gambadilegnodinomesmith
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domenica 18 settembre 2011
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il mare fa il suo giro
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Nella Sicilia di Verga, Padron 'Ntoni e Rosso Malpelo vengono trasposti sulla Provvidenza e provvedono a pescare turisti e migranti, in un incontro fra immigrazione, integralismo e localismo su di un'isola di un'isola troppo stretta per l'iniziazione di un ragazzo e per la salvezza di un popolo in fuga. Disperazione di un isolamento in cui Nessun uomo è un'isola, e nessun codice è una norma certa. Drammatizzazioni melò da fiction Rai a parte, il film è una ottima fotografia romanzata in cui non si eccede con moralismi edulcorati, ma con disperazioni affastellate sorrette da una serie di scene dai rimandi pittorici, Rembrant barbuto di notte, Fattori di giorno sullo stereotipato uscio siciliano, e il memorabile cult guttusiano incorniciato dalla Raffa nazionale e dal Fiorellone di Fiorello.
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Nella Sicilia di Verga, Padron 'Ntoni e Rosso Malpelo vengono trasposti sulla Provvidenza e provvedono a pescare turisti e migranti, in un incontro fra immigrazione, integralismo e localismo su di un'isola di un'isola troppo stretta per l'iniziazione di un ragazzo e per la salvezza di un popolo in fuga. Disperazione di un isolamento in cui Nessun uomo è un'isola, e nessun codice è una norma certa. Drammatizzazioni melò da fiction Rai a parte, il film è una ottima fotografia romanzata in cui non si eccede con moralismi edulcorati, ma con disperazioni affastellate sorrette da una serie di scene dai rimandi pittorici, Rembrant barbuto di notte, Fattori di giorno sullo stereotipato uscio siciliano, e il memorabile cult guttusiano incorniciato dalla Raffa nazionale e dal Fiorellone di Fiorello.
Il vento fa il suo giro, il mare non è da meno.
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alvise w.
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sabato 17 settembre 2011
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alla deriva
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Diciamolo subito: "Terraferma" è un film sulle opportunità e, più precisamente, sulle oppurtinità che (non) vengono sfruttate. Lo si capisce già dalla sequenza d'apertura. La telecamera è posta sul fondo del mare, sulla superficie dell'acqua vediamo transitare un peschereccio. L'inquadratura è carica di significati, vuole indicarci un senso di prigionia, una voglia di riemergere, di respirare una boccata d'aria libera. Il punto di vista dal basso verso l'alto è un chiaro rimando ad una condizione di sudditanza psicologica e il fondale marino diventa un nascondiglio per ripararsi dagli sguardi della gente, piena di pregiudizi.
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Diciamolo subito: "Terraferma" è un film sulle opportunità e, più precisamente, sulle oppurtinità che (non) vengono sfruttate. Lo si capisce già dalla sequenza d'apertura. La telecamera è posta sul fondo del mare, sulla superficie dell'acqua vediamo transitare un peschereccio. L'inquadratura è carica di significati, vuole indicarci un senso di prigionia, una voglia di riemergere, di respirare una boccata d'aria libera. Il punto di vista dal basso verso l'alto è un chiaro rimando ad una condizione di sudditanza psicologica e il fondale marino diventa un nascondiglio per ripararsi dagli sguardi della gente, piena di pregiudizi. Già da questo incipit si può capire come l'ultimo film di Emanuele Crialese sia dotato di un potenziale immenso che avrebbe potuto dar vita a un'opera di grande valore cinematografico. Eppure "Terraferma" è un film sbagliato proprio perchè non è riuscito a cogliere quest'opportunità, ma ha scelto una strada meno coraggiosa per dire quello che aveva da dire. Il regista di origini sicule decide di interpretare il problema (fin troppo attuale) degli sbarchi clandestini in una chiave quasi favolistica, avulsa dal tempo e da luoghi reali. In un'isola al largo delle coste italiane vive una famiglia di pescatori composta da nonno Ernesto, vecchio uomo fedele alle leggi del mare, dal nipote Filippo, ragazzo di vent'anni, vero protagonista del film, dalla madre Giulietta (Donatella Finocchiaro) molto premurosa nei confronti del figlio e infine dallo zio Nino (Beppe Fiorello) che ha smesso di pescare pesci per catturare i turisti nelle spiaggie che ha preso in gestione. Un giorno il mare sospinge nelle loro vite la giovane clandestina Sara e il suo piccolo bambino alla disperata ricerca di un luogo dove nascondersi. Ernesto li accoglie: è l'antica legge del mare. Ma la nuova legge dell'uomo non lo permette e la famiglia Pucillo sarà destinata ad essere sconvolta e a scegliere una nuova rotta per andare avanti. Se nel film gli isolani