chiarialessandro
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martedì 21 febbraio 2012
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destra? sinistra? gaber?
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Secondo alcuni è un film di “destra” e pertanto, come tale, è meglio perderlo che trovarlo. A me, questo tipo di ragionamento, sembra infantile e riduttivo; mi sembra fatto da persone che, se una certa cosa è fatta da qualcuno di sinistra, è una cosa giusta ma se la stessa identica cosa è fatta da uno di destra diventa sbagliata (e viceversa). Forse questa pellicola può non essere stata apprezzata per un motivo che molti rifiutano di esternare ed allora cercano il famoso filo d’erba dietro cui nascondersi: non tutti hanno il coraggio di confrontarsi con la realtà (soprattutto quando è sgradevole) e questa pellicola ti sbatte proprio in faccia una realtà con cui spesso dovremmo fare i conti (volenti o nolenti): razzismo, violenza (più o meno organizzata), sopraffazione, immigrazione (soprattutto irregolare), degrado, povertà …… In questo laido quadro si muove un lavoro scritto, diretto ed interpretato in modo decisamente efficace (soprattutto da Favino, che riesce a dare schegge di lucida e credibile follia al suo personaggio), affondando con profondità inusuale per gli standard cinematografici nella psicologia e nelle motivazioni dei personaggi.
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Secondo alcuni è un film di “destra” e pertanto, come tale, è meglio perderlo che trovarlo. A me, questo tipo di ragionamento, sembra infantile e riduttivo; mi sembra fatto da persone che, se una certa cosa è fatta da qualcuno di sinistra, è una cosa giusta ma se la stessa identica cosa è fatta da uno di destra diventa sbagliata (e viceversa). Forse questa pellicola può non essere stata apprezzata per un motivo che molti rifiutano di esternare ed allora cercano il famoso filo d’erba dietro cui nascondersi: non tutti hanno il coraggio di confrontarsi con la realtà (soprattutto quando è sgradevole) e questa pellicola ti sbatte proprio in faccia una realtà con cui spesso dovremmo fare i conti (volenti o nolenti): razzismo, violenza (più o meno organizzata), sopraffazione, immigrazione (soprattutto irregolare), degrado, povertà …… In questo laido quadro si muove un lavoro scritto, diretto ed interpretato in modo decisamente efficace (soprattutto da Favino, che riesce a dare schegge di lucida e credibile follia al suo personaggio), affondando con profondità inusuale per gli standard cinematografici nella psicologia e nelle motivazioni dei personaggi. Molto, molto difficile fare i conti con noi stessi; vuoi mettere quanto è più semplice dire che è un film di destra?
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g_andrini
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martedì 21 febbraio 2012
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buon film.
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Il finale è un po' "assente", ma nel complesso la pellicola regala bei momenti di patos. Tende un po' ad esaltare gli animi, ma lo fa nel rispetto delle parti. Consigliabile? Direi proprio di si.
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jimmylsanto
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domenica 19 febbraio 2012
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diventerà un cult ???
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vendetta, ansia, giustizia sommaria, ingiustizia, sopraffazione, abuso di potere, rabbia, esaltazione, nonnismo, ma anche pietà.. tutti stati d'animo che fà vivere la visione del film.
Bella interpretazione da parte di tutti gli attori, Favino dimostra ancora di più di essere un attore eccelso, coraggio e bravura da parte del regista a far correre la trama su fatti realmente accaduti.
Complimenti al finale, non all'americana, con il "traditore- denunciante" che alla fine, nel momento del pericolo più estremo, aiuta gli ex compagni.. l'ho trovato molto realista!
film che riesce ad essere equilibrato facendo vedere le varie sfaccettature e i vari punti di vista degli eventi.
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vendetta, ansia, giustizia sommaria, ingiustizia, sopraffazione, abuso di potere, rabbia, esaltazione, nonnismo, ma anche pietà.. tutti stati d'animo che fà vivere la visione del film.
