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noia1
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venerdì 31 ottobre 2014
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violenza non fine a sé stessa.
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La vita e le vicende di un gruppo di celerini, il loro lavoro, la loro vita.
Un film che non pretende d’insegnare, non ci sono approfondimenti sul tema, solo tasselli sul banco lasciando compiersi le azioni con freddezza quasi documentaristica. Tutto ciò che dev’essere mostrato sarà mostrato, senza buonismi o drammi, non ci sono parti da prendere, solo persone e i loro lati oscuri, le loro debolezze, i loro punti deboli. Tante realtà messe a confronto nel microcosmo di una Roma mai stata così oscura, protagonisti consumati, rassegnati, folli, le vite di chi ha solo il proprio lavoro in testa ma deve comunque fare i conti con la vita arrivando ad esiti sempre e comunque contraddittori.
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La vita e le vicende di un gruppo di celerini, il loro lavoro, la loro vita.
Un film che non pretende d’insegnare, non ci sono approfondimenti sul tema, solo tasselli sul banco lasciando compiersi le azioni con freddezza quasi documentaristica. Tutto ciò che dev’essere mostrato sarà mostrato, senza buonismi o drammi, non ci sono parti da prendere, solo persone e i loro lati oscuri, le loro debolezze, i loro punti deboli. Tante realtà messe a confronto nel microcosmo di una Roma mai stata così oscura, protagonisti consumati, rassegnati, folli, le vite di chi ha solo il proprio lavoro in testa ma deve comunque fare i conti con la vita arrivando ad esiti sempre e comunque contraddittori. Non ci sono buoni o cattivi ma solo persone, persino il giovane e violento Adriano si renderà conto che i suoi “fratelli”, coloro in grado di mettergli la testa a posto saranno anche quelli ad aprirgli gli occhi ad un mondo di regole poste oltre il codice ufficiale, ne rimarrà scosso abbastanza da dover scegliere dolorosamente.
Trama costruita in modo eccezionale, si può definire un film d’azione, un dramma, un thriller, le vite dei protagonisti quasi fossero lavoratori come tanti, col proseguo però verranno a galla tutti i lati umani e le conseguenti bassezze di cui sono spinti a sporcarsi da una vita difficile in un proseguo di violenza sempre più preponderante.
Protagonisti fantastici, al di là della costruzione molto interessante, gran parte del merito va proprio agli interpreti, tutti abbastanza cupi ma ciascuno in grado di definire a proprio modo le piccole differenze che li caratterizzano e che giustificano i loro atti, la classica nevrosi del giustiziere posta con un realismo agghiacciante.
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shiningeyes
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lunedì 25 marzo 2013
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rabbioso ed oscuro
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Stefano Sollima ci introduce nel buio e rabbioso mondo dei celerini, raccontati attraverso un gruppetto di quattro agenti legatissimi tra loro da un vincolo di fratellanza e di esperienza, maturata da anni di scontri contro ultras e civili arrabbiati.
Ma oltre a raccontare questi personaggi, Sollima ci racconta un'Italia sempre più intollerabile nei confronti degli extracomunitari, il cui odio è alimentato dai media che mettono in evidenza le loro nefandezze, da uno stato cieco e insensibile che non tutela neanche i loro difensori (i poliziotti) nei loro diritti.
Un film pieno di rabbia e di razzismo, in cui i celerini Mazinga, Cobra, Negro e l'ex Carletto sfogano le loro frustrazioni in azioni al di sopra dei limiti della legge, sentendosi in diritto di farlo solo per il ruolo che rivestono, attuando una ingiustificata giustizia sommaria, rivendicata da esplicite ideologie fasciste.
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Stefano Sollima ci introduce nel buio e rabbioso mondo dei celerini, raccontati attraverso un gruppetto di quattro agenti legatissimi tra loro da un vincolo di fratellanza e di esperienza, maturata da anni di scontri contro ultras e civili arrabbiati.
Ma oltre a raccontare questi personaggi, Sollima ci racconta un'Italia sempre più intollerabile nei confronti degli extracomunitari, il cui odio è alimentato dai media che mettono in evidenza le loro nefandezze, da uno stato cieco e insensibile che non tutela neanche i loro difensori (i poliziotti) nei loro diritti.
Un film pieno di rabbia e di razzismo, in cui i celerini Mazinga, Cobra, Negro e l'ex Carletto sfogano le loro frustrazioni in azioni al di sopra dei limiti della legge, sentendosi in diritto di farlo solo per il ruolo che rivestono, attuando una ingiustificata giustizia sommaria, rivendicata da esplicite ideologie fasciste.
