m.mainardi
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lunedì 2 gennaio 2012
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clooney populista: americanata nemmeno riuscita
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Stephen Meyers, il protagonista, dovrebbe essere il giovane genio della comunicazione per un candidato alle primarie del Partito Democratico per le presidenziali. Il candidato è il governatore Morris, al secolo George Clooney.
Un Clooney attore e regista che delude in quest'ultimo ruolo. Un film senza storia, senza trama, populista e sensazionalista che tradisce tutti i suoi propositi. Un thriller politico che manca di "thriller" ed ancora di più manca di "politico".
Unica perla del film è la splendida interpretazione di Marisa Tomei. Versatile, riesce a stare bene in atmosfere e ambienti diversi, riuscendo a modificare gradualmente il ritmo della sua recitazione e offrendo quel colore, quella solarità ricercata e divertita che tutti si aspettando da lei.
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Stephen Meyers, il protagonista, dovrebbe essere il giovane genio della comunicazione per un candidato alle primarie del Partito Democratico per le presidenziali. Il candidato è il governatore Morris, al secolo George Clooney.
Un Clooney attore e regista che delude in quest'ultimo ruolo. Un film senza storia, senza trama, populista e sensazionalista che tradisce tutti i suoi propositi. Un thriller politico che manca di "thriller" ed ancora di più manca di "politico".
Unica perla del film è la splendida interpretazione di Marisa Tomei. Versatile, riesce a stare bene in atmosfere e ambienti diversi, riuscendo a modificare gradualmente il ritmo della sua recitazione e offrendo quel colore, quella solarità ricercata e divertita che tutti si aspettando da lei. Esilarante e misurata attrice, rappresenta l'unico motivo per cui questo film vale una stella su cinque invece che zero.
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[+] finalmente un altro che la pensa così
(di peppe2994)
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erlazz
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lunedì 2 gennaio 2012
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un triller? un dramma? un film politico? basta!
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Non lascio voto, non condivido la metrica di mymovies.
Un triller? Un dramma? Un film politico? Una commedia? Basta soldi del biglietto a roba simile!
Il film è l'ennesima ricca produzione americana, una storiella con dei "piacioni" per attrarre pubblico soprattutto femminile.
Il soggetto stà in piedi con molta benevolenza ed è scorretto con i giovani: la figura della stagista aristocratica che si cala in un ambietaccio poi si suicida è tanto irreale quanto ingiusta con i veri stagisti. Altro storia quella della Lewinsky.
L'ultimo film con Clooney che ho visto (Tra le nuvole) era pure un film-storiella ma derivava da un testo valido.
Per me il bel George "guadagna" di più a fare solo l'attore!
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spike
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domenica 1 gennaio 2012
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conferma
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Clooney si conferma abile nella scelta di soggetti politicamente interessanti. Straordinario il cast, buona la regia, ottima la sceneggiatura. La trama si trascina per la prima mezz'ora per poi decollare. La pellicola ci presenta un'immagine dei politici a noi familiare,Clooney ha frequentato l'Italia e si vede....
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filippo catani
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sabato 31 dicembre 2011
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politica nera e cinica
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Primarie democratiche. Un rampante consulente di uno dei candidati crede fermamente nella causa fino a quando non entrerà nei tremendi ingranaggi della campagna elettorale tra segreti, bugie, tradimenti e segreti da far scomparire.
Veramente nera l'ultima opera di George Clooney o quantomeno decisamente disincantata se si eccettua un possibile buon finale che viene solo lasciato alla volontà dello spettatore. Senza dubbio ormai gran parte di noi è alquanto disillusa sulle doti delle attuali elite politiche ma certamente il film dà un lucido ritratto di come un giovane idealista, se intenzionato a farsi strada in quel mondo, deve essere disposto ad ogni tipo di nefandezza e/o colpo basso. Soprattutto deve essere disponibile a pulire la scena del crimine qualora venisse a conoscenza di negligenze da parte del suo capo.
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Primarie democratiche. Un rampante consulente di uno dei candidati crede fermamente nella causa fino a quando non entrerà nei tremendi ingranaggi della campagna elettorale tra segreti, bugie, tradimenti e segreti da far scomparire.
