gpistoia39
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lunedì 4 marzo 2013
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finalmente sappiamo cosa è veramente successo
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Bellissimo film di ricostruzione storica di un avvenimento che stava a cuore a tutti. Senza retorica, senza trionfalismi, senza un facile finale di risposta alla Domanda: "Dove vuole andare" era facile che la protagonista rispondesse "Go Home", e invece no, la protagonista piange.
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jaylee
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domenica 3 marzo 2013
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zero dark thirty – anatomia di un ossessione
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Così come il Vietnam ha scolpito ed indirizzato il filone cinematografico di guerra USA degli anni 70 e degli anni 80, così, l’11 settembre e le guerre in Iraq e Afghanistan che ne conseguirono sono stati l’inevitabile follow up a quel filone dell’ultima decade.
Zero Dark Thirty, rappresenta il secondo contributo di Kathrin Bigelow al genere dopo The Hurt Locker premiato con l’Oscar nel 2008 e , con tutta probabilità ne è uno dei momenti conclusivi. Uno dei migliori?
Maya, di cui non sapremo mai il cognome ed interpretata da Jessica Chastain, è un’analista militare della CIA e viene immediatamente assegnata al rintracciamento dei capi di Al Qaeda nel 2001.
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Così come il Vietnam ha scolpito ed indirizzato il filone cinematografico di guerra USA degli anni 70 e degli anni 80, così, l’11 settembre e le guerre in Iraq e Afghanistan che ne conseguirono sono stati l’inevitabile follow up a quel filone dell’ultima decade.
Zero Dark Thirty, rappresenta il secondo contributo di Kathrin Bigelow al genere dopo The Hurt Locker premiato con l’Oscar nel 2008 e , con tutta probabilità ne è uno dei momenti conclusivi. Uno dei migliori?
Maya, di cui non sapremo mai il cognome ed interpretata da Jessica Chastain, è un’analista militare della CIA e viene immediatamente assegnata al rintracciamento dei capi di Al Qaeda nel 2001. Vivrà la fase iniziale della furia vendicatrice dell’amministrazione Bush, con torture, prigioni, operazioni anche affrettate, e poi l’apparente disinteresse della gestione Obama, fino a che nel 2011, riuscirà a rintracciare Osama Bin Laden e a condurre alla sua cattura da parte di un gruppo di Navy Seals, 10 anni esatti dall’assegnazione del compito che lei sola avrà perseguito costantemente ed ossessivamente in quel periodo, tra dimissioni, assassinii, trasferimenti dei vari colleghi.
Zero Dark Thirty ha il pregio di non spettacolarizzare eccessivamente quello che sarebbe potuto essere una storia di Rambo del 21 secolo, e di concentrarsi su tutto quel lavoro minuzioso, invisibile e spesso dimenticato che sta dietro alle operazioni sul campo; da questo punto di vista, la scelta di una donna, isolata già all’inizio, e sempre più sola nella sua ricerca, come centro di gravità della trama, appare molto interessante e dona un tocco di originalità ad uno svolgimento di per sé non particolarmente sostenuto nel ritmo (se non nella mezzora finale). L’introspezione psicologica diventa dunque il punto focale, con l’incrollabile fede di Maya, che di fatto le annulla dieci anni di vita… tanto che quando le chiederanno dove vuole tornare una volta che la missione sarà finita, non sarà in grado di rispondere, ma di sciogliersi in un pianto silenzioso.
Dicevamo dunque: uno dei migliori film sul post 11 settembre? Difficile dirlo. In generale, questo filone non ha prodotto quei capolavori che caratterizzavano la Guerra in Vietnam, da Apocalypse Now, a Full Metal Jacket, Platoon, Il Cacciatore… Così come altre produzioni della Bigelow, l’impatto visivo è notevole, e buonissima è la cura dei dettagli, quasi una vivisezione di un’ossessione individuale, ma la trama risulta essere alla fine ridondante. 2 ore e 37 in questo caso francamente eccessive, con una parte centrale spesso ripetitiva. Con l’eccezione della protagonista Jessica Chastain, davvero molto brava ed intensa, e di Mark Strong (che, sua cinematografia alla mano, sembra che voglia battere il record di presenzialismo in film negli ultimi due anni, quasi sempre in parti eticamente ambigue, se non proprio del cattivo), il resto del cast è ugualmente piatto e con volti troppo televisivi, istantaneamente dimenticabili… Kyle Chandler, Joel Edgerton, Jason Clarke, persino James Gandolfini “scompare” nonostante la mole.