Bella interpretazione da parte di tutti gli attori, Favino dimostra ancora di più di essere un attore eccelso, coraggio e bravura da parte del regista a far correre la trama su fatti realmente accaduti.
Complimenti al finale, non all'americana, con il "traditore- denunciante" che alla fine, nel momento del pericolo più estremo, aiuta gli ex compagni.. l'ho trovato molto realista!
film che riesce ad essere equilibrato facendo vedere le varie sfaccettature e i vari punti di vista degli eventi.
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federico1977
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domenica 12 febbraio 2012
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pianeti sconosciuti
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acab è un film che scorre su di una pellicola trasparente, senza tracce, senza significato alcuno; parla di poliziotti violenti, di società violenta, di pianeti sconosciuti a chi vive di polizia in questa società.
E' un film alienato, mediocre, intruso da una violenza neanche lontanamente accostabile a "clockwork orange" del M°Kubrick che, per lo meno, è opera cinematografica di livello..i poliziotti sono questi? sono davvero gli stessi che vengono pagati 1300 euro (800/1000 di trattenute al mese), che fanno turni massacranti con mezzi e strutture fatiscenti, che sanno gestire le emergenze e salvano vite, che ad ogni fine turno tornando a casa si rincuorano dai mille problemi che li affliggono guardando negli occhi i loro figli.
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acab è un film che scorre su di una pellicola trasparente, senza tracce, senza significato alcuno; parla di poliziotti violenti, di società violenta, di pianeti sconosciuti a chi vive di polizia in questa società.
E' un film alienato, mediocre, intruso da una violenza neanche lontanamente accostabile a "clockwork orange" del M°Kubrick che, per lo meno, è opera cinematografica di livello..i poliziotti sono questi? sono davvero gli stessi che vengono pagati 1300 euro (800/1000 di trattenute al mese), che fanno turni massacranti con mezzi e strutture fatiscenti, che sanno gestire le emergenze e salvano vite, che ad ogni fine turno tornando a casa si rincuorano dai mille problemi che li affliggono guardando negli occhi i loro figli..?sono poi gli stessi che donano sempre un sorriso ed un gesto gentile a tutti? sono persone dall'animo nobile, educate, intelligenti che nulla hanno a che fare con la violenza;questo film non è n poliziesco..non è nulla, non è cinema.
Mi vergogno di questo modo di fare cinema, erede di quei successi ottenuti raccontando la storia della banda della magliana, e a quanto pare emulati nella realtà da novelli bulli di periferia(molto pericolosi).
Questa non è la polizia, questi non sono poliziotti, questa non è la società in cui viviamo,questo non è cinema.
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giacomogabrielli
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domenica 12 febbraio 2012
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bilanciato. ***1/2
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Spietato film che non risparmia nulla e nessuno. Prima della sua uscita se ne sono dette di tutti i colori. Si pensava ad un film razzista, di parte, contro i poliziotti, contro gli immigrati o che parlasse male dei tifosi e dei manifestanti di piazza. Niente di tutto ciò. 'Acab' è un film assolutamente neutro, che non risparmia nessuno nel vero senso della parola, ne ha per tutti. Il regista di 'Romanzo Criminale-la serie' confeziona per bene un'opera violenta e sincera concentrata su personaggi che, tra storie e sottostorie, danno vita ad un piacevole svolgimento. La polizia italiana dal punto di vista del cellerino, il poliziotto col manganello, tra personaggi dal carattere all'apparenza forte e duro, ma dai risvolti deboli, e situazioni familiari critiche.
