esuberante sognatrice
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domenica 27 ottobre 2013
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lentezza
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Il film ha un po' deluso le mie aspettative, per quanto mostri una fotografia che lascia senza fiato la storia non ha una base solida su cui poggiarsi. Credo che il regista abbia voluto affrontare troppi temi in una stessa pellicola. Quello per cui pecca davvero il film è l'estrema lentezza,non ha ritmo e tende ad annoiare. Ciò che però riesce a salvare questo film è la bravura di alcuni attori tra i quali secondo me spiccano la Bobulova, Scamarcio e lo stesso Papaleo.
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stefanomaria
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domenica 27 ottobre 2013
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scusate, ma non ho capito...
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Cosa devo dirvi, il cinema, la proiezione, la sala, il buio, quello splendido schermo che si anima di storie fantastiche (non nel senso delle fantasia; anzi, non solo....), commoventi, drammatiche, dolci, fredde, passionali, dure (talvolta durissime...), vere, false, inventate....mi affascina sempre; sono uno che difficilmente esce dalla sala non appagato, disgustato, deluso.... Questa volta, dopo aver visto 'Una piccola impresa meridionale' mi sono alzato dalla poltroncina con una sensazione di vuoto, di incompleto, di non ultimato, di imperfetto, come dopo aver visto una qualsiasi cosa che tu sai difettosa, imprecisa.... incompiuta, in pratica.
Cercherò di spiegarmi meglio: mi è piaciuta l'idea, che ho trovato discretamente originale, del prete spretato che ritorna la paesello 'profondamente' meridionale; ho goduto profondamente la fotografia, la scenografia, la 'location' (mio dio che mare.
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Cosa devo dirvi, il cinema, la proiezione, la sala, il buio, quello splendido schermo che si anima di storie fantastiche (non nel senso delle fantasia; anzi, non solo....), commoventi, drammatiche, dolci, fredde, passionali, dure (talvolta durissime...), vere, false, inventate....mi affascina sempre; sono uno che difficilmente esce dalla sala non appagato, disgustato, deluso.... Questa volta, dopo aver visto 'Una piccola impresa meridionale' mi sono alzato dalla poltroncina con una sensazione di vuoto, di incompleto, di non ultimato, di imperfetto, come dopo aver visto una qualsiasi cosa che tu sai difettosa, imprecisa.... incompiuta, in pratica.
Cercherò di spiegarmi meglio: mi è piaciuta l'idea, che ho trovato discretamente originale, del prete spretato che ritorna la paesello 'profondamente' meridionale; ho goduto profondamente la fotografia, la scenografia, la 'location' (mio dio che mare...!); ho altrettanto gioito intimamente alla colonna sonora (IO AMO RITA MARCOTULLI!!!!), l'atmosfera languidamente jazzistica che il regista ha voluto rendere; ho apprezzato, ancora, la inusuale interpretazione di Scamarcio (bellone hollywoodiano che qui interpreta pregevolmente uno sfigato...); Giovanni Esposito, caratterista di valore; lo stesso Papaleo l'ho trovato poco dinamico, ma decente; la Loiodice in una insolita parte in dialetto, ma sempre immensa....
Ma ho anche notato una serie interminabile di problematiche, alcune di rilevantissima importanza, buttate lì, senza una conclusione, senza una presa di posizione chiara, trattate come se fossero il colore di un'auto o la nota della spesa... Omosessualità, crisi di vocazione, problemi di condivisione di figli minori, ottusità/chiusura mentale dei piccoli centri meridionali, disoccupazione, rapporti familiari inquinati da consuetudini (e sicuramente ne ho dimenticato qualcun'altro...) sono troppi per essere tutti affrontati in un unico film e, perdonatemi, ci vogliono due palle così per farlo bene! Registi molto più esperti e navigati di Papaleo hanno tentato nell'impresa naufragando miseramente nelle difficoltà fisiologiche insite nella trattazione di tali argomenti!
Per concludere: per fare un buon film impegnato (ammesso che fosse questo l'intento del regista...), non è necessaria una splendida colona sonora, una location da urlo e Giuliana Loiodice nel cast; peraltro, per fare un decente film leggero (ammesso che fosse questo l'intento del regista...) non è consigliabile affrontare migliaia di problematiche pesanti ed estremamente serie se ci sono buoni caratteristi (o comici..) che ti danno una mano....
Insomma, non ho capito.....
