquenti dichiarati. E veniamo a questo figlio coprotagonista della storia. Ha una bambina deliziosa con cui ha un rapporto bellissimo e una moglie palestrata che lo tradisce e da cui sta per divorziare. Ha un carattere terribile, supponente e intrattabile. Tutti e due, padre e figlio, hanno un tallone d'Achille comunque: il senso di colpa. Il padre giudice infatti non ha saputo guadagnarsi la stima e l'affetto del figlio ribelle, costringendolo a partire; il figlio è invece responsabile della mancata carriera da giocatore di baseball del fratello maggiore Glen; guidando infatti da balordo ha procurato un incidente in cui il fratello ha visto compromesso l'uso del braccio, acconciandosi quindi a fare il gommista. La morte della madre costringe il figlio a tornare a casa e a misurarsi piano piano con la dimensione intima del padre, riuscendo a svelare cosa si nasconde dietro la maschera di sergente di ferro e cosa si nasconde dietro la sua stessa maschera di avvocato senza scrupoli. In realtà i due si cercano da sempre e alla fine, dopo mille peripezie, che costituiscono appunto la trama del film, si ritroveranno. Il film è proprio questo: la storia difficile dell'amore paterno e dell'amore filiale con un finale tutto sommato consolatorio, ma non banale. Il fatto che la storia si svolga in un tribunale è tutto sommato accessorio. Al regista infatti sta a cuore analizzare i sentimenti di un rapporto spesso difficile e poco sondato dal cinema. E' quindi un film al maschile, che proprio per questo non vede protagoniste figure femminili, ma non è carente di qualcosa. Anzi, la storia del rapporto travagliato padre-figlio può essere vista come metafora di altri rapporti (tra Stati, tra religioni, tra semplici cittadini) candidandosi a suggerire una soluzione pacifica dei contrasti. Superba l'interpretazione di Duvall; impossibile tenergli testa. Bellissimo il personaggio del terzo figlio, una specie di foul shakespeariano, che con la sua ingenuità sa sempre mettere il dito nella piaga e evitare le ipocrisie tipiche della nostra società. Qualche sbavatura della sceneggiatura non inficia il giudizio complessivo che rimane ottimo
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the thin red line
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mercoledì 7 gennaio 2015
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un cast straordinario
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Hank Palmer è un avvocato difensore senza scrupoli costretto suo malgrado a tornare nella sua città natale per il funerale della madre morta per embolia e dove sarà costretto a rimanere per difendere l'odiato padre da un accusa di omicidio di cui quest'ultimo non ricorda nulla.
Per la regia di David Dobkin "The Judge" non è un thriller giuridico come si potrebbe facilmente intuire ma un dramma familiare che coinvolge padre e figlio costretti a collaborare nonostante antichi dissapori che ne avevano fatto perdere le tracce l'uno dell'altro. La scelta di Dobkin di cambiare completamente genere rispetto ai precedenti lavori si rivela sicuramente azzeccata; abbandonare la commedia per dirigere un film intenso e dai sapori dolci/amari non deve esser stato semplice per cui ritengo logico lo sforzo da parte del regista di puntare tutto sulla verve e l'intensità interpretativa dei protagonisti a scapito di una sceneggiatura semplice e lineare ma già di gran lunga superiore ai suoi precedenti lavori.
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Hank Palmer è un avvocato difensore senza scrupoli costretto suo malgrado a tornare nella sua città natale per il funerale della madre morta per embolia e dove sarà costretto a rimanere per difendere l'odiato padre da un accusa di omicidio di cui quest'ultimo non ricorda nulla.
Per la regia di David Dobkin "The Judge" non è un thriller giuridico come si potrebbe facilmente intuire ma un dramma familiare che coinvolge padre e figlio costretti a collaborare nonostante antichi dissapori che ne avevano fatto perdere le tracce l'uno dell'altro. La scelta di Dobkin di cambiare completamente genere rispetto ai precedenti lavori si rivela sicuramente azzeccata; abbandonare la commedia per dirigere un film intenso e dai sapori dolci/amari non deve esser stato semplice per cui ritengo logico lo sforzo da parte del regista di puntare tutto sulla verve e l'intensità interpretativa dei protagonisti a scapito di una sceneggiatura semplice e lineare ma già di gran lunga superiore ai suoi precedenti lavori. Dobkin è astuto e riesce a non perdere di vista gli eventi tragici della vicenda nonostante si concentri maggiormente sul rapporto padre/figlio vero tema del film. La totale mancanza di falsità e mielosità rende la pellicola più amara ma meglio credibile. La testardaggine dei protagonisti fermi ognuno sulle sue posizioni e con le proprie ragioni dipingono una tela più realistica dove la ragion stessa sta sempre nel mezzo. Colmo di scene intense e dialoghi aspri e "incazzati" capaci di emozionare questa pellicola non delude mai sotto l'aspetto interpretativo con un Robert Dawney Jr. finalmente uscito dallo stereotipo di Iron Man che mostra tutta la sua istrionica bravura sostenuto da un Duvall gigantesco nel ruolo del padre devoto alla legge più di ogni altra cosa. Ne riesce un una pellicola da tre stelle piene soprattutto grazie a loro e ai comprimari su tutti Vincent (Palla di lardo) D'Onofrio calato magnificamente nel ruolo del fratello scontento. Il finale si può dire scontato ma la sceneggiatura debole non poteva garantire di meglio. A mio avviso anche la durata è eccessiva e con qualche minuto finale di troppo....
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