gabriella
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mercoledì 4 aprile 2012
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grido di libertà
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Mai piangersi addosso, dice Abileen alla piccola Mae mentre cerca di confortarla
e non si piange addosso il regista Tate Taylor che sceglie la strada dell’ironia, così come aveva fatto prima di lui Mialehanu ne “Il concerto” per raccontare scorci di vita drammatici, umilianti,
storie di gente oppressa , paralizzata dal giogo del pregiudizio e dell’ipocrisia, una voce silenziosa sprofondata nel dolore della disuguaglianza. Siamo a Jakson nel Mississippi negli anni 60, cameriere e tate di colore si prendono cura delle belle e ricche case delle ladies bianche, cucinano, lavano, senza però avere il diritto di usare il bagno di casa, allevano con amore i loro figli senza permettersi il lusso di piangere la morte del proprio figlio , o di coltivare il sogno di mandare almeno uno dei loro figli al college.
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Mai piangersi addosso, dice Abileen alla piccola Mae mentre cerca di confortarla
e non si piange addosso il regista Tate Taylor che sceglie la strada dell’ironia, così come aveva fatto prima di lui Mialehanu ne “Il concerto” per raccontare scorci di vita drammatici, umilianti,
storie di gente oppressa , paralizzata dal giogo del pregiudizio e dell’ipocrisia, una voce silenziosa sprofondata nel dolore della disuguaglianza. Siamo a Jakson nel Mississippi negli anni 60, cameriere e tate di colore si prendono cura delle belle e ricche case delle ladies bianche, cucinano, lavano, senza però avere il diritto di usare il bagno di casa, allevano con amore i loro figli senza permettersi il lusso di piangere la morte del proprio figlio , o di coltivare il sogno di mandare almeno uno dei loro figli al college. Skeeter, giovane ragazza bianca tenta di realizzarsi con il lavoro, al contrario delle sue amiche sposate, impegnate in inutili partite a bridge, in circoli femminili di beneficienza, nei loro abiti vaporosi, i capelli stile beehive, i pantaloni dal taglio slim e un grande vuoto interiore. La ragazza è consapevole del turbine del cambiamento in atto, iniziano i movimenti studenteschi, la campagna di Martin Luther King per i diritti civili sta avanzando “ I have a dream” potrebbe veramente trovare radici nella speranza di un domani migliore, così decide di scrivere un libro raccontando le storie della gente nera, far emergere i loro pensieri, troppo a lungo tenuti chiusi a chiave in fondo a un’anima ferita; dapprima con riluttanza, poi con entusiasmo, cominciando da Abileen che farà da apripista si uniranno molte altre donne desiderose di essere sé stesse, di diventare “eredi”di quei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità, sanciti dalla costituzione americana.
Anche Celia, svampita e frizzante con i vistosi capelli ossigenati e le sue aderenti minigonne, ( una magnifica Jessica Chastain, già ammirata con gli occhi straziati della signora O Brien, diretta da Malik), ha abbattuto le barriere razziali, o forse per lei non ci sono mai state, infatti si siede con naturalezza a tavola con Minnie e le medica le ferite causate dalle botte del marito.
Forse come qualcuno ha detto è una storia semplice, più volte trattata dal cinema, però bisogna riconoscere che quando si parla di stupidità e intolleranza umana non si è detto mai abbastanza, infatti, cinquant’anni dopo la gente nera non ha ancora incassato il suo assegno a garantire libertà e giustizia.
Ottima la prova delle attrici, un coro di donne una più brava dell’altra, gradito il cameo di Maggie Smith, ce la ricordiamo ancora ne “Il colore viola”, nella parte della capricciosa miss Millie che prende lezioni di guida da Sophie.
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edwood87
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giovedì 29 marzo 2012
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chiedo l'aiuto del cinema.
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Ci troviamo nel 1962, in un paesino del sud America, dove Skeeter, una ragazza ventiduenne appena laureata, decide di raccontare la verità sul trattamento riservato alle domestiche di colore da parte delle loro padrone bianche. Già, siamo nel '62, ancora bianchi contro neri penserete!
Perché continuano, in America, a sfornare film su questa tematica?
