diomede917
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sabato 28 gennaio 2012
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il matto, lo zoppo e il cattivo
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“Prima di chiedersi chi sono gli innocenti e i colpevoli bisogna chiedersi come funziona il lavoro della Celere”
Questa frase, detta da Pierfrancesco Favino durante il processo a suo carico per eccesso di violenza nei confronti di un ultrà, racchiude il senso d questo film.
Nella cornice degli eventi italiani degli ultimi anni che hanno segnato la cronaca del nostro Paese (sgombri voluti dal comune di Roma, il caso Reggiani fino ad arrivare alla morte di Gabriele Sandri) si dipanano le storie di un gruppo di celerini.
Fin dalle prime scene il regista Stefano Sollima vuole mettere in risalto prima le vicende personali dei protagonisti quasi a volere mettere le cose in chiaro questi sono uomini arrabbiati dalla vita.
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“Prima di chiedersi chi sono gli innocenti e i colpevoli bisogna chiedersi come funziona il lavoro della Celere”
Questa frase, detta da Pierfrancesco Favino durante il processo a suo carico per eccesso di violenza nei confronti di un ultrà, racchiude il senso d questo film.
Nella cornice degli eventi italiani degli ultimi anni che hanno segnato la cronaca del nostro Paese (sgombri voluti dal comune di Roma, il caso Reggiani fino ad arrivare alla morte di Gabriele Sandri) si dipanano le storie di un gruppo di celerini.
Fin dalle prime scene il regista Stefano Sollima vuole mettere in risalto prima le vicende personali dei protagonisti quasi a volere mettere le cose in chiaro questi sono uomini arrabbiati dalla vita.
Mazinga, Cobra e Negro sono tre bastardi senza gloria che si trovano a dovere spiegare lo spirito di fratellanza che esiste nella celere alla spina “Adriano Costantini e Basta”.
Mazinga è l’anziano del gruppo oltre alla merda che deve affrontare tutti i giorni deve combattere con un figlio adolescente fascista convinto che non lo vede come un padre ma semplicemente una “Guardia”, Cobra è quello che più crede in quello che fa si carica cantando “Cellerino figlio di p…”…la sua casa è un mausoleo di Mussolini vive da solo e la sua famiglia sono i colleghi, Negro è segnato dal suo spirito violento la moglie lo ha lasciato considerandolo un pericolo per la figlioletta….e questo aumenta il suo squilibrio psichico….in questo bel contesto si inserisce il novellino che vuole un mestiere onesto, sceglie la celere perché paga di più ed è arrabbiatissimo con il mondo perchè una famiglia tunisina ha occupato abusivamente la casa popolare della madre.
Questi personaggi sono interpretati alla perfezione da tutto il cast. Marco Giallini ha una faccia sofferta e vissuta che sembra uscita da un western di Sergio Leone, Filippo Nigro è uno schizzato al punto giusto ma sono Pierfrancesco Favino e Domenico Diele a darci le due facce della stessa medaglia delle regole.
Stefano Sollima dirige in maniera virile questo gruppo di gladiatori (da vedere lo scontro contro i tifosi del Napoli per credere) non facendo sconti a nessuno. Tutti sono sporchi e cattivi, poliziotti e delinquenti fino ad arrivare ai politici. Accompagnati da una colonna sonora da contatto fisico (come si può vedere con la versione di “Police on my back” dei The Clash cantata e ballata dopo la sentenza da tutto il gruppo). E sopra di loro aleggia il fantasma della Diaz definita da Giallini la più grande stronzata mai fatta e vissuta non dalle parole ma dallo sguardo di Favino. Un’esperienza che ha lasciato il suo segno, una colpa che viene a chiedere il conto nel tesissimo finale.
Un film duro che farà discutere e che non rimarrà indifferente proprio per il suo non prendere una posizione precisa ma per il modo diretto di rappresentare questa realtà violenta.