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 26 ottobre 2013
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comico, graffiate, e profondo. splendidi paesaggi
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Seconda opera, come regista (ed attore) di Rocco Papaleo, attore italiano di 55 anni, mai protagonista assoluto in un film ma sempre con parti abbastanza rilevanti in tantissimi film italiani. Personaggio atipico e poliedrico, dopo “Basilicata coast to coast” ecco il secondo film da regista “Una piccola impresa meridionale” girato ad Oristano, in Sardegna, in posti che non conoscevo m di una bellezza incredibile.
Il mare per noi italiani, si sa, è molto particolare e il paesaggio sardo che si vede nel film è qualcosa di stupendo.
Scenografia a parte, però, Papaleo da meridionale, sceglie di prendere in giro alcune usanze tipiche meridionali: quella delle critiche delle comari, dei “si dice” delle apparenze e della paura di essere sulla bocca di tutti.
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Seconda opera, come regista (ed attore) di Rocco Papaleo, attore italiano di 55 anni, mai protagonista assoluto in un film ma sempre con parti abbastanza rilevanti in tantissimi film italiani. Personaggio atipico e poliedrico, dopo “Basilicata coast to coast” ecco il secondo film da regista “Una piccola impresa meridionale” girato ad Oristano, in Sardegna, in posti che non conoscevo m di una bellezza incredibile.
Il mare per noi italiani, si sa, è molto particolare e il paesaggio sardo che si vede nel film è qualcosa di stupendo.
Scenografia a parte, però, Papaleo da meridionale, sceglie di prendere in giro alcune usanze tipiche meridionali: quella delle critiche delle comari, dei “si dice” delle apparenze e della paura di essere sulla bocca di tutti.
Il suo personaggio, Don Costantino, prete che non è più tale, è semplicemente spettacolare e solo Papaleo e pochi altri attori sarebbero stati in grado di rendere alla perfezione un personaggio così umano.
Ma ciò che colpisce sono gli incredibili personaggi che girano intorno al prete spretato, e soprattutto i temi scabrosi che Papaleo va a toccare: la religione, il finto perbenismo, la prostituzione, i gay, e molti altri, tutti con una vena molto ironica e non vi diciamo altro per non rovinarvi la trama.
Ottima la scelta degli attori con una citazione particolare per Giuliana Lojodice, 73 anni che interpreta la mamma di Papaleo-Don Costantino: la parte è limitata ma l’attrice dà il meglio di se stessa e si vede che è soprattutto un’attrice di teatro. Molto brava.
In conclusione siamo di fronte ad un buon film, originale e graffiante, comico ma con un’insita denuncia contro il perbenismo e l’ipocrisia: bravo Papaleo..
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no_data
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giovedì 24 ottobre 2013
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un cast di rilievo per una storia.. squallida
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La sceneggiatura verso la trama non vale tutta la "durata" del film. Non sta in piedi la storia vera ma impossibile, dato lo sconfinamento del luogo, l'impresa edile tutto fare "magica" che arriva e trasforma un rudere in un hotel ricercato, mentre poi risulta una favola da Cenerentola.. Una tipica inaugurazione del resort da Terrazza Martini a Milano.. ma siamo in un selvaggio luogo del Mediterraneo.
Forse Papaleo si meritava di più, la Bobulova è splendida ma sua sorella (nel film) non è all'altezza del contesto. Magistrale esclusivamente la" Maestra" Lojodice, ma anche qui tutto falso... poco credibile.
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ausencia
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giovedì 24 ottobre 2013
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delusione
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Dopo aver visto Basilicata coast to coast,film d'esordio alla regia per Rocco Papaleo,mi aspettavo molto di più da questo film e invece si è rivelato una grandissima delusione.
Sceneggiatura quasi inesistente,battute scontate come se volessero strappare la risata per forza.Pessima la recitazione di Sarah Felberbaum nei panni della donna delle pulizie rumena che più che interpretare faceva la spicciola imitazione riuscita male della rumena;le uniche che hanno tenuto il personaggio con professionalità e credibilità son state solo la Bobulova e la Lojodice(non a caso hanno una formazione teatrale e una lunga esperienza);Riccardo Scamarcio ormai si sa,punta tutto sulla sua bellezza più che sulla recitazione;i due personaggi della ditta di costruzioni,giunta al Faro per svolgere i lavori di manutenzione con bambina al seguito(messa lì credo soltanto perchè figlia nella realtà di uno dei due attori),anch'essi buttati là forse per dare un pò di movimento alla storia ma mal riuscito anche questo.