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Spietato film che non risparmia nulla e nessuno. Prima della sua uscita se ne sono dette di tutti i colori. Si pensava ad un film razzista, di parte, contro i poliziotti, contro gli immigrati o che parlasse male dei tifosi e dei manifestanti di piazza. Niente di tutto ciò. 'Acab' è un film assolutamente neutro, che non risparmia nessuno nel vero senso della parola, ne ha per tutti. Il regista di 'Romanzo Criminale-la serie' confeziona per bene un'opera violenta e sincera concentrata su personaggi che, tra storie e sottostorie, danno vita ad un piacevole svolgimento. La polizia italiana dal punto di vista del cellerino, il poliziotto col manganello, tra personaggi dal carattere all'apparenza forte e duro, ma dai risvolti deboli, e situazioni familiari critiche. Nel film c'è tutto: dallo sbirro al naziskin, dal drogato all'ultrà, dal figlio problematico alla moglie che vuole il divorzio. Un film che parla dell'odio; odio come regola di una società che pare non riprendersi più. Ottima la regia, bravi Favino, Giallini e Nigro. BILANCIATO. ***1/2
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zibaldino
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sabato 11 febbraio 2012
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celerino è...
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Stando ad un famoso brocardo da stadio, lavorare nel reparto celere non regala grandi soddisfazioni; sempre la saggezza da curva ci ricorda che la scelta di arruolarsi nelle forze dell’ordine sarebbe dettata da una sensibile contrazione del mercato del lavoro. E in effetti uno dei protagonisti, Adriano, la spina di questo inglorious bastards cacio e pepe, si unisce alla celere perché “pagano de più”. Adriano, nella sua breve esperienza tra i cellerini infami, osserva e ci fa scoprire una realtà piuttosto complessa, in cui la manichea distinzione buoni-cattivi viene relegata ad un escamotage da TG1: le cose sono un po’ più complesse, i confini molto labili.
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Stando ad un famoso brocardo da stadio, lavorare nel reparto celere non regala grandi soddisfazioni; sempre la saggezza da curva ci ricorda che la scelta di arruolarsi nelle forze dell’ordine sarebbe dettata da una sensibile contrazione del mercato del lavoro. E in effetti uno dei protagonisti, Adriano, la spina di questo inglorious bastards cacio e pepe, si unisce alla celere perché “pagano de più”. Adriano, nella sua breve esperienza tra i cellerini infami, osserva e ci fa scoprire una realtà piuttosto complessa, in cui la manichea distinzione buoni-cattivi viene relegata ad un escamotage da TG1: le cose sono un po’ più complesse, i confini molto labili. Proprio il retrogusto di dubbio e perplessità che si percepisce alla fine del film ne costituisce la cifra migliore. Quanto al cast, molto bravo Nigro, magistrale Giallini, una sicurezza granitica Favino. Ottima la colonna sonora, in cui i brani originali vengono puntellati da gente tipo i Clash e i Chemical Brothers, per dirne due.
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gioinga
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giovedì 9 febbraio 2012
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il disagio sociale
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E' un film sul disagio sociale, su varie forme di disagio sociale, quello degli immigrati che spacciano per strada, dei ragazzi che vanno allo stadio solo per esercitare violenza contro l'avversario o contro il celerino di turno, e quello di alcuni poliziotti, che si danno alla violenza perché ci credono, secondo la vecchia legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente. Mi ha fatto pensare che una dose di violenza deve essere necessariamente alla base della nostra società, a volte i poliziotti per dividere una rissa tra tifosi, sono costretti ad esercitare la violenza; è un aspetto che mi ha turbato parecchio e che il film mostra bene in tutti i suoi aspetti più crudi, con vere e proprie scene di guerriglia per strada.
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E' un film sul disagio sociale, su varie forme di disagio sociale, quello degli immigrati che spacciano per strada, dei ragazzi che vanno allo stadio solo per esercitare violenza contro l'avversario o contro il celerino di turno, e quello di alcuni poliziotti, che si danno alla violenza perché ci credono, secondo la vecchia legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente. Mi ha fatto pensare che una dose di violenza deve essere necessariamente alla base della nostra società, a volte i poliziotti per dividere una rissa tra tifosi, sono costretti ad esercitare la violenza; è un aspetto che mi ha turbato parecchio e che il film mostra bene in tutti i suoi aspetti più crudi, con vere e proprie scene di guerriglia per strada. Il problema è quando si esagera, quando chi fa il poliziotto crede di avere la missione di ripulire la città da ciò che non gli piace (l'albanese che molesta nel parco o l'immigrato che occupa una casa non sua) con metodi illegali, come se avesse un potere assoluto. Un altro problema grosso si presenta quando i poliziotti non hanno forze a sufficienza e allora lì è lo stato che rischia di venire meno.
