pepito1948
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martedì 15 maggio 2012
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camus e amelio, incontro dubbio
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Un manoscritto incompiuto trovato nell'auto schiantatasi nel 1960 trasformato in romanzo; un romanzo che diviene un film di Gianni Amelio. Un Amelio che si ispira anche alle tante affinità tra i suoi trascorsi giovanili e quelli di Camus. Un film di percorso fortemente autobiografico, in cui Camus/Jean, uomo di successo tornato dalla Francia nella natia Algeria per recuperare il proprio passato, va alla ricerca delle origini, del rapporto con la madre, della ignota identità del padre morto all'inizio della Grande Guerra, degli amici dell'adolescenza, del professore che tanta parte aveva avuto nella sua formazione, della terra che ospitava la sua casa in cui da bambino aveva subito la ferrea educazione imposta dalla nonna -sostituitasi non solo al padre scomparso ma anche alla madre consenziente- , dell'aria autentica e vitale del Paese in cui è nato.
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Un manoscritto incompiuto trovato nell'auto schiantatasi nel 1960 trasformato in romanzo; un romanzo che diviene un film di Gianni Amelio. Un Amelio che si ispira anche alle tante affinità tra i suoi trascorsi giovanili e quelli di Camus. Un film di percorso fortemente autobiografico, in cui Camus/Jean, uomo di successo tornato dalla Francia nella natia Algeria per recuperare il proprio passato, va alla ricerca delle origini, del rapporto con la madre, della ignota identità del padre morto all'inizio della Grande Guerra, degli amici dell'adolescenza, del professore che tanta parte aveva avuto nella sua formazione, della terra che ospitava la sua casa in cui da bambino aveva subito la ferrea educazione imposta dalla nonna -sostituitasi non solo al padre scomparso ma anche alla madre consenziente- , dell'aria autentica e vitale del Paese in cui è nato. Ma siamo alla fine degli anni '50, l'indipendenza è di là da venire ed a costi di sangue molto alti, la tensione per le strade di Algeri si taglia col coltello, si susseguono gli attentati, l'odio dilaga. In questo clima Jean cerca di placare gli animi con un discorso pacifista o comunque con un tentativo di conciliazione presso l'Università, che non ottiene il successo sperato. Si rende conto che il suo viaggio -fisico ed interiore, nella memoria di un vissuto che cerca di ricostruire pezzo dopo pezzo- sarà adombrato dalla follia degli uomini, da quell'assurdo esistenziale postulato da Camus e qui rappresentato dalla feroce guerra di liberazione franco-algerina, viaggio che comunque lo renderà consapevole, premessa per l'acquisizione di un grado di umanità più avanzato. Sul piano personale Jean riempie il proprio vuoto e ricompatta la sua vita monca, non senza la speranza che anche gli altri esseri umani coinvolti in quel conflitto ne possano superare l'assurdità attraverso la comprensione e la solidarietà.
Fin qui Camus che, com'è noto, fu anche un noto filosofo esistenzialista. Quanto ad Amelio, si può definire riuscito il suo film? Forse solo in parte. Non si discute la capacità artistica di un regista sempre apprezzato in Italia ed all'estero. Ottima la costruzioni delle immagini, perfetto l'alternarsi dei due piani temporali, il Jean adulto (siamo nel 1957) e quello adolescente (nei primi anni '20), splendida la fotografia tendente al giallo, al marrone, all'ocra, quasi a richiamare il colore della terra, la sua terra arsa ma viva la cui assenza pluriennale dalla sua vita ha lasciato un profondo solco che il viaggio ha lo scopo di ricoprire. Ma si ha l'impressione che Amelio abbia fatto il passo più lungo della gamba; la trasposizione in immagini, benchè suggestive, di un romanzo fortemente intimista, privato, intriso di sensazioni, ricordi, sentimenti come l'amore, la delusione, l'angoscia, la frustazione non ha una resa globalmente soddisfacente; le atmosfere dei due periodi descritti -se si eccettua forse quella familiare della prima adolescenza- sono appena accennate e poco coinvolgenti come il clima sociale precedente la rivoluzione o il rapporto con la comunità araba. Il risultato è che il film si apprezza per le sue qualità tecnico-artistiche ma non emoziona. Né la sua poetica raggiunge quella del Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, di cui ricalca pedissequamente lo schema narrativo (l’uomo di successo che ritorna nei luoghi d’origine per raggiungere la compiutezza del proprio essere). Amelio si conferma comunque autore di un'opera che merita attenzione, come sempre.