sognano di andare via ma non hanno la forza per farlo, gli africani,invece, credono di essere arrivati, ma l'isola sarà solamente una tappa del loro estenuante viaggio verso la libertà. Crialese racconta questi due mondi a confronto ma pretende di narrarci una storia di finzione su argomenti che non potrebbero essere più reali e attuali di questi. I personaggi vengono banalizzati, appiattiti fino a sembrare macchiette grottesche (in particolare la figura del finanziere duro e pieno di astio verso i meridionali perchè viene dal Nord). La stora perde, con il passare dei minuti, la sua vis narrativa fino a presentare episodi che rasentano il ridicolo (come la scena dell'assalto alla barca di Filippo da parte di un'orda di poveri immigrati abbandonati in mare). Proprio quando il film sembra andare alla deriva nell'azzurro Mare Mediterraneo, la scena finale torna a farci riflettere andando a costruire una sorta di opera circolare. Lo stesso peschereccio visto all'inizio ha ripreso a navigare verso lidi ignoti. La telecamera non è più posta sul fondale marino ma è un travelling aereo che conferisce un grande respiro all'inquadratura. Saranno riusciti i personaggi in qualche modo a superare l'originaria oppressione del mare oppure la sua vastità li terrà ancora prigioneri? Vincitore di un discusso Premio della Giuria all'ultimo festival di Venezia, "Terraferma" è stato addirittura paragonato al capolavoro "La terra trema" di Luchino Visconti, anche se quella era tutta un'altra storia....
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giacomogabrielli
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sabato 17 settembre 2011
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terrafessa. ***
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Bel ritratto di un'Italia più che mai attuale. Crialese stavolta oltre che ad incantarci di nuovo, ci emoziona nel profondo, raccontandoci una favola che pian piano sta divenendo sempre più concreta. Non manca il linguaggio registicamente perfetto dell'autore, accompagnato da delle interpretazioni notevoli; da Beppe Fiorello alla Finocchiaro, da Filippo Pucillo a Timnit T. Musiche, fotografia e scenografia aiutano ancor di più a farci capire che più che una terra ferma, il nostro paese è una... TERRAFESSA ***
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mattiaps
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giovedì 15 settembre 2011
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la sicilia di crialese, terza grande puntata
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Dopo "Respiro" e "Nuovomondo", Crialese e la sua Sicilia tornano a soprendermi con "Terraferma", un grande film che racconta la realtà di un'isola destinata a cambiare contro il volere dei vecchi pescatori. E' la storia del cuore contro la mente, la "legge del mare" contro quella dello Stato. Complimenti a Crialese e a questa nuova generazione di registi italiani (Costanzo, Sorrentino, Garrone, Guadagnino, etc.) che finalmente ci stanno regalando opere di notevole spessore dove il piacere dell'occhio, la tecnica tornano protagonisti e il contenuto fa riflettere, sveglia "lo spettatore dell'occhialino 3D". "Terraferma" ricorda al mondo intero che l'Italia cinematografica non è morta.
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roxane
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mercoledì 14 settembre 2011
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a me è piaciuto
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A me il film è piaciuto, anche se concordo con chi ha detto che non è un film solo sull'immigrazione, perchè i temi toccati sono tanti. C'è il rapporto madre-figlio, quello tra coetanei, quello con il proprio Sè (Filippo), quello tra i propri valori etici e morali e la realtà che con le sue norme ti divora (Ernesto), ci sono i vecchi pescatori e i giovani pescatori aconfronto, c'è la superficialità di Nino (ho infatti apprezzato il pugno sferratogli da Filippo, glielo avrei dato volentieri anch'io). E ci sono loro, gli altri...i neri che ti si aggrappano alla barca per non morire... Insomma c'è tanto davvero in questo film.
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A me il film è piaciuto, anche se concordo con chi ha detto che non è un film solo sull'immigrazione, perchè i temi toccati sono tanti. C'è il rapporto madre-figlio, quello tra coetanei, quello con il proprio Sè (Filippo), quello tra i propri valori etici e morali e la realtà che con le sue norme ti divora (Ernesto), ci sono i vecchi pescatori e i giovani pescatori aconfronto, c'è la superficialità di Nino (ho infatti apprezzato il pugno sferratogli da Filippo, glielo avrei dato volentieri anch'io). E ci sono loro, gli altri...i neri che ti si aggrappano alla barca per non morire... Insomma c'è tanto davvero in questo film.
