steph.
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giovedì 9 febbraio 2012
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sfida ironica e garbata alle convenzioni
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Mississippi, 1962. La giovanissima aspirante scrittrice Eugenia vuole dedicarsi a un libro-inchiesta sulle cameriere afroamericane, a cui le ricche bianche lasciano la cura di casa e figli, continuando però ad umiliarle in continuazione per mantenere il loro status di superiorità. Il film, con una buona dose di eleganza e garbo, racconta un apartheid tutto americano, fatto di piccoli episodi di una subdola cattiveria assolutamente incomprensibile, mascherati da azioni perfettamente normali, in una società ripiegata su sé stessa, dove l'apparenza e le convenzioni sono al primo posto nella scala di valori.
The Help è ironico, divertente pur senza perdere di vista la drammaticità del tema.
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Mississippi, 1962. La giovanissima aspirante scrittrice Eugenia vuole dedicarsi a un libro-inchiesta sulle cameriere afroamericane, a cui le ricche bianche lasciano la cura di casa e figli, continuando però ad umiliarle in continuazione per mantenere il loro status di superiorità. Il film, con una buona dose di eleganza e garbo, racconta un apartheid tutto americano, fatto di piccoli episodi di una subdola cattiveria assolutamente incomprensibile, mascherati da azioni perfettamente normali, in una società ripiegata su sé stessa, dove l'apparenza e le convenzioni sono al primo posto nella scala di valori.
The Help è ironico, divertente pur senza perdere di vista la drammaticità del tema. Il cast costituisce un valore aggiunto. Una rosa di attrici bravissime, intense e convincenti.
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osteriacinematografo
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lunedì 6 febbraio 2012
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il coraggio delle donne
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1962. Jackson, Mississipi.
Profondo sud americano, l’America del “Grande Fiume”, delle immense piantagioni, delle pianure a perdita d’occhio, del Ku Klux Klan e del razzismo organizzato, l’America dei Kennedy, di Martin Luther King, della guerra in Vietnam, delle infinite distese d’ipocrisia.
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1962. Jackson, Mississipi.
Profondo sud americano, l’America del “Grande Fiume”, delle immense piantagioni, delle pianure a perdita d’occhio, del Ku Klux Klan e del razzismo organizzato, l’America dei Kennedy, di Martin Luther King, della guerra in Vietnam, delle infinite distese d’ipocrisia.
Skeeter è una neo laureata che torna a casa. Il suo desiderio è diventare scrittrice, trova lavoro nel giornale locale, ma in parallelo coltiva ben altre ambizioni, e decide con azzardo di descrivere la vita delle domestiche di colore che popolano la vita delle case dei bianchi.
L’azzardo consiste nella versione che la ragazza decide di offrire: Skeeter –donna bianca e anticonformista- intende mostrare la prospettiva delle collaboratrici, e per farlo inizia a intervistarle clandestinamente, a instaurare rapporti proibiti con le medesime, a divenirne complice, a comprendere l’evidenza dei comportamenti disumani delle sue coetanee, così occupate da riunioni insensate e circoli di bridge, dalla costruzione di immacolati piedistalli che conservino quel solco invisibile ma consistente fra loro e la razza inferiore, da dimenticarsi dei figli e della propria felicità, da coltivare un rancore che diviene odio e monta collettivamente.
Il linguaggio e la struttura, il metodo narrativo di “The Help”, classici e consistenti, rendono l’opera fluida ed efficace, la visione utile e attraente.
Il film è rappresentato interamente dal punto di vista femminile, e ogni attrice indossa il proprio ruolo con stile e convinzione: Tate Taylor (all’esordio) osserva le giornate contrapposte delle donne di Jackson, scruta i loro sguardi -le espressioni in cui si contrappongono superbia e sottomissione- fruga fra le loro tasche, studia i loro comportamenti, i dolori, le solitudini, le ferite sotterranee e i desideri sopiti.