Veramente nera l'ultima opera di George Clooney o quantomeno decisamente disincantata se si eccettua un possibile buon finale che viene solo lasciato alla volontà dello spettatore. Senza dubbio ormai gran parte di noi è alquanto disillusa sulle doti delle attuali elite politiche ma certamente il film dà un lucido ritratto di come un giovane idealista, se intenzionato a farsi strada in quel mondo, deve essere disposto ad ogni tipo di nefandezza e/o colpo basso. Soprattutto deve essere disponibile a pulire la scena del crimine qualora venisse a conoscenza di negligenze da parte del suo capo. Ovviamente non c'è il minimo spazio per niente e nessuno e infatti tutti i giovani stagisti affermano di aver solo ed esclusivamente sposato la causa. Poi c'è il solito problema della moralità americana; tutto è permesso al futuro presidente ma niente tradimenti o scappatelle amorose con stagiste (Clinton docet). Cast ben assortito dove Clooney si fa un po' da parte per lasciare spazio al triangolo Gosling-Seymour Hoffman e Giamatti. In chiusura anche il cosiddetto candidato indipendente insieme alla rappresentante della stampa escono da questo film con le ossa visibilmente rotte.
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xquadro
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sabato 31 dicembre 2011
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politica ed etica, la realtà è peggio del film
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George Clooney si dimostra un regista abile ed efficace. Anche in questo film, come in Good night and good luck, maneggia una materia difficile. Clooney sa scegliere i suoi attori e affidandosi a Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman e Paul Giamatti sapeva di andare sul sicuro. Sceneggiatura e soggetto sono all'altezza. L'obiettivo di entrare con il naso e con le telecamere nel dietro le quinte della politica è ambizioso e stimolante: ritrovarsi nel bel mezzo di una campagna elettorale americana, una sorta di faro per tutte le tele-democrazie occidentali, e avere la possibilità di osservarla dall'interno è un buon incentivo per chi ama il cinema e cerca qualcosa di più che farsi quattro risate in poltrona per dimenticare i patemi del presente.
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George Clooney si dimostra un regista abile ed efficace. Anche in questo film, come in Good night and good luck, maneggia una materia difficile. Clooney sa scegliere i suoi attori e affidandosi a Ryan Gosling, Philip Seymour Hoffman e Paul Giamatti sapeva di andare sul sicuro. Sceneggiatura e soggetto sono all'altezza. L'obiettivo di entrare con il naso e con le telecamere nel dietro le quinte della politica è ambizioso e stimolante: ritrovarsi nel bel mezzo di una campagna elettorale americana, una sorta di faro per tutte le tele-democrazie occidentali, e avere la possibilità di osservarla dall'interno è un buon incentivo per chi ama il cinema e cerca qualcosa di più che farsi quattro risate in poltrona per dimenticare i patemi del presente. Anche l'idea di arrampicarsi fino al livello dell'etica senza fermarsi alla sua espressione pubblica, ma seguendone le diramazioni più intime e soggettive per arrivare a toccare la sfera dei rapporti personali, delle amicizie e delle rivalità, del privato che diventa pubblico, è un aspetto che dona profondità alla storia; lo sviluppo finale, dove il tradimento non è solo un'incognita ma la potenza di quell'incognita, rende la pellicola godibile fino all'ultimo fotogramma. Eppure c'è qualcosa nell'ambientazione che lascia perplessi. Forse non è tutta colpa di Clooney, ma è difficile non considerare nella contablità finale dei 'più' e dei 'meno' la fastidiosa sensazione di avere già visto tutto, di non avere assistito ad uno spettacolo già stato raccontato dalla cronaca, anche giudiziaria, di questi ultimi anni. Opportunismo e infedeltà, slealtà e corruzione, spirito di vendetta, falsità, cinismo e strapotere del denaro, senso di impunità, protervia,ambizione smisurata ed egoismo: non rappresentano solo gli effetti collaterali dell'attività politica ma in molti scenari (purtroppo reali) il suo unico e più desolante prodotto. Ogni cittadino ha ormai imparato la lezione e il disincanto dell'elettore (che al cinema è uno spettatore) è il limite con cui si scontra l'opera. Alla fine cosa ha raccontato di nuovo Le Idi di Marzo? Resta un bel film, certo. Chissà se qualcuno, maneggiando la stessa materia, riuscirà mai a ricavarci un capolavoro.
