steph.
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sabato 24 dicembre 2011
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congiura a catena per un ottimo gosling
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Avvalendosi di una sceneggiatura (firmata anche dallo stesso Clooney)tratta da un’opera teatrale, Le idi di marzo è un buon film che fa un’altrettanto buona anatomia politica. Al centro del turbine generato dalle primarie tra i candidati democratici in Ohio c’è Stephen (Ryan Gosling), brillante responsabile della campagna elettorale del governatore Morris, interpretato da Clooney. Stephen crede in quello che fa e lo fa molto bene. Al punto da essere richiesto persino dai responsabili del candidato avversario. Con una semplice telefonata e con la conoscenza di una stagista, tanto giovane quanto disillusa, inizia per Stephen un percorso di disvelamento delle più crude dinamiche politiche e di vita, che lo condurrà a rivalutare il suo atteggiamento entusiasta eppure ancora troppo ingenuo e idealista in un mondo in cui c’è ben poco da idealizzare.
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Avvalendosi di una sceneggiatura (firmata anche dallo stesso Clooney)tratta da un’opera teatrale, Le idi di marzo è un buon film che fa un’altrettanto buona anatomia politica. Al centro del turbine generato dalle primarie tra i candidati democratici in Ohio c’è Stephen (Ryan Gosling), brillante responsabile della campagna elettorale del governatore Morris, interpretato da Clooney. Stephen crede in quello che fa e lo fa molto bene. Al punto da essere richiesto persino dai responsabili del candidato avversario. Con una semplice telefonata e con la conoscenza di una stagista, tanto giovane quanto disillusa, inizia per Stephen un percorso di disvelamento delle più crude dinamiche politiche e di vita, che lo condurrà a rivalutare il suo atteggiamento entusiasta eppure ancora troppo ingenuo e idealista in un mondo in cui c’è ben poco da idealizzare. Tutto è concesso e niente è come sembra. Stephen lo imparerà a sue spese, in un film senza tregua, dove la congiura, per riprendere il titolo, è costantemente in evoluzione. Molto bravo Gosling, questo è decisamente il suo anno.
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ronbo
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sabato 24 dicembre 2011
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bello, ma...
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A me il film è piaciuto, soprattutto per l'ottima regia e nonostante gli scarsi mezzi (esterne quasi inesistenti). Però, mi pare ci sia più di una falla nella sceneggiatura: qualcuno mi può spiegare alcune cose? Cercherò di non rovinare la sorpresa a chi non ha visto il film, comunque:
1. Come mai Gosling preleva del denaro dalla cassa elettorale per far risolvere il problema alla ragazza? Lei non può chiedere denaro al ricco padre per non svelare il problema, ma Gosling pare ricco sfondato di suo: a cosa gli serve prendere soldi per la campagna, visto che poi è lui stesso a integrare la cifra da dare all'amica andando in banca?
2. La ragazza morta in hotel ha un cellulare dell'organizzazione elettorale, che Gosling prende per ricattare poi Clooney.
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A me il film è piaciuto, soprattutto per l'ottima regia e nonostante gli scarsi mezzi (esterne quasi inesistenti). Però, mi pare ci sia più di una falla nella sceneggiatura: qualcuno mi può spiegare alcune cose? Cercherò di non rovinare la sorpresa a chi non ha visto il film, comunque:
1. Come mai Gosling preleva del denaro dalla cassa elettorale per far risolvere il problema alla ragazza? Lei non può chiedere denaro al ricco padre per non svelare il problema, ma Gosling pare ricco sfondato di suo: a cosa gli serve prendere soldi per la campagna, visto che poi è lui stesso a integrare la cifra da dare all'amica andando in banca?
2. La ragazza morta in hotel ha un cellulare dell'organizzazione elettorale, che Gosling prende per ricattare poi Clooney. Come mai gli inquirenti chiudono il caso come suicidio e non pensano minimamente a cercare il cellulare della ragazza?
Mi paiono due incongruenze piuttosto gravi, pur nell'ambito di un film godibile.
