gianleo67
|
giovedì 28 aprile 2016
|
e per tetto un cielo di stelle
|
|
|
|
Dal libro Nostalgia della luce: monti e meraviglie dell'astrofisica dell'astronomo francese Michel Cassé, il documentarista francese Patricio Guzmán torna sul tema a lui caro della travagliata storia cilena e delle ferite ancora aperte nella memoria del suo paese, con un film suggestivo e vibrante che tiene i piedi ben saldi sulle polverose e brulle lande del deserto di Atacama e gli occhi rivolti alla smisurata immensità degli spazi cosmici perennemente scrutati dalle gigantesche cupole del VLT sul Cerro Paranal.
Costruito come una sorta di riflessione etica sul senso del tempo e il destino dell'uomo, il film di Guzman rimanda alle suggestioni filosofiche del cinema di Herzog (da The Wild Blue Yonder a Cave of Forgotten Dreams) ma lo fa con la nostalgia e l'affetto che lo lega ad un popolo che abita da sempre una terra di confine, costretto a scavare il deserto per disseppellire e preservare la memoria di una storia controversa e dolorosa e nello stesso tempo incantato dalla ricerca di un passato ancora più remoto e primordiale che dalle estreme propaggini dell'universo ci restituisca un senso più profondo e consolatorio sulla miseria e la finitezza delle vicende umane.
[+]
Dal libro Nostalgia della luce: monti e meraviglie dell'astrofisica dell'astronomo francese Michel Cassé, il documentarista francese Patricio Guzmán torna sul tema a lui caro della travagliata storia cilena e delle ferite ancora aperte nella memoria del suo paese, con un film suggestivo e vibrante che tiene i piedi ben saldi sulle polverose e brulle lande del deserto di Atacama e gli occhi rivolti alla smisurata immensità degli spazi cosmici perennemente scrutati dalle gigantesche cupole del VLT sul Cerro Paranal.
Costruito come una sorta di riflessione etica sul senso del tempo e il destino dell'uomo, il film di Guzman rimanda alle suggestioni filosofiche del cinema di Herzog (da The Wild Blue Yonder a Cave of Forgotten Dreams) ma lo fa con la nostalgia e l'affetto che lo lega ad un popolo che abita da sempre una terra di confine, costretto a scavare il deserto per disseppellire e preservare la memoria di una storia controversa e dolorosa e nello stesso tempo incantato dalla ricerca di un passato ancora più remoto e primordiale che dalle estreme propaggini dell'universo ci restituisca un senso più profondo e consolatorio sulla miseria e la finitezza delle vicende umane.
Giocato sul parallellismo tra archeologia e astronomia come discipline che indagano il passato in direzioni diametralmente opposte e secondo une metrica temporale affatto inconciliabile, questo racconto di storie e aspirazioni pone al centro del suo discorso sempre e solo l'uomo ed il valore della sua memoria come misura per comprendere un presente di smarrimento e confusione, alternado al racconto accorato di una voce narrante quale raccordo di altre voci che ci parlano del dualismo insito in questa ricerca con le testimonianze di uomini e scienziati che rinvengono le vestigia di una presenza umana più o meno recente (dai corpi mummificati di pastori neolitici ai poveri resti delle vittime del regime di Pinochet) e di quelli che osservano lo spettro del calcio di quelle ossa così come si è formato nelle nursery stellari generate dalla morte violenta di altre stelle. La memoria insomma è un oggetto delicato sembra dirci l'autore, da trattare con la cura con cui si ricompongono gli scheletri dei nostri simili e la consapevolezza con cui si smette di credere di essere al centro dell'universo per guardare a noi stessi come parte di un tutto in perenne divenire.
Bellissime , tra le altre, le testimonianze dei sopravvissuti della ex miniera di Chacabuco trasformato in un campo di prigionia per oppositori politici tra cui un gruppo di astrofili iniziati da un medico con la passione per i sestanti ed un architetto che ha preservato nella sua memoria i dettagli planimetrici delle carceri poi fedelmente riprodotti nei disegni della futura libertà di esule in terra di Germania; oppure quella dei due giovani astronomi figli di quella violenza che li ha allontanati dalla propria terra o dalla propria famiglia e per cui la scienza diventa un'occasione di riscatto e comprensione ultima.
Meravigliosa la fotografia di Katell Djian come pure le caleidoscopiche immagini della gallery stellare dell'Hubble Space Telescope.