Da un lato si schierano le ladies, bianche e candide in superficie, gelose, ruvide e astiose nell’intimità, pronte a tutto per tutelare i loro subdoli interessi, le situazioni di vantaggio ingiustificato di cui godono e abusano; dall’altro le domestiche nere, che dietro l’abito da lavoro e l’illusione del colore della pelle mostrano il volto reale e umano di madri in prestito, di strutture portanti su cui poggia l’educazione dei bambini (gli stessi bambini che –da adulti- diventeranno i loro distaccati padroni, in un gioco al massacro), di collante e interfaccia fra genitori e figli, di donne legate fra loro da una solidarietà intensamente autentica.
“Il coraggio ha saltato una generazione. Ti ringrazio per averlo riportato in questa famiglia”- dice la madre di Skeeter alla figlia, nel momento in cui si rende conto che ha agito per controvertere una situazione di ingiustizia cristallizzata, per mettere in discussione la ridicola superiorità della razza bianca, e porre fine a un massacro sociale privo di senso ma estremamente reale, oggi come ieri.
“The help”, storia di un aiuto che si rivela struttura, storia di donne narrata con passione e semplicità, desta sensazioni di rassicurazione, contenutistica ancor prima che estetica; il film ritrova infatti una caratteristica rara ed essenziale per il cinema: la credibilità.
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cleu93
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venerdì 3 febbraio 2012
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inaspettatamente un capolavoro
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Avevo letto che fosse bello, ma non fino a questo punto.
A mio parere uno dei migliori film degli ultimi 5 anni.
Suscita emozioni, non annoia e soprattutto affronta una tematica importante.
Insomma che vi devo dire d'altro...guardatelo perchè merita veramente sia dal punto di vista mentale, in quanto fa ragionare, sia dal punto di vista "estetico" perchè un bel film fa sempre bene agli occhi.
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dovin
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giovedì 2 febbraio 2012
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decisamente consigliato
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A distanza di 3 giorni dall'aver visto questo film, mi ronzano in testa ancora scene e stralci di dialoghi, segno che quello che ho visto mi ha colpito. In effetti è proprio cosi, vale la pena andarlo a vedere. La storia è originale anche se ambientata in un contesto molto conosciuto e rappresentato in numerose altre pellicole. La forza di questo film sta , a mio avviso , nella straordinaria interpretazione delle due protagoniste di colore: questa meravilgiosa amicizia permette loro di superare grosse avversità fuori e dentro casa. Sullo sfondo , un paese ancora prigioniero di leggi razziali e mentalità razziste. Non è strappa lacrime, ma devo confessare di aver avuto occhi lucidi verso la fine.
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A distanza di 3 giorni dall'aver visto questo film, mi ronzano in testa ancora scene e stralci di dialoghi, segno che quello che ho visto mi ha colpito. In effetti è proprio cosi, vale la pena andarlo a vedere. La storia è originale anche se ambientata in un contesto molto conosciuto e rappresentato in numerose altre pellicole. La forza di questo film sta , a mio avviso , nella straordinaria interpretazione delle due protagoniste di colore: questa meravilgiosa amicizia permette loro di superare grosse avversità fuori e dentro casa. Sullo sfondo , un paese ancora prigioniero di leggi razziali e mentalità razziste. Non è strappa lacrime, ma devo confessare di aver avuto occhi lucidi verso la fine. Proprio un bel film!!
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lella sabadini
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martedì 31 gennaio 2012
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riflettere sorridendo e commuovendosi
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Ottimo film ricco di sentimento che sicuramente si farà ricordare e merita di essere premiato. Ben calibrato il ritmo ( le due ore passano in un lampo ) e ben caratterizzati i personaggi , specialmente le domestiche che con la loro espressività sia negli sguardi che nei movimenti del viso fanno da contrappunto alle "signore per bene" misurate , come si confà, nel linguaggio, nell'abbigliamento, negli atteggiamenti. Chi si allontana da certi canoni ( pensiamo all'espresività del viso mobilissimo della sposina bionda rispetto ai visi di cera delle altre comari ) viene subito emarginato.
