lucblaks
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domenica 10 febbraio 2013
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e ora dove andiamo?
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Devo ancora riassumere consapevolezza dopo quello che ho visto. Anzi no scusate vissuto. Si perchè se si va al cinema con l'intento di "vedere" Zero Dark Thirty se ne esce indubbiamente insoddisfatti. Partendo dal presupposto che adoro la Bigelow. La adoro con tutto me stesso. Per due semplici motivi: il primo è perchè è sincera. E' sincera sotto tutti i punti di vista. Utilizza una precisione e una fedeltà dei fatti veramente accaduti con una capacità di sintesi a dir poco incredibile e ,soprattutto,invidiabile.Secondo,ma non meno importante,è perchè ha,perdonate il termine,le palle. Kathryn Bigelow,regista donna,ha le palle.
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Devo ancora riassumere consapevolezza dopo quello che ho visto. Anzi no scusate vissuto. Si perchè se si va al cinema con l'intento di "vedere" Zero Dark Thirty se ne esce indubbiamente insoddisfatti. Partendo dal presupposto che adoro la Bigelow. La adoro con tutto me stesso. Per due semplici motivi: il primo è perchè è sincera. E' sincera sotto tutti i punti di vista. Utilizza una precisione e una fedeltà dei fatti veramente accaduti con una capacità di sintesi a dir poco incredibile e ,soprattutto,invidiabile.Secondo,ma non meno importante,è perchè ha,perdonate il termine,le palle. Kathryn Bigelow,regista donna,ha le palle. Sicuramente più del suo ex marito James Cameron.
Racconta la verità senza aver paura,se continuate a chiedervi perchè la nomination come miglior regista non l'ha ricevuta quest'anno eccovi la risposta, e quando si presenta una critica che è necessario fare contro il suo paese lei non esita a farlo. Questa si chiama coerenza e non è da tutti,basta guardare Lincoln per capirlo. Ma qui non stiamo parlando della Bigelow stiamo parlando del suo nuovo capolavoro. Innanzi tutto le accuse che sono state fatte contro questo film sono del tutto infondate. "La Bigelow giustifica la tortura" questo è stato detto. Ma vi sembra mai possibile? Raccontare dei fatti realmente accaduti ormai è un crimine? Membri dell'Academy Award hanno minacciato di boicattare il film in fase di voto. Vi chiedo una cosa. Non ascoltate tutte queste persone. Perchè hanno semplicemente paura. Voi pensate solo al film. Già perchè il film in di per se è quello che io, e spero tutti i comuni mortali,chiamano capolavoro indiscusso. La prova di tutti gli attori è impeccabile ma vengono tutti oscurati dalla bravura eccelsa della sua attrice protagonista Jessica Chastain. La sua Maya,ossessionata dalla cattura di Bin Laden,che badate bene, oltre ad essere quello che è,nel film è come se rappresentasse l'anima nera della protagonista,non segue nessuna evoluzione. Entra a far parte della missione che è un vero e proprio "Killer" come viene definita da molti suoi colleghi,incapace di legare qualsiasi rapporto umano, alla fine ne esce distrutta. La morte di Bin Laden era quello per cui lei pensava di essere stata "risparmiata" a differenza dei suoi compagni deceduti nella missione, e da quando il cuore del terrorista ha smesso di battere in un certo senso ha fatto lo stesso il cuore di Maya. Alla battuta finale che le viene posta "E ora dove andiamo?" la protagonista cede alle sue lacrime. E' qui che la Chastain eccelle. Ha capito fino in fondo chi sta interpretando e unisce a un pianto di sollievo un altro di disperazione perchè lei effettivamente non sa più "dove andare". Un'interpretazione del genere,se l'Oscar viene assegnato a Jennifer Lawrence potrò dire che l'Academy è ormai corrotta,non può che essere stata guidata da una strabiliante regia. Di Kathryn Bigelow abbiamo gia parlato esaurientemente quindi passiamo al suo compagno sia sulla vita,sia sul lavoro, Mark Boal. Sceneggiatore del film e anche del precedente della Bigelow,The Hurt Locker, Boal fa un lavoro straordinario. Con le sue doti da giornalista,il suo vero lavoro,scrive delle battute studiate per mettere in risalto il carattere della protagonista che non possono che risultare plausibili agli occhi dello spettatore. Colonna sonora aghiacciante,ripetitiva,ma al punto giusto, capace di suscitare emozioni molto forti. La scena della cattura infine è qualcosa che il cinema non ha mai avuto l'onore di avere,finora. Con la fedeltà già citata all'inizio,la regista Californiana mette in piedi mezzora di pura adrenalina, la cui gran parte girata abilmente con gli stessi strumenti notturni dell'esercito.