Voto 7
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chaoki21
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mercoledì 8 febbraio 2012
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acab
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Film intenso, sublime, autentico. Molto più di un documentario, ACAB è uno spaccato di realtà che getta una luce cruda e violenta su un mondo in cui oppressori ed oppressi si scambiano rapidamente i ruoli e vengono osservati da un punto di vista umano, che esclude pregiudizi e stereotipi, scandagliando in profondità la psiche dei protagonisti e le problematiche di una società orfana di regole e abbandonata all'insicurezza e all'anarchia. L'unico sguardo impietoso è riservato ai detentori del potere, i quali, dopo aver sfruttato la rabbia e la frustrazione dei propri "servi", li abbandonano a se stessi nel momento in cui maggiore è la necessità di tutelare i loro diritti.
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Film intenso, sublime, autentico. Molto più di un documentario, ACAB è uno spaccato di realtà che getta una luce cruda e violenta su un mondo in cui oppressori ed oppressi si scambiano rapidamente i ruoli e vengono osservati da un punto di vista umano, che esclude pregiudizi e stereotipi, scandagliando in profondità la psiche dei protagonisti e le problematiche di una società orfana di regole e abbandonata all'insicurezza e all'anarchia. L'unico sguardo impietoso è riservato ai detentori del potere, i quali, dopo aver sfruttato la rabbia e la frustrazione dei propri "servi", li abbandonano a se stessi nel momento in cui maggiore è la necessità di tutelare i loro diritti. Uno dei grandi meriti del regista è di aver saputo trattare la materia incandescente del film con grande equilibrio, mostrando la violenza senza eccessivo compiacimento ed enfatizzando il fascino oscuro della divisa e delle simbologie che vi ruotano attorno con spirito estetizzante ma non ambiguo né apologetico. A corollare lo sforzo narrativo, sottolineando la tensione, contribuisce una colonna sonora bellissima, incalzante, quasi epica. Un film senza sbavature, veramente indimenticabile.
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giacomogabrielli
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domenica 12 febbraio 2012
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bilanciato. ***1/2
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Spietato film che non risparmia nulla e nessuno. Prima della sua uscita se ne sono dette di tutti i colori. Si pensava ad un film razzista, di parte, contro i poliziotti, contro gli immigrati o che parlasse male dei tifosi e dei manifestanti di piazza. Niente di tutto ciò. 'Acab' è un film assolutamente neutro, che non risparmia nessuno nel vero senso della parola, ne ha per tutti. Il regista di 'Romanzo Criminale-la serie' confeziona per bene un'opera violenta e sincera concentrata su personaggi che, tra storie e sottostorie, danno vita ad un piacevole svolgimento. La polizia italiana dal punto di vista del cellerino, il poliziotto col manganello, tra personaggi dal carattere all'apparenza forte e duro, ma dai risvolti deboli, e situazioni familiari critiche.
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Spietato film che non risparmia nulla e nessuno. Prima della sua uscita se ne sono dette di tutti i colori. Si pensava ad un film razzista, di parte, contro i poliziotti, contro gli immigrati o che parlasse male dei tifosi e dei manifestanti di piazza. Niente di tutto ciò. 'Acab' è un film assolutamente neutro, che non risparmia nessuno nel vero senso della parola, ne ha per tutti. Il regista di 'Romanzo Criminale-la serie' confeziona per bene un'opera violenta e sincera concentrata su personaggi che, tra storie e sottostorie, danno vita ad un piacevole svolgimento. La polizia italiana dal punto di vista del cellerino, il poliziotto col manganello, tra personaggi dal carattere all'apparenza forte e duro, ma dai risvolti deboli, e situazioni familiari critiche. Nel film c'è tutto: dallo sbirro al naziskin, dal drogato all'ultrà, dal figlio problematico alla moglie che vuole il divorzio. Un film che parla dell'odio; odio come regola di una società che pare non riprendersi più. Ottima la regia, bravi Favino, Giallini e Nigro. BILANCIATO. ***1/2
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august
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lunedì 30 luglio 2012
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il migior film italiano dell'anno
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In un panorama di film italiani decisamente mediocri stupisce il film di guerra simile a “Orizzonti di Gloria” di Stefano Sollima che riesce a farci capire una aerazione della nostra realltá coem gli scontri tra tifosi visti dalla parte di alcuni componenti del reparto celere. Bellissima la fotografia di una Roma spettrale anche di giorno di paolo Carnbea coem il montaggio aggressivo e veloce di patrizio Marone è molto avvincente la vicenda anche se ce forse un addossare la colpa agli stranieri che può ance essere irritante. Durissimo e molto bravo Pierfrancecso Favino nel ruolo di Cobra celerino spieno di complessi e di ombre simile a un Mishima di borgata con un culto dell’onore quasi da samurai e una cultura fuori dal comune.