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Ottimo film ricco di sentimento che sicuramente si farà ricordare e merita di essere premiato. Ben calibrato il ritmo ( le due ore passano in un lampo ) e ben caratterizzati i personaggi , specialmente le domestiche che con la loro espressività sia negli sguardi che nei movimenti del viso fanno da contrappunto alle "signore per bene" misurate , come si confà, nel linguaggio, nell'abbigliamento, negli atteggiamenti. Chi si allontana da certi canoni ( pensiamo all'espresività del viso mobilissimo della sposina bionda rispetto ai visi di cera delle altre comari ) viene subito emarginato. Si può obiettare che l'ipocrisia è presente sempre e ovunque ma in base ai miei ricordi negli anni sessanta il " bon ton" era davvero soffocante, figuriamoci in quel tipo di società. Si sorride e ci si commuove , prevalgono alla fine la dignità e i buoni sentimenti ma qualche pecca salta all'occhio : la solidarietà fra le domestiche di colore appare eccessiva,(doveva pur esserci qualche conflitto per accaparrarsi il posto migliore) ed è accennato molto superficialmente il rapporto con il fidanzato. Anche la metamorfosi finale della madre è un po' tirata per i capelli : pur intuendo il suo senso di colpa nei confronti della vecchia domestica il cambiamento totale di atteggiamento nei confronti della figlia, che passa dall'essere la ribelle della famiglia all'orgoglio di mammà, è veramente poco credibile.
" La lunga strada verso casa " , che vien subito in mente , a parte l'interpretazione magistrale era un film di denuncia politica e sociale supportata dalla descrizione di un fatto realmente avvenuto. Non è detto però che anche una commedia agrodolce non possa far riflettere sul tema della discriminazione fra un sorriso e una lacrima .
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lella sabadini
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martedì 31 gennaio 2012
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un film che si farà ricordare
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In questo fil tutto sembra essere perfetto: l'ambientazione, i costumi , i dialoghi, l'affettazione e l'ipocrisia imperanti nella società borgese degli anni '60.So che chi mi legge sta pensando che l'ipocrisia è onnipresente ma allora anche nella borghesia medio bassa bastava veramente una parola in più, un gesto sguaiato, un atteggiamento non conforme allo stile di vita dominante per rovinare la reputazione e la vita di una persona. Naturalmente le donne la fanno da padrone in quanto molto più abili a giudicare : trucco, pettinatura, scollatura, gioelli e così via in un crescendo di malignità, invidia e perbenismo abilmente mascherati in feste di beneficienza e appartenenza a cerchie ristrette e invalicabili.
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In questo fil tutto sembra essere perfetto: l'ambientazione, i costumi , i dialoghi, l'affettazione e l'ipocrisia imperanti nella società borgese degli anni '60.So che chi mi legge sta pensando che l'ipocrisia è onnipresente ma allora anche nella borghesia medio bassa bastava veramente una parola in più, un gesto sguaiato, un atteggiamento non conforme allo stile di vita dominante per rovinare la reputazione e la vita di una persona. Naturalmente le donne la fanno da padrone in quanto molto più abili a giudicare : trucco, pettinatura, scollatura, gioelli e così via in un crescendo di malignità, invidia e perbenismo abilmente mascherati in feste di beneficienza e appartenenza a cerchie ristrette e invalicabili. Un vero nido di vipere! A questo fa da contrappunto il manipolo di domestiche a cui viene affidata completamente la gestione della casa , la buona riuscita dei ricevimenti e la cura dei figli. Vederle scendere e salire sul bus riporta subito alla memoria un altro ottimo film: " La lunga strada verso casa " in cui la critica politica e sociale ha una valenza maggiore e dove predomina la stupenda interpretazione della protagonista mentre questo si può definire è un film corale Nel clan delle domenistiche prevale una solidarietà forse eccessiva e poco credibile che culmina nella scena in cui la giovane scrittrice trova tutte riunite pronte ad aiutarla...Verosimilmente anche fra di loro ci saranno state piccole rivalità magari per acaparrarsi il posto migliore.. Sappiamo che purtroppo spesso le persone che si trovano in un a comune situazione di sofferenza invece di essrere solidali fra loro ingaggiano un'assurda quanto sterile guerra.