"And the Oscar goes to...Zero Dark Thirty" in un mondo più onesto forse.
Ora lasciamo spazio a film come Lincoln...
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goldy
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sabato 9 febbraio 2013
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cronaca di una noia
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Fa davvero differenza il fatto che la protagonista di un film così macho sia una donna? Non me ne può frega de meno... La figura di Bin Laden e la sua lettura del mondo mi avrebbero interessato molto di più. Assistere alle operazioni che portarono alla sua cattura senza tentare un minimo coinvolgimento dello spettatore lo giudico un peccato mortale. La Bigelow ha mostrato più di una volta di essere una regista donna capace di fare film da "uomini". La smetta di dare ogni volta dimostrazione della sua indubbia capacità registica e lavori anche su una sceneggiatura più significativa . Gli altimi trenta minuti della cattura di Bin Laden fatti di secchi colpi di mitragliette cos'hanno di diverso rispetto a identiche scene tipo Die Hard ? Quale diverso tocco femminile le diversifica? Una noia infinita.
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Fa davvero differenza il fatto che la protagonista di un film così macho sia una donna? Non me ne può frega de meno... La figura di Bin Laden e la sua lettura del mondo mi avrebbero interessato molto di più. Assistere alle operazioni che portarono alla sua cattura senza tentare un minimo coinvolgimento dello spettatore lo giudico un peccato mortale. La Bigelow ha mostrato più di una volta di essere una regista donna capace di fare film da "uomini". La smetta di dare ogni volta dimostrazione della sua indubbia capacità registica e lavori anche su una sceneggiatura più significativa . Gli altimi trenta minuti della cattura di Bin Laden fatti di secchi colpi di mitragliette cos'hanno di diverso rispetto a identiche scene tipo Die Hard ? Quale diverso tocco femminile le diversifica? Una noia infinita.
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renato volpone
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sabato 9 febbraio 2013
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maya e geronimo
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Dopo "Code name: Geronimo" ecco un altro film che, con dovizia di particolari, racconta dell'uccisione di Bin Laden. A differenza del primo che era più centrato sui Canarini", i Marines che hanno sferrato l'attacco al rifugio del capo di Al-Qaida, questo pellicola parte da più lontano, dagli inizi degli anni 2000, per arrivare poi allo stesso punto dell'altro. Le versioni sono un po' diverse e, considerata la "dolcezza" con cui vengono trattate le torture e gli interrogatori in questo, si presume che il film precedente fosse più attendibile, ma come sempre accade quando si tratta di qualcosa di "segreto" o di "militare" la verità affiora sempre un po' dalle nebbie.
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Dopo "Code name: Geronimo" ecco un altro film che, con dovizia di particolari, racconta dell'uccisione di Bin Laden. A differenza del primo che era più centrato sui Canarini", i Marines che hanno sferrato l'attacco al rifugio del capo di Al-Qaida, questo pellicola parte da più lontano, dagli inizi degli anni 2000, per arrivare poi allo stesso punto dell'altro. Le versioni sono un po' diverse e, considerata la "dolcezza" con cui vengono trattate le torture e gli interrogatori in questo, si presume che il film precedente fosse più attendibile, ma come sempre accade quando si tratta di qualcosa di "segreto" o di "militare" la verità affiora sempre un po' dalle nebbie. L'attenzione del regista e dello sceneggiatore è tutta centrata su Maya, la donna della CIA che ha condotto le ricerche che hanno portato al rifugio segreto di Bin Laden. Una donna forte e decisa, ma troppo spesso umanizzata con lacrime e mancamenti, non dimentichiamoci che si tratta comunque di un "agente speciale". Il film, decisamente troppo lungo e lento, probabilmente l'attacco è durato meno nella realtà che sullo schermo, lascia spazio a molti dubbi e perplessità. La leggerezza con cui vengono trattati e spettacolarizzati i dati storici e le caratteristiche dei personaggi è davvero troppa per una storia ancora così vicina e dolorosa.
