Clooney fa parte, come noto, di quel drappello di cineasti americani, come Redford, Penn, Tim Robbins e Susan Sarandon, che si sono schierati apertamente con i progressisti - che in quel Paese significano Partito Democratico- alcuni dei quali hanno deciso di concretizzare la loro lotta (anche) passando dietro la macchina da presa. Per la verità da tempo si susseguono film di denuncia del mondo politico USA ed i suoi intrighi, ma Clooney ha fatto un ulteriore passo avanti, descrivendo come il sistema di potere con tutte le sue debolezze, i suoi voltafaccia, gli inganni, la retorica di promesse utopistiche, l’opportunismo sfrenato, si sia infiltrato anche nella roccaforte di chi si oppone da sempre alle malefatte, agli scandali, ai loschi legami con le lobbies dominanti degli avversari repubblicani, ed al conservatorismo gretto e guerrafondaio dei vari Nixon, Reagan, Bush: e lo ha fatto non ovviamente da avversario, ma da grillo parlante, ammonendo la comunità americana sul pericolo -che in parte è già realtà- di un inquinamento dilagante di pratiche e metodi che poco hanno a che fare con la democrazia. L'anticamera dell'esercizio del potere (presidenziale) sono appunto le primarie, dove si fanno i giochi (sporchi), si fissano le oscillanti alleanze non proprio sulla base della comunanza di alti principi ed ideali, si tenta di tutto per accaparrarsi il consenso di chi conta (in termini di voti), si sprecano le coltellate che possono anche uccidere e su tutte le nefandezze una prevale e condiziona i risultati: il ricatto, secondo il principio che chi ha potere molto spesso ha qualcosa da nascondere, e non può permettere che altri scoperchino la pentola, pagando il dovuto prezzo. Pur di raggiungere l'obiettivo finale, negli apparati che muovono i fili al di là delle apparenze tutti sono potenzialmente contro tutti, bianchi e neri, giovani alle prime armi e gente esperta ed attempata; la lealtà, quando pure è presente, tende a cedere scricchiolando alle altrui lusinghe quando l'alternativa è o dentro o fuori, o io o altri. E, come spesso accade, in questo contesto in perenne dinamica, i migliori si rivelano i peggiori e viceversa, in una corsa al ribasso generale che fa impallidire, se non altro per gli interessi in gioco, il miserevole, piccolo mondo di casa nostra.
Nel film di Clooney il conflitto tra bene e male, tra onestà e nequizia è ben reso dal personaggio principale, il capo ufficio stampa dello staff di uno dei due candidati (il Morris dello stesso Clooney) in cui crede ciecamente finchè il suo idolo viene smascherato e, davanti alla prospettiva di restare senza lavoro (e potere) dopo essere stato brutalmente allontanato per una mossa sbagliata, non esita a perdere la sua verginità morale fino a quel momento a fatica ma dignitosamente conservata. Disillusione, vendetta, consapevolezza che la rettitudine non paga in una lotta che non fa prigionieri sono untori troppo forti per evitare il contagio di una peste che uccide i più deboli e mette a dura prova gli incorruttibili. In questo contesto l'unica medicina per uscirne da vincitore, seppure amara e con qualche controindicazione, è il ricatto, e lo sguardo freddo, cinico e impietrito del protagonista nel silenzio generale e sul fondo inquietante di una sala oscura, diretto verso la telecamera sembra offrire su un piatto allo spettatore il peso sofferto della scelta effettuata e chiedergli almeno le attenuanti generiche sul giudizio finale riguardo ad un sistema dilagante fatto di ingranaggi, di morse, di catene da cui è arduo uscire moralmente vivi.
Clooney, alla quarta opera da regista, è ormai un autore maturo ed è abile nel creare la giusta suspance e nel dosare l'alternanza di colpi di scena, dando all'azione un ritmo incalzante come in un thrilling, nonostante qualche passaggio farraginoso nella sceneggiatura, ed il cast, a cominciare dall’ottimo Gosling e dai sempre incisivi Giamatti e Seymour Hoffman, è di alto spessore. Insomma un film interessante, anche se non è paragonabile al perfetto "Good night, and good look" sugli orrori del maccartismo, seconda e per ora insuperata opera da regista del bel George.
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