Questa l'unica pecca che potrei trovare nel film insieme alla figura del fidanzato poco credibile e alla repentina " conversione " della madre della protagonista.
Per il resto due ore passano in un lampo tra scene ironiche e commuoventi. E' un film che si farà ricordare e che merita sicuramente di essere premiato. Affrontare ( e svolgere ottimammente )un simile argomento in un simile momento è stato veramente un colpo di genio .
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renato volpone
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lunedì 30 gennaio 2012
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la cattiveria che ti fa sentire diverso
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Il film racconta della cattiveria più intima, quella che umilia, che ti penetra dentro, che ti uccide senza permetterti di morire, racconta dei falsi sorrisi, dell'ipocrisia, del "tutto per bene" che nasconde il marcio più inenarrabile, lo racconta con grande delicatezza, ma anche con decisione senza lasciare respiro, anzi un respiro si, quello della speranza, quello di un aiuto che cambia il mondo. Racconta dei neri d'America, racconta della segregazione razzista, ma racconta anche di come si possa isolare il proprio simile solo perchè è diverso o perchè la pensa diversamente, e quando non ci si conforma a come si viene emarginati. Racconta del coraggio, del mettersi in gioco nonostante tutto, del non aver niente da perdere, del darsi, del donarsi per gli altri, sia nel bene, sia nella cattiveria, nel donare un abbraccio d'amore al figlio del nemico, racconta di come si può cambiare il mondo cominciando dall'amare chi in fondo ha bisogno di smettere di stringere i denti.
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Il film racconta della cattiveria più intima, quella che umilia, che ti penetra dentro, che ti uccide senza permetterti di morire, racconta dei falsi sorrisi, dell'ipocrisia, del "tutto per bene" che nasconde il marcio più inenarrabile, lo racconta con grande delicatezza, ma anche con decisione senza lasciare respiro, anzi un respiro si, quello della speranza, quello di un aiuto che cambia il mondo. Racconta dei neri d'America, racconta della segregazione razzista, ma racconta anche di come si possa isolare il proprio simile solo perchè è diverso o perchè la pensa diversamente, e quando non ci si conforma a come si viene emarginati. Racconta del coraggio, del mettersi in gioco nonostante tutto, del non aver niente da perdere, del darsi, del donarsi per gli altri, sia nel bene, sia nella cattiveria, nel donare un abbraccio d'amore al figlio del nemico, racconta di come si può cambiare il mondo cominciando dall'amare chi in fondo ha bisogno di smettere di stringere i denti. E' un urlo prolungato, elegante, strozzato che racconta di quanto anche noi possiamo fare per cambiare le cose, di come basta poco per dare molto, di come non si deve piangersi addosso, ma osare, osare e lottare per conquistare e conservare la democrazia e la libertà. Assolutamente da non perdere
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fedelicia
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lunedì 30 gennaio 2012
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capolavoro!!!
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Gran bel film!! capace di affrontare un tema molto importante!!
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andys80
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lunedì 30 gennaio 2012
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un inno alla libertà. un film con una grande forza
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Era da tempo che non vedevo al cinema un film così bello.
Ottimo cast, ottima regia, grande storia (anche se è un tema già ampiamente trattato nel cinema, non sfocia mai nella retorica). Film con un grande impianto narrativo e sostenuto dall'impegno visibile di grandi professionisti del cinema.
Spero possa avere qualche riconoscimento agli oscar perchè merita davvero.
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babis
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lunedì 30 gennaio 2012
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film bellissimo
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Era da molto tempo che non vedevo un film così bello; la storia è significativa e ci restituisce il clima americano degli Anni Sessanta, in cui le persone di colore erano prive di alcuni diritti fondamentali; c'è il tentativo di non fare altro che dire la verità ed aprire una porta solo per far sapere a tutti quello che sta succedendo. Ma questo avrà una serie di conseguenze inimmaginabili sulla vita delle protagoniste. L'interpretazione di Emma Stone e Viola Davis emozionano molto. Spero davvero che il film riceva l'Oscar; comunque un film da vedere sicuramente!
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