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davidearte
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giovedì 22 dicembre 2011
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il doppio gioco della politica
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Stephen Meyers (Ryan Gosling) è un trentenne di talento, esperto di politica e di comunicazione, entrato a far parte dell’entourage del governatore Mike Morris, uno dei due contendenti democratici alle primarie negli USA, che altri non è se non il Clooney regista/sceneggiatore del film. Siamo nel pieno dello scontro diretto dei due candidati e chi riuscirà a ottenere più delegati nell’Ohio e accaparrarsi i favori di un politico locale potente vincerà le primarie e sarà in corsa per la Casa Bianca: forse per noi italiani è un po’difficile capire in pieno questo sistema elettivo, ma bastano davvero poche nozioni per seguire lo sviluppo della trama.
Morris sembra un politico serio, coerente, in grado di dare speranza al suo popolo e pronto al cambiamento (ricorda qualcuno, già eletto nel 2008?), soprattutto non vuole cedere alle lusinghe della corruzione e degli scambi di favori: egli incarna davvero tutte le virtù che un politico giovane di sinistra deve avere in una stagione di contrasti, guerre, povertà e crisi economica.
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Stephen Meyers (Ryan Gosling) è un trentenne di talento, esperto di politica e di comunicazione, entrato a far parte dell’entourage del governatore Mike Morris, uno dei due contendenti democratici alle primarie negli USA, che altri non è se non il Clooney regista/sceneggiatore del film. Siamo nel pieno dello scontro diretto dei due candidati e chi riuscirà a ottenere più delegati nell’Ohio e accaparrarsi i favori di un politico locale potente vincerà le primarie e sarà in corsa per la Casa Bianca: forse per noi italiani è un po’difficile capire in pieno questo sistema elettivo, ma bastano davvero poche nozioni per seguire lo sviluppo della trama.
Morris sembra un politico serio, coerente, in grado di dare speranza al suo popolo e pronto al cambiamento (ricorda qualcuno, già eletto nel 2008?), soprattutto non vuole cedere alle lusinghe della corruzione e degli scambi di favori: egli incarna davvero tutte le virtù che un politico giovane di sinistra deve avere in una stagione di contrasti, guerre, povertà e crisi economica. Il problema sta nel fatto che Stephen crede in lui e nella sua campagna ben oltre il confine tra lavoro e devozione. Quando scoprirà che una delle stagiste deve rivolgersi a una clinica per abortire il figlio di Morris, concepito in una euforica serata di festeggiamenti durante la campagna, le sue prospettive cambieranno in maniera considerevole e inizierà la fase “di formazione” del personaggio; ma il binario sembra condurlo inesorabilmente verso un obiettivo negativo e non positivo: si darà al ricatto, al sotterfugio e infine il cinismo e l’aridità della politica lo renderanno un abile arrivista senza scrupolo, che non vediamo ma che immaginiamo nella sua sfolgorante carriera, ormai in solitaria.
La regia del film è decisamente di ottimo livello; colpisce soprattutto il gioco di luci e di ombre (molto caravaggesche) che creano forti contrasti e interessanti ritratti dei personaggi, forti e vincenti in pubblico, ma deboli e imperfetti nel loro privato, soprattutto scorretti nel loro lavoro. La corruzione sembra inevitabile e la connivenza del giornalismo di livello con un certo modus operandi della politica è la normalità.
George Clooney tenta quindi di realizzare un grande affresco delle possibili trame che si sviluppano dietro i buoni propositi e gli edificanti discorsi che gli uomini pubblici mettono in campo per raggiungere il loro scopo, evidenziando, forse, molto di più le delusioni del giovane Stephen che non le ripercussioni degli accordi tra politici.
Il risultato è un interessante noir, mai banale o noioso, purtroppo solo quinto al box office dopo il primo weekend, ingiustamente attestatosi (per ora!) dopo cinepanettoni italiani vari.
Tra tutti i bravi attori che Clooney riunisce in questo progetto ben riuscito, spicca decisamente Ryan Gosling, un attore lanciatissimo nell’Olimpo delle stelle di Holliwood, ma ritengo sia notevole anche il modo in cui il premio oscar Marisa Tomei incarni la giornalista del Times, sempre a caccia di scoop. La giovane stagista è interpretata da una sempre più brava Evan Rachel Wood e il capo di Gosling è l’ottimo Philip Seymour Hoffman, premiato dall’Accademy per avere interpretato Truman Capote qualche anno fa.