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ashtray_bliss
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sabato 2 febbraio 2013
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cronaca narratta lucidamente e tutta al femminile.
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Zero Dark Thrity e' solo apparentemente un film maschile, sia per la tematica trattata che per l'interpretazione. Perche' dietro questo film monumentale c'e' una grande regista: una donna : Kathryn Bigelow. Solo lei poteva portare sulle scene in modo efficace la storia-cronaca di una delle caccie all'uomo piu' difficili e costose nonche' controverse del ultimo decennio. La controversia sta nel fatto che una intera nazione come gli Stati Uniti d'America si e' giocata tutto il suo prestigio e la sua immagine pubblica di paese democratico (e tollerante) con una prolungata e contestata guerra e, succesivamente, occupazione territoriale dei paesi del medio oriente (Afghanistan, Pakistan) ma sopratutto verso un criminale-fantasma: Osama Bin Laden.
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Zero Dark Thrity e' solo apparentemente un film maschile, sia per la tematica trattata che per l'interpretazione. Perche' dietro questo film monumentale c'e' una grande regista: una donna : Kathryn Bigelow. Solo lei poteva portare sulle scene in modo efficace la storia-cronaca di una delle caccie all'uomo piu' difficili e costose nonche' controverse del ultimo decennio. La controversia sta nel fatto che una intera nazione come gli Stati Uniti d'America si e' giocata tutto il suo prestigio e la sua immagine pubblica di paese democratico (e tollerante) con una prolungata e contestata guerra e, succesivamente, occupazione territoriale dei paesi del medio oriente (Afghanistan, Pakistan) ma sopratutto verso un criminale-fantasma: Osama Bin Laden. Per anni e' stato detto e scritto tutto su di lui: che in realta' non e' mai esistito, che era gia' morto pochi anni dopo l'attacco alle torri gemelle (World Trade Center), che viveva insieme ai gruppi di nomadi e che per questo ne avevano perso le traccie. Eppure tutti (in Occidente) continuavano a temerlo ed e' rimasto al top della lista dei nemici delle Nazioni Unite d'America. Una minaccia che gli USA hanno sempre voluto sconfiggere e che (probalimente) ci sono riusciti dopo 10 lunghissimi anni di ricerche e spionaggio.
Ed e' qui che nasce la vera trama del film, quella sorretta da Maya, una giovane agente dell'Intelligence la quale si dedica anima e corpo ad un unica causa: quella di trovare e uccidere Bin Laden. La questione diventa per Maya quasi una vendetta personale, un ossessione che le occupa tutto il tempo, i pensieri e le energie.
Cosi Maya, apparentemente donna fragile e anche sensibile (le smorfie di disgusto nelle prime scene delle torture verso il detenuto, ne sono prova lampante) inizia ha portare in superficie una tenacia e una forza di volonta inditruttibile. E per anni continuera a spostarsi tra gli Usa e il medio-oriente (Afghanistan, Pakistan) sempre piu' convinta di avvicinarsi al obbietivo da eliminare. Presenziando a torture, osservando ossessivamente video confessioni di detenuti, studiado foto di (presunti o meno) terroristi ricercati, e vendendo a contatto, lei insieme ad un piccolo team (di uomini), a corrieri e spie sul suolo Pakistano riesce a tracciare una teoria sul rifugio dove si sta nascondendo OBL, e che si rivelera' essere quella corretta.
Dopo molti tentativi falliti e molti anni di staticita' che l'Intelligence americana ha passato, Maya e' l'unica a non volersi arrendere alla cattura e uccisione di OBL, anche quando gli obbiettivi del governo americano sono cambiati: ora la priorita' non e' piu' trovare Bin Laden e gli altri membri di AlQaeda, bensi proteggere la nazione da nuovi ed eventuali attacchi terroristici. Ma Maya e' determinata a far valere la sua teoria e non solo, con la sua determinazione riuscira' ad imporsi ai suoi superiori e riuscira' ad ottenere la luce verde per dare il via ad una operazione di alto rischio e segretissima. Una operazione che come ammettono gli stessi partecipanti (e su tutti i Navy Seals) si basa solamente su ipotesi e teorie senza avere alcuna base concreta (se non la determinazione e la fiducia stessa di Maya nel progetto da portare avanti). L'operazione (nota come Geronimo) e' avvolta da un grande scetticismo e sfiducia ma viene comunque eseguita.
