iuriv
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giovedì 13 agosto 2015
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non puoi liberarti di babadook.
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Kent ci presenta un horror di stampo classico, che non punta sullo spavento fine a se stesso, ma mira a costruire un'atmosfera attorno ai suoi due protagonisti, immergendoli progressivamente nell'incubo. E anche l'incubo stesso, che prende la forma del mostro dentro l'armadio, è quanto di più classico si possa immaginare per una pellicola di questo genere.
Del resto la regista dimostra di conoscere la materia, infarcendo il suo lavoro di citazioni che vanno da Kubrik a Bava, inserendole all'interno di un'opera quadrata, caratterizzata da pochissimi movimenti di macchina e da una scenografia che punta a rendere claustrofobica la visione.
La storia narra di una madre e di un figlio presi in quello che è il momento dell'anno più difficile per loro.
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Kent ci presenta un horror di stampo classico, che non punta sullo spavento fine a se stesso, ma mira a costruire un'atmosfera attorno ai suoi due protagonisti, immergendoli progressivamente nell'incubo. E anche l'incubo stesso, che prende la forma del mostro dentro l'armadio, è quanto di più classico si possa immaginare per una pellicola di questo genere.
Del resto la regista dimostra di conoscere la materia, infarcendo il suo lavoro di citazioni che vanno da Kubrik a Bava, inserendole all'interno di un'opera quadrata, caratterizzata da pochissimi movimenti di macchina e da una scenografia che punta a rendere claustrofobica la visione.
La storia narra di una madre e di un figlio presi in quello che è il momento dell'anno più difficile per loro. La trama è carica di tensione latente, che aspetta solo il momento giusto per esplodere. L'ambientazione costringe i nostri a condividere lo spazio ristretto della casa con un mostro infido, che si fa vedere poco ma è sempre molto presente.
Ma fa paura Babadook? Questo dipende dalla sensibilità di chi lo guarda e dall'atmosfera che aleggia nel momento in cui lo si vede. In questo secondo caso, l'aver dovuto condividere la visione con una mandria di ragazzini troppo impegnati a mostrare a se stessi di non riuscire a spaventarsi, piuttosto che a godersi lo spettacolo, non ha aiutato nell'immersione.
Ma magari non era nemmeno nell'intenzione di Kent quella di far paura allo spettatore. Perché se ci si lascia coinvolgere dal rapporto conflittuale ma esclusivo tra madre e figlio e se si riesce a capire chi o cosa è veramente il mostro, ci si ritrova all'interno di una storia non priva di potenza, che guida lo spettatore verso un finale originale e spiazzante, che però è così indovinato da essere l'unico plausibile per questa vicenda.
La recitazione dei due protagonisti è efficace e restituisce il disagio che si deve respirare per tutto il corso della pellicola e contribuisce non poco a far si che, anche molto dopo la visione, questo film rimanga nelle menti di chi lo ha visto con lo spirito giusto.
Non ci si deve aspettare il solito horror sanguinario che gioca a far saltare sulla sedia lo spettatore. Ma se si ha intenzione di assistere a un racconto adulto, in cui il genere viene utilizzato alla perfezione per descrivere precisi stati d'animo e le difficoltà legate ad alcuni passaggi difficili della vita, beh, questo è il film giusto.
Bravi tutti.
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carlob
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sabato 5 settembre 2015
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un film dell'orrore drammatico
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Una madre si trova a crescere suo figlio da sola dopo la morte del marito. Il bambino ha sei anni, ed è molto problematico. Presto, però, si troverà a fronteggiare ben altro: un mostro che proviene da un libro di cui lei ignora la provenienza.
Il film ha un grande pregio: quello di provare a fare paura non con inutili sobbalzi, ma con un sottile gioco di tensione crescente. L'horror inoltre si mescola al dramma: la storia commuove per la solitudine e le difficoltà di una madre.
Neanche l'uomo nero è quello solito, ma è, secondo una mia interpretazione, la personificazione del loro dolore per la perdita del padre e marito.
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Una madre si trova a crescere suo figlio da sola dopo la morte del marito. Il bambino ha sei anni, ed è molto problematico. Presto, però, si troverà a fronteggiare ben altro: un mostro che proviene da un libro di cui lei ignora la provenienza.
