biso 93
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lunedì 11 novembre 2013
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finalmente un bel thriller!
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Credo che il film meriti a pieno le 4 stelle..non tanto forse per il tema trattato ma per la qualità indiscutibile di questo thriller, grazie ad interpreti eccelsi gyllenhal e jackman su tutti ma il vero pilastro portante è la sceneggiatura che non lascia nulla al caso. Essendo il mio genere preferito posso tranquillamente affermare che sia uno dei migliori thriller degli ultimi anni e come qualcun altro ha notato prisoners ricorda film come mystic river e soprattutto zodiac....più che altro nella regia..nelle inquadrature...anche se zodiac è un film più lungo e meno avvincente...un buon prodotto che narra di come l 'uomo portato all'estremo sia in fondo un essere capace di procurare tanto male.
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Credo che il film meriti a pieno le 4 stelle..non tanto forse per il tema trattato ma per la qualità indiscutibile di questo thriller, grazie ad interpreti eccelsi gyllenhal e jackman su tutti ma il vero pilastro portante è la sceneggiatura che non lascia nulla al caso. Essendo il mio genere preferito posso tranquillamente affermare che sia uno dei migliori thriller degli ultimi anni e come qualcun altro ha notato prisoners ricorda film come mystic river e soprattutto zodiac....più che altro nella regia..nelle inquadrature...anche se zodiac è un film più lungo e meno avvincente...un buon prodotto che narra di come l 'uomo portato all'estremo sia in fondo un essere capace di procurare tanto male..
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jaylee
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lunedì 11 novembre 2013
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un borghese (americano) piccolo piccolo
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Privo di un lancio in grande stile, questo film, lo diciamo subito, rischia di essere, a questo punto, il miglior thriller del 2013.
Diretto dal canadese semi-sconosciuto Denis Villeneuve, la trama ci porta nell'America rurale fatta di case di legno sul vialetto verde e del Giorno del Ringraziamento, ma anche di fucili e pistole in ogni casa, furori e sette religiose, alcol come ansiolitico, sparizioni di bambini all'ordine del giorno. Due bimbe scompaiono da casa: sarà il detective Loki (Jake Gyllenhaal) a prendere in carico il caso; e allo stesso tempo, i padri delle figlie (Hugh Jackman e Terrence Howard) prenderanno in mano la giustizia rapendo a loro volta il principale indiziato (Paul Dano), scarcerato perchè in assenza di prove concrete.
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Privo di un lancio in grande stile, questo film, lo diciamo subito, rischia di essere, a questo punto, il miglior thriller del 2013.
Diretto dal canadese semi-sconosciuto Denis Villeneuve, la trama ci porta nell'America rurale fatta di case di legno sul vialetto verde e del Giorno del Ringraziamento, ma anche di fucili e pistole in ogni casa, furori e sette religiose, alcol come ansiolitico, sparizioni di bambini all'ordine del giorno. Due bimbe scompaiono da casa: sarà il detective Loki (Jake Gyllenhaal) a prendere in carico il caso; e allo stesso tempo, i padri delle figlie (Hugh Jackman e Terrence Howard) prenderanno in mano la giustizia rapendo a loro volta il principale indiziato (Paul Dano), scarcerato perchè in assenza di prove concrete. Dove si può arrivare per salvare i propri figli? È davvero giusto fare qualunque cosa, fino a dannare la propria anima?
Uno dei punti di forza del film è senz'altro lo sviluppo della trama, che ci porta sempre sul punto di prendere una decisione, salvo sconfessarci dieci minuti dopo: è colpevole, o no? E cosa significa quell'indizio? Senza mai peraltro essere scontato, ma con un avvertimento: mai perdere di vista un solo secondo del film dall'inizio. Notevole come il regista costruisca un vero e proprio labirinto di ipotesi ed immagini, non casualmente, visto quanto sará ricorrente nel film quella stessa immagine.