L'ultima mezzora del film e' sicuramente la piu' emozionante ed e' quella che ci fa assistere all'attacco programmato dai Navy Seals nel rifugio-fortezza di Bin Laden. Una sequenza buia ma carica di adrenalina ed emozioni nel assistere, quasi partecipare, all'irruzione nella casa, allo sterminio di tutti gli obbiettivi-maschi ed infine proprio di Bin Laden stesso.
Ma Zero Dark Thirty non lascia alcun spazio ai sentimentalismi o ai moralismi. Il tutto viene captato e narrato lucidamente, quasi in maniera documentaristica. La Bigelow non sconta nulla a nessuno, non imbellisce e nemmeno distorce la realta' dei fatti: propone scene di violenza, come le torture, e di massacro (le donne uccise durante l'attacco al rifugio di Bin Laden). Cosi come propone scene di normalita' nelle basi americani del Medio-oriente (i Navy Seals che giocano prima del raid, il comandante Dan che accarezza e scherza sulle sue scimiette).
Ma sopratutto e' un film visto da una prospettiva diversa, ovviamente quella di Maya, una donna vuota che fa' del obiettivo di cattura di Bin Laden (vivo o morto) l'unico scopo della sua esistenza (lei stessa affermera' ad un superiore di non aver contribuito in nessun altro modo per l'Intelligence). Maya e la caccia a Bin Laden sono due cose vitalmente conesse tra loro e inseparabili, l'esistenza di una include quella dell'altra.
Motivo per cui, portare a termine la missione (cattura e morte di OBL) decretera' anche il declino (professionale ed esistenziale) della stessa Maya. La morte fisica di Bin Laden equivale alla morte psicologica di Maya. La sua ossessione ora non ha modo di protrarsi nel tempo. Ecco a cosa si riferiscono le lacrime della protagonista nella sequenza finale. La commozione non si riferisce alla speranza o alla gioia di aver condotto una delle missioni piu' importanti (per gli USA) degli ultimi 10 anni, ma si riferiscono al proprio annientamento. Il vuoto che non potra' piu' essere colmato. La sete di vendetta che ora non ha piu' il suo oggetto. Maya e' ormai un'esistenza vuota.
Bravissimi gli interpreti, superba la regia. Un film dettagliato e documentato di una storia che doveva essere narrata (anche cinematograficamente). Lungo ma mai noioso, Zero Dark Thirty e' un film imperdibile.
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[+] pakistan?
(di giovanni)
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bartleby corinzio
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venerdì 1 febbraio 2013
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quando il cinema è donna
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L'uomo più ricercato del pianeta, inserito all'interno di un'ideologia fortemente maschilista che vede nel femmineo un utensile o giù di lì, è stato stanato da una donna. Poco più che trentenne, rossa, tacchi alti, determinata, ha fatto della cattura di Osama bin Laden un'ossessione vera e propria. Ossessione conclusasi, come ha poi testimoniato un marine, chinata e in lacrime davanti ad un elicottero nonché davanti alla salma dell'uomo a cui aveva dato la caccia. Premiata con un'onorificenza dalla Cia, vedendo che il medesimo premio era stato dato anche ai suoi colleghi, lei ha inviato una mail collettiva agli altri agenti con scritto: "Voi mi avete ostacolata, mi avete lasciata sola, mi avete combattuta, soltanto io merito il premio, voi no.
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L'uomo più ricercato del pianeta, inserito all'interno di un'ideologia fortemente maschilista che vede nel femmineo un utensile o giù di lì, è stato stanato da una donna. Poco più che trentenne, rossa, tacchi alti, determinata, ha fatto della cattura di Osama bin Laden un'ossessione vera e propria. Ossessione conclusasi, come ha poi testimoniato un marine, chinata e in lacrime davanti ad un elicottero nonché davanti alla salma dell'uomo a cui aveva dato la caccia. Premiata con un'onorificenza dalla Cia, vedendo che il medesimo premio era stato dato anche ai suoi colleghi, lei ha inviato una mail collettiva agli altri agenti con scritto: "Voi mi avete ostacolata, mi avete lasciata sola, mi avete combattuta, soltanto io merito il premio, voi no." In risposta la Cia le ha negato una promozione.