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vedosentovado
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venerdì 30 dicembre 2011
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se il potere è l'unico ideale
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la genialità è un dono, che può essere messo a disposizione in ogni campo da chi è consapevole dei cambiamenti che questa dote può apportare. il problema è: nel bene o nel male? è così che un giovane consulente politico decide di schierarsi ed aiutare un rivoluzionario governatore democratico degli stati uniti, in previsione delle elezioni presidenziali. ma se è vero che ogni partita deve avere almeno due giocatori, bisogna sempre fare i conti con l'altro, con l'imprevedibile, e con il corso naturale delle cose. un finale nè scontato nè imprevedibile, una cronaca di qualche giornata di campagna elettorale, resa intrigante dalla credibilità con cui, umanamente, ciascuno reagisce cercando di manipolare il futuro, cercando di guidare i fatti, cercando di aggiustare le cose, illudendosi di essere più potenti del potere.
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la genialità è un dono, che può essere messo a disposizione in ogni campo da chi è consapevole dei cambiamenti che questa dote può apportare. il problema è: nel bene o nel male? è così che un giovane consulente politico decide di schierarsi ed aiutare un rivoluzionario governatore democratico degli stati uniti, in previsione delle elezioni presidenziali. ma se è vero che ogni partita deve avere almeno due giocatori, bisogna sempre fare i conti con l'altro, con l'imprevedibile, e con il corso naturale delle cose. un finale nè scontato nè imprevedibile, una cronaca di qualche giornata di campagna elettorale, resa intrigante dalla credibilità con cui, umanamente, ciascuno reagisce cercando di manipolare il futuro, cercando di guidare i fatti, cercando di aggiustare le cose, illudendosi di essere più potenti del potere. è un film da vedere, amaro, cinico e interpretato ottimamente, non lascia indifferenti, anche se è difficile immedesimarsi nei personaggi, perché manca un "vincente" bello ed eroe, dove una figura positiva c'è, ma è sopraffatta dagli interssi privati ed esce di scena senza cambiare di una virgola una macchina gigantesca che gira a pieno ritmo.
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martinside
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giovedì 29 dicembre 2011
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clooney torna politico e funziona
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quattro stelle, una per la recitazione dei due protagonisti, una per il ritmo, una per la scelta della tematica e un'ultima perché Clooney dopo il brutto "Good night, good luck" non ha abbandonato il genere ed ha fatto molto meglio.
meno una stella per la storia ritrita della stagista, deja deja vu, how many times?
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peppe2994
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giovedì 29 dicembre 2011
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banale,piatto e noioso clooney con me non attacca
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Film decisamente mediocre,un film che vuole dimostrare tanto senza buona riuscita.La trama non è di certo una passeggiata da capire al volo e per capire il vero senzo logico del film,ne ho impiegato del tempo e pure parecchio, ma in realtà non ne ha.La logicità è del tutto abolita dando spazio,a una pellicola piena di noia e medocrità nella quale confluiscono ingenuità e banalità non al livello contenuntistico,ma presente comunque in troppi aspetti.Dopo una prima parte da buttare via,che di fatto è stata la più noiosa (mi stavo per addormentare)al film si vuole dare una svolta,naturalmente mal riuscita.La svolta doveva dar fine alla mia noia e alla mia scalpitazione per il volere di uscire dalla sala,ma.
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Film decisamente mediocre,un film che vuole dimostrare tanto senza buona riuscita.La trama non è di certo una passeggiata da capire al volo e per capire il vero senzo logico del film,ne ho impiegato del tempo e pure parecchio, ma in realtà non ne ha.La logicità è del tutto abolita dando spazio,a una pellicola piena di noia e medocrità nella quale confluiscono ingenuità e banalità non al livello contenuntistico,ma presente comunque in troppi aspetti.Dopo una prima parte da buttare via,che di fatto è stata la più noiosa (mi stavo per addormentare)al film si vuole dare una svolta,naturalmente mal riuscita.La svolta doveva dar fine alla mia noia e alla mia scalpitazione per il volere di uscire dalla sala,ma.....ecco che arrivano le lacune,il licenziamento improvviso di Paul e la morte inaspettata della ragazza.Quindi lacune da una parte e noia dall'altra per non parlare della trama hanno reso la pellicola di un brutto pazzesco,la nota che magari si può prospettare positiva è la recitazione,un Clooney inquadrato ma bravo e un Ryan Goslin,che da statico e quasi sbloccato in Drive passa al bravo ed elegante Stephan in Le Idi di Marzo.Nella totalità,un film da buttare via e non considerare con il consiglio di non andarlo a vedere se non volete sprecare quasi due ore del vostro pomeriggio....andate a vedre i film di Natale,ma non questo è troppo noioso,una trama imperneata solo sulla politica americana mal rappresentata.Solo un'americanata inuile e insensata,è stato il primo film di Clooney che mi sono visto m ero destinato,comunque a rimanere deluso.Questo è solo un film per adulti e non da ragazzi come me...magari a voi adulti vi sarà piaciuto ma ai ragazzini non so può essere di sì come pò essere no,comunque vorrei sapere anche da un solo ragazzo se lo ritiene un gran film e se gli adulti vogliono controribbattere prego fatevi avanti.