Il che ci porta al secondo punto di forza, ovvero i protagonisti, un confronto tra due predatori... Il primo (Dover/Jackman) è il padre di famiglia disposto a tutto per riprendersi la sua bambina, delineato già all'inizio dove caccia insieme al figlio, la rappresentazione di questa America che sotto crocifissi appesi e tatuati, nasconde una ferocia in attesa di esplodere. E come arriverà a torturare il proprio prigioniero, solo parzialmente si giustifica con i fini estremi, lascia in realtà intravedere un lato "demoniaco" (come dirà alla fine uno dei personaggi) piuttosto a proprio agio col sangue... Quasi una riedizione in abiti civili del Wolverine portato sul grande schermo proprio da Jackman.
Ancora più "Wolverinesco" in realtá è il secondo protagonista (Loki/Gyllenhaal), anche lui, come l'altro, presentato in modo emblematico: solo al ristorante il Giorno del Ringraziamento, sotto questa pioggia torrenziale, un vero e e proprio lupo solitario, con istinti e fiuto prodigiosi, abbinati ad una testardaggine e una motivazione che lo spingono fino in fondo, ma che lo condannano all'isolamento dai propri colleghi. Alcune espressioni del suo spigoloso Loki, rinchiuso in queste sue camicie abbottonate e troppo strette (che in qualche modo evocano anche in lui qualcosa perennemente in attesa di esplodere), a volte apparentemente addormentato, ma sempre vigile, acuto e pronto allo scatto, sembrano veramente prese da qualche grande felino selvatico. Da vedere e rivedere la scena finale, dove il regista risolve in modo imprevedibile tutto il film.
Intelligente e a volte scomodo (anche per la durata ed il ritmo sincopato non proprio da popcorn movie) Prisoners racchiude nel suo titolo una chiave di lettura ambivalente e per niente scontata nonostante la tematica tipicamente thriller USA del rapimento e che ne "ibrida" il senso finale, avvicinandolo a A History of Violence di Cronenberg o ad un filone italiano anni '70 de Un Borghese Piccolo Piccolo di Monicelli o de Il Giocattolo di Montaldo. Sorprendente il film, promettente il regista. (www.versionekowalski.it)
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[+] ormai promessa mantenuta
(di thomaspsyy)
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mammut
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lunedì 11 novembre 2013
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ottimo film, bel finale
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Da vedere. Un ottimo trailer
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klizia86
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lunedì 11 novembre 2013
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bellissimo
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Thriller decisamente appagante, ricco di suspance fino alla fine! 2 ore di ottima visione! Consigliatissimo!
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josim
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domenica 10 novembre 2013
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un buon film
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Il film mi ha appassionato. In quanto genitore ho vissuto l'angoscia dei protagonisti a cui hanno rapito le figlie, anche se non condivido le loro reazioni, troppo esasperate e lontante dalla realtà.
Ho intuito il colpevole già nella prima meta' del film, ma mi è piaciuto guardare come il regista ci porta alla conclusione.
Ottime interpretazioni di Jackman e Gyllenhaal.
da vedere.
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andyzerosettesette
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domenica 10 novembre 2013
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segreti e contraddizioni nella provincia americana
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Anche se attinge a qualche stereotipo del genere e sebbene il tema del rapimento di bambini sia anche troppo sfruttato nei thriller made in USA, "Prisoners" si rivela a conti fatti un ottimo prodotto di intrattenimento che mantiene quel che promette (tensione e colpi di scena dall'inizio alla fine), sapendo farsi perdonare la durata abbondante con l'assenza di scene o personaggi ridondanti: uscendo dalla sala si ha l'impressione che nella sceneggiatura proprio nulla sia "fuori posto", e già non è poco.
Il contesto è quello, visto in mille altre pellicole, della classica "provincia americana", quella solcata da pick-up polverosi e punteggiata di tranquille villette medio-borghesi che magari in realtà nascondono qualche segreto, con strade affiancate da fast-food senza pretese e centri abitati a interromepere foreste ancora rigogliose.
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Anche se attinge a qualche stereotipo del genere e sebbene il tema del rapimento di bambini sia anche troppo sfruttato nei thriller made in USA, "Prisoners" si rivela a conti fatti un ottimo prodotto di intrattenimento che mantiene quel che promette (tensione e colpi di scena dall'inizio alla fine), sapendo farsi perdonare la durata abbondante con l'assenza di scene o personaggi ridondanti: uscendo dalla sala si ha l'impressione che nella sceneggiatura proprio nulla sia "fuori posto", e già non è poco.