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goldy
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sabato 28 aprile 2012
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eccesso di emotività, ripetitivo, vecchio.
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Spiace dissentire con la quasi totalità di consensi che il film ha ottenuto.Pur sssendo girato in Algeria, il film lascia molto sullo sfondo la realtà drammatica che si stava giocando nel paese per concentrarsi sull'evoluzione formativa-sentimentale del bambino in linea con le tematiche cvonsuete dei suoi film precedenti. In questo senso il film si inserisce in un FILONE tematico già ampiamente sondato dal cinema senza nulla aggiungere.
Uno spettatore giovane che nulla sa della storia recente del paese continua a nulla sapere. Meno ancora viene a sapere dell'importanza dello scrittore che il bimbo diventerà .
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Spiace dissentire con la quasi totalità di consensi che il film ha ottenuto.Pur sssendo girato in Algeria, il film lascia molto sullo sfondo la realtà drammatica che si stava giocando nel paese per concentrarsi sull'evoluzione formativa-sentimentale del bambino in linea con le tematiche cvonsuete dei suoi film precedenti. In questo senso il film si inserisce in un FILONE tematico già ampiamente sondato dal cinema senza nulla aggiungere.
Uno spettatore giovane che nulla sa della storia recente del paese continua a nulla sapere. Meno ancora viene a sapere dell'importanza dello scrittore che il bimbo diventerà . . Quindi cosa resta? A mio avviso, poco o nulla. Amelio gira sempre intorno al rapporto padre-figlio con una vena melanconico-poetica decisamente stucchevole, ripetitiva che rasenta la leziosità narrativa. Peccato!
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(di pekka333)
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aragornvr
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mercoledì 25 aprile 2012
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ennui
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Mi dispiace dissentire con pareri e stampa italiani, che elogiano il film come un gioiello.
L'esposizione cinematografica di una bozza autobiografica, peraltro mai finita e contestata, di Camus, non rende sotto vari aspetti : innanzi tutto la visione, estremamente patinata, pulita, ordinata, della realtà di un'Algeria della fine degli anni 50, la costante bellezza di ogni inquadratura, l'aspetto romantico e sentimentale di ogni paesaggio. Sembra un film anni 90 di Tornatore, con tutto rispetto, e in quanto tale datato.
A tale immagine corrispondono i comportamenti umani dei protagonisti, tra il silenzio e poche, presumibilmente intense frasi, dialoghi che in realtà suonano formali, vacui, devo dire al mio orecchio e pensiero scontati, senza sentimento.
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Mi dispiace dissentire con pareri e stampa italiani, che elogiano il film come un gioiello.
L'esposizione cinematografica di una bozza autobiografica, peraltro mai finita e contestata, di Camus, non rende sotto vari aspetti : innanzi tutto la visione, estremamente patinata, pulita, ordinata, della realtà di un'Algeria della fine degli anni 50, la costante bellezza di ogni inquadratura, l'aspetto romantico e sentimentale di ogni paesaggio. Sembra un film anni 90 di Tornatore, con tutto rispetto, e in quanto tale datato.
A tale immagine corrispondono i comportamenti umani dei protagonisti, tra il silenzio e poche, presumibilmente intense frasi, dialoghi che in realtà suonano formali, vacui, devo dire al mio orecchio e pensiero scontati, senza sentimento. Così pure la visione del problema di convivenza franco-algerina, appena affrontato, a mio avviso in modo scontato, con qualche urlo in una conferenza, o con un autobus in fiamme, o con un discorso finale decisamente poco coinvolgente.
Sono uscito in silenzio, cercando di sentire un'emozione, un pensiero, ma niente.... E come me, in molti....
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