Noi credevamo

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desgi domenica 14 novembre 2010
il cardillo tradito Valutazione 4 stelle su cinque
85%
No
15%

 Una ricostruzione coraggiosa con qualche trasposizione illuminante, come l'inusitata presenza dei piloni di cemento armato di una costruzione abusiva che sovrasta improvvisamente la scena (in Calabria), dove i patrioti si illudevano d fare l'Italia. Oppure la rappresentazione di un Mazzini già vecchio, quando aveva soltanto 25 anni ed era certamente mal consigliato da quel Crispi, che da gran faccendiere qual era (curiosa la sua somiglianza con Calvi), si apprestava a mettere le mani sulla nascente Italia. Gli intrighi internazionali, l'opera delle massonerie, d'altra parte, nel film fanno la parte del leone, tanto che non è esagerato affermare che le scene girate tra Ginevra, Parigi e soprattutto Londra sovrastano quasi quelle girate in Italia. [+]

[+] trasposizione illuminante? (di ellet?/>
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goldy venerdì 12 novembre 2010
eccesso di dialoghi Valutazione 3 stelle su cinque
83%
No
17%

L'argomento viene affrrontato con serietà e con precisione tuttavia troppo lunghi i dialoghi, troppe parole rispetto alle immagini. La narrazione non è lineare , alle volte elittica e quindi di non facile comprensione. Presuppone già nello spettatore una non superficiale conoscenza degli eventi. Apprezzabile la sottolineatura di analogie con la situazione politica odierna che induce tuttavia un senso di scoraggiamento,rispetto alla possibilità di un inversione di rotta in senso virtuoso. Interessante invece scoprire che il Sud non sembra aver guadagnato molto dalla unificazione con il Nord con buona pace della Lega. Un approccio più divulgativo forse avrebbe giovato alla popolarità della pellicola che temo resterà limitata alle solite elite che già sanno.

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paola di giuseppe domenica 14 novembre 2010
“una rivoluzione senza rivoluzione”(a.gramsci) Valutazione 3 stelle su cinque
86%
No
14%

Martone s’immerge in un trentennio dell’‘800 italiano,il più convulso e problematico,fonte di innumerevoli analisi, controversie,agiografie e revisioni, il tempo del “Qui si fa l’Italia o si muore”,e si chiede quale Italia sia stata fatta. E’ infatti evidente che riprendere oggi un simile argomento non può essere frutto di esclusivo interesse documentario per una ricostruzione storica,la prospettiva è sufficientemente distante per permettere una di quelle incursioni nel passato che tanto bene aiutano a capire il presente. Il pretesto narrativo è fornito dal romanzo di Anna Banti, liberamente ridotto nel plot ma ben presente nello spirito che anima lo sviluppo dei quattro tempi del racconto,La scelta, Domenico, Angelo e L’alba della nuova era. [+]

[+] alta qualità (di angelo umana)
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domenico a venerdì 19 novembre 2010
un risorgimento d'altri tempi Valutazione 3 stelle su cinque
73%
No
27%

Noi credevamo “ è un film potente e anche coraggioso, nonostante una forma algida e poco “ melodrammatica “, ma dobbiamo anche dire che se c’è una colpa questa è nella sceneggiatura. Perché un ‘ operazione culturale ‘ del genere, in un’epoca di questo genere, richiederebbe un’attenzione maggiore, anche maniacale: Visconti si serviva di scrittori come Suso Cecchi d'Amico, Pasquale Festa Campanile, Enrico Medioli, Massimo Franciosa o Giorgio Bassani; Martone si serve solo di Giancarlo De Cataldo, uno scrittore legato a “ Romanzo criminale “ e a pochissime sceneggiature di gruppo, forse con un’esperienza e una professionalità non sufficiente per uno script di tale complessità epica, culturale e storica. [+]

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duesicilie lunedì 13 dicembre 2010
ci voleva un po' piú di coraggio Valutazione 2 stelle su cinque
90%
No
10%

Il film tenta di dare qualche informazione diversa da quelle solitamente propinate nei film che hanno per oggetto la storia italiana, nella parte 4 si accenna di volata all'industrializzazione del sud, cancellata violentemente dalla conquista piemontese... per il resto è da apprezzare, di questi tempi, la rappresentazione non agiografica dei vari mazzini, crispi e compagnia bella, e la rappresentazione del parlamento sabaudo come ricovero di opportunisti e profittatori (dal quale deriva pari pari il parlamento italiano savoiardo e poi repubblicano, ovviamente)... I mali dell'Italia derivano tutti dal modo in cui questo paese fu messo insieme. Le prime tre parti piuttosto prolisse, francamente, si sarebbero potute ridurre ad una, mentre la quarta parte è piuttosto superficiale. [+]

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toro sgualcito lunedì 6 dicembre 2010
risorgimento anche per il pubblico Valutazione 2 stelle su cinque
79%
No
21%