Il film ha un grande pregio: quello di provare a fare paura non con inutili sobbalzi, ma con un sottile gioco di tensione crescente. L'horror inoltre si mescola al dramma: la storia commuove per la solitudine e le difficoltà di una madre.
Neanche l'uomo nero è quello solito, ma è, secondo una mia interpretazione, la personificazione del loro dolore per la perdita del padre e marito. Un dolore che si ripresenta continuamente anche se provi a liberartene, che li perseguita, un dolore che non riescono a scacciare e sono poi costretti a tenere a bada, parzialmente sopito, vicino a loro. Girato in un'atmosfera plumbea, grigia, che suggerisce malessere e disagio. Alcune invenzioni registiche efficaci: meravigliosa e disturbante la sequenza in cui l'uomo nero si insinua nella televisione della protagonista, apparendo sotto forma di personaggio dei film muti.
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gael t.
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venerdì 24 luglio 2015
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finalmente un gioiello!
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Amelia Vanek (Essie Davis) è rimasta vedova in seguito ad un incidente stradale mentre si stava recando con il marito all'ospedale per partorire Samuel. Sei anni dopo, si ritrova, sola, alle prese con un irrequieto bambino, convinto dell'esistenza di mostri nell'armadio ed emarginato dai suoi coetanei per le sue stranezze. La loro malinconica e monotona vita, viene però sconvolta dal ritrovamento di un inquietante libro che Amelia legge al figlio per farlo addormentare. Il protagonista è il signor Babadook e sembra rivolgersi minacciosamente ai lettori. La situazione precipita quando la tetra creatura si materializza nella vita reale e comincia a perseguitare i due.
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Amelia Vanek (Essie Davis) è rimasta vedova in seguito ad un incidente stradale mentre si stava recando con il marito all'ospedale per partorire Samuel. Sei anni dopo, si ritrova, sola, alle prese con un irrequieto bambino, convinto dell'esistenza di mostri nell'armadio ed emarginato dai suoi coetanei per le sue stranezze. La loro malinconica e monotona vita, viene però sconvolta dal ritrovamento di un inquietante libro che Amelia legge al figlio per farlo addormentare. Il protagonista è il signor Babadook e sembra rivolgersi minacciosamente ai lettori. La situazione precipita quando la tetra creatura si materializza nella vita reale e comincia a perseguitare i due. Il suo obiettivo è il piccolo Samuel...
L'esordiente regista Jennifer Kent ci porta all'interno di una cupa quanto malinconica atmosfera, ideale per una creatura che si genera dalle ombre e sembra avere qualcosa a che fare con un triste passato. Il film "parte piano” creando però un climax di tensione che è destinato a terminare solo nel punto clou della storia, quando le tenebre avranno inghiottito lo schermo e le urla saranno più alte. Un affascinante viaggio nella follia umana con il signor Babadook, figura appena accennata ma eccellente simbolo del rimorso e del male di vivere, che riesce a far riflettere su una storia che in fondo è meno soprannaturale di quanto voglia far credere. In questo modo viene rinnovato lo stereotipo dell'Uomo Nero, pur senza stravolgerne i caratteri (come la sua predilezione per la notte e i bambini).
Un prodotto originale, sempre in bilico tra il reale e il paranormale, che si scrolla di dosso gli ultimi passi falsi del genere horror, dimostrando che non servono fiumi di sangue o mostri che urlano per far trasalire il pubblico. Un dramma molto umano ma che nella sua (apparente) semplicità riesce ad inquietare lo spettatore, insinuandosi nella sua immaginazione e rendendo il film un'esperienza indimenticabile. Assolutamente da vedere!
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ombri
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mercoledì 29 luglio 2015
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raffinato e originale ma non del tutto riuscito
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Interno di famiglia monogenitoriale in grossissima crisi. Questa la sinossi di Babadook, che mette in scena la vita desolata di una madre vedova (il marito è morto in un incidente stradale mentre la accompagnava a partorire) e del suo bambino iperattivo, disturbato, insonne, in una sola parola sfiancante. La poveretta è a dir poco sull'orlo di una crisi di nervi: il bimbo reclama continuamente attenzioni, non socializza con i coetanei ed è fissato con un misterioso "uomo nero" di cui ha scoperto l'esistenza mediante un libro comparso improvvisamente nello scaffale di casa. Il libro in questione è forse l'aspetto più inquietante e spaventoso di tutto il film: rappresenta infatti questo fantomatico "mister Babadook" mediante immagini pop-up cupe e disturbanti, fortemente evocative, ispirate all'immaginario burtoniano ovviamente senza la grazia e l'innocuità di fondo che caratterizzano i personaggi creati dalla fantasia del celebre regista.