Il film pecca nel non andare a fondo nell'analisi di questa violenza generalizzata della nostra società, non indaga il perché di tanto disagio e di tanto odio nell'Italia (e nel mondo ) di oggi. Resta un film tecnicamente molto ben fatto, con bravi attori e belle immagini. Comunque da vedere.
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chaoki21
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mercoledì 8 febbraio 2012
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acab
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Film intenso, sublime, autentico. Molto più di un documentario, ACAB è uno spaccato di realtà che getta una luce cruda e violenta su un mondo in cui oppressori ed oppressi si scambiano rapidamente i ruoli e vengono osservati da un punto di vista umano, che esclude pregiudizi e stereotipi, scandagliando in profondità la psiche dei protagonisti e le problematiche di una società orfana di regole e abbandonata all'insicurezza e all'anarchia. L'unico sguardo impietoso è riservato ai detentori del potere, i quali, dopo aver sfruttato la rabbia e la frustrazione dei propri "servi", li abbandonano a se stessi nel momento in cui maggiore è la necessità di tutelare i loro diritti.
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Film intenso, sublime, autentico. Molto più di un documentario, ACAB è uno spaccato di realtà che getta una luce cruda e violenta su un mondo in cui oppressori ed oppressi si scambiano rapidamente i ruoli e vengono osservati da un punto di vista umano, che esclude pregiudizi e stereotipi, scandagliando in profondità la psiche dei protagonisti e le problematiche di una società orfana di regole e abbandonata all'insicurezza e all'anarchia. L'unico sguardo impietoso è riservato ai detentori del potere, i quali, dopo aver sfruttato la rabbia e la frustrazione dei propri "servi", li abbandonano a se stessi nel momento in cui maggiore è la necessità di tutelare i loro diritti. Uno dei grandi meriti del regista è di aver saputo trattare la materia incandescente del film con grande equilibrio, mostrando la violenza senza eccessivo compiacimento ed enfatizzando il fascino oscuro della divisa e delle simbologie che vi ruotano attorno con spirito estetizzante ma non ambiguo né apologetico. A corollare lo sforzo narrativo, sottolineando la tensione, contribuisce una colonna sonora bellissima, incalzante, quasi epica. Un film senza sbavature, veramente indimenticabile.
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franco cesario
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martedì 7 febbraio 2012
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a.c.a.b.
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A.C.A.B., il film che segna l’esordio cinematografico di Stefano Sollima, è un opera che riesce nel suo intento primario, quello di raccontare, in modo volutamente asettico, la storia di un gruppo di celerini alle prese con il degrado urbano a cui sanno dare solo una risposta violenta e brutale.
Nonostante il film pecchi un pò nella trama, lasciata un pò a se stessa, A.C.A.B. ha almeno il pregio di cercare di affrontare un argomento scottante in modo coraggioso, senza preconcetti ma anche senza eccessiva reverenza nei confronti delle forze dell’ordine a volte infarcite, soprattutto in certi reparti, di gente violenta che si riconosce in ideologie pericolose, che simpatizzano nemmeno tanto velatamente alla retorica fascitoide.
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A.C.A.B., il film che segna l’esordio cinematografico di Stefano Sollima, è un opera che riesce nel suo intento primario, quello di raccontare, in modo volutamente asettico, la storia di un gruppo di celerini alle prese con il degrado urbano a cui sanno dare solo una risposta violenta e brutale.
Nonostante il film pecchi un pò nella trama, lasciata un pò a se stessa, A.C.A.B. ha almeno il pregio di cercare di affrontare un argomento scottante in modo coraggioso, senza preconcetti ma anche senza eccessiva reverenza nei confronti delle forze dell’ordine a volte infarcite, soprattutto in certi reparti, di gente violenta che si riconosce in ideologie pericolose, che simpatizzano nemmeno tanto velatamente alla retorica fascitoide.