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Dopo aver visto Basilicata coast to coast,film d'esordio alla regia per Rocco Papaleo,mi aspettavo molto di più da questo film e invece si è rivelato una grandissima delusione.
Sceneggiatura quasi inesistente,battute scontate come se volessero strappare la risata per forza.Pessima la recitazione di Sarah Felberbaum nei panni della donna delle pulizie rumena che più che interpretare faceva la spicciola imitazione riuscita male della rumena;le uniche che hanno tenuto il personaggio con professionalità e credibilità son state solo la Bobulova e la Lojodice(non a caso hanno una formazione teatrale e una lunga esperienza);Riccardo Scamarcio ormai si sa,punta tutto sulla sua bellezza più che sulla recitazione;i due personaggi della ditta di costruzioni,giunta al Faro per svolgere i lavori di manutenzione con bambina al seguito(messa lì credo soltanto perchè figlia nella realtà di uno dei due attori),anch'essi buttati là forse per dare un pò di movimento alla storia ma mal riuscito anche questo.
L'inizio prometteva bene poi in tutto il film si aspetta che accada qualcosa ma nn succede niente se non qualcosa di prevedibile e scontato,da metà film si capisce subito il finale e si ha solo voglia o di dormire o di alzarsi e andare via.Un grande peccato per la bellissima location del film,la penisola del Sinis in Sardegna,che forse è l'unica che ti fa restare a guardarlo ma che purtroppo è andata sprecata."Con un paesaggio così mozzafiato,avresti potuto fare di più caro Papaleo e forse dopo questo film è meglio che continui a fare l'attore e lasciare la regia a chi veramente la sa fare".
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filippo catani
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giovedì 24 ottobre 2013
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un variegato meridione
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Un parrocco di un paesino del Sud decide di ritirarsi presso un faro per non fare sapere in paese che ha abbandonato il ministero da circa tre mesi per amore di una donna che lo ha poi lasciato. Questo faro finirà per diventare un punto di accoglienza per diversi personaggi alle prese con diversi problemi personali.
Intorno al faro finiscono per ritrovarsi numerosi personaggi in cerca d'autore. Questo film vive così di alcuni momenti decisamente ironici e anche surreali (basti pensare allo splendido personaggio di Jennifer) alternati però a fasi in cui il ritmo finisce un po' per scadere (specialmente nella parte centrale) e sembra quasi che il film proceda così senza una direzione ben precisa.
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Un parrocco di un paesino del Sud decide di ritirarsi presso un faro per non fare sapere in paese che ha abbandonato il ministero da circa tre mesi per amore di una donna che lo ha poi lasciato. Questo faro finirà per diventare un punto di accoglienza per diversi personaggi alle prese con diversi problemi personali.
Intorno al faro finiscono per ritrovarsi numerosi personaggi in cerca d'autore. Questo film vive così di alcuni momenti decisamente ironici e anche surreali (basti pensare allo splendido personaggio di Jennifer) alternati però a fasi in cui il ritmo finisce un po' per scadere (specialmente nella parte centrale) e sembra quasi che il film proceda così senza una direzione ben precisa. Al netto di ciò il film resta certamente godibile anche se una spanna sotto al sorprendente Basilicata coast to coast. L'idea originale di questa pellicola è proprio quella di unire in una sorta di non luogo una serie di personaggi che per un motivo o l'altro devono dare una svolta alla loro vita rompendo un po' le convenzioni e gli schemi. Ed è forse quì dove si vede la riflessione più agrodolce di Papaleo; c'è infatti una parte della popolazione meridionale (e non solo) che è disposta ad aprirsi alla novità e ad abbandonare le tradizioni mentre un'altra fetta è decisamente restia. A questo proposito c'è la bellissima scena finale dove tra il matrimonio e l'urlo di Jennifer (non mi avrete mai gringos) che segna una demarcazione netta su certi modi di vivere la propria esistenza. Piacevoli le canzoni, splendidi i panorami e molto valido il cast dove insieme a Papaleo (che però lascia molto spazio al resto del cast) sono da segnalare un grandissimo Schiano nel ruolo di Jennifer e anche una Bobulova in gran forma.
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tanozip
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mercoledì 23 ottobre 2013
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non decolla
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Da Papaleo ci si aspetta sempre il filmone molto comico.. beh.. a noi il film non è dispiaciuto, carino, simpatico, piacevole anche se ti aspetti sempre che "decolli"!
Prevedibile ma allo stesso tempo con qualche battuta qua e la che ti fa scompisciare dal ridere.. è una storia particolare di una famiglia "particolare", io lo consiglio.. perché no.. una commedia all'italiana diversa dalle altre!