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Interno di famiglia monogenitoriale in grossissima crisi. Questa la sinossi di Babadook, che mette in scena la vita desolata di una madre vedova (il marito è morto in un incidente stradale mentre la accompagnava a partorire) e del suo bambino iperattivo, disturbato, insonne, in una sola parola sfiancante. La poveretta è a dir poco sull'orlo di una crisi di nervi: il bimbo reclama continuamente attenzioni, non socializza con i coetanei ed è fissato con un misterioso "uomo nero" di cui ha scoperto l'esistenza mediante un libro comparso improvvisamente nello scaffale di casa. Il libro in questione è forse l'aspetto più inquietante e spaventoso di tutto il film: rappresenta infatti questo fantomatico "mister Babadook" mediante immagini pop-up cupe e disturbanti, fortemente evocative, ispirate all'immaginario burtoniano ovviamente senza la grazia e l'innocuità di fondo che caratterizzano i personaggi creati dalla fantasia del celebre regista. Dopo la lettura di queste pagine terrorizzanti, la vita dei due malcapitati non sarà più la stessa. La creatura si insinua nella loro casa e si impadronisce della protagonista, trasfigurandola da madre amorevole e un po' succube a temibile virago. Dopo uno scontro madre/figlio che purtroppo scivola più volte nell'umorismo involontario, con scene pseudo-slapstick che richiamano i Goonies e Mamma Ho Perso l'Aereo, finalmente la poveretta, grazie all'aiuto del figlio miracolosamente trasformatosi da bambino problematico a cavaliere senza macchia e senza paura, sconfigge il mostro "addomesticandolo" e dando così un nuovo inizio al logoro ménage familiare. In realtà, ironia a parte, il film nella prima metà è di grandissimo impatto emotivo: la sensibilità femminile ma tutt'altro che melensa della regista si sente appieno, e coinvolge lo spettatore trascinandolo in un'atmosfera livida, angosciante, cupa, che trasmette una durevole sensazione di tragedia imminente. Davvero toccante lo spaccato di vita familiare disastrata che ne emerge, richiamando l'attenzione su problematiche sociali di innegabile rilievo. Bella la fotografia livida, raffinata sebbene un tantino troppo aderente ai classici topoi del genere la realizzazione della casa in cui si svolge sostanzialmente tutto il film e che da ricettacolo di tensioni e stress si trasforma in buco nero foriero di orrore e pericolo, e quindi in porto sicuro da difendere ad ogni costo. Ottima infine la prova attoriale della protagonista, davvero impeccabile sebbene nel finale ecceda con gli accenti isterici. Peccato però che nella seconda parte del film, quando il Babadook si palesa, venga sostanzialmente distrutto per le ragioni sopra elencate tutto quanto di buono era stato messo in scena fino a quel momento. E' chiaro infatti che il temibile mostro altro non è che una metafora delle paure, dell'isteria, della mancata accettazione del lutto che rischiano di distruggere la vita della protagonista, e che con sforzo erculeo, reso possibile dall'amore per il figlio, ella riesce faticosamente a confinare in un ruolo tutto sommato innocuo, non potendo liberarsene definitivamente ma solo imparare a conviverci. Il significato metaforico della vicenda, per quanto accattivante e intelligente, non è tuttavia sufficiente a giustificare le innumerevoli cadute di stile che si susseguono nel finale, rendendo l'intera operazione un mero esercizio di stile, innegabilmente colto ma non del tutto efficace.