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[+] i giovani parlano sempre di valori e di ideali
(di vedosentovado)
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(di robert1948)
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[+] hai ragione vedosentovado
(di peppe2994)
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[+] per fortuna ci sono anche film "per adulti"
(di riccardo76)
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(di peppe2994)
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[+] età, politica, populismo, cinema - che frittata!
(di hollyver07)
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shanks
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giovedì 29 dicembre 2011
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limiti morali
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"...non c'è nessun biglietto." "La scelta è sua." Parte da questo climax il bellissimo film diretto da George Clooney; l'incontro/scontro fra il governatore con ambizioni presidenziali e l'assistente disposto a tutto pur di portare la vittoria alla propria fazione. Costruito sulle classiche fondamenta del thriller/politico, la pellicola narra le vicende di Stephen Meyers, un giovane maestro nei rapporti con la stampa, nel mezzo di una campagna elettorale alle prese con un mondo popolato da squali e arrivisti.
L'ascesa agli inferi del protagonista è parte di un percorso che mette al centro il fine e si sa, quasi sempre il fine giustifica i mezzi. Il bravo Ryan Gosling, nonostante il rischio di specializzarsi in ruoli da "mimica facciale", è a suo agio nell'interpretare un ragazzo con il controllo assoluto nel mare dove nuota e lo è ancora di più quando si accorge che il pericolo maggiore non viene da fuori ma bensi da dentro, da se stesso.
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"...non c'è nessun biglietto." "La scelta è sua." Parte da questo climax il bellissimo film diretto da George Clooney; l'incontro/scontro fra il governatore con ambizioni presidenziali e l'assistente disposto a tutto pur di portare la vittoria alla propria fazione. Costruito sulle classiche fondamenta del thriller/politico, la pellicola narra le vicende di Stephen Meyers, un giovane maestro nei rapporti con la stampa, nel mezzo di una campagna elettorale alle prese con un mondo popolato da squali e arrivisti.
L'ascesa agli inferi del protagonista è parte di un percorso che mette al centro il fine e si sa, quasi sempre il fine giustifica i mezzi. Il bravo Ryan Gosling, nonostante il rischio di specializzarsi in ruoli da "mimica facciale", è a suo agio nell'interpretare un ragazzo con il controllo assoluto nel mare dove nuota e lo è ancora di più quando si accorge che il pericolo maggiore non viene da fuori ma bensi da dentro, da se stesso. E non dimentichiamoci di tutto il cast presente, diretto magistralmente (e non è la prima volta)da un regista che evidentemente adora il genere, un credibilissimo presidente degli Stati Uniti almeno sullo schermo. Clooney mette sul piatto l'etica personale, facendoci chiedere cosa si è disposti a rinunciare per arrivare alla meta, cosa si è disposti a fare, quali barriere saremmo disposti ad infrangere,accennando inoltre quali possano essere le conseguenze che dovremmo affrontare.Ed è un discorso che riguarda ogni ceto sociale, ogni professione e le scelte che abbiamo di fronte ogni giorno. Chi è preda? Chi è predatore? Il tempo può ribaltare tutto e rimescolare le carte in tavola. E' evidente il suo punto di vista, visto che gli spunti per storie come questa non mancano, ma a volte è bene fermarsi a riflettere, magari sedendosi su una poltrona e passando 1 ora e 40 minuti a godere di un intensa tensione narrativa davanti ad uno schermo gigante.