La rivista Cinematografo ha letteralmente distrutto l'opera del giovane Tate Taylor perché ritenuta una sorta di "deja vu" e poco inerente ai giorni nostri. Abbiamo visto Il colore viola, Malcom X, Glory, A spasso con Daisy e tante altre pellicole riguardo al razzismo.
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Ci troviamo nel 1962, in un paesino del sud America, dove Skeeter, una ragazza ventiduenne appena laureata, decide di raccontare la verità sul trattamento riservato alle domestiche di colore da parte delle loro padrone bianche. Già, siamo nel '62, ancora bianchi contro neri penserete!
Perché continuano, in America, a sfornare film su questa tematica?
La rivista Cinematografo ha letteralmente distrutto l'opera del giovane Tate Taylor perché ritenuta una sorta di "deja vu" e poco inerente ai giorni nostri. Abbiamo visto Il colore viola, Malcom X, Glory, A spasso con Daisy e tante altre pellicole riguardo al razzismo. A mio avviso, questo film si discosta dalle tante opere che hanno trattato la tematica in questione, in quanto, questa volta, sotto i riflettori non vi sono i soliti eroi neri o i tanti fatti di cronaca sentiti e risentiti. Questa volta la luce è puntata su un "semplice" libro. Sì, perché il film non si limita esclusivamente a mostrare le atrocità fatte a queste domestiche, piuttosto scava a fondo e fa emergere il personaggio di Skeeter che, legata alla sua ex domestica, si avvicina alle donne nere stanche di subire logoranti umiliazioni e cercherà di comprendere la verità a riguardo, per poi smascherare i colpevoli. Il film, di conseguenza, non è esclusivamente incentrato sul razzismo, non può essere posto come un'opera passata e sul passato, bisognerebbe piuttosto soffermarsi a riflettere sull'impatto che un romanzo (il film è tratto dal best seller di Kathryn Stockett intitolato proprio "The Help") può riscontrare con il mondo intero. Le storie di Minny e di Aibileen (i nomi delle domestiche con i ruoli di spicco) varcheranno i confini e saranno lette in un primo momento da chi ha osato umiliarle, per poi arrivare davanti ai nostri stessi occhi.
Alla luce di quanto si è discusso, consiglio un film che non solo espone tematiche interessanti e non completamente superate, ma risulta interessante soprattutto perché, come io stesso sto facendo, scrivendo possiamo "aiutarci" a comprendere quanto un libro possa avere un'importanza rilevante oggi.
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marezia
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venerdì 23 marzo 2012
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ritratto di famiglia da oscar
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TOCCANTE fotografia di una società che sopravvive ai giorni nostri (anche se in forma diverse) tanto da non farci MINIMAMENTE sentire il fatto che da allora ad oggi siano passati DECENNI SU DECENNI. Anche io nel mio piccolo, avendolo visto in lingua originale, ho riconosciuto da sola le nomination agli Oscar tanto erano titaniche ma, in ogni caso, TUTTI sono stati STRAORDINARI contribuendo ad un MIRACOLO cinematografico, un MIRACOLO che, se fosse stato prodotto due anni fa, non avrebbe avuto rivali. La notte degli Oscar 2012 sarà ricordata nella Storia del Cinema per L'ELEVATISSIMA QUALITA' DELLE SUE STELLE, troppe per decretare un vincitore solo.
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marezia
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giovedì 22 marzo 2012
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un cast di artisti per un capolavoro
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La storia sarà anche semplice, come ho sentito dire, ma come è stata recitata! SUPERBO.
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maria f.
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lunedì 5 marzo 2012
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evviva i buoni film!
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E’ un film che fa bene all’animo, è una storia ambientata negli anni ’50 del secolo appena trascorso, ma che è attualissima, purtroppo.
Certo, l’ambientazione non è più solo quella di famiglie americane ipocrite e perbeniste, ma oggi si estende anche alla popolazione del nostro vecchio continente che ufficialmente rifiuta persone straniere che poi per motivi squisitamente personali e quindi egoistici puntualmente sfrutta o schiavizza.
Mi riferisco ai profughi o ai clandestini –clandestini perché una legge insensata nella nostra nazione li rende fuorilegge – che rischiano la propria vita lasciando i rispettivi Paesi per potersi sfamare o per fuggire da guerre.
Per tutte queste persone provo un sentimento di pietas ma il mio cuore, e non so il perché, si ferma del tutto quando incontro quelli che definisco fratelli africani.