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marian77
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mercoledì 23 ottobre 2013
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un film che ci porterà altrove
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Ci porta altrove Rocco Papaleo, dove per altrove intendo un vero e proprio esodo dal mondo. In un posto immaginifico quanto selvaggio e solitario un gruppo di persone si ritrova, un po’ per caso un po’ per costrizione. In mente rimene impresso il fotogramma di Scamarcio che risale la scogliera su un autocarro, suonando un pianoforte. Poesia; l'immagine non l'attore. E se pure il film fosse deludente, e non lo è, il biglietto pagato, varrebbe per il paesaggio che riempie lo schermo e i sensi, e quando parlo di natura non mi riferisco solo alle splendide scogliere. Il corpo di Barbora Bobulova riempie le scene con altrettanta imponenza ed è proprio lei la scoperta di questa pellicola, finalmente disinibita e ironica, brillante e bellissima, ti fa pensare mentre la guardi “però la Bobulova com'è che non me ne ero accorto finora?”
Un faro, che penseresti ambientato in Irlanda se non fosse per l’accento del buon Rocco e del bel Riccardo, diventa la sospensione di ogni realtà, dove senza troppo svelare, si scopre l’amore, la tolleranza.
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Ci porta altrove Rocco Papaleo, dove per altrove intendo un vero e proprio esodo dal mondo. In un posto immaginifico quanto selvaggio e solitario un gruppo di persone si ritrova, un po’ per caso un po’ per costrizione. In mente rimene impresso il fotogramma di Scamarcio che risale la scogliera su un autocarro, suonando un pianoforte. Poesia; l'immagine non l'attore. E se pure il film fosse deludente, e non lo è, il biglietto pagato, varrebbe per il paesaggio che riempie lo schermo e i sensi, e quando parlo di natura non mi riferisco solo alle splendide scogliere. Il corpo di Barbora Bobulova riempie le scene con altrettanta imponenza ed è proprio lei la scoperta di questa pellicola, finalmente disinibita e ironica, brillante e bellissima, ti fa pensare mentre la guardi “però la Bobulova com'è che non me ne ero accorto finora?”
Un faro, che penseresti ambientato in Irlanda se non fosse per l’accento del buon Rocco e del bel Riccardo, diventa la sospensione di ogni realtà, dove senza troppo svelare, si scopre l’amore, la tolleranza. Si sciolgono le diffidenze e si supera ogni preconcetto, becero e bigotto per rinascere, insieme nuovi eppure identici a se stessi. La pioggia si scandisce in cinque e quattro/quarti, l’amore non ha razze né sesso, la cultura è nelle mani e nell'esperienza di tutti. Si celebra così l’amore politicamente corretto per Papaleoprometti tu di amare per tutto il tempo in cui il tuo amore sarà sincero?
Banale e semplice? Io direi diretto e onesto, come mi sembra lo stesso regista. Magari il mondo fosse pieno di fari così, dove rifugiarsi per svelarci o solo essere liberi.
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keyhra
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mercoledì 23 ottobre 2013
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carino
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Ho visto recentemente questo film, e devo dire che da Rocco Papaleo mi aspettavo molto di più. La sua bravura non è da mettere in discussione: come sempre grande attore. E anche il resto del cast non è male: una bravissima Barbora Bobulova, un Riccardo Scamarcio decisamente a suo agio nel ruolo, e una buona Sarah Felberbaum. Solo che la storia non decolla, rimane ferma, troppo ferma, e non si può puntare neanche tanto sulla simpatia: ci sono alcune scene divertenti, ma niente di spettacolare. Nel complesso un discreto film italiano, che affronta temi importanti e al passo con i tempi, ma che avrebbe bisogno di una spinta in più.
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el comandante diablo
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mercoledì 23 ottobre 2013
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una favola piena di speranza
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Un film che ti trasporta in una realtà a cui forse non siamo più abituati. La realtà del piccolo paese in cui un prete "spretato" e un uomo "cornuto" sono costretti a nascondersi a causa dei giudizi della gente, ma allo stesso tempo la voglia di rinascita che caratterizza da sempre il sud Italia, affidandosi alla forza di volontà e nell'aiuto reciproco. Lascio i giudizi tecnici agli esperti, ma dal mio punto di vista è un film che scorre piacevolmente e ti coinvolge nello svolgersi della vicenda, sfidando i giudizi bigotti e i luoghi comuni.
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