Il film è piuttosto lungo, forse troppo vista anche la tortuosità della sceneggiatura. Ho faticato a seguire le trame degli eventi storici in un film come questo dove molto (forse troppo) è stato caricato sui dialoghi. D’accordo che è la nostra storia ma il cinema è più vicino alla letteratura che ad un saggio. Voglio dire che va benissimo fare un film storico ma il cinema ha regole diverse da un libro di storia: ci sono le immagini, le vicende umane, le microstorie e le invenzioni letterarie dello sceneggiatore e del regista. Martone ha cercato giustamente con le figure di Angelo e Domenico un pretesto per attraversare l’epoca del risorgimento ma purtroppo ho l’impressione che altre cose non abbiano funzionato: forse i dialoghi complessi ed il ritmo troppo serrato. [+]

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immanuel giovedì 16 dicembre 2010
quell'inutile e dannoso elitarismo Valutazione 2 stelle su cinque
79%
No
21%

Esiste, forse, la convinzione che più per le lunghe si porti un'opera, tanto più essa apparirà importante e preziosa? Forse perché questo film doveva nascere come un'opera televisiva. E poi la si è convertita, con risultati a mio giudizio modesti e con conseguenze non succedanee su un prolungamento eccessivo della durata (tagli corposi avrebbero giovato...), a opera cinematografica. Beninteso, la pellicola affronta senza dubbio temi importati, che riguardano la storia comune, la genesi del nostro stato, discostandosi da quella cinematografia di genere, di massima romanzata, che avrebbe dato un taglio meno analitico e storiografico di quello che ha voluto dare martone. [+]

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gianmarco.diroma sabato 26 marzo 2011
più che il risorgimento il disorientamento Valutazione 1 stelle su cinque
72%
No
28%

Il disorientamento che lo spettatore prova di fronte all'ultimo lavoro di Mario Martone non è data solo dalla lunghezza della pellicola: sono infiniti infatti i casi di film estremamente lunghi capaci comunque di tenere incollato il pubblico anche per più di tre ore. Per quel che riguarda solo ed esclusivamente la struttura ad episodi mi viene in mente il classico Rocco e i suoi fratelli, capace, attraverso le vicende di una famiglia del sud trapiantata nella Milano del boom, di raccontare il dolore dello sradicamento e il dissolversi progressivo delle proprie radici. In quel caso la durata del film accentuava in maniera ancora più marcata la forza del film di Luchino Visconti, capace di assurgere a vera e propria dimensione di mito (per la portata tragica della vicenda che racconta); qui invece, i 170 minuti di film non fanno che mettere in risalto come il film manchi di un perno attorno al quale annidare il suo centro, disperdendo il senso di qualsiasi dramma, smorzato dal ripetersi costante per tutto il film del solito schema: la morte di Salvatore nel prima parte, la prigionia di Domenico nella seconda, la morte di Angelo nella terza, la morte del figlio di Salvatore nella quarta, che sanciscono in ogni episodio il crollo dell'utopia risorgimentale. [+]

[+] disorientamento soprattutto per i giovani (di gpistoia39)
[+] risorgimento italiano (di andrea'70)
[+] risorgimento italiano (di andrea'70)
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pepito1948 martedì 30 novembre 2010
noi credevamo: ieri, oggi, domani Valutazione 4 stelle su cinque
69%
No
31%

Recentemente mi è capitato di vedere il primo film kolossal (sì, proprio così) italiano “La presa di Roma – 20 settembre 1870” di F. Alberini, girato nel 1905, quindi agli albori del cinema. L’opera, divisa in 7 quadri, di cui ne rimangono solo 4, durava circa 15 minuti e fu più volte proiettata lo stesso giorno della ricorrenza in Piazza Porta Pia alla presenza di ben 70.000 persone; intento dichiarato dell’autore era quello di cementare l’identità della nazione nata appena 35 anni prima ed ancora tutt’altro che consolidata. Il regista lo realizzò illustrando con dovizia di mezzi (visti i tempi) la battaglia conclusiva dell’epopea risorgimentale, la conquista dell’ultimo baluardo mancante al grande puzzle dell’unificazione, cioè Roma, roccaforte del Papato. [+]

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pipay mercoledì 15 dicembre 2010
il risorgimentino... Valutazione 2 stelle su cinque
63%
No
37%

Il Risorgimento in formato minimalista. Poche scene esterne e prevalenza di scene di interni con altrettanto pochi personaggi che si scambiano propositi, idee, progetti, ambizioni, delusioni. Per tre quarti il film è statico e comunque paragonabile al palcoscenico di un teatro. Solo dialoghi e primi piani. La sceneggiatura sembra, lo ripeto, adatta a un lavoro teatrale più che a un film. Lo scenario politico, i fatti storici, gli scontri e le battaglie sono relegati in secondo piano, sono semplicemente riportati e raccontati verbalmente, dentro la stanza di un cospiratore o nello squallore di una angusta prigione. Qualcosa si anima, finalmente nell'ultima parte. Ma il film non ha mordente, è molto lento, si perde tratteggiando fatti e personaggi poco noti. [+]

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