papaguena
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mercoledì 19 ottobre 2011
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una storia dei nostri tempi
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Un tema odierno trattato con delicato trasporto, bella l'immagine che viene data dell'isola e dei siciliani. Storie di sofferenza che si incontrano e si mescolano, raccontate con sensibilità e attenzione. Un film da vedere assolutamente al cinema per apprezzare la magnificenza delle immagini.
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anna1
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sabato 15 ottobre 2011
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bellezza degli sguardi
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Film esteticamente bello: il tema centrale è carico di significati morali e politici, ma questo di solito non basta per avere un buon film. le riprese dall'alto sul mare di notte e i primi piani fugli sguardi dei protagonisti volgono da soli le quattro stelle. il film ha il grande potere di coinvolgere ed emozionare il pubblico parlando di un problema che di solito imbarazza e allontana anche persone sensibili e impegnate. Ha raggiunto questo obiettivo realizzando situazioni di "vicinanza": i bagnanti che soccorrono gli immigrati, i naufraghi che si aggrapparo al motoscafo. bravi regista e attori, quasi sconosciuti.
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franzi82mi
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martedì 11 ottobre 2011
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cercando la terra ferma
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I colori dell'isola sono una stupenda cornice al contesto di disperazione e angoscia delle vittime del mare che giungono a Lampedusa ogni estate. Beppe Fiorello si dimostra sempre più bravo e sempre più capace a calarsi in ruoli diversi tra loro. Il nonno trasuda l'onestà e la caparbietà della gente della terra sicula e col suo dialetto mi fa sentire a casa. Il nipote è prova i giovani come me hanno più voglia e coraggio di quello che si dice sui media. Genaile il contrasto tra la barca di immigrati che si agitano chiedendo aiuto con la barca di turisti che balla a ritmo di Maracaibo. I primi si genttono in mare cercando la salvezza, i secondi per divertimento.
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I colori dell'isola sono una stupenda cornice al contesto di disperazione e angoscia delle vittime del mare che giungono a Lampedusa ogni estate. Beppe Fiorello si dimostra sempre più bravo e sempre più capace a calarsi in ruoli diversi tra loro. Il nonno trasuda l'onestà e la caparbietà della gente della terra sicula e col suo dialetto mi fa sentire a casa. Il nipote è prova i giovani come me hanno più voglia e coraggio di quello che si dice sui media. Genaile il contrasto tra la barca di immigrati che si agitano chiedendo aiuto con la barca di turisti che balla a ritmo di Maracaibo. I primi si genttono in mare cercando la salvezza, i secondi per divertimento. Si merita tutta la candidatura agli Oscar.
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liver
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lunedì 10 ottobre 2011
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cliché riveduti e corretti
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Mi rendo assolutamente conto della necessità di ribadire sempre il dovere dell'accoglienza e di biasimare ogni forma di razzismo, intolleranza o semplicemente paura del diverso. Le giovani menti soprattutto (ma non solo) devono forgiare la loro memoria in modo univoco. Ma per fare questo occore dosare sapientemente gli ingredienti e non bastano solo i bravi attori. L'eccesso di zelo porta al banale, all'ipocrisia, fino ad arrivare quasi all'irritante ...
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gioacchino64
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lunedì 10 ottobre 2011
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terra e mare
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Può anche essere interpretato come un film politico. E lo è, nella misura in cui una opera d'arte stimola la riflessione ed il confronto. Lo è, nella misura in cui un capolavoro arrichisce il senso estetico ed etico di chi lo ammira. Lo è, nella misura in cui invita ad uscire dai propri pre-giudizi per considerare le cose da nuovi punti di vista. Film capolavoro, che possiede il potente impatto dei film di Malick. Qui non ci sono dinosauri, nè pianeti a delineare lo sfondo. C'è un mare blu ed una terraferma lontana, sia che la si consideri dal punto di vista dei migranti, sia che lo si consideri dal punto di vista degli isolani. Alla fine siamo tutti viaggiatori, perpetuamente alla ricerca di sicurezza e di accoglienza, perpetuamente alla ricerca del senso della nostra vita.