E' questo il personaggio (reale) raccontato dalla Bigelow. E questo è anche uno dei punti a sé della pellicola, giacché non è facile scrivere di questo film. Nel senso che non è un semplice film su dei tizi che vanno ad ammazzare un tizio. E lo si capisce subito nei primi pesanti 40 minuti che mostrano le "tecniche avanzate di interrogatorio". Fanno male, perché è proprio dannatamente vero che la storia la scrivono i vincitori. E in questo caso i vincitori sono gli Stati Uniti d'America e la loro osannata democrazia. Democrazia che beatamente cela il sangue sotto le stelle e le strisce, democrazia legittimata a commettere crimini contro l'umanità. Democrazia che a volte, sbigottita, si ritrova a domandarsi: "Ma perché ce l'avete tanto con noi? Noi portiamo la pace." Ma questo è un altro punto, per l'appunto. Si rischia di generalizzare e di diventare ciechi e stolti. La Bigelow invece è riuscita a costruire un film che "vede"; non incentrato sul "guardate quanto siamo fighi noi americani". E' schietta, non si nasconde né enfatizza. Non giocherella.
Insomma, Kathryn Bigelow è una regista strepitosa. Ed è un bene che a dirigere una storia del genere sia stata lei... Ma chi altri poteva farlo? Questo film era suo. Questo film è donna. Per quanto, detto così, possa sembrare strano. Strano per via di un contesto così prettamente maschile e soprattutto brutale. Ma queste in effetti sono minutaglie, e non a caso quando il capo della Cia -durante una riunione- accorgendosi della donna presente nella sala, domanda: "Lei chi è?" La risposta immediata è: "Sono la figlia di puttana che ha trovato il rifugio". La "figlia di puttana", l'agente della Cia -nella finzione del film chiamata Maya- è interpretata da Jessica Chastain, candidata meritatamente come miglior attrice protagonista. Un personaggio che non fa nulla per risultare simpatico, anzi. Ma in fondo perché mai dovrebbe risultare simpatica?! C'è poi anche un'altra donna, Jennifer Ehle, che interpreta la reale Jennifer Matthews e poi ci sono gli uomini, dall'ottimo e controverso agente torturatore (Jason Clarke) ai corpi dei Navy SEALs, ed è meraviglioso il modo in cui la Bigelow scruta l'universo maschile, quei Navy SEALs protagonisti della parte più attesa del film. Parte che meriterebbe una recensione a sé, quei fatidici 38 minuti di azione dei 79 uomini ed il cane Cairo (un pastore belga Malinois).
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molenga
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giovedì 31 gennaio 2013
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non lo guarderò una seconda volta
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resoconto potenziale della tappe che hanno condotta la CIA all'eliminazione di Bin Laden. Brava e bellissima la chastain, regia e fotografia ottime. ma che noia....in particolare l'ultima parte dedicata all'incursione.
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owanone
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domenica 27 gennaio 2013
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una bella spy story
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Si tratta di un film di cui si sa tutto ancor prima di andare a vederlo. Partendo ovviamente dagli eventi narrati e ormai parte della cronaca, l’attacco dell’11.09, la caccia dei governi USA per catturare gli organizzatori, fiancheggiatori e ideatore finale Osama Bin Laden. Oltre alla ‘polemica’ su eventuali rivelazioni da parte della regista K. Bigelow di segreti di Stato sull’intera operazione. Sarebbe impensabile per un regista Americano poter fare a meno del contributo dell’esercito USA per girare un film del genere per cui altro che rivelazioni. Il film inizia poi con la dicitura ‘Questo film è basato su informazioni di prima mano di eventi realmente accaduti’ tanto per dare una patina di veridicità alla storia che il film racconta.