In definitiva: si tratta di un buon film, ed ottimamente confezionato, ma è francamente sopravvalutato dalla critica (come, ci dispiace doverlo dire, tutta la cinematografia della Bigelow… probabilmente essere stata la ex moglie di James Cameron ha i suoi vantaggi), inferiore, ad esempio, ad un Redacted di Brian De Palma, del quale ne recupera qualche stilema documentaristico, e in tema di Guerra del Golfo (anche se pre-11 settembre) a Jarhead di Sam Mendes. Anche The Hurt Locker, sempre della Bigelow e a mio avviso sopravvalutato vincitore di un Oscar come Miglior Film, comunque rimane una pellicola migliore.
Si fa vedere, ma non si fa amare. (www.versionekowalski.it)
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stani 1
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giovedì 28 febbraio 2013
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kathryn bigelow colpisce il bersaglio
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Ottimo film regia di qualità splendida Jessica Chastain in un ruolo intenso che vive il proprio lavoro in maniera ossessiva zelo. Assolutamente si!!!
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giopesa
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lunedì 25 febbraio 2013
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effetti di tensione perfetti
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In questo film spiccano imperiosamente imprevidibilità e tensione.
La Bigelow dopo il grande The hurt locker dirige un film con gli stessi elementi(appunto tensione e imprevedibilità) ma questa volta molto più romanzato. Le sequenze delle torture sono assolutamente discutibili ma secondo me è stato giusto rappresentarle essendo parte della vera storia. Da vedere!!!
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raffaelemarino
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sabato 23 febbraio 2013
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una storia che doveva essere vista
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Una pellicola diretta magistralmente da una donna,molto minuziosa mai banale,può sembrare un documentario ma alla fine non lo è;una narrazione dei fatti più salienti in maniera asciutta,non si è mai persa nei dettagli,la storia della cattura di bin laden doveva essere narrata,una sceneggiatura ottima con una costruzione del personaggio della protagonista molto curata,belle le lacrime finali dove Maya capisce che ormai non ha più uno scopo di vita,questo vuoto prima colmato dalla cattura di OBL e poi ripreso.Ottima anche la denuncia della gerarchia maschile sfiduciosa nei confronti di una donna.Belli i silenzi i piccoli accenni di interiorità dei soldati senza cmq mai perdere l'obbiettivo finale.
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Una pellicola diretta magistralmente da una donna,molto minuziosa mai banale,può sembrare un documentario ma alla fine non lo è;una narrazione dei fatti più salienti in maniera asciutta,non si è mai persa nei dettagli,la storia della cattura di bin laden doveva essere narrata,una sceneggiatura ottima con una costruzione del personaggio della protagonista molto curata,belle le lacrime finali dove Maya capisce che ormai non ha più uno scopo di vita,questo vuoto prima colmato dalla cattura di OBL e poi ripreso.Ottima anche la denuncia della gerarchia maschile sfiduciosa nei confronti di una donna.Belli i silenzi i piccoli accenni di interiorità dei soldati senza cmq mai perdere l'obbiettivo finale.Inquadrature perfette ti fanno entrare nel film,quest'ultimo lungo ma mai scontato,una fotografia non accentuata appunto da non far stancare lo spettatore o distrarlo su cose che non erano inerenti allo svolgimento della storia.Interessante molto il rapporto che lo sceneggiatore ha dato al protagonista della prima parte del film che decidendo di far carriera quindi di abbondanare la prima linea fa capire che non era là per l'obbiettievo ma solo per svolgere un lavoro.In pratica la regista ci svela le differenze tra uomo e donna e tra donna e donna,un pò scontata la scena dell'attentato ai danni degli americani ma ci fa capire che in quel momento sempre una donna è stata vittima della foga di arrivare all'obbiettivo e troppo fiduciosa del nemico,quindi in tutto il film possiamo notare le sfaccettature dei personaggi ben costruiti e ben recitati dagli attori senza mai essere esagerati o finti.Consiglio di andarlo a vedere naturalmente non uscirete sbalorditi ma con la consapevolezza di aver visto una storia ben narrata."Che il ciak sia con voi" raffaele
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diomede917
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giovedì 21 febbraio 2013
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osessione bin laden
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Zero Dark Thirty in gergo militare vuol dire “Mezzanotte e mezza” ossia l’ora in cui Osama Bin Laden è stato ucciso nel Maggio del 2011
Zero Dark Thirty non è un film sulla caccia a Osama Bin Laden, Zero Dark Thirty è un film sull’ossessione per Osama Bin Laden.