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Può anche essere interpretato come un film politico. E lo è, nella misura in cui una opera d'arte stimola la riflessione ed il confronto. Lo è, nella misura in cui un capolavoro arrichisce il senso estetico ed etico di chi lo ammira. Lo è, nella misura in cui invita ad uscire dai propri pre-giudizi per considerare le cose da nuovi punti di vista. Film capolavoro, che possiede il potente impatto dei film di Malick. Qui non ci sono dinosauri, nè pianeti a delineare lo sfondo. C'è un mare blu ed una terraferma lontana, sia che la si consideri dal punto di vista dei migranti, sia che lo si consideri dal punto di vista degli isolani. Alla fine siamo tutti viaggiatori, perpetuamente alla ricerca di sicurezza e di accoglienza, perpetuamente alla ricerca del senso della nostra vita. Che sia il mare o lo spazio, a farci da prospettiva, tutti ci ritroviamo prima o poi soli nella notte buia, naufraghi alla ricerca di un sicuro appiglio.
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linus2k
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domenica 2 ottobre 2011
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un grande racconto sull'uomo
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Credo che la bellezza di un’opera d’arte sia nella massima parte negli occhi e nelle corde di chi l’ammira, di chi ne fruisce la sua bellezza, e in chi si sa emozionare di tutto ciò che l’opera gli offre.
Detto questo, credo che le lacrime e il coinvolgimento emotivo derivate dalla visione di Terraferma superino ogni tipo di considerazione tecnica e stilistica.
Terraferma è un racconto umano, di quell’umanità vera, ancestrale, fatta di solidarietà e di paura, di rapporto con la legge morale e la legge umana, di una sostanziale visione dello Stato patrigno e crudele contro una umanità che nonostante limiti e debolezze, rimane solidale e vicina ai propri simili.
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Credo che la bellezza di un’opera d’arte sia nella massima parte negli occhi e nelle corde di chi l’ammira, di chi ne fruisce la sua bellezza, e in chi si sa emozionare di tutto ciò che l’opera gli offre.
Detto questo, credo che le lacrime e il coinvolgimento emotivo derivate dalla visione di Terraferma superino ogni tipo di considerazione tecnica e stilistica.
Terraferma è un racconto umano, di quell’umanità vera, ancestrale, fatta di solidarietà e di paura, di rapporto con la legge morale e la legge umana, di una sostanziale visione dello Stato patrigno e crudele contro una umanità che nonostante limiti e debolezze, rimane solidale e vicina ai propri simili.
Un uomo è un uomo, indipendentemente dalle sue carte, ed i pescatori delle Isole di confine lo sanno da secoli, sanno che un uomo in mare si soccorre sempre e si aiuta, che le persone sono persone indipendentemente da tutto… Lo sanno perché la legge del mare è una legge morale, naturale, che va oltre le leggi scritte dagli uomini, sta scritta nel nostro DNA, in quella tradizione umana che ci porta al reciproco aiuto e solidarietà, così insita in ognuno di noi (ed è questo un grande messaggio di speranza di Crialese) che anche i turisti che improvvisamente vedono il mare riportare i corpi vivi ma sofferenti dei naufraghi, li soccorrono ed in una delle sequenze più emotivamente forti del film, la Carità si materializza nei primi piani di questi bagnanti che danno da bere ai profughi… Carità che va oltre tutto e che si scontra con l’asettico e crudele intervento dello Stato, sempre presente come colui che con le sue leggi inquina questo pozzo di solidarietà naturalmente presente, che mette paura, che crea i dubbi nei giovani pescatori che si trovano divisi tra il messaggio trasmesso dalle precedenti generazioni e gli ordini fuori dal tempo di uno Stato che obbliga a non soccorrere, a non accogliere, a non aiutare in mare… pena il sequestro della barca…
In tutto questo spicca la figura di Filippo, giovane vent’enne un po’ naif, un ragazzo che parla male l’italiano, che da sempre ha vissuto in quello sperduto angolo di mondo, in rapporto con la sua isola, con il mare, i suoi animali, che ha imparato anche a sue spese cosa significhi la legge del mare, quel mare che con difficoltà lo sfama con il lavoro di pescatore suo e di suo nonno, e che gli ha portato via il padre… Filippo è la metafora di questa umanità incontaminata, corrotta da uno Stato algido e asettico, ma che ricerca il riscatto e tra la legge morale ancestrale del mare e quella degli uomini, saprà cosa scegliere.