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In un panorama di film italiani decisamente mediocri stupisce il film di guerra simile a “Orizzonti di Gloria” di Stefano Sollima che riesce a farci capire una aerazione della nostra realltá coem gli scontri tra tifosi visti dalla parte di alcuni componenti del reparto celere. Bellissima la fotografia di una Roma spettrale anche di giorno di paolo Carnbea coem il montaggio aggressivo e veloce di patrizio Marone è molto avvincente la vicenda anche se ce forse un addossare la colpa agli stranieri che può ance essere irritante. Durissimo e molto bravo Pierfrancecso Favino nel ruolo di Cobra celerino spieno di complessi e di ombre simile a un Mishima di borgata con un culto dell’onore quasi da samurai e una cultura fuori dal comune. Proprio coem kir Douglas in orizzonti di Gloria è anche lui impotente coem Filino Nigro nel ruolo di negro poliziotto ormai esaurito. Sorprendete un bravo attore di commedia all’italiana come Mario Giallni nel ruolo del graduato mazinga. Un film graffiante che fa male e riesce a non essere per niente banale
Robert Fogelberg Rota
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chiarialessandro
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martedì 21 febbraio 2012
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destra? sinistra? gaber?
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Secondo alcuni è un film di “destra” e pertanto, come tale, è meglio perderlo che trovarlo. A me, questo tipo di ragionamento, sembra infantile e riduttivo; mi sembra fatto da persone che, se una certa cosa è fatta da qualcuno di sinistra, è una cosa giusta ma se la stessa identica cosa è fatta da uno di destra diventa sbagliata (e viceversa). Forse questa pellicola può non essere stata apprezzata per un motivo che molti rifiutano di esternare ed allora cercano il famoso filo d’erba dietro cui nascondersi: non tutti hanno il coraggio di confrontarsi con la realtà (soprattutto quando è sgradevole) e questa pellicola ti sbatte proprio in faccia una realtà con cui spesso dovremmo fare i conti (volenti o nolenti): razzismo, violenza (più o meno organizzata), sopraffazione, immigrazione (soprattutto irregolare), degrado, povertà …… In questo laido quadro si muove un lavoro scritto, diretto ed interpretato in modo decisamente efficace (soprattutto da Favino, che riesce a dare schegge di lucida e credibile follia al suo personaggio), affondando con profondità inusuale per gli standard cinematografici nella psicologia e nelle motivazioni dei personaggi.
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Secondo alcuni è un film di “destra” e pertanto, come tale, è meglio perderlo che trovarlo. A me, questo tipo di ragionamento, sembra infantile e riduttivo; mi sembra fatto da persone che, se una certa cosa è fatta da qualcuno di sinistra, è una cosa giusta ma se la stessa identica cosa è fatta da uno di destra diventa sbagliata (e viceversa). Forse questa pellicola può non essere stata apprezzata per un motivo che molti rifiutano di esternare ed allora cercano il famoso filo d’erba dietro cui nascondersi: non tutti hanno il coraggio di confrontarsi con la realtà (soprattutto quando è sgradevole) e questa pellicola ti sbatte proprio in faccia una realtà con cui spesso dovremmo fare i conti (volenti o nolenti): razzismo, violenza (più o meno organizzata), sopraffazione, immigrazione (soprattutto irregolare), degrado, povertà …… In questo laido quadro si muove un lavoro scritto, diretto ed interpretato in modo decisamente efficace (soprattutto da Favino, che riesce a dare schegge di lucida e credibile follia al suo personaggio), affondando con profondità inusuale per gli standard cinematografici nella psicologia e nelle motivazioni dei personaggi. Molto, molto difficile fare i conti con noi stessi; vuoi mettere quanto è più semplice dire che è un film di destra?