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amici del cinema (a milano)
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giovedì 22 dicembre 2011
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una triste visione della etica moderna
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Ma che bravo e' il Clooney regista !! Questo e' stato il mio primo pensiero al termine de "Le idi di marzo". Che e' un film potente, teso, diretto come un treno in una inesorabile discesa verso la disillusione e la ferocia.
Le coltellate a tradimento delle storiche idi di marzo vengono date da tutti i personaggi del film e a guardar bene nella cernita del bene e del male non si salva davvero nessuno.
Il film ha il volto e l'anima di Ryan Gosling, prima spinto da entusiasmo e fiducia e poi stravolto dal tradimento e dalla sfiducia (da notare il cambiamento netto della sua mimica facciale) e "obbligato" a utilizzare con i propri nemici le stesse armi che lo hanno trafitto.
Concordo con Cristina, qui non si parla solo di politica, ma bensi' di etica e il giudizio di Clooney, seppur sul finale mostrato un poco schematicamente, e' netto e senza speranza.
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Ma che bravo e' il Clooney regista !! Questo e' stato il mio primo pensiero al termine de "Le idi di marzo". Che e' un film potente, teso, diretto come un treno in una inesorabile discesa verso la disillusione e la ferocia.
Le coltellate a tradimento delle storiche idi di marzo vengono date da tutti i personaggi del film e a guardar bene nella cernita del bene e del male non si salva davvero nessuno.
Il film ha il volto e l'anima di Ryan Gosling, prima spinto da entusiasmo e fiducia e poi stravolto dal tradimento e dalla sfiducia (da notare il cambiamento netto della sua mimica facciale) e "obbligato" a utilizzare con i propri nemici le stesse armi che lo hanno trafitto.
Concordo con Cristina, qui non si parla solo di politica, ma bensi' di etica e il giudizio di Clooney, seppur sul finale mostrato un poco schematicamente, e' netto e senza speranza. Non e' una sorta di qualunquismo, ma una triste visione della società moderna americana.
Attori davvero eccellenti, con Ryan Gosling e il magnifico Philip Seymour Hoffman (quante sfumature sul suo volto, un pittore delle emozioni) su tutti.
Piccolo inciso personale, io amo molto il basket universitario americano e vedere il tour del senatore Morris toccare le principali università statunitensi dell'Ohio (Ohio State, Cincinnati, Kent state, Xavier) con i soprannomi delle diverse squadre (i Buckeyes, i Bearcats) e' stato un piacere in piu' nella visione del film (anche se poi in realtà la pellicola e' stata girata in Michigan tra Detroit e piccole città come Clawson)
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il re censore
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martedì 20 dicembre 2011
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il lato oscuro della politica
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Il filone del thriller politico raramente riesce a stupire ma senz'altro sa farsi apprezzare: più che replicato in decine di varianti, il genere è capace, quando ben sfruttato, di offrire prodotti di alto intrattenimento unitamente a riflessioni più o meno dense sul mondo di riferimento, in questo caso i giochi di potere pre-elettorali.
Con questo suo "Le Idi di Marzo" Clooney sforna un film di rara eleganza, senz'altro sopra la media, ben diretto con semplicità, dimestichezza e un respiro narrativo piuttosto spigliato.
La parabola di caduta e rinascita di un arrivista è confezionata con stile sobrio ma capace di coinvolgere lo spettatore fino ai titoli di coda: ad una prima parte brillante in sceneggiatura e toni ne segue una seconda più veloce e sfilacciata ma comunque ben gestita.
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Il filone del thriller politico raramente riesce a stupire ma senz'altro sa farsi apprezzare: più che replicato in decine di varianti, il genere è capace, quando ben sfruttato, di offrire prodotti di alto intrattenimento unitamente a riflessioni più o meno dense sul mondo di riferimento, in questo caso i giochi di potere pre-elettorali.
Con questo suo "Le Idi di Marzo" Clooney sforna un film di rara eleganza, senz'altro sopra la media, ben diretto con semplicità, dimestichezza e un respiro narrativo piuttosto spigliato.