Un’ossessione che cattura la protagonista Maya, che ha il fisico gracilino e il volto pallido di Jessica Chastain, fin dall’inizio visto che la sua prima missione Cia è proprio la cattura del capo di Al Qaeda.
Un’ossessione che nasce nel 2003 e che assorbe per otto anni la vita della protagonista trasformandola da ragazzina spaurita e intimidita di fronte la sua prima tortura, che apre il film, in una donna tenace di forte temperamento che accompagna questo strumento usato per ottenere informazioni importanti con le sue intuizioni.
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Zero Dark Thirty in gergo militare vuol dire “Mezzanotte e mezza” ossia l’ora in cui Osama Bin Laden è stato ucciso nel Maggio del 2011
Zero Dark Thirty non è un film sulla caccia a Osama Bin Laden, Zero Dark Thirty è un film sull’ossessione per Osama Bin Laden.
Un’ossessione che cattura la protagonista Maya, che ha il fisico gracilino e il volto pallido di Jessica Chastain, fin dall’inizio visto che la sua prima missione Cia è proprio la cattura del capo di Al Qaeda.
Un’ossessione che nasce nel 2003 e che assorbe per otto anni la vita della protagonista trasformandola da ragazzina spaurita e intimidita di fronte la sua prima tortura, che apre il film, in una donna tenace di forte temperamento che accompagna questo strumento usato per ottenere informazioni importanti con le sue intuizioni.
Un’ossessione che le annulla la propria vita privata facendola diventare una donna non portata per scopare.
Un’ossessione che le fa implodere il dolore quando la sua amica/collega finisce vittima di un attacco terroristico.
A dirigere questa ossessione c’è il regista più virile dell’attuale panorama cinematografico Kathryn Bigelow che amo definire la Sam Peckinpah femminile.
La dirige non seguendo una linearità narrativa ma andando per sussulti, per strappi suddivisi in capitoli….se per 3/4 è la classica caccia del gatto con il topo è nel concitato finale che viene fuori tutto il talento della regista premio Oscar evitando la classica americanata esaltata.
Quello che vediamo è una coreografia d’alta scuola dove il buio si alterna con le inquadrature a infrarossi, i colpi di arma da fuoco sono ovattati dal silenzio della notte e gli stessi soldati che hanno portato a termine la missione sono rappresentati in un’inusuale umanità…..da vedere lo sguardo sconvolto di chi ha ammazzato “L’inquilino del terzo piano”.
E dopo l’ultima mezz’ora girata e vissuta in apnea la Bigelow regala alla sua protagonista un primo piano in piena solitudine dove far saltare il tappo dell’emozione in un pianto liberatorio che possa segnare la fine di un’ossessione e l’inizio di una nuova vita.
Voto 7,5
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francesco2
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giovedì 21 febbraio 2013
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kill "bin" (ma è una mezza delusione)
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Spiace dirlo, ma nonostante la perizia tecnica e la bravura della Chastain, la regista di altre opere a smontare un certo mo(n)do non ci prova neppure. Si può anche essere favorevoli alla tortura e condanare gli islamici (Ma forse ils uos copo non era questo), ma non sapremo mai cosa passi per la testa di certi assassini, anche se è poco definirli scellerati; né capiremo mai, tranne che nella scena del curriculum (Probabilmente, peraltro, abbastanza banale), che non tutti gli statunitensi sono eroi. Possono torturare degli esseri umani (magari disgustosi) ed affezionarsi alle scimmie, ma restano sempre eroi.
Anche se poi è (Troppo?) facile leggere il film come una parabola della stessa Bigelow: una donna, che nel cinema come in guerra, deve lottare per vedere riconosciuto il proprio valore.