Miglior documentario all'European Film Awards 2010.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
mahleriano
|
sabato 5 maggio 2018
|
film intenso e originale
|
|
|
|
Nella prima parte di questo splendido film può inizialmente sfuggire il nesso fra le pur bellissime immagini di oggetti immersi nelle profondità siderali e la micidiale vicenda cilena. Quando però alle figure di astronomi si affiancano quelle di archeologi che lavorano nello stesso deserto in cui sorgono gli osservatori astronomici, si comincia a capire che l'obiettivo comune è lo studio del tempo nella sua accezione più ampia. E che il tempo altro non è che memoria. E che la memoria va coltivata perché preziosa come nient'altro. Stupenda, a questo proposito, l’immagine simbolica di una coppia di anziani ripresa di spalle su una panchina, lui testimone degli orrori del passato, e lei vittima di quell’oblio totale cui la malattia di Alzheimer la ha ormai costretta.
[+]
Nella prima parte di questo splendido film può inizialmente sfuggire il nesso fra le pur bellissime immagini di oggetti immersi nelle profondità siderali e la micidiale vicenda cilena. Quando però alle figure di astronomi si affiancano quelle di archeologi che lavorano nello stesso deserto in cui sorgono gli osservatori astronomici, si comincia a capire che l'obiettivo comune è lo studio del tempo nella sua accezione più ampia. E che il tempo altro non è che memoria. E che la memoria va coltivata perché preziosa come nient'altro. Stupenda, a questo proposito, l’immagine simbolica di una coppia di anziani ripresa di spalle su una panchina, lui testimone degli orrori del passato, e lei vittima di quell’oblio totale cui la malattia di Alzheimer la ha ormai costretta. Il regista costruisce lentamente una storia che sale di livello ogni minuto che passa, che certamente non ha come scopo il facile obiettivo di conquistare lo spettatore con la sola bellezza delle immagini e che più procede più spiega il perché di quella mezz'ora iniziale. Colpiscono i sogni di libertà dei detenuti nei campi di concentramento che con quelle immagini negli occhi hanno potuto in qualche modo affrontare una così spietata prigionia. E non si dimenticano facilmente i racconti strazianti delle donne che ancora cercano i loro cari, con una dignità così dolorosa e allo stesso tempo così nobilmente composta da essere ancor più toccante. Racconti mai esibiti come facile e superficiale argomentazione di condanna, pur evidente, ma arricchiti invece di immagini, pensieri e meditazioni che il regista riesce a evocare intorno alle loro parole. Pensieri legati al proprio passato, alla propria infanzia e all’innocenza perduta di un paese intero. E che di nuovo conducono a un unico concetto di fondo. La memoria. Memoria di sé. Memoria del dolore altrui. Memoria delle proprie origini. Memoria del passato come unica forma di costruzione di un futuro. Di nuovo bellissima, qui, la testimonianza della giovane figlia di desaparecidos. Perché il presente è per stessa ammissione dell’altro astronomo una linea labilissima. E non indagare su ciò che sta al di là di quella linea significa auto condannarsi all’oblio. Un film difficile da dimenticare per approccio al tema politico e per profondità di visione.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mahleriano »
[ - ] lascia un commento a mahleriano »
|
|
d'accordo? |
|
fabiofeli
|
lunedì 27 aprile 2020
|
la memoria ha una forza gravitazionale
|
|
|
|
Il deserto di Atacama in Cile ha un clima secco (non più di 2 mm di pioggia annuale) e un cielo limpido . diversi osservatori astronomici si trovano lì, a quote altimetriche da 2200 a 2600 metri. L’astronomo Gaspar Galaz spiega che osserva il passato: stelle e galassie osservate col telescopio sono quelle di millenni fa nonostante la velocità della luce, vicina a 300mila Km/secondo; il presente è inafferrabile, perché un pensiero appena ideato è già nel passato appena viene espresso. Il deserto cileno conserva bene il passato remoto per le rare piogge: antiche salme mummificano sepolte sotto piccoli strati di sabbia.