La loro spiccata tendenza razzista la si nota in tanti particolari, nelle affermazioni, nelle idee continuamente espresse dei tre protagonisti, che vivono la loro vita in modo non molto dissimile al gruppo di neofascisti che ha fatto il lavaggio del cervello al figlio sedicenne di un sempre molto intenso Marco Giallini alias Mazinga, il veterano del gruppo, forse in cuor suo un pò stufo di anni e anni di improduttiva lotta nelle strade della Capitale.
La Roma violenta del 2007, una stagione manipolata ad arte dai media per creare preoccupazione per la sicurezza a fini elettorali, è ben rappresentata da Sollima, anche senza dare allo spettatore una visione di parte (se non nell’evidenza della follia fascista e xenofoba).
La morale del film è ben espressa dalla spina del gruppo, il neo celerino Domenico Diele, coatto di periferia (cresciuto con amici che hanno tatuato sul collo il famoso acronimo che da il titolo al film) entrato in polizia un pò per sbarcare il lunario in modo onesto, un pò per scaricare la rabbia repressa per una vita difficile e simile alle persone cui si trova davanti nel momento in cui svolge le sue funzioni; lo spirito con cui Negro, Mazinga e Cobra (il sempre convincente Pierfrancesco Favino) affrontano l’essere poliziotti, la loro presunta fratellanza e l’ordine che con ogni mezzo, anche illecito, essi vogliono raggiungere, non può far parte di una professione che, fatta com’è da “uomini figli dei poveri” di pasoliniana memoria, dovrebbe essere svolta esclusivamente per il bene dell’intera collettività.
francocesario.altervista.org
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nino pell.
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lunedì 6 febbraio 2012
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realistico spaccato di violenza sociale
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Questo film del regista Sollima l'ho trovato senza dubbio interessante. La storia ruota intorno ad alcuni poliziotti celerini, i quali addestrati a portare l'ordine e a frenare alcune situazioni in cui si manifestano in modo particolare fenomeni di rivolta sociale (agli Stadi durante le partite di calcio o nel corso di manifestazioni popolari contro particolari leggi governative, o inoltre contro gli immigrati senza permesso di soggiorno) finiscono essi stessi di essere spesso artefici di quella violenza a titolo gratuito che essi intendono sopprimere. Il film vuol farci soprattutto capire che le leggi italiane spesso non collimano con esigenze più pratiche e concrete affinché fenomeni di disordine sociale ed atti violenti possano essere prevenuti a monte con maggior efficacia e senso di giustizia.
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Questo film del regista Sollima l'ho trovato senza dubbio interessante. La storia ruota intorno ad alcuni poliziotti celerini, i quali addestrati a portare l'ordine e a frenare alcune situazioni in cui si manifestano in modo particolare fenomeni di rivolta sociale (agli Stadi durante le partite di calcio o nel corso di manifestazioni popolari contro particolari leggi governative, o inoltre contro gli immigrati senza permesso di soggiorno) finiscono essi stessi di essere spesso artefici di quella violenza a titolo gratuito che essi intendono sopprimere. Il film vuol farci soprattutto capire che le leggi italiane spesso non collimano con esigenze più pratiche e concrete affinché fenomeni di disordine sociale ed atti violenti possano essere prevenuti a monte con maggior efficacia e senso di giustizia. Da un lato il popolo che si ribella a ciò che non va nel paese e la cui voce spesso tenta di essere soffocata come lettera morta e dall'altro verso la situazione dei poliziotti celerini, i quali vengono visti spesso più come atavici esecutori di uno Stato a senso unico e ricco di contraddizioni, anziché come effettivi paladini dell'ordine e della giustizia. Un film che fa riflettere e che sprona a rivedere e modificare tutta una serie di situazioni che ancora non vanno in Italia.
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