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bella earl!
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domenica 29 gennaio 2012
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un film forte, che non condanna ne assolve.
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- Crede che mi piaccia spaccare la testa alla gente? Che mi diverto, a farlo? -
Cobra, Negro e Mazinga sono tre celerini della vecchia guardia poliziotti che fanno tutto ciò che è in loro potere (e anche che non lo è) per far rispettare le leggi. Ma hanno una situazione famigliare difficile: Cobra è sotto processo per lesioni aggravate, Negro ha una famiglia composta da una moglie cubana che non lo vuole più vedere e una figlia che tiene a lui ma affidata alla madre e Mazinga non riesce a recuperare il rapporto col figlio. In mezzo a queste loro vite difficili e anche alla difficoltà di essere un celerino si aggiunge alla loro squadra Spina un giovane che prova gusto nella violenza.
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- Crede che mi piaccia spaccare la testa alla gente? Che mi diverto, a farlo? -
Cobra, Negro e Mazinga sono tre celerini della vecchia guardia poliziotti che fanno tutto ciò che è in loro potere (e anche che non lo è) per far rispettare le leggi. Ma hanno una situazione famigliare difficile: Cobra è sotto processo per lesioni aggravate, Negro ha una famiglia composta da una moglie cubana che non lo vuole più vedere e una figlia che tiene a lui ma affidata alla madre e Mazinga non riesce a recuperare il rapporto col figlio. In mezzo a queste loro vite difficili e anche alla difficoltà di essere un celerino si aggiunge alla loro squadra Spina un giovane che prova gusto nella violenza. Cobra, Negro e Mazinga, per riabilitarsi, tenteranno di cambiare il ragazzo.
Un cast d'eccezione interpreta il primo lungometraggio targato Stefano Sollima. Già rivelazione in "Romanzo Criminale - La Serie" Sollima sembra voler continuare la sua striscia positiva aggiungendo questa piccola perla di cinema italiano al suo repertorio. Al suo fianco in questa piccola grande impresa Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro e Marco Giallini interpreti "ad hoc" per dei ruoli che sembrano cuciti addosso a loro. Finalmente il cinema italiano si sta muovendo.
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gioinga
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giovedì 9 febbraio 2012
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il disagio sociale
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E' un film sul disagio sociale, su varie forme di disagio sociale, quello degli immigrati che spacciano per strada, dei ragazzi che vanno allo stadio solo per esercitare violenza contro l'avversario o contro il celerino di turno, e quello di alcuni poliziotti, che si danno alla violenza perché ci credono, secondo la vecchia legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente. Mi ha fatto pensare che una dose di violenza deve essere necessariamente alla base della nostra società, a volte i poliziotti per dividere una rissa tra tifosi, sono costretti ad esercitare la violenza; è un aspetto che mi ha turbato parecchio e che il film mostra bene in tutti i suoi aspetti più crudi, con vere e proprie scene di guerriglia per strada.
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E' un film sul disagio sociale, su varie forme di disagio sociale, quello degli immigrati che spacciano per strada, dei ragazzi che vanno allo stadio solo per esercitare violenza contro l'avversario o contro il celerino di turno, e quello di alcuni poliziotti, che si danno alla violenza perché ci credono, secondo la vecchia legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente. Mi ha fatto pensare che una dose di violenza deve essere necessariamente alla base della nostra società, a volte i poliziotti per dividere una rissa tra tifosi, sono costretti ad esercitare la violenza; è un aspetto che mi ha turbato parecchio e che il film mostra bene in tutti i suoi aspetti più crudi, con vere e proprie scene di guerriglia per strada. Il problema è quando si esagera, quando chi fa il poliziotto crede di avere la missione di ripulire la città da ciò che non gli piace (l'albanese che molesta nel parco o l'immigrato che occupa una casa non sua) con metodi illegali, come se avesse un potere assoluto. Un altro problema grosso si presenta quando i poliziotti non hanno forze a sufficienza e allora lì è lo stato che rischia di venire meno.