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Si tratta di un film di cui si sa tutto ancor prima di andare a vederlo. Partendo ovviamente dagli eventi narrati e ormai parte della cronaca, l’attacco dell’11.09, la caccia dei governi USA per catturare gli organizzatori, fiancheggiatori e ideatore finale Osama Bin Laden. Oltre alla ‘polemica’ su eventuali rivelazioni da parte della regista K. Bigelow di segreti di Stato sull’intera operazione. Sarebbe impensabile per un regista Americano poter fare a meno del contributo dell’esercito USA per girare un film del genere per cui altro che rivelazioni. Il film inizia poi con la dicitura ‘Questo film è basato su informazioni di prima mano di eventi realmente accaduti’ tanto per dare una patina di veridicità alla storia che il film racconta. Come se non bastasse andare su Wikipedia e leggere tutto quello che il film ci racconta. Insomma tanti fattori che hanno come fine quello di attirare l’interesse dello spettatore a cui contribuisce anche il roboante lancio a tutte le candidature di prestigio del prossimo Oscar. E tutto fa supporre che siamo solo all’inizio di un nuovo filone quello di come-abbiamo-catturato-bin-laden, basterebbe citare il film meno conosciuto ‘Code Name Geronimo’. La storia si svolge nell’arco di 10 anni, dal 11.09 al 01.05.11 seguendo un piccolo gruppo di agenti incaricati di interrogare con la tortura i sospetti detenuti ed analisti incaricati di comporre l’enorme puzzle di informazioni per arrivare a OBL fra cui spicca Maya ( J. Chastain). Successi e insuccessi si susseguono e gli ultimi sono a volte tremendi come la bomba a Londra, quella contro il Marriott a Karachi e l’attacco suicida contro un fortino Usa in Afghanistan. Tuttavia il filo conduttore del film è la ricostruzione su come il team, grazie all’intuizione di Maya, riesca dopo una sfilza di pedinamenti, intercettazioni, interrogatori violenti ad arrivare all’ultimo anello, colui che ha accesso diretto al fortino di OBL ad Abottabad in Pakistan. Intanto si evidenzia l’impiego sistematico della tortura per estorcere informazioni e questo è un merito del film che dice in modo crudo e realistico che senza l’annichilimento fisico e psicologico del nemico non si sarebbe arrivato al risultato. Tuttavia l’opera appare più come un docu-drama, quelle ricostruzioni televisive con attori per ricreare un particolare evento effetto che impedisce allo spettatore di immedesimarsi coi personaggi descritti. Il film quindi scorre via come se fosse un documentario. Però si riscatta nell’ultima parte veramente cinematografica e cioè da quando Maya insiste coi vertici dell’amm.ne (bel cameo di J. Gandolfini nella parte di Leon Panetta) che OBL è veramente nascosto nel fortino e ovviamente nelle scene spettacolari dell’operazione Geronimo: l’attesa dei Seals, la preparazione, il trasferimento in elicottero e la presa del luogo con l’uccisione di OBL. In definitiva mi sento di affermare che questo film vada annoverato nel genere ‘spy story’ tanto per trovargli una collocazione al di fuori della storia straordinaria che vuole raccontarci. Vale la pena andarlo a vedere, non avrete nessun calo di tensione nonostante le due ore e mezza di durata grazie alle interpretazioni degli attori anche se affermo che pecca un po’ quella di J. Chastain monocorde e piatta per buona parte del film. Tuttavia è esagerato esaltare questo film fino a lanciarlo per gli Oscar, un buon film di certo ma non un capolavoro. Bilancio finale: i governi USA perdono alla grande se compariamo l’incredibile spesa sostenuta per prendere OBL a paragone di quanto speso dai cattivi e dai danni provocati. E chiudo dicendo a quando un film che ci racconti passo passo alla pari di Zero Dark Thirty come OBL organizzò l’attacco e di come si preparano i terroristi che sequestrarono gli aerei dell’attacco dell’11.09? Forse è troppo presto per i cineasti USA di raccontarci una sconfitta stelle e strisce.
BATTUTA CLOU: Il capo degli investigatori rivolgendosi ai medesimi dopo una serie negativa di risultati:
'Fate il vs lavoro del cazzo e portatemi gente da uccidere!!!!
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killbillvol2
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sabato 26 gennaio 2013
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zero dark thirty voto reale: 2 e mezzo.