La parabola di caduta e rinascita di un arrivista è confezionata con stile sobrio ma capace di coinvolgere lo spettatore fino ai titoli di coda: ad una prima parte brillante in sceneggiatura e toni ne segue una seconda più veloce e sfilacciata ma comunque ben gestita.
Ci sono tutte le carte in regola per creare spettacolo anche se con una trama tutto sommato lineare e banalotta di raggiro e tradimento: ma qui gli attori sono tutti eccellenti a partire dal protagonista Goosling per finire con i dueterogonisti Giamatti e Hoffman, sempre ottimi.
Il film riesce a non strafare mai, non ci sono sbafature né momenti morti, d'altro canto nemmeno c'è particolare emozione ma più che altro perché il tema del cinismo invade la pellicola fin dai primi minuti e proietta anche l'animo dello spettatore nel medesimo circolo vizioso di grettezza nel quale tutti i personaggi della pellicola cadono, uno dopo l'altro. Ci troviamo quindi ad osservare spietati e contenti le peripezie umane dei malcapitati.
Messaggio chiaro, duro, privo di speranza ma questa totale schiettezza procura senza dubbio divertimento e partecipazione. Non si può chiedere di più ad un regista ancora relativamente "alle prime armi".
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giuseppe simeone
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martedì 20 dicembre 2011
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il crollo delle illusioni
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Durante le primarie presidenziali il candidato Morris è assistito nei rapporti con la stampa dal giovane e carismatico Stephen Myers e dal più anziano e rodato Paul Zara. Stephen appoggia e crede in pieno nell'ideologia portata avanti dal suo candidato, ma gli eventi lo porteranno a vacillare...
Un avvincente film di genere che pur faticando in prima battuta a prendere il via, diventa sempre più avvincente, non risparmiando colpi di scena e stravolgimenti; nel finale l'esplosione della tensione sfocia in un amaro faccia a faccia con il pubblico, che viene esternato dallo sguardo disilluso e glaciale dell'eccellente Gosling; la scelta da fare è fra un'comportamento etico ed il posto di lavoro, ma a cosa serve l'etica stessa se l'eccellenza del proprio paese (che dovrebbe essere la politica) nè è priva e anzi la rifiuta?
La chiara riflessione che viene posta è dura e pungente ed è il personaggio di Morris il tramite attraverso il quale si esterna: bravissimo infatti il Clooney regista a trasformare il Clooney attore, che subisce una letterale metamorfosi stile Dorian Grey (grazie anche all'aiuto dell'ottima fotografia) e che trova il suo perfezionamento nella scena del confronto tra i due attori principali in un anonima cucina di un pub.
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Durante le primarie presidenziali il candidato Morris è assistito nei rapporti con la stampa dal giovane e carismatico Stephen Myers e dal più anziano e rodato Paul Zara. Stephen appoggia e crede in pieno nell'ideologia portata avanti dal suo candidato, ma gli eventi lo porteranno a vacillare...
Un avvincente film di genere che pur faticando in prima battuta a prendere il via, diventa sempre più avvincente, non risparmiando colpi di scena e stravolgimenti; nel finale l'esplosione della tensione sfocia in un amaro faccia a faccia con il pubblico, che viene esternato dallo sguardo disilluso e glaciale dell'eccellente Gosling; la scelta da fare è fra un'comportamento etico ed il posto di lavoro, ma a cosa serve l'etica stessa se l'eccellenza del proprio paese (che dovrebbe essere la politica) nè è priva e anzi la rifiuta?
La chiara riflessione che viene posta è dura e pungente ed è il personaggio di Morris il tramite attraverso il quale si esterna: bravissimo infatti il Clooney regista a trasformare il Clooney attore, che subisce una letterale metamorfosi stile Dorian Grey (grazie anche all'aiuto dell'ottima fotografia) e che trova il suo perfezionamento nella scena del confronto tra i due attori principali in un anonima cucina di un pub.
Da applausi il cast stellare tra cui spiccano i soliti noti ed anche una piacevole sorpresa nella fondamentale interpretazione della bella Evan Rachel Wood.