Anche se la storia è diversa mi ha fatto pensare al libro di Elsa Morante "L'isola di Arturo": questo mare che circonda, questo mare che ti porta a galla cose, persone, emozioni, questo andare per mare alla ricerca di...vita(...) per alcuni e di affermazione (...) per altri.
Inoltre ho apprezzato molto la fotografia, alcune inquadrature le ho trovate emozionanti, i primi piani, il chiaro-scuro che diventa quasi un bianco-nero, l'immagine finale della barca diretta verso la terraferma. Il tuffo dei turisti dalla barca di Nino e il loro nuotare sott'acqua l'ho trovata poi la più significativa del film.
Bravo Crialese.
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antomelis
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mercoledì 14 settembre 2011
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quanti luoghi comuni...
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quanti luoghi comuni... quante didascalie... quanta pessima recitazione... quante discutibili scelte di regia... la scena al rallenty dei turisti che accolgono in spiaggia i clandestini e danno loro da bere l'acqua minerale è un momento di cinema davvero brutto!! non riesco a capire com'è stato possibile premiare questo film... non riesco a capire come mai goda di buona critica.. era da tanto che non vedevo un film così chiaramente brutto!!
[+] finalmente uno che parla chiaro
(di viperanera)
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mansueto
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martedì 13 settembre 2011
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l'ottava armonia dell'arcobaleno
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L'Etiopia. Due anni e poi il mare. Il prezzo di una vita. Linosa. La paura aggredisce. Il tempo ammutina. La lampara. Le leggi del mare. Il diritto positivo. La negra (Timnit). L'umore del sangue. La claustrofobia dell'istinto (Donatella). U mari e il mare... "U pisci r u mari è restinatu cu si l'havi a mangiari"!
Il "nuovomondo". Le nuove costellazioni acquatiche. Nere. Il "respiro" del vecchio continente. L'incontinenza del senso di colpa. Per una responsabilità si può chiedere scusa. Per la vergogna, Filippo, no!
Non è un film sull'immigrazione. Non credete ai parrucconi ingessati. Non è un film sulla paura e sui gradienti umani. Non credete alle emozioni e ai pop corn. Non è una solenne lirica alla soglia di confine (l'isola, il mare e i cicli naturali) che separa il tutto dal vuoto.
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L'Etiopia. Due anni e poi il mare. Il prezzo di una vita. Linosa. La paura aggredisce. Il tempo ammutina. La lampara. Le leggi del mare. Il diritto positivo. La negra (Timnit). L'umore del sangue. La claustrofobia dell'istinto (Donatella). U mari e il mare... "U pisci r u mari è restinatu cu si l'havi a mangiari"!
Il "nuovomondo". Le nuove costellazioni acquatiche. Nere. Il "respiro" del vecchio continente. L'incontinenza del senso di colpa. Per una responsabilità si può chiedere scusa. Per la vergogna, Filippo, no!
Non è un film sull'immigrazione. Non credete ai parrucconi ingessati. Non è un film sulla paura e sui gradienti umani. Non credete alle emozioni e ai pop corn. Non è una solenne lirica alla soglia di confine (l'isola, il mare e i cicli naturali) che separa il tutto dal vuoto. Non si riempie il vuoto con l'inutile. Non è nemmeno un film di Emanuele Crialese e di Vittorio Moroni, dei produttori Tozzi, Chimenz, Stabilini e Conversi (Cattleya, Babe Films, France 2 Cinéma; Rai Cinema, Canal +, Cinecinema, MiBac, CNC, Cinesicilia, Regione Sicilia, Sensi contemporanei Cineam e audiovisivo). Perchè non è un film. E' un "Grand Tour" per animi da pover'uomini; un documentario che sa d'ode di vita.
E quando echeggia. Silenzio.
Laggiù c'è un uomo (in mare, "buio" come lui).
Indietro, sulla terra, un pescatore ormai spento (Ernesto). E l'apologia dell'intera storia umana.