[+]
Il deserto di Atacama in Cile ha un clima secco (non più di 2 mm di pioggia annuale) e un cielo limpido . diversi osservatori astronomici si trovano lì, a quote altimetriche da 2200 a 2600 metri. L’astronomo Gaspar Galaz spiega che osserva il passato: stelle e galassie osservate col telescopio sono quelle di millenni fa nonostante la velocità della luce, vicina a 300mila Km/secondo; il presente è inafferrabile, perché un pensiero appena ideato è già nel passato appena viene espresso. Il deserto cileno conserva bene il passato remoto per le rare piogge: antiche salme mummificano sepolte sotto piccoli strati di sabbia. L’archeologo Lautaro Nuñez mostra i visi scolpiti nella roccia da millenni e i graffiti dei pastori con il gregge di piccoli lama. Sparito il nitrato di sodio – dice -, ora il terreno è povero di rame, estratto fin dal 1800 da minatori in gran parte indios. Restano il cimitero e le baracche con scarpe, bottiglie e tute coperte di sabbia: i cucchiai appesi, urtandosi nel vento, suonano un concerto di canne metalliche da giardino giapponese. Le baracche erano pensate come i lager: i fascisti cileni, circondandole di filo spinato, le hanno usate dal settembre ‘73 per segregare da 30.000 a 60.000 oppositori del regime. Morirono sotto tortura molti carcerati ed appaiano qua e là nel deserto frammenti di ossa e teschi, ma non tutti i luoghi di sepoltura sono noti. I militari responsabili confessano di aver gettato i cadaveri nell’oceano, ma i familiari cercano le ossa dei loro congiunti e non si arrendono. Miguel Lawner, un architetto, internato dal novembre 1973 all’ottobre ‘74 in uno dei lager e poi espulso in Germania, racconta che con lui era recluso un astronomo, che aveva insegnato i nomi di stelle e galassie ai reclusi durante lezioni notturne; l’architetto ha disegnato il suo carcere memorizzato con precisione e identificandolo anche se raso al suolo: lo aveva misurato con i suoi passi disegnando una pianta precisa. La sua memoria prodigiosa contrasta con la malattia della moglie, affetta da Alzheimer. I congiunti dei sostenitori di Allende hanno cercato per 28 anni fino al 2002 le ossa dei loro cari: Vicky Saavedra ha cercato i resti del fratello Josè, ucciso con tre colpi di pistola come provano i fori nel cranio ritrovato; Violeta Berrìos cerca ancora il suo adorato Mario Arguellet, del quale rimane solo un frammento di mascella. Un dolore profondo le ferisce continuamente vedendo a piede libero torturatori ed assassini dei loro congiunti, che dicono di aver gettato i resti dei torturati in mare. Infattì già sono note numerose fosse comuni. Valentina Rodriguez era una bambina di un anno quando i fascisti hanno catturato i suoi genitori. La giovane ha due figli: dice che i nonni non hanno rivelato il nascondiglio di figlio e nuora e le hanno insegnato che nella vita c’è anche la gioia. Per lei la memoria ha una forza gravitazionale, perché ci riporta a chi amiamo e ricordiamo. Deve essere così, perché è notte ed appare la prima stella nel deserto, mentre ancora Violeta, instancabile, cerca i resti del suo Mario. Un bellissimo documentario, vincitore del premio EFA del 2010. Una grande fotografia, una celebrazione della memoria. Valutazione ****. FabioFeli
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabiofeli »
[ - ] lascia un commento a fabiofeli »
|
|
d'accordo? |
|
angelo libranti
|
martedì 3 maggio 2016
|
tanta scenografia per nulla
|
|
|
|
Le premesse del trailer promettevano scene siderali e visioni terrestri fantastiche come raramente se ne vedono. Dietro tanta magneficenza di colori e di spazi si cela, invece, il messaggio politico del quale non se ne sentiva il bisogno. Si resta sconcertati dalla commistione fra scienza e la pur dolorosa storia del Cile sotto il regime di Pinochet, ma sono due cose completamente diverse che lasciano lo spettatore deluso e, forse, indignato per essere stato preso in giro.
Un documentario sulle tristi vicende del regime dittatoriale si poteva fare in ben altro modo; l'autore forse si preoccupava di essere cestinato a priori e di non essere visto.
In questo modo ha "costretto" l'ignaro spettatore a passare da un argomento all'altro senza soluzione di continuità narrativa e di logica ed ha finitp per vanificare le bellissime scene che meritavano ben altro trattamento e commento.
[+]
Le premesse del trailer promettevano scene siderali e visioni terrestri fantastiche come raramente se ne vedono. Dietro tanta magneficenza di colori e di spazi si cela, invece, il messaggio politico del quale non se ne sentiva il bisogno. Si resta sconcertati dalla commistione fra scienza e la pur dolorosa storia del Cile sotto il regime di Pinochet, ma sono due cose completamente diverse che lasciano lo spettatore deluso e, forse, indignato per essere stato preso in giro.
Un documentario sulle tristi vicende del regime dittatoriale si poteva fare in ben altro modo; l'autore forse si preoccupava di essere cestinato a priori e di non essere visto.
In questo modo ha "costretto" l'ignaro spettatore a passare da un argomento all'altro senza soluzione di continuità narrativa e di logica ed ha finitp per vanificare le bellissime scene che meritavano ben altro trattamento e commento.
Contento lui, noi ne siamo un pochino meno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo libranti »
[ - ] lascia un commento a angelo libranti »
|
|
d'accordo? |
|
|