Il giovane celerino Spina ne viene inizialmente attratto da questo “potere” della divisa e dalla violenza scaturita dalle sue azioni, ma si ricorderà poi del vero e proprio ruolo che deve svolgere un poliziotto: aiutare la gente.
Il film è girato con molta perizia e le scene degli scontri sono abbastanza credibili; in più ci sono le buone doti recitative di Pierfrancesco Favino e di Marco Giallini a rendere un film italiano di livello superiore alle solite stronzate del cinema nostrano.
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(di alessandro vanin)
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picassa
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mercoledì 6 febbraio 2013
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bello e vero
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uno sguardo vivo e vero su una realtà problematica e molto interessante
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tanus78
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mercoledì 24 ottobre 2012
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avanti così!
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E finalmente il cinema italiano torna a far vedere cose vicine alla realtà (delle cose...). Non ci sono moralismi, non esci dalla sala con la certezza di torti e ragioni ma hai finalmente visto un prodotto della tua "industria" cinematografica non inzuppato di buonismo da fiction tv. Hai finalmente visto delle divise appena un po' più problematiche del Maresciallo Rai Rocca o del Distretto di Polizia Mediaset. Hai visto vere facce da cinema (Favino uber alles!), corpi, azioni, grida verosimilmente simili al vero. Forse nel 2011/2012 in Italia è stato prodotto/proiettato un film di GENERE, da quanto ciò non avveniva?
Non si è trattato dello sforzo produttivo di un solo romantico appassionato ma di un insieme di cose: un libro tutto sommato trascurabile scritto da un cronista (Bonini) dallo stile e dalle fonti notoriamente poliziesche; il successo di una serie tv (Romanzo Criminale) mai vista sulle tv generaliste proprio perché efficacissima per cui il regista doveva essere proprio quello lì.
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E finalmente il cinema italiano torna a far vedere cose vicine alla realtà (delle cose...). Non ci sono moralismi, non esci dalla sala con la certezza di torti e ragioni ma hai finalmente visto un prodotto della tua "industria" cinematografica non inzuppato di buonismo da fiction tv. Hai finalmente visto delle divise appena un po' più problematiche del Maresciallo Rai Rocca o del Distretto di Polizia Mediaset. Hai visto vere facce da cinema (Favino uber alles!), corpi, azioni, grida verosimilmente simili al vero. Forse nel 2011/2012 in Italia è stato prodotto/proiettato un film di GENERE, da quanto ciò non avveniva?
Non si è trattato dello sforzo produttivo di un solo romantico appassionato ma di un insieme di cose: un libro tutto sommato trascurabile scritto da un cronista (Bonini) dallo stile e dalle fonti notoriamente poliziesche; il successo di una serie tv (Romanzo Criminale) mai vista sulle tv generaliste proprio perché efficacissima per cui il regista doveva essere proprio quello lì. Infine Cattleya e i francesi che si sono fatti carico di molto coraggio.
Il risultato non è perfetto ma è drammatico, è teso. Ne fanno le spese la Roma "alemanna" giustamente sputtanata e i "vertici" mai toccati da nulla, al massimo prescritti.
A pagare le spese resta sempre la carne da cannone, dall'una e dall'altra parte della barricata, che sia in divisa o no, le vere vittime sempre quelle sono.
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cenox
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venerdì 28 settembre 2012
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l'italia oggi, dal punto di vista del poliziotto
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Un film che colpisce, soprattutto perchè molto reale, contestualizzato, attuale e crudo...questi sono gli aggettivi che sottolineano quanto ciò che viene mostrato non sia pura fantasia. Anzi il film trascorre immedesimandosi in fatti realmente accaduti, come la morte del poliziotto Raciti e quella del tifoso Sandri, attraversi i commenti e le sensazioni dei celerini, i poliziotti che svolgono il proprio lavoro a difesa della sicurezza nelle strade, in cui devono far fronte a tifosi inferociti, abusivi irregolari, prostituzione e tante altre situazioni di persone disperate. Solo il finale rappresenta un punto debole del film che poteva essere sviluppato più in profondità senza lasciare un senso di vaghezza.