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pepito1948
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martedì 20 dicembre 2011
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clooney, il grillo parlante
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Clooney fa parte, come noto, di quel drappello di cineasti americani, come Redford, Penn, Tim Robbins e Susan Sarandon, che si sono schierati apertamente con i progressisti - che in quel Paese significano Partito Democratico- alcuni dei quali hanno deciso di concretizzare la loro lotta (anche) passando dietro la macchina da presa. Per la verità da tempo si susseguono film di denuncia del mondo politico USA ed i suoi intrighi, ma Clooney ha fatto un ulteriore passo avanti, descrivendo come il sistema di potere con tutte le sue debolezze, i suoi voltafaccia, gli inganni, la retorica di promesse utopistiche, l’opportunismo sfrenato, si sia infiltrato anche nella roccaforte di chi si oppone da sempre alle malefatte, agli scandali, ai loschi legami con le lobbies dominanti degli avversari repubblicani, ed al conservatorismo gretto e guerrafondaio dei vari Nixon, Reagan, Bush: e lo ha fatto non ovviamente da avversario, ma da grillo parlante, ammonendo la comunità americana sul pericolo -che in parte è già realtà- di un inquinamento dilagante di pratiche e metodi che poco hanno a che fare con la democrazia.
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Clooney fa parte, come noto, di quel drappello di cineasti americani, come Redford, Penn, Tim Robbins e Susan Sarandon, che si sono schierati apertamente con i progressisti - che in quel Paese significano Partito Democratico- alcuni dei quali hanno deciso di concretizzare la loro lotta (anche) passando dietro la macchina da presa. Per la verità da tempo si susseguono film di denuncia del mondo politico USA ed i suoi intrighi, ma Clooney ha fatto un ulteriore passo avanti, descrivendo come il sistema di potere con tutte le sue debolezze, i suoi voltafaccia, gli inganni, la retorica di promesse utopistiche, l’opportunismo sfrenato, si sia infiltrato anche nella roccaforte di chi si oppone da sempre alle malefatte, agli scandali, ai loschi legami con le lobbies dominanti degli avversari repubblicani, ed al conservatorismo gretto e guerrafondaio dei vari Nixon, Reagan, Bush: e lo ha fatto non ovviamente da avversario, ma da grillo parlante, ammonendo la comunità americana sul pericolo -che in parte è già realtà- di un inquinamento dilagante di pratiche e metodi che poco hanno a che fare con la democrazia. L'anticamera dell'esercizio del potere (presidenziale) sono appunto le primarie, dove si fanno i giochi (sporchi), si fissano le oscillanti alleanze non proprio sulla base della comunanza di alti principi ed ideali, si tenta di tutto per accaparrarsi il consenso di chi conta (in termini di voti), si sprecano le coltellate che possono anche uccidere e su tutte le nefandezze una prevale e condiziona i risultati: il ricatto, secondo il principio che chi ha potere molto spesso ha qualcosa da nascondere, e non può permettere che altri scoperchino la pentola, pagando il dovuto prezzo. Pur di raggiungere l'obiettivo finale, negli apparati che muovono i fili al di là delle apparenze tutti sono potenzialmente contro tutti, bianchi e neri, giovani alle prime armi e gente esperta ed attempata; la lealtà, quando pure è presente, tende a cedere scricchiolando alle altrui lusinghe quando l'alternativa è o dentro o fuori, o io o altri. E, come spesso accade, in questo contesto in perenne dinamica, i migliori si rivelano i peggiori e viceversa, in una corsa al ribasso generale che fa impallidire, se non altro per gli interessi in gioco, il miserevole, piccolo mondo di casa nostra.