Il film pecca nel non andare a fondo nell'analisi di questa violenza generalizzata della nostra società, non indaga il perché di tanto disagio e di tanto odio nell'Italia (e nel mondo ) di oggi. Resta un film tecnicamente molto ben fatto, con bravi attori e belle immagini. Comunque da vedere.
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angelo umana
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venerdì 27 luglio 2012
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persone normali alla guerra
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C’è una categoria sociale che esce molto malconcia dal giudizio del film, è quella dei politici. Nella storia recente a cui si fa riferimento è compresa anche l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma, il cui partito giocò molto su fatti di cronaca con autori gli immigrati stranieri. E’ proprio la politica che non dà quasi mai soluzioni e lascia incancrenire tutti i problemi, anche quelli di ordine pubblico, è un politico pago della sua elezione nel Comune di Roma che afferma “solo un coglione può fare il celerino”. Non vengono date soluzioni certamente agli stranieri che o devono abbandonare la loro bidonville oppure gli appartamenti occupati più o meno illegalmente; non ne vengono date agli emarginati della nostra società che si inventano movimenti naziskin per ripulire le nostre “belle” città.
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C’è una categoria sociale che esce molto malconcia dal giudizio del film, è quella dei politici. Nella storia recente a cui si fa riferimento è compresa anche l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma, il cui partito giocò molto su fatti di cronaca con autori gli immigrati stranieri. E’ proprio la politica che non dà quasi mai soluzioni e lascia incancrenire tutti i problemi, anche quelli di ordine pubblico, è un politico pago della sua elezione nel Comune di Roma che afferma “solo un coglione può fare il celerino”. Non vengono date soluzioni certamente agli stranieri che o devono abbandonare la loro bidonville oppure gli appartamenti occupati più o meno illegalmente; non ne vengono date agli emarginati della nostra società che si inventano movimenti naziskin per ripulire le nostre “belle” città. Le violenze negli stadi e nelle manifestazioni pubbliche potrebbero essere prevenute con un’accurata prevenzione, molti dei violenti sono ben noti, basterebbe isolarli e impedire loro di prendere parte a eventi di massa; essi partecipano e distruggono perché è l’unico loro scopo e allora quanto può bastare una squadra di “celerini” che, come nell’ultima scena del film (dopo la morte di Gabriele Sandri per un colpo sparato in un’area di servizio dall’agente Spaccarotella), sembra isolata e sparuta nel numero?
E’ pur sempre la politica che lascia rischiare continuamente i poliziotti che, nel film ci viene mostrato ampiamente perché li osserva bene dentro e fuori, sono uomini con problemi molto “popolari” ma che devono assicurare l’ordine pubblico per forse 2000 euro al mese, incredibilmente pochi se paragonati ai 10-15000 di qualsiasi “onorevole”. La paura che traspare dai loro visi mentre si recano dove sono chiamati, appena esorcizzata dalla loro cantilena “celerino figlio di puttana”, le vicende familiari che si portano dietro – chi una separazione (il Negro, Filippo Nigro, interprete di una protesta disperata sotto Montecitorio), chi uno sfratto ed è il caso della recluta Spina (Domenico Diele) che non si capacita della disonestà dei suoi colleghi (“non si mette nei casini un fratello” gli viene detto), chi la solitudine che gli ha fatto amare ancora di più il “Corpo” perché in esso ci sono i suoi “fratelli”(il Cobra, Pierfrancesco Favino, grande interpretazione), chi ha per figlio un ragazzo 16enne che partecipa ai ritrovi dei naziskin o similari (Mazinga, Marco Giallini) – tutto questo pare far loro trovare sfogo nel manganello brandito con convinzione a destra e a manca, ma altro non possono fare, devono pur difendersi. Dal film non appaiono forti, sono perdenti comunque, viene da parteggiare per loro, gli si deve tutta la fiducia senza se e senza ma, salvo vari errori madornali dovuti forse anche alle loro frustrazioni o a ordini errati (i fatti della Diaz di Genova nel 2001, che un celerino dice essere stata “la più grossa stronzata della vita nostra”, o i casi Aldrovandi e Cucchi).