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Un film che colpisce, soprattutto perchè molto reale, contestualizzato, attuale e crudo...questi sono gli aggettivi che sottolineano quanto ciò che viene mostrato non sia pura fantasia. Anzi il film trascorre immedesimandosi in fatti realmente accaduti, come la morte del poliziotto Raciti e quella del tifoso Sandri, attraversi i commenti e le sensazioni dei celerini, i poliziotti che svolgono il proprio lavoro a difesa della sicurezza nelle strade, in cui devono far fronte a tifosi inferociti, abusivi irregolari, prostituzione e tante altre situazioni di persone disperate. Solo il finale rappresenta un punto debole del film che poteva essere sviluppato più in profondità senza lasciare un senso di vaghezza. Buona la prova attoriale dei protagonisti.
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carlo002
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domenica 2 settembre 2012
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apriamo gli occhi!
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Il film è cinematograficamente parlando, più che accettabile, gli attori vestono bene la loro parte e non fanno trasparire per niente sbavature da "bravi ragazzi". Parlando della trama e del film nel complesso, esso fa prendere pienamente coscienza di quello che alcuni polizziotti o guardie carcerarie fanno subire (molto spesso) ad innocenti o persone che hanno sforato una volta nella vita. Ovviamente viene pompato per renderlo pieno d'azione ed etichettandolo quindi come quello che dovrebbe essere, un film. Essendo un amante del genere sono rimasto più che affascinato dal film anche per il fatto che è un prodotto italiano di ottima fattura!
[+] film acab
(di viandrea68)
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august
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lunedì 30 luglio 2012
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il migior film italiano dell'anno
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In un panorama di film italiani decisamente mediocri stupisce il film di guerra simile a “Orizzonti di Gloria” di Stefano Sollima che riesce a farci capire una aerazione della nostra realltá coem gli scontri tra tifosi visti dalla parte di alcuni componenti del reparto celere. Bellissima la fotografia di una Roma spettrale anche di giorno di paolo Carnbea coem il montaggio aggressivo e veloce di patrizio Marone è molto avvincente la vicenda anche se ce forse un addossare la colpa agli stranieri che può ance essere irritante. Durissimo e molto bravo Pierfrancecso Favino nel ruolo di Cobra celerino spieno di complessi e di ombre simile a un Mishima di borgata con un culto dell’onore quasi da samurai e una cultura fuori dal comune.
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In un panorama di film italiani decisamente mediocri stupisce il film di guerra simile a “Orizzonti di Gloria” di Stefano Sollima che riesce a farci capire una aerazione della nostra realltá coem gli scontri tra tifosi visti dalla parte di alcuni componenti del reparto celere. Bellissima la fotografia di una Roma spettrale anche di giorno di paolo Carnbea coem il montaggio aggressivo e veloce di patrizio Marone è molto avvincente la vicenda anche se ce forse un addossare la colpa agli stranieri che può ance essere irritante. Durissimo e molto bravo Pierfrancecso Favino nel ruolo di Cobra celerino spieno di complessi e di ombre simile a un Mishima di borgata con un culto dell’onore quasi da samurai e una cultura fuori dal comune. Proprio coem kir Douglas in orizzonti di Gloria è anche lui impotente coem Filino Nigro nel ruolo di negro poliziotto ormai esaurito. Sorprendete un bravo attore di commedia all’italiana come Mario Giallni nel ruolo del graduato mazinga. Un film graffiante che fa male e riesce a non essere per niente banale
Robert Fogelberg Rota
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angelo umana
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venerdì 27 luglio 2012
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persone normali alla guerra
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C’è una categoria sociale che esce molto malconcia dal giudizio del film, è quella dei politici. Nella storia recente a cui si fa riferimento è compresa anche l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma, il cui partito giocò molto su fatti di cronaca con autori gli immigrati stranieri. E’ proprio la politica che non dà quasi mai soluzioni e lascia incancrenire tutti i problemi, anche quelli di ordine pubblico, è un politico pago della sua elezione nel Comune di Roma che afferma “solo un coglione può fare il celerino”. Non vengono date soluzioni certamente agli stranieri che o devono abbandonare la loro bidonville oppure gli appartamenti occupati più o meno illegalmente; non ne vengono date agli emarginati della nostra società che si inventano movimenti naziskin per ripulire le nostre “belle” città.