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E’ un film che fa bene all’animo, è una storia ambientata negli anni ’50 del secolo appena trascorso, ma che è attualissima, purtroppo.
Certo, l’ambientazione non è più solo quella di famiglie americane ipocrite e perbeniste, ma oggi si estende anche alla popolazione del nostro vecchio continente che ufficialmente rifiuta persone straniere che poi per motivi squisitamente personali e quindi egoistici puntualmente sfrutta o schiavizza.
Mi riferisco ai profughi o ai clandestini –clandestini perché una legge insensata nella nostra nazione li rende fuorilegge – che rischiano la propria vita lasciando i rispettivi Paesi per potersi sfamare o per fuggire da guerre.
Per tutte queste persone provo un sentimento di pietas ma il mio cuore, e non so il perché, si ferma del tutto quando incontro quelli che definisco fratelli africani. A loro da sempre riservo tutta la mia attenzione, e sono gli unici di cui in situazioni difficili mi fiderei totalmente. Di ciò non sono in grado di dare una spiegazione.
E’ significativo per me ricordare che la mia unica bambola - che, per consolarmi dopo l’estrazione di un dente all’età di sei anni i miei genitori si offrirono di comprarmi - fu una bambola africana che scelsi con molto slancio.
Tornando al film, al sentimento di riconoscenza che ho provato nei confronti di quella giovane donna/ giornalista la quale ha avuto il coraggio di affrontare l’intera società conformista nel difendere le colf afro americane, si è poi associato e fuso un senso personale di liberazione con la la pubblicazione delle loro storie vissute.
La cerchia di persone,comunque,che intende combattere quella parte di popolazione ridicolmente supponente, arrogante, tronfia, spocchiosa e altro ancora, nonché la meschinità di atteggiamenti e comportamenti tesi a ledere la dignità dei più deboli costretti a sopportare e a tacere per motivi di opportunità, si fa sempre più ampia.
Quando finalmente capiremo che questo pianeta è di tutti? Che non ci sono figli e figliastri? E che non possiamo e non dobbiamo arrogarci alcun merito se siamo nati dalla parte più fortunata e ricca della terra? Maria f.
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adelfococo
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venerdì 24 febbraio 2012
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ma siamo davvero (solo) negli anni 50?
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E' un film che piace perchè ha la capacità di farci sentire migliori.
Noi non potremmo mai essere confusi con quei benpensanti razzisti che vengono rappresentanti sullo schermo, ma perchè allora se mi guardo attorno e ascolto sui mezzi pubblici i discorsi di alcuni miei connazionali riemergono le immagiini del film?
Oggi i ghetti neri sono le comunità chiuse delle badanti straniere che si occupano dei nostri anziani, e crescono i nostri figli. Il comportamento delle forze dell'ordine non è differente da quello riservato agli immigrati dei nostri giorni. Che dire poi delle tante dame di San Vincenzo che raccolgono abiti usati per coprire in questo modo la cattiva coscienza del proprio sperperare.
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E' un film che piace perchè ha la capacità di farci sentire migliori.
Noi non potremmo mai essere confusi con quei benpensanti razzisti che vengono rappresentanti sullo schermo, ma perchè allora se mi guardo attorno e ascolto sui mezzi pubblici i discorsi di alcuni miei connazionali riemergono le immagiini del film?
Oggi i ghetti neri sono le comunità chiuse delle badanti straniere che si occupano dei nostri anziani, e crescono i nostri figli. Il comportamento delle forze dell'ordine non è differente da quello riservato agli immigrati dei nostri giorni. Che dire poi delle tante dame di San Vincenzo che raccolgono abiti usati per coprire in questo modo la cattiva coscienza del proprio sperperare.
Lo considero un buon film da leggere in chiave attuale.
erostrato
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franz_32
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venerdì 24 febbraio 2012
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da non perdere!!!
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Ci sono capitato per caso e penso che difficilmente sarei andato a vedere di proposito un film che tratta di temi così poco "accattivanti" di cui si è ormai detto e visto di tutto e di più ... o almeno così credevo.
E invece è tanto tempo che non uscivo da un cinema con una sensazione di tale soddisfazione. Non direi nulla di più, il film è una ricca tavola imbandita da cui prelevare qua e là stimoli ed emozioni di ogni genere. Ce n'è per tutti.