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annalisa.imperiale
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martedì 13 settembre 2011
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un tempo le decisioni si prendevano tutti insieme
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Ciò che più colpisce di questo film è lo spaccato della società contemporanea italiana, tutta avvolta in un individualismo che appanna i valori collettivi. Lo esprime bene la scena in cui i pescatori anziani dell'isola si riuniscono per discutere sul da farsi davanti agli sbarchi. Uno di loro dice "un tempo le decisioni si prendevano tutti insieme". mi sembra di poter indivuare quì la chiave di lettura del film.
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linodigianni
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lunedì 12 settembre 2011
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la terra è ferma, le persone in mare
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Si può fare un film, su un tema doloroso come quello della morte delle persone che migrano,
in fuga da guerre e povertà?
Si può fare un film avendo un'isola bellissima, come Linosa, alcuni pescatori veri, come attori,
e il corpo, il volto, gli effetti personali dei migranti che stanno nel mare?
Crialese ha parlato di fatti, visti con gli occhi di tre mondi:
il mondo degli abitanti dell'isola, che non pescano piu pesci, ma cadaveri
il mondo dei migranti, braccati come delinquenti solo perchè senza carta di soggiorno,
il mondo dei turisti, in cerca del folklore locale, che fa le foro al cadavere ripescato.
Attraverso gli occhi, e il moto del mare,e la forza dei vecchi saggi pescatori,
il film irrita, commuove , suggerisce.
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Si può fare un film, su un tema doloroso come quello della morte delle persone che migrano,
in fuga da guerre e povertà?
Si può fare un film avendo un'isola bellissima, come Linosa, alcuni pescatori veri, come attori,
e il corpo, il volto, gli effetti personali dei migranti che stanno nel mare?
Crialese ha parlato di fatti, visti con gli occhi di tre mondi:
il mondo degli abitanti dell'isola, che non pescano piu pesci, ma cadaveri
il mondo dei migranti, braccati come delinquenti solo perchè senza carta di soggiorno,
il mondo dei turisti, in cerca del folklore locale, che fa le foro al cadavere ripescato.
Attraverso gli occhi, e il moto del mare,e la forza dei vecchi saggi pescatori,
il film irrita, commuove , suggerisce. mai ti lascia tranquillo, sulla sedia.
In Respiro, crialese cercava l'intimità del sud, in Nuovo mondo, l'estetica del riconoscimento
di chi parte, di chi ritorna
Qui, in Terraferma, non esiste sguardo, se non nella donna che capisce l'altra madre.
Per dire, il migrante siamo noi.
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maria
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lunedì 12 settembre 2011
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manca qualcosa ma...
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Certamente la sceneggiatura e i dialoghi sono carenti. Ma lasciano senza fiato e hanno una efficace funzione narrativa le immagini dell'isola, di questo mare splendido e feroce che è il vero protagonista del film.E coinvolgono e commuovono molte scene: la lotta notturna di Filippo con i naufraghi, i soccorsi a riva in cui tutte le differenze si evidenziano e si annullano ad un tempo,la barca dei turisti straordinariamnte simile e contrapposta al gommone dei migranti, la fuga verso una "terraferma" che nella digitalizzazione finale appare quanto mai lontana ed incerta ma resta una forte speranza. Non solo per Sara ma per Filippo e per tutti gli altri. Crialese ha cercato di fondere simbolismo e realtà sociale come negli altri suoi film, forse non ci è riuscito altrettanto bene sul piano tecnico-narrativo ma ha creato momenti di grande spessore e suggestione emotiva intorno al tema dei dannati della terra - e del mare.
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Certamente la sceneggiatura e i dialoghi sono carenti. Ma lasciano senza fiato e hanno una efficace funzione narrativa le immagini dell'isola, di questo mare splendido e feroce che è il vero protagonista del film.E coinvolgono e commuovono molte scene: la lotta notturna di Filippo con i naufraghi, i soccorsi a riva in cui tutte le differenze si evidenziano e si annullano ad un tempo,la barca dei turisti straordinariamnte simile e contrapposta al gommone dei migranti, la fuga verso una "terraferma" che nella digitalizzazione finale appare quanto mai lontana ed incerta ma resta una forte speranza. Non solo per Sara ma per Filippo e per tutti gli altri. Crialese ha cercato di fondere simbolismo e realtà sociale come negli altri suoi film, forse non ci è riuscito altrettanto bene sul piano tecnico-narrativo ma ha creato momenti di grande spessore e suggestione emotiva intorno al tema dei dannati della terra - e del mare. Forse si poteva evitare qualche scena tra le due madri, un po' forzata.Bravi Filippo Pucillo e Mimmo Cuticchio, meno gli altri.
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