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Spiace dirlo, ma nonostante la perizia tecnica e la bravura della Chastain, la regista di altre opere a smontare un certo mo(n)do non ci prova neppure. Si può anche essere favorevoli alla tortura e condanare gli islamici (Ma forse ils uos copo non era questo), ma non sapremo mai cosa passi per la testa di certi assassini, anche se è poco definirli scellerati; né capiremo mai, tranne che nella scena del curriculum (Probabilmente, peraltro, abbastanza banale), che non tutti gli statunitensi sono eroi. Possono torturare degli esseri umani (magari disgustosi) ed affezionarsi alle scimmie, ma restano sempre eroi.
Anche se poi è (Troppo?) facile leggere il film come una parabola della stessa Bigelow: una donna, che nel cinema come in guerra, deve lottare per vedere riconosciuto il proprio valore. Salvo poi soccombere, come avviene in una scena che vale, da sola, il prezzo del biglietto: si vede avvicinarsi, graduialmente, la "Verità", ma poi invece la Menzogna esplode dirompente, in tutta la sua violenza.
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(di francesco2)
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iconologo
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mercoledì 20 febbraio 2013
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non è un antigone, è una donna di oggi
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Brevissimo: il voto 4 e più su 5 dato dal sito è eccessivo, perchè il film decolla solo dopo la morte dell'amica di Maya e forse ha tagliato qualche battuta di rancore, rimorso o pietà e quindi anche i torturatori sembrano troppo perfetti così da giustificare la critica teorica di Zizek sul "manifesto" di qualche domenica fa. Ma come nel film di Bellocchio sul rapimento Moro si introduce un occhio femminile sulla violenza che merita di essere segnalato. Se avessi un nipote di 11 anni lo porterei a vederlo
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villamax
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mercoledì 20 febbraio 2013
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documentario ?
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Una storia vera romanzata, o una romanzo con qualche spunto di verità ? Noi non sapremo mai come sono andate veramente le vicende legate alla cattura di Osama Bin Laden. Il film ci racconta 10 anni di interrogatori, appostamenti, intercettazioni , immagini satellitari, attentati , speranze e fallimenti della CIA nella persona di una bellissima Jessica Chastain. A questo film do voto 7.5 anche se mi sembrano eccessive le nomination per gli oscar 2013 di cui si parla, ( 0,5 in più a priori per la presenza di Mark Strong che alza sempre il mio voto personale ). Decisamente interessante la parte finale con l’assalto alla villa bunker descritto minuto per minuto.
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(di pressa catozzo)
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wounded knee
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martedì 19 febbraio 2013
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ossessione e cronaca con finale di alto cinema
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Storia di una ossessione, per quel che riguarda Maya la protagonista, e storia di un fatto che vede emotivamente molto più coinvolti gli americani. Il film dura però 154 minuti (circa), se togliamo il periodo dell'attacco finale alla casa/nascondiglio dello sceicco saudita; tutto il resto del film tratta appunto di questa ossessione. Tutto viene farcitio con la cronaca degli attentati che vengono effettuati dal 11 settembre alla cattura di Bin Laden, e quantificando parliamo di più di due ore. Il risultato è un film troppo lungo, che diventa piuttosto pesante e, a tratti, anche noioso, fino all'attacco finale. Da quando i navy seals salgono sugli elicotteri al loro ritorno alla base, si possono vedere una serie di sequenze che probabilmente andranno a finire direttamente nella storia del cinema, come le più ben girate e realistiche di un attacco di questo genere.
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Storia di una ossessione, per quel che riguarda Maya la protagonista, e storia di un fatto che vede emotivamente molto più coinvolti gli americani. Il film dura però 154 minuti (circa), se togliamo il periodo dell'attacco finale alla casa/nascondiglio dello sceicco saudita; tutto il resto del film tratta appunto di questa ossessione. Tutto viene farcitio con la cronaca degli attentati che vengono effettuati dal 11 settembre alla cattura di Bin Laden, e quantificando parliamo di più di due ore. Il risultato è un film troppo lungo, che diventa piuttosto pesante e, a tratti, anche noioso, fino all'attacco finale. Da quando i navy seals salgono sugli elicotteri al loro ritorno alla base, si possono vedere una serie di sequenze che probabilmente andranno a finire direttamente nella storia del cinema, come le più ben girate e realistiche di un attacco di questo genere.Se il film avesse la durata di un paio d'ore al massimo (tagliando una buona mezz'ora), lasciando integrale la cronaca dell'attacco finale, il risultato sarebbe stato senz'altro molto più equilibrato
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