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allison_
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domenica 1 novembre 2015
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babadook: quando il vero nemico e' la propria ment
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Di questo film mi ha colpito subito il fatto che fosse tratto da un racconto di Stephen King, quindi anche se temevo di ricevere una delusione (molti film di bello hanno solo il trailer!) l' ho guardato e, per fortuna, non e' stato così. Già dalla prima scena si intuisce che e' un film diverso dagli altri. Inquietante in ogni scena, non dà un attimo di respiro. Angoscia che rispecchia la fragilità psicologica dei protagonisti, la quale ci fa dubitare della vera esistenza di Babadook e che contribuisce anche all' atmosfera confusionaria ed irreale del film nel quale il vero nemico non e' tanto il mostro quanto la nostra stessa mente. Dal punto di vista stilistico, il film e' ben costruito ed elegante, attori impeccabili e perfetti nel ruolo loro che svolgono senza eccedere.
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Di questo film mi ha colpito subito il fatto che fosse tratto da un racconto di Stephen King, quindi anche se temevo di ricevere una delusione (molti film di bello hanno solo il trailer!) l' ho guardato e, per fortuna, non e' stato così. Già dalla prima scena si intuisce che e' un film diverso dagli altri. Inquietante in ogni scena, non dà un attimo di respiro. Angoscia che rispecchia la fragilità psicologica dei protagonisti, la quale ci fa dubitare della vera esistenza di Babadook e che contribuisce anche all' atmosfera confusionaria ed irreale del film nel quale il vero nemico non e' tanto il mostro quanto la nostra stessa mente. Dal punto di vista stilistico, il film e' ben costruito ed elegante, attori impeccabili e perfetti nel ruolo loro che svolgono senza eccedere. Richiami a "L' esorcista" e a certi film di Burton. Unica nota di demerito il finale a mio parere inconcludente né realmente positivo né negativo, come se volesse far intendere che noi possiamo controllare i nostri " demoni" tenerli a bada o semplicemente il preannuncio di un (speriamo gradito) sequel.
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[+] condivido, eccetto il finale...
(di lisbeth.s)
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ggbike
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mercoledì 18 novembre 2015
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di horror, c'e' solo la regia..
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Una tristezza di film inverosimile. Una palla infinita. Inutile che vi racconti la trama ( molto scarna ), tanto e' gia' postata .
Il soggetto e' goffo e statico, la regia e' molto povera e a tratti elementare, penso che alcune scene avrebbe potuto girarle meglio mia zia con un cellulare.
Gli apprezzamenti vari che ho letto su questo "capolavoro" non sono affatto sinceri, la verita' e' ben altra. Oggi purtroppo il web da infinito potere a chiunque e chiunque puo' scrivere quello che vuole, per carita'.. e' un trionfo per la democrazia certo, pero' purtroppo, si va incontro ad una mera oggettivita' della realta' delle cose.
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Una tristezza di film inverosimile. Una palla infinita. Inutile che vi racconti la trama ( molto scarna ), tanto e' gia' postata .
Il soggetto e' goffo e statico, la regia e' molto povera e a tratti elementare, penso che alcune scene avrebbe potuto girarle meglio mia zia con un cellulare.
Gli apprezzamenti vari che ho letto su questo "capolavoro" non sono affatto sinceri, la verita' e' ben altra. Oggi purtroppo il web da infinito potere a chiunque e chiunque puo' scrivere quello che vuole, per carita'.. e' un trionfo per la democrazia certo, pero' purtroppo, si va incontro ad una mera oggettivita' della realta' delle cose.
Come per votare alle amministrative, ci sarebbe bisogno di un patentino anche qui'
E V I T A R E
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noia1
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domenica 19 luglio 2015
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nuovo confine dell'orrore
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Una madre ed il proprio figlio alle prese con una presenza oscura.
Dopo un lungo periodo di crisi nel cinema horror, dopo anni di seguaci di Saw L’enigmista e le loro torture in tutte le salse, dopo il disperato tentativo d’introdurre un nuovo genere di film costruiti sui sobbalzi, ecco apparire dal nulla Jennifer Kent e smontare qualsiasi disilluso riguardo il declino inevitabile del genere horror.
Atmosfere tetre e malinconiche, si sa perfettamente a cosa si va incontro ed è una discesa inesorabile nei meandri di una catapecchia che sicuramente bene non fa al disastrato stato psicologico di una madre esaurita e del suo figlioletto, un disadattato sociale.
Una storia inquietante, apparizioni, situazioni angoscianti dosate pian piano fino alla metà, arrivata la quale non ce n’è più per nessuno con un ritmo devastante, infinito, insopportabile.
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Una madre ed il proprio figlio alle prese con una presenza oscura.