Il contesto è quello, visto in mille altre pellicole, della classica "provincia americana", quella solcata da pick-up polverosi e punteggiata di tranquille villette medio-borghesi che magari in realtà nascondono qualche segreto, con strade affiancate da fast-food senza pretese e centri abitati a interromepere foreste ancora rigogliose. Forse questo tipo di ambientazione è funzionale a creare una certa atmosfera o a suggerire una chiave di lettura simbolica per l'intera storia, che se non viene "letta" soltanto come una trama di puro intrattenimento può essere interpretata anche come una metafora di alcune contaddizioni della società americana, dal rapporto fra i cittadini e la legge alla voglia di "giustizia privata" dell'uomo qualunque, con in aggiunta un "sottotesto" religioso di notevole spessore. Proprio in questa chiave, anche se molti considerereranno il personaggio interpretato da Hugh Jackman come quello centrale dell'intera vincenda, la sensazione è piuttosto che sia il detective di Jake Gyllenhaal (molto convincente peraltro anche a livello di mimica corporea nella sua caratterizzazione) a vestire i panni del protagonista, nonchè del vero eroe americano tormentato ma capace di redimere col suo caparbio senso del dovere le storture del sistema.
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[+] sorprendente, agghiacciante, allegorico film
(di antonio montefalcone)
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[+] centro!
(di romifran)
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try89
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domenica 10 novembre 2013
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angoscia
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Ottimo thriller, solido, che tiene con il fiato sospeso senza mai annoiare nonostante le due ore e mezzo. Trama non particolarmente complicata ma ben svolta,lo spettatore ha la possibilità di ''investigare'' insieme al detective arrivando anche a delle deduzioni giuste ma difficilmente potrà tirarne le somme; attori e regia impeccabili.Tanti sono i temi affrontati in questo,forse alcuni potevano essere approfonditi di più ma in generale usciti dalla sala si ha l impressione di aver assistito a uno di quei film che sempre più raramente si vedono.Caldamente consigliato.
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germano f.
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domenica 10 novembre 2013
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il detenuto villeneuve
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Ci troviamo nella profonda, profondissima provincia americana con tutti i suoi equivoci e strumentali clichè. Due famiglie si ritrovano per festeggiare il giorno del Ringraziamento in serenità e amicizia, ma anche in una dignitosa e molto americana austerità. A un certo punto le due bambine più piccole spariscono, non si riescono più a trovare. Frenesia, angoscia e poi disperazione prendono sempre più piede nelle due famiglie scardinandone certezze e serenità. Le indagini vengono condotte da un poliziotto intelligente, esperto, affidabile, ma i risultati latitano. E il padre di una delle due bambine decide un colpo di mano : rapisce e tortura l'unico sospettato, un ragazzo ritardato e incapace di comprendere ciò che gli capita.
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Ci troviamo nella profonda, profondissima provincia americana con tutti i suoi equivoci e strumentali clichè. Due famiglie si ritrovano per festeggiare il giorno del Ringraziamento in serenità e amicizia, ma anche in una dignitosa e molto americana austerità. A un certo punto le due bambine più piccole spariscono, non si riescono più a trovare. Frenesia, angoscia e poi disperazione prendono sempre più piede nelle due famiglie scardinandone certezze e serenità. Le indagini vengono condotte da un poliziotto intelligente, esperto, affidabile, ma i risultati latitano. E il padre di una delle due bambine decide un colpo di mano : rapisce e tortura l'unico sospettato, un ragazzo ritardato e incapace di comprendere ciò che gli capita. Il regista Villeneuve da tutto questo tenta di produrre una critica, o meglio una metafora, della società americana, delle sue paure, delle sue fobie, delle sue scarne e, a volte, assurde certezze. Ma è evidente un certo imbarazzo, una certa difficoltà nel riuscire a produrre un'opera dalle molteplici sfacettature. La sceneggiatura a volte fatica, stenta a dare ritmo ad un thriller che vuole essere accattivante e simbolo della famiglia americana. L'idea delle molteplicità di reazioni alla tragedia che colpisce le due famiglie funziona fino a un certo punto : la personalità e la necessaria presenza di Keller fagocita tutti gli altri ( al punto che ad un certo punto ci si chiede che fine abbia fatto Maria Bello, che interpreta la moglie di Hugh Jackman). L'unico che sembra tenergli testa è il detective Loki (un ottimo Jake Gyllenhaal), ma anche qui la sceneggiatura non riesce a trovare momenti di reale confronto dialettico o di profondità psicologica. Il fulcro del film è il rapimento da parte di Keller dell'unico sospettato (Paul Dano), la segregazione e le torture che gli infligge, i dubbi dell'altro padre (Terrence Howard). L'idea di fondo è sicuramente quella di enfatizzare i dubbi che una simile azione porta in sè, soprattuto negli Stati Uniti post 11 Settembre, post Iraq, post Guantanamo. Ma l'operazione fallisce miseramente : le torture sono solo immaginate, mai realmente mostrate (una sorta di pudore o di autocensura per non urtare la sensibiltà del perbenismo americano); i dubbi di Terrence Howard e di Viola Davis (sempre comunque molto brava) sono solo accennati, mai approfonditi, appannati da lacrime e disperazione, non riescono di certo a confrontarsi con la granitica certezza di Keller, il quale può contare su una fede religiosa sconfinata e quasi ossessiva. Ma forse quello che più indispone di questa metafora è che alla fine il personaggio di Hugh Jackman ha ragione : il ritardato sa veramente dove sono le bambine, le convinzioni di Keller, le sue certezze, il suo istinto, sono stati più accorti, sono arrivati più lontani della razionalità del dective Loki (simbolo di intelligenza e di riflessività). In poche parole sembra che il film tenda ad enfatizzare questo tipo di pratiche, piuttosto che a condannarle. Villeneuve in questo fallisce, si allontana di migliaia di miglia dal suo capolavoro "La donna che canta", si perde sicuramente (e amaramente) in quelli che sono i dettami hollywoodiani e di commercializzazione di un prodotto che si è cercato di destinare ad un pubblico più ampio possibile. Il finale ne è l'esempio più eclatante e fa scivolare un film che fino a quel punto si era mantenuto su un precario equilibrio di profondità introspettiva e di azioni calibrate e coerenti. Le motivazioni di Melissa Leo sono quanto meno ridicole, quasi insulse. La lunga corsa contro il tempo di Jake Gyllenhaal cerca improvvisamente di dare ritmo ad un finale di per sè piatto e che non riesce a coinvolgere a pieno. Il suono del fischietto che attira l'attenzione del detective Loki nel finale conduce più al sorriso che alla speranza. Ci rimangono comunque alcune discrete intuizioni cinematografiche e qualche buona scena : la location innanzitutto, ottimo esempio di provincia americana nell'era Obama, la pioggia e il grigiore di un tempo metafora di una situazione disperata e senza luce, senza via di uscita (immensa prigione delle nostre angosce); il sorriso di Jake Gyllenhaal al momento dell'arresto del secondo sospettato; il modo in cui è vestito quest'ultimo; il personaggio di Keller, comunque ottimo esempio di americano medio di provincia post Bush. Ci rimane il titolo "prisoners" : prigionieri riferito alle bambine segregate, ai genitori prigionieri della loro disperazione e delle loro differenti, tragiche reazioni, del detective Loki, prigioniero di un lavoro sempre a contatto con angoscia e paure. Ma forse prigionero è stato lo stesso Villeneuve, rinchiuso nelle gabbie commerciali e di controllo delle grandi major : spero vivamente che faccia un passo indietro e ritorni a produzione più intime, ma più interessanti.
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[+] accidenti agli spoiler...!!!
(di hollyver07)
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flaminia72
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domenica 10 novembre 2013
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lento e noioso
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Lento da morire, me ne stavo quasi andando via.
La solita storia trita e ritrita, finale scialbo.
Non capisco cosa ci trovi la gente di bello e avvincente in questo film. Ci sono film identici molto più avvincenti di questo che è troppo lento.
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albydrummer
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domenica 10 novembre 2013
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un bel thriller...avvicente
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Un gran bel film. Godibile,nei suoi 150 minuti. Ritorna il giustiziere di notte(Hugh Jackman),in un'atmosfera cupa,gelida,con varie sorprese,e questo fa diventare il film, avvicente,complesso. Da vedere.
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