Pagano le disfunzioni del nostro Paese, ad esempio invidiano quelli che pur uguali a loro fanno da guardia ai palazzi del potere, e il film sembra suggerire che sono i più disgraziati ad andare nelle strade, magari ex “coatti”, gente che ha qualche voglia di spedizioni punitive, alcuni un po’ sbruffoni o che fanno questo lavoro perché gli piace picchiare, ma certo un mestiere così può esser fatto solo da persone più impavide di un impiegato di banca o del catasto. Come possono le autorità pretendere da gente normale, messa così sotto pressione, disciplina e compostezza?
Onore al merito del regista-sceneggiatore Stefano Collima (e al libro di Carlo Bonini da cui è tratto), che non hanno fatto del film una celebrazione di uomini “Rambo” ma al contrario il racconto di uomini normali, presentando neutralmente vari tessuti sociali. E’ molto bella e liberatoria la scena del “ballo e spinta” improvvisata dagli agenti dopo l’assoluzione del Cobra, quasi da fine del film, ma una chiusura a quel punto lo avrebbe fatto apparire semplicistico, e non lo è.
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montana92
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domenica 29 gennaio 2012
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specchio di una realtà!
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A.C.A.B. è un film sociale, possono dire che sia troppo di destra, troppo crudo, troppo violento ma non è altro che lo specchio della nostra società.
Il film abbraccia quasi tutti i tipi di problemi dei nostri giorni, dagli scioperi dei lavoratori, alla politica passando per gli ultrà allo stadio fino agli immigrati, si perchè che i finti buonisti si scandalizzano o meno nei problemi dei nostri giorni gli immigrati ci rientrano e come.
La storia non è nulla di ecezzionale ma di questo film si deve vedere il contesto. Sollima dopo il grandissimo Romanzo Criminale-la serie, si conferma un buonissimo regista, e di questi tempi in italia è oro nel deserto!
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aristoteles
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martedì 13 ottobre 2015
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cobra negro e mazinga
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BAH non molto convincente questa massoneria poliziesca unita dal concetto della fratellanza.
Sembrano ultras violenti di cinquanta anni fa.
Anche le sottotrame che si sviluppano,sono raccontate In maniera abbastanza superficiale,separazioni con ballerine cubane,figli che odiano i padri e sfratti di casa.
Tutte storie che quasi giustificano uno stress privato che bisogna sfogare nel lavoro prendendesola con il rumeno,piuttosto che con il tifoso,che con i sovversivi di turno.
Una legge personale,fatta da uomini di legge, ma sopra la legge.
Una sola cosa è certa e viene rappresentata in maniera adeguata è che il lavoro della celere è veramente duro e complesso, ma non credo la maggior parte dei celerini provi molta soddisfazione a spaccare due teste,piuttosto capisco la paura di chi deve difendersi contro una folla numerosa e magari perde lucidità picchiando alla "cecata".
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BAH non molto convincente questa massoneria poliziesca unita dal concetto della fratellanza.
Sembrano ultras violenti di cinquanta anni fa.
Anche le sottotrame che si sviluppano,sono raccontate In maniera abbastanza superficiale,separazioni con ballerine cubane,figli che odiano i padri e sfratti di casa.
Tutte storie che quasi giustificano uno stress privato che bisogna sfogare nel lavoro prendendesola con il rumeno,piuttosto che con il tifoso,che con i sovversivi di turno.
Una legge personale,fatta da uomini di legge, ma sopra la legge.
Una sola cosa è certa e viene rappresentata in maniera adeguata è che il lavoro della celere è veramente duro e complesso, ma non credo la maggior parte dei celerini provi molta soddisfazione a spaccare due teste,piuttosto capisco la paura di chi deve difendersi contro una folla numerosa e magari perde lucidità picchiando alla "cecata".
Sicuramente anche tra i poliziotti ci sono le teste calde come in tutti i gruppi e in tutti i lavori,ma credo che questo film non sia lo specchio della realtà.
Frasi molto scontate non aiutano una discreta regia e una buona fotografia.
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