Dopo un lungo periodo di crisi nel cinema horror, dopo anni di seguaci di Saw L’enigmista e le loro torture in tutte le salse, dopo il disperato tentativo d’introdurre un nuovo genere di film costruiti sui sobbalzi, ecco apparire dal nulla Jennifer Kent e smontare qualsiasi disilluso riguardo il declino inevitabile del genere horror.
Atmosfere tetre e malinconiche, si sa perfettamente a cosa si va incontro ed è una discesa inesorabile nei meandri di una catapecchia che sicuramente bene non fa al disastrato stato psicologico di una madre esaurita e del suo figlioletto, un disadattato sociale.
Una storia inquietante, apparizioni, situazioni angoscianti dosate pian piano fino alla metà, arrivata la quale non ce n’è più per nessuno con un ritmo devastante, infinito, insopportabile. Tutto, c’è tutto dal mostro, ai suoni improvvisi e prolungati fino al fastidio, possessioni, una donna e il suo degrado psicofisico orrendo, soprattutto se dopo più di mezz’ora di film la si inquadra come uno dei protagonisti (nonché colei che si pone per prima a difendere il figlio). Tutto viene sfruttato per mettere a disagio, persino il visino del piccolino oppresso dal mostro e costretto agli shock di terrore dai risultati più orrendi. Trovate geniali, effetti speciali giusto per essere pronti a tutto, una favola nerissima, pesante, ficcata nel cervello, inquadrature e suoni – più che semplicemente messi in scena – letteralmente imposti sullo spettatore.
Una storia che si discosta da tutto il resto come vicenda e come formula, evidente nel finale il tentativo di sorprendere, sorprendere sempre, persino alla fine, tanto per non smettere di sconvolgere fino all’ultimo minuto di pellicola. Un film efficace soprattutto per la profondità della storia, per l’importanza che si dà ad una madre incapace di andare avanti, per il riguardo verso un bambino incapace di adattarsi, un intenso dramma cupo che scende nel terrore più puro, innovativo, sorprendente, fantasioso.
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infognaman76
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venerdì 24 luglio 2015
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non per tutti!
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Ottimo film!
Ma purtroppo non per tutti!
Bisogna avere 2 neuroni per apprezzarlo!
Se si ha un solo neurone meglio virare verso film tipo Giovannona coscia lunga o l'esorciccio piuttosto che vedere questo gioiellino e valutarlo con una stellina perchè non lo si è capito!
P.S: Che poi prima di avventurarsi al cinema,bastava vedere il corto che dura poco più di 8 minuti.
Si capisce subito che il film non è il solito horror estivo da adolescenti decelebrati.
Consigliatissimo se non altro per il tema affrontato e per l'interpretazione degli attori(STREPITOSI!).
[+] incredibile
(di ggbike)
[ - ] incredibile
[+] per fortuna che ci sono persone con due neuroni!
(di alberto)
[ - ] per fortuna che ci sono persone con due neuroni!
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eugenio98
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giovedì 30 luglio 2015
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l'incompiuto terrore dello spettatore
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Dopo la morte del marito, Amelia vive con il piccolo figlio, tormentata a causa della grande perdita. Una sera, in mezzo ai libri di favole ne trova uno intitolato Babadook. Da allora un mostruoso uomo nero terrorizzerà i due fino all'enigmatico finale.
Primo film di Jennifer Kent, la regista ci catapulta in un claustrofobico tunnel da quale raramente si può intravedere luce, riproponendo una storia già narrata più volte: una famiglia distrutta, un figlio che non riesce a fare amicizia, una mostro che terrorizza… Nonostante ciò, Babadook non è il classico horror, ma presenta delle novità: la minaccia è invisibile e, le poche volte che si mostra, è esterna al film e si materializza con lo spettatore così come per Amelia nella lettura del libro.
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Dopo la morte del marito, Amelia vive con il piccolo figlio, tormentata a causa della grande perdita. Una sera, in mezzo ai libri di favole ne trova uno intitolato Babadook. Da allora un mostruoso uomo nero terrorizzerà i due fino all'enigmatico finale.