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riccardo tavani
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venerdì 30 settembre 2011
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la terra trema tra la sicilia e la libia
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La storia di un giovane barcaiolo alle prese con un dramma sociale in opposizione alle possibilità dell’amore la avevamo già vista nel film di Alessandro D’Alatri “Sul mare”. Il regista Crialese fa suo questo impianto narrativo e vi intreccia altri due riferimenti. Si tratta per il primo – già nel rovesciamento del titolo – della “Terra trema” di Luchino Visconti e per l’altro di “Antigone” di Sofocle. In un’isola indeterminata a sud della Sicilia una famiglia e con esse l’intera comunità si trova a vivere il dramma lacerante degli sbarchi di immigrati dalle sponde della Libia nel nuovo quadro sconvolgente della legge sul reato di clandestinità.
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La storia di un giovane barcaiolo alle prese con un dramma sociale in opposizione alle possibilità dell’amore la avevamo già vista nel film di Alessandro D’Alatri “Sul mare”. Il regista Crialese fa suo questo impianto narrativo e vi intreccia altri due riferimenti. Si tratta per il primo – già nel rovesciamento del titolo – della “Terra trema” di Luchino Visconti e per l’altro di “Antigone” di Sofocle. In un’isola indeterminata a sud della Sicilia una famiglia e con esse l’intera comunità si trova a vivere il dramma lacerante degli sbarchi di immigrati dalle sponde della Libia nel nuovo quadro sconvolgente della legge sul reato di clandestinità. E questo è il dramma sociale di una famiglia di pescatori tratto e riattualizzato da Visconti. Il tema, invece, della collisione inconciliabile tra la legge scritta dello Stato e la legge universale della pietà umana, è il nocciolo tragico dell’Antigone di Sofocle. Ernesto è un vecchio pescatore che non si arrende alla realtà della sua età e dei mutamenti economici dell’isola che gli imporrebbero di vendere la barca e smetterla di andare per mare. Mare nel quale ha perso un figlio, sostituito ora dal nipote Filippo nello calare e tirare le reti della pesca. Filippo vive con la madre Giulietta, la quale vorrebbe anche lei che il padre si mettesse a riposo. Ma l’altro figlio di Ernesto, Nino, è quello più determinato a interrompere la tradizione di famiglia. Da tempo ha avviato un piccolo stabilimento balneare e organizza gite in barca all’impronta della musica e del divertimento. Alla fine Ernesto si convince ad adibire il peschereccio per gite ed escursioni, mentre Giulietta e Filippo riadattano la loro casa per affittarla ai turisti. Tutto sembra essersi sistemato e la nuova attività procede per il meglio, anche per l’arrivo sull’isola di una giovane turista, Maura, ospite in casa di Filippo, con il quale intesse una muta ma reciproca attrazione. È proprio in questa fase che scoppia il dramma. Ernesto e Filippo, ubbidendo alla legge del mare che impone di soccorrere i naufraghi e dare loro ausilio, ospitalità, violano quella dello Stato che impone invece di denunciarli e consegnarli alle autorità come clandestini. Viene loro sequestrata la barca. Come nelle antiche tragedie greche si pronuncia il coro, l’assemblea dei vecchi che, nella melodiosa lingua isolana, “canta”, ribadisce la propria fedeltà alla legge del mare. Mare sempre più avaro di pesci e più ricco di rifiuti: quelli umani tra questi. Ernesto, Giulietta e Filippo ospitano segretamente, tenendolo nascosto soprattutto a Nino, una donna africana, Sara, che vuole raggiungere il marito in nord Italia. La donna ha u figlio adolescente, ma in Libia è stata violentata e ha dato alla luce una bambina. Ernesto, Giulietta e Filippo decidono di portare in terraferma Sara, ma un controllo alle auto e ai furgoni all’imbarco li costringe a tornare indietro. È qui che Filippo, proprio come la giovane Antigone assume da solo, in faccia alla legge del mare e dello Stato, la scelta che gli sembra più giusta. E la terra trema, trema maledettamente sotto i suoi piedi.