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chaoki21
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mercoledì 15 febbraio 2012
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imperdibile...
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Coinvolgente, dolcissimo, commovente...un film magnifico, per me al di sopra delle aspettative.
Straordinario il cast delle attrici (é una storia al femminile), bellissimi gli ambienti, i costumi e la colonna sonora.
Da vedere assolutamente...non ve ne pentirete!
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montana92
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lunedì 13 febbraio 2012
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grande film!
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Cast tutto al femminile, per un grandissimo film su una delle piaghe della storia americana!
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linus2k
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domenica 12 febbraio 2012
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quando si dice "raccontare bene una bella storia"
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Stasera ho recuperato dopo tanto la dimensione più classica e diretta del cinema, quello dei film che raccontano storie, e le raccontano bene, credibili, reali, sincere, umane.
"The help" è un gran bel film, non un film colossal, non effetti speciali e nemmeno ricerche stilistiche, metafore elevate... è un film per raccontare una storia... la cosa più semplice e forse la più ardua... e lo fa molto bene!
Siamo negli Stati Uniti, nel Mississipi, anni '60, in una piccola cittadina di provincia. C'è un'upper-mid class bianca alle prese con la meschinità della loro vita quotidiana e con il rapporto con la comunità afro americana..
Beh... la tematica è nota, da "A spasso con Daisy" a "Il buio oltre la siepe", fino a "Radici" ma anche a "Manderlay e Dogville", la tematica è già stata narrata.
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Stasera ho recuperato dopo tanto la dimensione più classica e diretta del cinema, quello dei film che raccontano storie, e le raccontano bene, credibili, reali, sincere, umane.
"The help" è un gran bel film, non un film colossal, non effetti speciali e nemmeno ricerche stilistiche, metafore elevate... è un film per raccontare una storia... la cosa più semplice e forse la più ardua... e lo fa molto bene!
Siamo negli Stati Uniti, nel Mississipi, anni '60, in una piccola cittadina di provincia. C'è un'upper-mid class bianca alle prese con la meschinità della loro vita quotidiana e con il rapporto con la comunità afro americana..
Beh... la tematica è nota, da "A spasso con Daisy" a "Il buio oltre la siepe", fino a "Radici" ma anche a "Manderlay e Dogville", la tematica è già stata narrata...
Ma qui si fa un'operazione così semplice da spiazzare... si racconta una commedia, equilibrata, mai patetica, spesso leggera nel punto giusto con una commistione speciale e dosatissima di commozione e risate..
"The Help" parte dal punto di vista femminile, quasi escludendo quello maschile, e posiziona la storia tra le dame di carità grette e meschine della cittadina, troppo attente al loro piccolo mondo e quasi non toccate dai fatti esterni (le notizie della morte di Kennedy e la marcia di Martin Luter King sfiorano appena le loro misere vite). Preoccupate più di apparire nel gruppo, rimangono scioccate dalla pubblicazione di un libro che, in maniera anonima, racconta la loro grettezza e le loro piccolezze, raccontate dalle loro cameriere di colore.
Al di là della critica storica al razzismo ed all'apartheid, che in questo caso viene affrontata evitando di scadere nel patetico e nelle tonalità dramamtiche già ben presenti altrove, il film ripercorre l'universo femminile, evidenziandone diversi aspetti, dalla debolezza umana, alla necessità di riscatto, fino al coraggio della verità..
La bellezza di tutto questo è che ne viene fuori un quadro assolutamente più attuale di quanto si pensi, sia nei riferimenti anche alla politica attuale (gli atteggiamenti di una delle donne, la più meschina, ricordano molto da vicino quelli della Michele Bachmann, leader dei Tea Party), sia alla critica alla media borghesia provinciale, che ancora oggi è spesso vittima e schiava di apparenze e dicerie.
Protagoniste di tutto questo un gruppo di attrici fenomenale: intense, commoventi, capaci di descrivere in maniera meravigliosa una tavolozza femminile ricchissima di colori e sfumature.
"The Help" ne esce fuori come una delle più belle sorprese al cinema di questi ultimi tempi, un quadro colorato, vivo ed emotivamente forte che merita di essere visto, ed amato.
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