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beatrice fiorentino
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giovedì 29 dicembre 2011
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chi è senza peccato scagli la prima pietra
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Difficile trovare un personaggio “puro” in questo splendido film che non ci risparmia virate e sorprese, con una sceneggiatura impeccabile e interpreti semplicemente straordinari.
In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui la crisi finanziaria mondiale si accompagna ad una ben più preoccupante crisi dei valori e della politica, produce un effetto straniante addentrarci così profondamente nella quotidianità di una campagna elettorale svelandone dinamiche e retroscena.
Il fascino sottile del potere travolge tutti, seduce con attrattiva discreta e silenziosa. Difficile sottrarsi, saper resistere alla tentazione di sentirsi migliori, più furbi, corteggiati. Di questo si parla nelle Idi di marzo: di potere e di perdita dell’innocenza.
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Difficile trovare un personaggio “puro” in questo splendido film che non ci risparmia virate e sorprese, con una sceneggiatura impeccabile e interpreti semplicemente straordinari.
In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui la crisi finanziaria mondiale si accompagna ad una ben più preoccupante crisi dei valori e della politica, produce un effetto straniante addentrarci così profondamente nella quotidianità di una campagna elettorale svelandone dinamiche e retroscena.
Il fascino sottile del potere travolge tutti, seduce con attrattiva discreta e silenziosa. Difficile sottrarsi, saper resistere alla tentazione di sentirsi migliori, più furbi, corteggiati. Di questo si parla nelle Idi di marzo: di potere e di perdita dell’innocenza.
Clooney controlla sapientemente il nostro feeling e ci guida attraverso sentimenti in continua evoluzione: amiamo il governatore Morris, capace di farci credere in un mondo migliore senza scendere mai a compromessi. E lentamente scivoliamo con lui nella tentazione di accettarli quei compromessi, in nome di un bene più grande, perché se non cedi qualcosa a qualcuno non arrivi da nessuna parte e i tuoi ideali restano tali, senza concretizzarsi in nulla. In fondo non è che un piccolo prezzo per chi vuole coronare un sogno che non è per sé, è per il mondo. Prendiamo le parti di Stephen Myers (Ryan Gosling, migliore in campo) giovane pieno di talento che lavora nella squadra del governatore Morris perché crede in quel sogno, come noi. Ma insieme a lui restiamo invischiati in un meccanismo, null’altro che questo, non in una universale e manichea lotta del bene contro il male ma in un semplice meccanismo che regola la nostra società. O vinci o perdi. Se perdi sei fuori. Niente di personale. E quando il gioco si fa duro Stephen dovrà mostrare i muscoli o soccombere. Crediamo anche all’innocente vitalità di Molly, la giovane stagista capace, ambiziosa ed esuberante, forse solo bisognosa di affetto o forse ancora vittima inconsapevole (o consapevole?) del solito meccanismo tritatutto. Destinata ad avere un ruolo cruciale nell’evoluzione della storia, sarà proprio lei a pagare il prezzo più alto per le umane debolezze. Molly è anche lo specchio crudele del ruolo avvilente in cui si sono infilate le donne della generazione post ’68. Cedendo anch’esse alle lusinghe del potere, sono ridotte a scegliere se comportarsi come uomini per affermarsi nel lavoro (come nel caso della giornalista Ida), o se puntare sulla propria fisicità per conquistare il privilegio di scaldare un letto nelle fredde notti d’inverno o per fungere da antidoto allo stress che comporta un ruolo di potere.
I superconsulenti della campagna elettorale Paul Zara e Tom Duffy non sono altro che questo. Tecnici. Professionisti. Consulenti che giocano tutte le loro cartucce all’ultimo sangue. Nient’altro. Nessun complotto, nessuna gratuita malvagità, solo lavoro.
Non ci sono buoni buoni né cattivi cattivi in questo film. Esseri umani che vivono in questo mondo. Forse è proprio questo l’elemento più inquietante. Noi tutti, che seduti nelle comode poltrone di casa inneggiamo ai più alti valori civili, possiamo essere assolutamente certi, giurare a noi stessi che nelle stesse circostanze avremmo agito diversamente? Ne siamo profondamente convinti? Eppure Dio solo sa quanto avremmo bisogno di credere, senza indugi, in quelle ultime parole pronunciate dal governatore Morris: “…la dignità è importante, l’Etica conta, da essa dipende il nostro futuro.”
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[+] complimenti
(di manuel m.72 )
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