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Decimo film della sessantunenne Bigelow, ritorna tre anni dopo The Hurt Locker, con un altro film di attualità (americana). Sceneggiato da Mark Boal, giornalista, già sceneggiatore della precedente opera della regista, narra della cattura di Bin Laden e di tutto quello che ci sta dietro, compresa l' ossessione della protagonista, che alla fine, come è ben noto, riesce a scovare e (far) uccidere il terrorista. Candidato a moltissimi premi Oscar tra i quali miglior film e miglior sceneggiatura originale, non se li merita affatto, eccetto quello per la brava Chastain. Nella prima parte la sceneggiatura cerca di far entrare subito lo spettatore nella storia, ma funge solo da presentazione dei personaggi principali, e per fare ciò si serve di una scena di tortura che, essendo una scena iniziale, spiazza, ma eccetto quella, il film non contine nessun' altra scena di violenza, ma è formato solo da dialoghi fitti, veloci, fin troppo che, almeno nella prima metà faticano a stare dietro al film.
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Decimo film della sessantunenne Bigelow, ritorna tre anni dopo The Hurt Locker, con un altro film di attualità (americana). Sceneggiato da Mark Boal, giornalista, già sceneggiatore della precedente opera della regista, narra della cattura di Bin Laden e di tutto quello che ci sta dietro, compresa l' ossessione della protagonista, che alla fine, come è ben noto, riesce a scovare e (far) uccidere il terrorista. Candidato a moltissimi premi Oscar tra i quali miglior film e miglior sceneggiatura originale, non se li merita affatto, eccetto quello per la brava Chastain. Nella prima parte la sceneggiatura cerca di far entrare subito lo spettatore nella storia, ma funge solo da presentazione dei personaggi principali, e per fare ciò si serve di una scena di tortura che, essendo una scena iniziale, spiazza, ma eccetto quella, il film non contine nessun' altra scena di violenza, ma è formato solo da dialoghi fitti, veloci, fin troppo che, almeno nella prima metà faticano a stare dietro al film. Per questi motivi la prima parte (e stiamo parlando di quasi un' ora e mezza di film) diventa in breve noiosa e piatta, didascalica, fredda e nient' altro. E così il film continua per altri trenta minuti, e all' alba dell' ora e cinquanta il film comincia a emozionare, nel senso più debole del termine. Infatti con l' entrata in scena dei "canarini" finalmente si è coinvolti attivamente nella trama.. Perchè più che per l' ambita statuetta di miglior film, potrebbe concorrere solo a quella per il miglior documentario. L' ultima mezz'ora abbondante è la più riuscita del film, ovvero quella ambientata nel rifugio del grande terrorista, quasi tutta ripresa dal punto di vista dei marines con i raggi infrarossi e, anche se ogni tanto sembra quasi di giocare a Call Of Duty, è l' unica parte veramente riuscita del film. La colonna sonora composta da Alexandre Desplat, cupa e ripetitiva, accompagna il film e gli dà un tono che la sceneggiatura e la regia insieme non sono riuscite a individuare: il film si barcamena tra thriller, film di denuncia, patriottismo (per fortuna in poche e ridotte dosi), e documentario per la didascalia a la freddura con i quali sono narrate le vicende e il carattere dei protagonisti. È un film ispirato a fatti reali, certo, ed è difficile riiscire a fare un film coinvolgente basandosi su eventi realmente accaduti dei quali tutti conoscono l' esito, ma, per esempio, l' ultimo film di Ben Affleck ARGO, nonostante l' evidente lieto fine, tutta la seconda metà è piena di tensione quasi hitchcockiana. Questo Zero Dark Thirty dura due ore e mezza, che sono davvero troppe, nonostante le svariate cose che accadono, e per fortuna che l' ultima mezz'ora è la più riuscita perchè se no molti non ce l' avrebbero fatta a reggerlo fino alla fine. L' unica scena che riesce a emozionare e fa meritare a questo film due stelle e mezzo invece che due, è l' ultima struggente inquadratura della Chastain, seduta su un aereo, che piange, dopo aver identificato il corpo di Bin Laden: la sua ossessione è finita. Peccato che di questa ossessione se ne sia fatto cenno veramente solo in un paio di scene nel mezzo e, a meno che non è un appasionato di storia moderna o un giornalista, lo spettatore o stava dormendo o se ne è già dimenticato; e nonostante la bellezza di questa inquadratura, è un film senza catarsi, perchè anche quando il terrorista viene (finalmente) ucciso, non si sospira di sollievo, perchè per tutta la durata del film si è stati solo spettatori passivi, non appasionati, non coinvolti, e perciò nel finale non scorgiamo quella nota di sollievo che in altri film( e qui ritorna Argo) si sentiva e si sentiva eccome. Sinceramente , ma questo è un parere personale, spero che agli Oscar non vinca assolutamente miglior sceneggiatura originale, ma spero che andrà come ai recenti Golden Globe: Django Unchained si merita la statuetta molto più di questo pesante, noioso film.