Primo film di Jennifer Kent, la regista ci catapulta in un claustrofobico tunnel da quale raramente si può intravedere luce, riproponendo una storia già narrata più volte: una famiglia distrutta, un figlio che non riesce a fare amicizia, una mostro che terrorizza… Nonostante ciò, Babadook non è il classico horror, ma presenta delle novità: la minaccia è invisibile e, le poche volte che si mostra, è esterna al film e si materializza con lo spettatore così come per Amelia nella lettura del libro. È in questo modo che la regista vuole farci immedesimare nella malvagità del mostro come a testimoniare che il male siamo noi, così creando una sorta di critica lugubre contro le famiglie americane contemporanee. La caccia prende luogo in casa, in un bianco e nero che è indice di una crisi psicologica. Nonostante ciò il film risulta povero, sia dal punto di vista della sceneggiatura, della regia e persino della recitazione o forse del doppiaggio. In definitiva Babadook è un’idea interessante che dà luogo ad un buon soggetto, ma non riesce a colpire chi guarda perché i suoi frutti non maturano, se non nei momenti di suspense e terrore. Tutto ciò è sufficiente o colloca il film in un’area di parziale incompiutezza?
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alex62
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venerdì 5 giugno 2015
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di mamma ce n'è una sola...per fortuna!
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Finalmente un racconto che alza il velo sugli aspetti più neri e nascosti della maternità. Oggi viviamo in un mondo di bambini malcresciuti nell'assenza del padre, in famiglie monogenitoriali, dove quasi sempre la madre è l'unico genitore e l'altro genitore, quando c'è è il patrigno...perché i giudici, nelle cause di divorzio nel 97% dei casi affidano i figli alle madri o al massimo in affido condiviso a entrambe i genitori, il che vuol dire che comunque i bambini continuano a vivere a casa con la mamma e il padre spesso viene annientato, cancellato.
In questa meravigliosa metafora grottesca che a tratti ricorda Kafka e i racconti di Hoffmann, viene finalmente smantellato il tabù della maternità: altro che mammina dolce, sempre amorevole, dispensatrice di cure e attenta a tutte le esigenze dei figli piccoli: qui ci ritroviamo di fronte a una Medea attualizzata, perfida e letale.
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Finalmente un racconto che alza il velo sugli aspetti più neri e nascosti della maternità. Oggi viviamo in un mondo di bambini malcresciuti nell'assenza del padre, in famiglie monogenitoriali, dove quasi sempre la madre è l'unico genitore e l'altro genitore, quando c'è è il patrigno...perché i giudici, nelle cause di divorzio nel 97% dei casi affidano i figli alle madri o al massimo in affido condiviso a entrambe i genitori, il che vuol dire che comunque i bambini continuano a vivere a casa con la mamma e il padre spesso viene annientato, cancellato.
In questa meravigliosa metafora grottesca che a tratti ricorda Kafka e i racconti di Hoffmann, viene finalmente smantellato il tabù della maternità: altro che mammina dolce, sempre amorevole, dispensatrice di cure e attenta a tutte le esigenze dei figli piccoli: qui ci ritroviamo di fronte a una Medea attualizzata, perfida e letale.
Lo sdoppiamento di personalità che lo sceneggiatore ha saputo descrivere con grande acutezza e una sapienza psicologica non da poco, trasforma la nostra "mammina" in un'assassina...cosa può esserci di più spaventevole di una madre impazzita e del figlioletto alla sua mercè?!?
Ma ve lo ricordate "Profondo rosso" di Dario Argento? Il capolavoro del nostro massimo regista horror...che purtroppo dopo alcuni capolavori (Il gatto a nove code, Quattro mosche di velluto grigio, Suspiria) si smarrì. Ecco il tabù al quale non vogliamo assolutamente credere è il medesimo. Non possiamo crederci perché se perdiamo la madre buona e amorevole, cosa ci rimane?!
Sorprendente e molto ben giocato il finale che, come nel miglior Hitchcock, ci illude che tutto possa finire bene e che l'uomo nero segregato in cantina ormai non potrà più nuocere...che potremo ancora essere felici. Come nella splendida scena finale di Marnie, dove la protagonista, dopo aver rivissuto, accanto alla madre anaffettiva, il trauma che l'aveva dannata a una vita senza scopo, cioè senz'amore, ci accorgiamo che lo sfondo dei docks di Brooklin sono solo di cartone dipinto.
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[+] bravo!
(di vanessa zarastro)
[ - ] bravo!
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