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rosmersholm
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giovedì 29 settembre 2011
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un film faso
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Un film falso. Falso nella premessa: soccorrere uomini in mare non solo non è reato, ma è obbligatorio per legge. Falso nel contesto: mostra un'Italia inesistente, fatta di pescatori (nel 2011) che sembrano usciti direttamente da "La terra trema" di Visconti, con degli uomini delle forze dell'ordine che sono delle parodie di cattivi nazisti (Santamaria) ed effettuano perquisizioni a tappeto. Personaggi grotteschi (Ernesto, Nino, i ragazzi milanesi...) e a tutto tondo che agiscono pretestuosamente, mossi solo dal desiderio degli autori di drammatizzare un plot fasullo... Falso nella messa in scena: l'orda di "naufraghi che compare improvvisamente nella notte e piena d'energia, sincronicamente assale la barca di Filippo.
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Un film falso. Falso nella premessa: soccorrere uomini in mare non solo non è reato, ma è obbligatorio per legge. Falso nel contesto: mostra un'Italia inesistente, fatta di pescatori (nel 2011) che sembrano usciti direttamente da "La terra trema" di Visconti, con degli uomini delle forze dell'ordine che sono delle parodie di cattivi nazisti (Santamaria) ed effettuano perquisizioni a tappeto. Personaggi grotteschi (Ernesto, Nino, i ragazzi milanesi...) e a tutto tondo che agiscono pretestuosamente, mossi solo dal desiderio degli autori di drammatizzare un plot fasullo... Falso nella messa in scena: l'orda di "naufraghi che compare improvvisamente nella notte e piena d'energia, sincronicamente assale la barca di Filippo. Falso cinematograficamente: il ralenti sui volti dei naufraghi sulla spiaggia evoca l'anatema di Rivette per Kapò... Crialese è totalmente disinteressato al tema che finge di enunciare quello, che gli interessa è colpire lo spettatore sotto la cintura, ricevere il plauso acritico e scontato di chi assume una posizione perbenista. Quello che ricerca è il successo e lo stupore superficiale di fronte alle sue immagini patinate, alle continue e scontate citazioni cinematografiche. Un film di regime, non per nulla prodotto da Rai e Cattleya, con soldi pubblici. Omaggiato con un Leone inventato alla Mostra più paludata ed autocelebrativa... Questa è l'Italia, non quella che mostra Crialese.
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spike
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giovedì 29 settembre 2011
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un'altra italia per gli oscar
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Un film che mostra un'altra Italia rispetto a quella che ci sta rappresentando (politicamente) all'estero. Dignità, solidarietà, voglia di lavorare lontano dalle luci dei riflettori. Ottimo tutto il cast, la regia, la sceneggiatura. Candidatura per gli Oscar meritata.
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olivia zilioli
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martedì 27 settembre 2011
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l'ostrica di crialese
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Un Crialese, non nuovo al concetto “Verghiano” dell'ostrica, si espone coraggiosamente sulla vertenza sociale di cui è oggetto l'immigrazione clandestina.Una famiglia di pescatori mutilata dal mare del capofamiglia intravede l'opportunità di un futuro alternativo investendo in un turismo fai-da-te. In un quadro neorealista, felicemente saturo di primi piani senza filtri dove l'imperfezione diviene identità, la cornice di pregio, segno distintivo di Crialese, è il mare. Un mare che è congiunzione di culture, mediazione tra speranza e illusione, alleato del cambiamento; un mare con regole universali tanto più solide quanto vacillanti di fronte le regole sociali.
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Un Crialese, non nuovo al concetto “Verghiano” dell'ostrica, si espone coraggiosamente sulla vertenza sociale di cui è oggetto l'immigrazione clandestina.Una famiglia di pescatori mutilata dal mare del capofamiglia intravede l'opportunità di un futuro alternativo investendo in un turismo fai-da-te. In un quadro neorealista, felicemente saturo di primi piani senza filtri dove l'imperfezione diviene identità, la cornice di pregio, segno distintivo di Crialese, è il mare. Un mare che è congiunzione di culture, mediazione tra speranza e illusione, alleato del cambiamento; un mare con regole universali tanto più solide quanto vacillanti di fronte le regole sociali. Cosa prevale tra la legge del mare e quella dello Stato? Per Crialese esiste un'unica risposta: la sensibilità umana. Si infrange così – come un'onda alla riva – la norma, a vantaggio di una coscienza ritrovata … perchè non siamo forse tutti smarriti in mezzo al mare forniti di un'imbarcazione fatiscente in cerca di Terraferma?
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