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donni romani
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sabato 26 gennaio 2013
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emozione pura e cronaca dura
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Che Kathryn Bigelow non sia intimidita da progetti spinosi lo dimostra il suo precedente "The Hurt Locker", ma questa volta con "Zero Dark Thiry" (le "ore piccole" della notte, quelle in cui si sferrano gli attacchi a sorpresa in ambito militare) va oltre e nel rendere conto dei dieci anni di indagini per individuare ed uccidere Osama Bin Laden confeziona un film che è sì cronaca, ma è anche, e profondamente, cinema, con una protagonista femminile che si muove a disagio ma coraggiosamente nell'orrore dello spionaggio e della tortura e non perde mai di vista il proprio obiettivo, opponendo il suo istinto alle statistiche e alle percentuali di Washington, e lavorando con tenacia e dedizione contro l'ottusa ostinazione di alcuni superiori.
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Che Kathryn Bigelow non sia intimidita da progetti spinosi lo dimostra il suo precedente "The Hurt Locker", ma questa volta con "Zero Dark Thiry" (le "ore piccole" della notte, quelle in cui si sferrano gli attacchi a sorpresa in ambito militare) va oltre e nel rendere conto dei dieci anni di indagini per individuare ed uccidere Osama Bin Laden confeziona un film che è sì cronaca, ma è anche, e profondamente, cinema, con una protagonista femminile che si muove a disagio ma coraggiosamente nell'orrore dello spionaggio e della tortura e non perde mai di vista il proprio obiettivo, opponendo il suo istinto alle statistiche e alle percentuali di Washington, e lavorando con tenacia e dedizione contro l'ottusa ostinazione di alcuni superiori. Maya - l'intensa, superba Jessica Chastain, sempre struccata e mai tanto bella, candidata favoritissima all'Oscar per la Miglior Interpretazione Femminile - è una giovane agente della Cia inviata in Pakistan per seguire le indagini dell'Intelligence in seguito all'attentato dell'11 Settembre. La caccia a Bin Laden è priorità assoluta e nessun metodo è bandito, compresa la tortura dei prigionieri cui Maya assiste inorridita ma senza opporsi, consapevole del suo ruolo e dei limiti che la Storia impone agli esseri umani. Passeranno dieci anni prima che una flebile traccia, caparbiamente inseguita da Maya, porti uno spiraglio nel muro di omertà, violenza, tradimenti e perdite che è divenuta la lotta ad Al Qaeda. E si arriva così alla notte del 2 Maggio 2011 in cui le squadre speciali dei Navy Seals faranno irruzione in una casa blindatissima in Pakistan e uccideranno Bin Laden in una lunghissima sequenza (circa quaranta minuti), girata quasi interamente al buio, di rara intensità e bellezza. Il finale in sordina, solitario e senza enfasi, con una solitaria lacrima ad accompagnare il solitario rientro in patria di Maya, dà la misura del rigore del film mai spettacolare ma sempre spettacolarmente equilibrato, misurato, compendio di umana frustrazione e legittima fiducia nel proprio lavoro. Le scene che non si dimenticano sono tante, l'impatto forte di alcuni confronti, la preparazione della "battaglia" da parte dei soldati, il telefono muto di Maya mentre una sua collega viene uccisa, e la scelta della Bigelow di concentrarsi sull'indagine senza mai alzare lo sguardo dal'universo "lavoro" rende la pellicola un labirinto claustrofobico da cui si può uscire solo trovando la strada giusta, niente scorciatoie - fuor di metafora niente scene che allentino la tensione, niente storie d'amore, niente battute, nessun momento spensierato o privato - scelta coraggiosa e vincente nel costruire un tunnel dove la velocità accelera man mano che ci si avvicina all'uscita, come il battito del cuore, come l'emozione che a sorpresa un film tanto rigoroso riesce ad evocare. Lontani i tempi in cui Kathryn Bigelow veniva definita "la moglie di James Cameron" si conferma una tra le registe più sensibili, più lucide e più appassionate del panorama statunitense.
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(di chatnoir)
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