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C’è una categoria sociale che esce molto malconcia dal giudizio del film, è quella dei politici. Nella storia recente a cui si fa riferimento è compresa anche l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma, il cui partito giocò molto su fatti di cronaca con autori gli immigrati stranieri. E’ proprio la politica che non dà quasi mai soluzioni e lascia incancrenire tutti i problemi, anche quelli di ordine pubblico, è un politico pago della sua elezione nel Comune di Roma che afferma “solo un coglione può fare il celerino”. Non vengono date soluzioni certamente agli stranieri che o devono abbandonare la loro bidonville oppure gli appartamenti occupati più o meno illegalmente; non ne vengono date agli emarginati della nostra società che si inventano movimenti naziskin per ripulire le nostre “belle” città. Le violenze negli stadi e nelle manifestazioni pubbliche potrebbero essere prevenute con un’accurata prevenzione, molti dei violenti sono ben noti, basterebbe isolarli e impedire loro di prendere parte a eventi di massa; essi partecipano e distruggono perché è l’unico loro scopo e allora quanto può bastare una squadra di “celerini” che, come nell’ultima scena del film (dopo la morte di Gabriele Sandri per un colpo sparato in un’area di servizio dall’agente Spaccarotella), sembra isolata e sparuta nel numero?
E’ pur sempre la politica che lascia rischiare continuamente i poliziotti che, nel film ci viene mostrato ampiamente perché li osserva bene dentro e fuori, sono uomini con problemi molto “popolari” ma che devono assicurare l’ordine pubblico per forse 2000 euro al mese, incredibilmente pochi se paragonati ai 10-15000 di qualsiasi “onorevole”. La paura che traspare dai loro visi mentre si recano dove sono chiamati, appena esorcizzata dalla loro cantilena “celerino figlio di puttana”, le vicende familiari che si portano dietro – chi una separazione (il Negro, Filippo Nigro, interprete di una protesta disperata sotto Montecitorio), chi uno sfratto ed è il caso della recluta Spina (Domenico Diele) che non si capacita della disonestà dei suoi colleghi (“non si mette nei casini un fratello” gli viene detto), chi la solitudine che gli ha fatto amare ancora di più il “Corpo” perché in esso ci sono i suoi “fratelli”(il Cobra, Pierfrancesco Favino, grande interpretazione), chi ha per figlio un ragazzo 16enne che partecipa ai ritrovi dei naziskin o similari (Mazinga, Marco Giallini) – tutto questo pare far loro trovare sfogo nel manganello brandito con convinzione a destra e a manca, ma altro non possono fare, devono pur difendersi. Dal film non appaiono forti, sono perdenti comunque, viene da parteggiare per loro, gli si deve tutta la fiducia senza se e senza ma, salvo vari errori madornali dovuti forse anche alle loro frustrazioni o a ordini errati (i fatti della Diaz di Genova nel 2001, che un celerino dice essere stata “la più grossa stronzata della vita nostra”, o i casi Aldrovandi e Cucchi).
Pagano le disfunzioni del nostro Paese, ad esempio invidiano quelli che pur uguali a loro fanno da guardia ai palazzi del potere, e il film sembra suggerire che sono i più disgraziati ad andare nelle strade, magari ex “coatti”, gente che ha qualche voglia di spedizioni punitive, alcuni un po’ sbruffoni o che fanno questo lavoro perché gli piace picchiare, ma certo un mestiere così può esser fatto solo da persone più impavide di un impiegato di banca o del catasto. Come possono le autorità pretendere da gente normale, messa così sotto pressione, disciplina e compostezza?
Onore al merito del regista-sceneggiatore Stefano Collima (e al libro di Carlo Bonini da cui è tratto), che non hanno fatto del film una celebrazione di uomini “Rambo” ma al contrario il racconto di uomini normali, presentando neutralmente vari tessuti sociali. E’ molto bella e liberatoria la scena del “ballo e spinta” improvvisata dagli agenti dopo l’assoluzione del Cobra, quasi da fine del film, ma una chiusura a quel punto lo avrebbe fatto apparire semplicistico, e non lo è.
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roberto .
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mercoledì 25 luglio 2012
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decisamente finzione
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la polizia nn è così.... creduloni.... la realtà è un altra....
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roberto .
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mercoledì 25 luglio 2012
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film acab
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salve, ho visto il film ma nn mi è piaciuto molto. io credo nella Polizia e qst film nn ha niente di reale di quello che si vede ...... se la POLIZIA nn esistesse il mondo sarebbe una giungla.... la polizia va amata e rispettata.... ragionate prima di disprezzare.... e poi qst è sempre un film.... la realtà è un altra cosa....
[+] ahia!
(di carlo002)
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