Noi credevamo |
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Un film di Mario Martone.
Con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Andrea Bosca, Edoardo Natoli.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 170 min.
- Italia, Francia 2010.
- 01 Distribution
uscita venerdì 12 novembre 2010.
MYMONETRO
Noi credevamo
valutazione media:
3,23
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La meglio gioventù
di Lietta Tornabuoni L'Espresso
Opera piena di energia, di ardita gente giovane, di ragazzi rivoltosi; e insieme storia di una sconfitta, film tragico. Noi credevamo" (il titolo è di Anna Santi) di Mario Martone, realizzato per la Rai nel molto celebrato centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, arriva a compiere un'impresa molto difficile, intellettualmente onesta: raccontare il Risorgimento senza esaltazioni d'occasione ma per quanto fu per i protagonisti: una delusione profonda. Ancora oggi resistono i conflitti mai superati di allora: conflitto tra Nord e Sud del Paese, tra conservatorismo autoritario e democrazia libertaria, tra padronato e proletariato. La lìnea del potere temporale dei papi e la nascita della Repubblica, unici sostanziosi mutamenti istituzionali, hanno preteso molto tempo e restano imperfetti. Il lavoro culturale compiuto da Martone è davvero ammirevole. Il film, basato su tre personaggi e diviso in quattro periodi, parlato in molti dialetti e diverse lingue, mutilati di circa mezz'ora rispetto alla versione originale, di stile ineguale, non ha nulla di scolastico nè di esaustivo (mancano gli austriaci e l'Austria, mancano il 1848 e il I860 delle Cinque Giornate di Milano e dell'impresa dei Mille). Analizza il 1828 -1834 della carboneria meridionale; il 1852-1855 degli anni di detenzione subiti dai patrioti; il 1856-1858 degli attentati dinamitardi a Parigi; l'alba della Nazione. Non mancano gli opportunisti voltagabbana Francesco Crispi e Antonio Gallenga (Luca Zingaretti, Luca Barbareschi). Giuseppe Mazzini, consumato dal fuoco della politica, interpretato da Toni Servillo in una versione quasi terroristica, dopo il lungo esilio morì clandestino in patria nel 1872. a Pisa, sotto lo pseudonimo di dottor Brown.
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