Noi credevamo |
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Un film di Mario Martone.
Con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 170 min.
- Italia, Francia 2010.
- 01 Distribution
uscita venerdì 12 novembre 2010.
MYMONETRO
Noi credevamo
valutazione media:
3,23
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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bravo Martonedi giangaFeedback: 100 |
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lunedì 22 novembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Martone ha colpito nel segno. Con questo magnifico film, ottimamente sceneggiato e recitato, si è introdotto magistralmente nel filone revisionista del nostro risorgimento e lo fa in maniera acuta ed equilibrata, rivolgendosi ad un pubblico finalmente maturo e pronto a rivisitare criticamente la storia imparata sui libri di scuola. Non si lascia influenzare dalle tendenze filo leghiste di rimettere in discussione lo stesso concetto di risorgimento e la sua ragion d'essere ma propone allo spettatore interessato ed informato una base di spunti, di concetti su cui personamente riflettere. E' un film che alterna con stile impressionistico momenti di buio e di luce, di crudezza e di tenerezza, di terrorismo e di romanticismo. Si percepisce da subito che non assisteremo ad una celebrazione di amor patrio ma ad una analisi a tratti glaciale di eventi che percepiamo come recenti, con personaggi storici in carne ossa, ritratti nella loro umanità, nelle loro paure ma soprattutto nella loro consapevolezza di vivere un'epoca tragica e cruciale. L'immagine magistrale della struttura di cemento armato incompiuta e abusiva, che tanti commenti provoca in sala, ha il sapore di una finestra sull'oggi, proposta nel momento più triste dei fatti di Aspromonte, nell'acme del tradimento degli ideali risorgimentali da parte del nuovo Regno d'Italia. La figura del soldato in casacca piemontese martoriato e legato al palo, i cafoni, presunti briganti, esanimi nel sangue; le genti deportate, il parlamento torinese vuoto in cui il protagonista inesorabilmente entra, sono immagini vissute e avvertite sotto la pelle come un dolore di oggi. Molto bella e poetica la figura dell'uomo con il cardellino in gabbia, ricco imprenditore tessile sotto i borboni, espropriato e messo sul lastrico dai piemontesi, che non perde il suo sorriso; ci rappresenta la distruzione ed il saccheggio scientifico di una intera economia e l'annichilimento di un popolo operoso da parte di un paese invasore. Il film, forse per motivi di durata, non si inoltra nei fatti di Mentana e del venti settembre, che avrebbero chiuso più compiutamente l'epopea risorgimentale; ma la percezione amara di ciò che ha determinato la nascita del nostro paese e che ci spinge, nostro malgrado a pensare e a rileggere, è il regalo di Martone per i nostri primi 150 anni.
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