Nel film di Clooney il conflitto tra bene e male, tra onestà e nequizia è ben reso dal personaggio principale, il capo ufficio stampa dello staff di uno dei due candidati (il Morris dello stesso Clooney) in cui crede ciecamente finchè il suo idolo viene smascherato e, davanti alla prospettiva di restare senza lavoro (e potere) dopo essere stato brutalmente allontanato per una mossa sbagliata, non esita a perdere la sua verginità morale fino a quel momento a fatica ma dignitosamente conservata. Disillusione, vendetta, consapevolezza che la rettitudine non paga in una lotta che non fa prigionieri sono untori troppo forti per evitare il contagio di una peste che uccide i più deboli e mette a dura prova gli incorruttibili. In questo contesto l'unica medicina per uscirne da vincitore, seppure amara e con qualche controindicazione, è il ricatto, e lo sguardo freddo, cinico e impietrito del protagonista nel silenzio generale e sul fondo inquietante di una sala oscura, diretto verso la telecamera sembra offrire su un piatto allo spettatore il peso sofferto della scelta effettuata e chiedergli almeno le attenuanti generiche sul giudizio finale riguardo ad un sistema dilagante fatto di ingranaggi, di morse, di catene da cui è arduo uscire moralmente vivi.
Clooney, alla quarta opera da regista, è ormai un autore maturo ed è abile nel creare la giusta suspance e nel dosare l'alternanza di colpi di scena, dando all'azione un ritmo incalzante come in un thrilling, nonostante qualche passaggio farraginoso nella sceneggiatura, ed il cast, a cominciare dall’ottimo Gosling e dai sempre incisivi Giamatti e Seymour Hoffman, è di alto spessore. Insomma un film interessante, anche se non è paragonabile al perfetto "Good night, and good look" sugli orrori del maccartismo, seconda e per ora insuperata opera da regista del bel George.
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renato volpone
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lunedì 19 dicembre 2011
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credo nella costituzione degli stati uniti
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Questo film lascia pensare, non per il contenuto, ma per il fatto che sia stato realizzato. Qual'è il messaggio? Chi è più corrotto? Chi sa mentire meglio? Ma per rendere questo ci vogliono buoni attori e sicuramente non lo sono i protagonisti di questo film. Ryan Gosling , impassibile, con la faccia totalmente inespressiva, come sempre del resto. Truffato, truffatore, scaltro, insensibile, ma non ci insegna niente di nuovo. Clooney indossa le vesti del governatore, pieno di buoni valori, ma grande stupratore, e chi gliel'ha fatto fare? La sceneggiatura non regge, troppa faciloneria, vero che gli americani a volte sono un po' ingenui, ma non fino a questo punto, soprattutto nel mondo della politica dove se si vuole sopravvivere bisogna lottare con i denti.
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Questo film lascia pensare, non per il contenuto, ma per il fatto che sia stato realizzato. Qual'è il messaggio? Chi è più corrotto? Chi sa mentire meglio? Ma per rendere questo ci vogliono buoni attori e sicuramente non lo sono i protagonisti di questo film. Ryan Gosling , impassibile, con la faccia totalmente inespressiva, come sempre del resto. Truffato, truffatore, scaltro, insensibile, ma non ci insegna niente di nuovo. Clooney indossa le vesti del governatore, pieno di buoni valori, ma grande stupratore, e chi gliel'ha fatto fare? La sceneggiatura non regge, troppa faciloneria, vero che gli americani a volte sono un po' ingenui, ma non fino a questo punto, soprattutto nel mondo della politica dove se si vuole sopravvivere bisogna lottare con i denti. La ragazza è troppo arrendevole. La prima parte del film è troppo lenta, la seconda si riprende un po', ma non si riesce a cogliere il valore morale dell'opera, a parte alcune citazioni importanti il resto è niente, chi è più corrotto? In fondo allo spettatore non gliene importa nulla.
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[+] cast
(di robert1948)
[ - ] cast
[+] un improbabile organizzatore di cast.
(di robert1948)
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giuliap
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lunedì 19 dicembre 2011
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film deludente
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film non consigliato,lento e noioso. incentrato su un tema oggi talemente tanto attuale da essere scontato ,e cioè che si fa qualunque cosa pur di raggiungere i propri obbiettivi sacrificando pure qualche vita,ed in politica ancora di più. per noi italiani che siamo abituati a queste situzioni questo film non ci colpirà di sicuro. Clooney in un'intervista ha pure parlato di oscar per questo film...posso solo dire : no comment!!!
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lunfardo
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lunedì 19 dicembre 2011
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suggerimento
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Volete vedere un grande film più o meno dello stesso genere? Scaricatevi da internet "Margin Call" con Jeremy Irons e Kevin Spacey, del 2010. Ovviamente non esce in Italia.
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